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conness precarie

Istantanee in movimento. Da Genova ad Amburgo e nessun ritorno

di ∫connessioni precarie

Da Genova ad Amburgo e1501315934198Luglio 2001, Genova, grandi manifestazioni di massa e riots contro un G8 che pretende di rappresentare una sorta di governo mondiale della globalizzazione. La prima manifestazione è quella dei migranti, aperta da uno striscione che reclama la libertà di movimento, una libertà senza confini. Un ragazzo viene ucciso. E non può essere dimenticato. Migliaia di persone non accettano il simulacro di una democrazia globalizzata.

Luglio 2017, Amburgo, grandi manifestazioni di massa e riots contro un G20 che registra l’impossibilità di un governo politico della globalizzazione. Uno striscione ricorda le migliaia di migranti morti in mare (si parla di 30 mila negli ultimi quindici anni), mentre un altro invoca la fine della guerra contro i migranti. Molti sono gli arresti immotivati. Troppi attivisti e troppe attiviste sono ancora in carcere. E anche questo non può essere dimenticato. Al vertice sono presenti capi di governi dichiaratamente autoritari e nessuno se ne stupisce. L’illusione democratica si è dissolta, le decisioni vengono prese lontano dagli schermi senza provocare scandalo. La globalizzazione del capitale ha schiantato ogni possibile mediazione politica mondiale.

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effimera

La classe tra primo e secondo operaismo

Operaio massa e operaio sociale a confronto

di Daniele Ilardi

operaiIn alcuni suoi scritti di fine anni ’50, l’operaista Romano Alquati modella alcune categorie essenziali per le analisi sull’ organizzazione capitalistica del lavoro e la conflittualità operaia: la più importante di queste è sicuramente la “composizione di classe”. Infatti è possibile leggere l’intero percorso operaista a partire dalla teoria composizionista, sviluppo della teoria marxiana sulle classi, fornendo le basi per l’avvento delle figure storiche di Tronti e di Negri. Essa consiste nell’analisi del nesso tra connotati oggettivi e soggettivi della forza lavoro, cioè tra una particolare composizione tecnica e una specifica composizione politica. La prima designa i livelli sociali di produzione, la quantità e la qualità dei bisogni della forza lavoro; la seconda considera i comportamenti politici, sociali e morali in grado di determinare bisogni e forme di lotte necessarie alla classe operaia.

A distanza di molti anni, la teoria composizionista rimane uno dei temi operaisti più riconosciuti, soprattutto per il rilievo che assumerà a partire dagli sviluppi del pensiero trontiano in Classe Operaia. In seguito all’esperienze in fabbrica statunitensi e francesi, per Romano Alquati l’inchiesta sulla composizione di classe coincideva con l’intervento politico: essa si doveva far carico di organizzare la lotta operaia. Da questa connessione nasce la pratica di inchiesta ideata da Alquati: la con-ricerca.

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lacausadellecose

Razzismo operaio: necessità di chiarezza

di Michele Castaldo

terraferma e1365262217837Non da oggi la questione degli immigrati è una questione centrale nel dibattito politico. Fiumi di inchiostro per “analizzare” il fenomeno e non mancano, ovviamente, proposte per risolvere il problema. Ma sempre dal punto di vista di chi quel fenomeno lo “subisce”. Il mio punto di vista differisce anche da chi da sinistra e dall’estrema sinistra lo affronta con la testa per terra e le gambe all’aria.

E’ noto anche a chi ha frequentato poco o per niente le università che fin dall’Impero Romano venivano fatti affluire nelle città che si espandevano centinaia di migliaia di schiavi dal Nord Africa, cioè operai che dovevano erigere opere colossali senza mai comparire per il loro contributo nella storia in quella fiorente civiltà. La cosa è proseguita per tutti i secoli successivi sempre con lo stesso criterio: pagare il meno possibile la mano d’opera perché risultasse meno costoso il prodotto finito. Citerei per tutti l’esempio di quel Brunelleschi che licenziò tutti gli operai che costruivano la cupola della Basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze semplicemente perché chiedevano maggiore protezione per le impalcature, visto che morivano tutti i giorni per cadute dovute alle precarie condizioni di lavoro e ricevevano come premio una bara di legno per la sepoltura.

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contropiano2

“Sulle orme di Marx. Lavoro mentale e classe operaia”

Prefazione

di Mauro Casadio

E’ disponibile il quaderno di Guglielmo Carchedi dedicato a “Lavoro mentale e classe operaia”, per una analisi marxista di Internet. Pubblichiamo qui di seguito la prefazione Mauro Casadio al volume curato dalla Rete dei Comunisti e da Noi restiamo. Per l’acquisto dell’opuscolo è richiesta una sottoscrizione di 5 euro scrivendo a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..

CarchediLo scontro di classe internazionale ha prodotto nel ‘900 una rivoluzione ed una trasformazione radicale delle classi e del capitalismo. Prima con le rivoluzioni, che hanno cambiato il mondo aprendo una prospettiva socialista in Russia, in Cina, e poi nelle “campagne” che hanno circondato le città ovvero Cuba, Vietnam e tutte le altre esperienze antimperialiste. Uno scontro vero dove una alternativa sociale è emersa e si è imposta anche se con i limiti di una trasformazione che doveva fare i conti con un’assenza di esperienze storiche precedenti.

A questo pericolo “mortale” per l’imperialismo vissuto come la “grande paura” del secondo novecento, perchè cosi era percepito e cosi era effettivamente, il capitalismo ha risposto sul piano politico, militare, ideologico. Solo però, di fronte alla crisi di sovrapproduzione degli anni ’70 si è cominciato a reagire anche sul piano di un cambiamento strutturale del modo di operare del capitale che ha avviato a sua volta una propria “rivoluzione” produttiva e sociale.

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nazione indiana

La crisi della riproduzione e la formazione di un nuovo “proletariato ex lege”

Francesca Coin intervista Silvia Federici

Produzione riproduzione 001Negli anni Settanta siete state le prime a parlare contro il lavoro domestico mostrando come il processo di accumulazione nelle fabbriche iniziasse sul corpo delle donne. Cosa è cambiato in questi anni?

Il lavoro gratuito è esploso, quello che noi vedevamo allora dall’angolatura specifica del lavoro domestico si è diffuso a tutta la società. In verità, se guardiamo alla storia del capitalismo vediamo che l’uso del lavoro non pagato è stato enorme. Se pensiamo al lavoro degli schiavi, al lavoro di riproduzione, al lavoro agricolo dai campesinos ai peones in condizioni di semi-schiavitù, ci rendiamo conto che il lavoro salariato è stato in realtà una minoranza circondata da un oceano di lavoro non pagato. Oggi questo oceano continua a crescere nelle forme di lavoro tradizionali ma anche in forme nuove, perché ora anche per accedere al lavoro salariato devi fare quantomeno una parte di lavoro non pagato. In Grecia mi hanno detto che ormai è necessario fare sei o sette mesi di lavoro non pagato nella speranza di trovare un lavoro pagato, quindi in varie situazioni si ripete la stessa dinamica: ti assumono a titolo gratuito, lavori sei o sette mesi e poi ti lasciano a casa. La coercizione del lavoro non pagato è ormai una pratica sempre più diffusa.

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contropiano2

I comunisti, il blocco sociale antagonista possibile, l’inchiesta di classe

di Sergio Cararo

Lavoro bella foto 720x300Dopo la sconfitta dei 35 giorni alla Fiat nel 1980, ai cancelli di Mirafiori venne affisso un cartello scritto a mano. C’era un volto di Marx stilizzato e una scritta che diceva: “Avevamo la ragione e la forza. Ci è rimasta la ragione. Coraggio compagni!”. Sono passati più di trentacinque anni da quell’episodio decisivo per le sorti del movimento operaio nel nostro paese. Oggi credibilità e le possibilità di una opzione comunista nel XXI Secolo – dunque la ragione e la forza – in una realtà come quella italiana integrata nella dimensione europea, non possono non fare i conti con le modificazioni sociali e produttive intervenute in questi ultimi tre decenni nella realtà di classe e nella società. Modificazioni oggi nuovamente e fortemente scosse dalla nuova fase della crisi sistemica dell’economia capitalista.

In questi anni di lavoro di inchiesta e confronto ancora in corso sulla ricomposizione di un blocco sociale antagonista – di cui i comunisti dovrebbero tornare ad essere espressione politica e ipotesi strategica di affermazione degli interessi nel nostro paese – abbiamo cercato di individuare i punti in cui la quantità delle contraddizioni può diventare qualità sul piano della lotta per il cambiamento.

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bin

Soft Machine 2.0

L’operaio sociale e l’uso capitalistico delle macchine

di Franco Carlucci

rivoluzione industriale 61.

Viviamo in un mondo di macchine, interfacciati ad esse da quando apriamo gli occhi la mattina a quando li richiudiamo la sera. Tanto da non capire più bene se sia la macchina un prolungamento dell’agire umano o, viceversa, siano gli esseri umani appendici funzionali al libero dispiegamento della potenza macchinica. Il mondo delle macchine sembra diventato l’habitat naturale per l’homo tecnicus come la savana per il leone. La nostra nuova natura è quella di interagire con la macchina normalmente, al di fuori dell’eccezionalità e dello stupore che assaliva gli uomini alle prese con i primi marchingegni, poche generazioni fa.

È l’innovazione tecnologica che ci ha portato a questo, il tumultuoso progresso scientifico e la sua puntuale applicazione tecnica. Da quando James Watt perfezionò la macchina a vapore, agli albori della rivoluzione industriale, i capitalisti hanno sempre dato centralità all’investimento nell’innovazione tecnologica che permettesse di produrre di più, meglio, in maniera più veloce e diversificata. Quindi lo sviluppo capitalista è accompagnato dalla produzione di macchine sempre più sofisticate. Questo sviluppo tecnico si è sempre presentato come oggettivo e sinonimo di “bene comune” e la macchina è stata qualificata come neutrale, come frutto di un’evoluzione naturale della storia dell’umanità, come se la proprietà privata capitalistica di quella stessa macchina fosse elemento secondario e incidentale.

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sinistra

Lavoratori e classe operaia mondiale

di Karlo Raveli

manif fernandesHo trovato nell’interessante articolo di Curcio ‘Capitalismo digitale. Controllo, mappe culturali e sapere procedurale’ diversi ingredienti importanti per una riscoperta del SENSO e del POTERE politico del concetto marxiano di classe. Come strumento teorico necessario e forse indispensabile per poter finalmente transitare a una tappa storica decente dell’umanità, prima che si autoestingua nel crescendo attuale di brutalità ecologiche e sociali.

Tra questi elementi ne sceglierò qui di seguito solo un paio, attorno ai temi della proprietà e dell’alienazione. Per tentare di scoperchiare ancora una volta il corpo mummificato di quella “classe lavoratrice” (che NON È una classe) intrappolata nei feretri teorici di tutte le ideologie marxiste lavoriste. Cioè di coloro “per i quali oggi arranchiamo nella difficoltà di non applicare, in una maniera ingenua o pigra, le chiavi interpretative che si sono sviluppate nell’Ottocento e nel Novecento”.

Infatti tra tutti i bei mattoni posti in risalto dall’articolo, almeno un paio rimettono in evidenza – quasi involontariamente direi – due dei TRE pilastri essenziali del discorso originale marxiano sulla classe: l’appropriazione privata dei beni comuni – da parte di esigue minoranze al potere – ed i processi d’alienazione con cui riproducono i loro valori e sistema.

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operaieteoria

A libro paga fuori dalla fabbrica

La potente legge uguale per tutti non prevede per i padroni l’esecuzione forzata

di Andrea Vitale

SalgadoLa vicenda giudiziaria dei cinque operai FCA di Pomigliano, licenziati per aver inscenato il finto suicidio di Marchionne in segno di protesta contro il reale suicidio di due loro compagni di lavoro cassintegrati, continua ad essere una fonte inesauribile di spunti di riflessione sul diritto e sull’intero sistema giuridico italiano, rivelandone il fondamento di classe.

E’ noto che la Corte di Appello di Napoli (sentenza n. 6038/2016 del 27/09/2016)[1] ha ribaltato i due precedenti pronunciamenti del Tribunale di Nola (Decreto di rigetto n. 18203/2015 del 04/06/2015 e Sentenza n. 993/2016 del 05/04/2016)[2], che avevano in un primo momento dichiarato legittimo il licenziamento dei cinque operai. La sentenza dei giudici di appello ha il grande merito di aver smontato punto per punto le argomentazioni dei giudici di primo grado, dimostrando come la protesta messa in atto dagli operai sia stata una legittima manifestazione del diritto di esprimere la propria opinione critica. In questo modo, i giudici hanno dato ragione alla numerosa schiera di intellettuali e giuristi che avevano solidarizzato con la lotta degli operai licenziati in nome della difesa della libertà di critica e di satira[3], che i giudici di Nola avevano inteso invece limitare fortemente per i lavoratori dipendenti.

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contropiano2

Automazione e disoccupazione tecnologica

Il ruolo del progresso tecnologico in un sistema di produzione capitalistico

di Francesco Piccioni

Proponiamo la relazione di Francesco Piccioni al Forum “il piano inclinato degli imperialismi”, organizzato dalla Rete dei Comunisti a Bologna il 7 marzo 2015

automazione fabbricaI cento anni più veloci della Storia

A 100 anni quasi esatti dall’Imperialismo di Lenin un aggiornamento, anche a livello delle categorie, appare necessario, ma decisamente non facile. Lo chiede la realtà che abbiamo di fronte, che riesce sempre più difficile descrivere nei soliti modi. Bisogna ricordare, infatti, che la dialettica materialistica non è per nulla una particolare griglia di lettura da sovrapporre ai dati empirici, ma è interna alla cosa stessa. Va insomma riconosciuta nel suo tratto fondamentale per cogliere ciò che – nella trasformazione continua – resta stabile e ciò che invece svanisce. Vale il paragone con le leggi che regolano la fisiologia umana: sono in linea generale decisamente stabili, ma cambia molto – soprattutto nella pratica quotidiana – se l’organismo si trova più vicino alla nascita oppure alla morte.

Al tempo de L’imperialismo erano passati appena trenta anni dalla morte di Marx, caratterizzati dalla stagnazione e poi dalla crisi della prima globalizzazione, e già Lenin individuava – sulla scia di altri studi contemporanei – una forma capitalistica decisamente “nuova”, tale da cambiare molti parametri decisivi per la lotta di classe e soprattutto per la lotta politica rivoluzionaria.

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operaviva

Il ritorno della fabbrica

Appunti su territorio, architettura, operai e capitale

Pier Vittorio Aureli

Radomir Damnjanović Damnjan FlagLa storia dei modi diversi in cui
viene estorto all’operaio il lavoro
produttivo, la storia cioè delle varie
forme di produzione del plusvalore,
è la storia della società capitalistica
dal punto di vista operaio
Mario Tronti, Operai e capitale

Nella storia del Movimento Operaio, la fabbrica ha avuto un ruolo fondamentale e per certi versi epico nel coagulare sia lo sfruttamento degli operai, sia la lotta di questi ultimi contro la loro condizione. Per questo l’apparente scomparsa della fabbrica quale punto avanzato del capitalismo nel mondo così detto sviluppato è stata spesso interpretata come una vera e propria sparizione della classe operaia quale blocco importante della società. Se questa interpretazione segue la realtà della tendenza industriale degli ultimi quaranta anni, ovvero il passaggio dall’egemonia del lavoro materiale a quella del lavoro immateriale, ha anche dato luogo ad una visione della fabbrica come spazio chiuso in se stesso, come luogo specifico della produzione di merci materiali.

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commonware

Crisi bancaria e interesse di classe del ceto medio

Su banche, risparmio e quadro geopolitico

Commonware intervista Christian Marazzi

201934485 ae5563d6 821b 41cb ba35 e655f3022c32 810x542Innanzitutto ci interessa riflettere sulla crisi bancaria: da dove viene e che ruolo ha nell’attuale sviluppo della crisi globale? Ci pare infatti di poter affermare che, al di là dei singoli crack, vi è una natura sistemica della crisi bancaria, o potremmo dire una natura sistemica della truffa bancaria. In questo scenario, inoltre, vorremmo capire più approfonditamente come si stanno muovendo i diversi soggetti istituzionali, dagli organi statali e sovrastatali alle banche centrali.

Questa crisi bancaria, che vede alcuni istituti italiani particolarmente esposti, va letta alla luce della politica monetaria della Bce. Da almeno quattro anni tale politica è molto espansiva, avrebbe dovuto alleviare le sofferenze e contribuire a rafforzare il sistema bancario; in realtà è una politica che, proprio attraverso il sistema bancario, non ha avuto alcun tipo di efficacia per quanto riguarda la crescita economica e gli investimenti, mentre ha favorito operazioni speculative sui mercati finanziari e comportamenti bancari estremamente clientelari. Tutto ciò ha portato all’accumulo dei crediti in sofferenza e all’impossibilità – come nel caso di Monte dei Paschi di Siena – di ricapitalizzare attraverso l’apporto di capitali privati.

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cattivipensieri

Donald Trump, la sinistra e il voto operaio

di A.C.

rustbelt01L'elezione di D. Trump alla presidenza degli Stati Uniti, oltre a tutte le domande che solleva rispetto ai cambiamenti nella politica americana che potrebbe causare o meno, ha suscitato a sinistra un dibattito internazionale il cui interrogativo centrale può essere riassunto in questo modo: la classe operaia americana ha massivamente votato per Trump oppure no? Domanda su cui si basa la successiva: la classe operaia è reazionaria?

Questa domanda riceve pronta risposta esaminando le statistiche elettorali: no, ovviamente, non è la classe operaia da sola che ha eletto Trump, non ha nemmeno votato in massa per lui. La classe operaia rimane in gran parte la classe dell'astensione. Ma se l'elezione di Trump rimane di gran lunga il risultato di un elettorato repubblicano classico, tuttavia assume una marcata tonalità operaia nei vecchi stati industriali del nord-est, fatto che, insieme alla mancanza di entusiasmo per il voto democratico, probabilmente ha fatto pendere la bilancia elettorale in favore di Trump. Ed è qui che sta forse il problema: in questo residuo insolubile rappresentato dalla presenza decisiva del voto dei lavoratori, che non viene digerito, che appare come un'impurità in questa elezione, come una macchia.

Ciò che non viene digerito, soprattutto in quel che resta della sinistra e dell'estrema sinistra, è in primo luogo che “la” classe operaia è in realtà ampiamente segmentata.

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contropiano2

L’“impazzimento” della politica come riflesso della crisi di egemonia del capitale

di Mauro Casadio*

Relazione introduttiva al Forum "Il vecchio muore ma il nuovo non può nascere" organizzato dalla Rete dei Comunisti a Roma il 17 e 18 dicembre

crisi del capitaleNell’introduzione al forum di oggi invece di partire dall’alto dell’analisi teorica scegliamo, diversamente che in altre occasioni, di partire dal “basso” dei fenomeni politici. La crisi sistemica, che da tempo come Rete dei Comunisti stiamo cercando di analizzare, si manifesta come competizione tra paesi imperialisti e con le altre potenze economiche, tramite conflitti militari ed enormi trasformazioni sociali ed oggi sta sfociando nella dimensione politico istituzionale nelle “cittadelle” imperialiste”.

I sintomi ormai sono conclamati; sia nei paesi dell’Unione Europea che negli USA è in atto uno inaspettato e sincronizzato scombussolamento politico che porta inevitabilmente a ragionare sui motivi strutturali che hanno portato a questo punto. Certamente l’esempio più eclatante è quello Statunitense dove un outsider come Trump sembra aver trionfato sulla stantia e familista classe dirigente democratica ma anche repubblicana, in quanto parte di questa a cominciare dai Bush si è subito schierata contro la candidatura di Trump.

Associata a questi eventi dai commentatori politici è la Brexit dove l’insubordinazione della vecchia e “diligente” classe operaia laburista al proprio storico partito ha avviato un incerto percorso esterno all’Unione Europea sovraesponendo, nel contempo, le acrobazie tattiche fatte dal partito conservatore e da Camerun. Certamente quello che sta emergendo è l’emergere della “faglia atlantica” tra il mondo anglosassone e l’Europa che manifesta, però, gli stessi acciacchi politici.

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cuneorosso

L'Italia capitalista è in grosse difficoltà

Ma la classe lavoratrice, al momento, non sta meglio

di Il cuneo rosso

diego rivera the arsenalQueste note sono un primo contributo all'analisi dello stato della classe proletaria oggi in Italia. Per evitare - per quanto possibile - fraintendimenti, facciamo tre precisazioni preliminari che chiediamo ai compagni di tenere bene presenti. La prima: il nostro discorso è qui circoscritto esclusivamente (o quasi) all'Italia per ragioni di utilità, per cercare di andare un po' più a fondo nell'indagine e perché è questo il campo principale della nostra attività. Ma non dimentichiamo certo che il proletariato è una classe internazionale per definizione, sia per il legame inscindibile che il mercato mondiale ha costruito tra i proletari di ogni angolo del globo, sia per la sua composizione di fatto multinazionale all’interno dei singoli recinti nazionali. La situazione italiana ha dei tratti specifici, ma il destino dei lavoratori in Italia è indissolubilmente legato al destino dei lavoratori del Nord e del Sud del mondo. La seconda: il quadro tracciato dello stato della classe oggi in Italia potrà apparire a qualche compagno pessimista (di sicuro quello di altri paesi è molto, o enormemente, più mosso specie in Asia, o anche in Francia), ma nel tracciarlo ci siamo attenuti al motto di Rosa Luxemburg, "Dire ciò che è, rimane l'atto più rivoluzionario", che riprende in pieno un concetto e un'attitudine espressi con altre parole cento volte da Marx e da Lenin. La nostra analisi può essere incompleta (lo è) o sbagliata (crediamo di no), ma risponde al criterio: partire dai fatti, non dai nostri desideri, quanto mai lontani, oggi, da essi.