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lavoroesalute

Fascista è chi fascista fa

di Alba Vastano

"… Il problema è stabilire chi non è in parte coinvolto nella legittimazione del fascismo come metodo, cioè quanto fascismo c’è in quelli che si credono antifascisti. Non tutto è fascismo, ma il fascismo ha la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto” (Michela Murgia)

Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’.

Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a un’analisi introspettiva, perché emerga la parte nera del nostro modo di vedere il mondo. Solo prendendo consapevolezza della parte buia, insita in noi, eredità dall’eterna storia dei potenti contro i più fragili per privarli della libertà e dominarli, potremmo tentare di recidere drasticamente i relitti di quel buio passato.

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berlin89

Voglia di Rivoluzione. Tra censure e bugie la libertà svanisce

di Vincenzo Maddaloni

I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto.

La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale.

Stesso manicheismo, stessa censura, stessa martellante propaganda con l'invito a schierarsi dalla “parte giusta”, stessa creazione di un'opinione pubblica a molla che reagisce pavlovianamente con strabuzzamenti d'occhi e sdegni emotivi.

Ora, diciamo una cosa semplice e, spero, chiara.

Nei sistemi formalmente democratici il potere passa attraverso il dominio dell'opinione pubblica. Idealmente in un sistema di pluralismo dell'informazione, della ricerca, del dibattito, l'opinione pubblica dovrebbe formarsi liberamente e approssimare il vero attraverso la ragione dialettica.

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contropiano2

Il terrorismo ucraino e le velleità interventiste occidentali

di Fabrizio Poggi

L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi».

Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina aggredita dal dispotismo russo”, la faccenda diventa addirittura “doverosa”, dato che quei testardi di repubblicani yankee non si decidono a sbloccare i fondi per la junta nazigolpista di Kiev.

E poi, gli “alleati” europeisti già danno Joe Biden per liquidato e dunque, essendo la cosa della massima urgenza, più pratico trattare direttamente col probabile prossimo presidente USA.

C’è quantomeno da tentare di dar continuità a quel fiume di soldi che, in larghissima parte ha preso e prende la strada Occidente-Ucraina (a scapito beninteso non dei capitali occidentali, bensì delle spese sociali delle masse popolari), ma che non ha tralasciato il percorso Kiev-Cipro-Kiev.

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mondocane

Israele non vince, Hamas non perde - LA PALESTINA ACCENDE IL MONDO - Quisling collaborazionisti fuorigioco

di Fulvio Grimaldi

Byoblu-“Che idea ti sei fatto”. Davide Porro con Roberto Hamsa Piccardo, già rappresentante delle comunità islamiche in Italia, Fulvio Grimaldi, Lorenzo Bernasconi, Istituto Machiavelli

https://www.byoblu.com/2024/04/08/gaza-orrore-senza-tregua-che-idea-ti-sei-fatto/

Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco.

Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e a ottenere il rilascio dei coloni israeliani catturati. Sconfitta secca. Catastrofe morale irreversibile.

Ciò che viene sempre trascurato, anche in ragione di una pervicace disinformazione dei noti media di servizio, è la feroce repressione condotta in Cisgiordania dai coloni, affiancati dalla FOI, contro quanto rimane della presenza autoctona, che si vorrebbe destinata, qui come a Gaza, a scomparire dalla faccia della Terra.

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lavocedellelotte

9 Aprile di sciopero per la Palestina: dalle università, alle fabbriche e ai porti, costruiamo una vera mobilitazione generale!

di Mattia Giampaolo

In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per estendere la lotta a tutta la classe lavoratrice.

* * * *

Le azioni militari contro la Striscia di Gaza, così come l’intensità dell’occupazione dei Territori Occupati palestinesi in Cisgiordania e della repressione dei cittadini palestinesi all’interno di Israele aumentano ogni giorno di più. Le cifre dei morti ammazzati sono sotto gli occhi di tutt*; allo stesso tempo, non è passato in sordina il più grande furto di territorio da parte dei coloni israeliani, spalleggiati dallo stato sionista, buono per 800 ettari della Cisgiordania occupata. Di fronte a tutto a ciò, al di là della retorica della cosiddetta comunità internazionale, sembra non esserci alternativa se non quella della mobilitazione internazionale che non si limiti alla mera denuncia, ma che prenda azioni concrete che colpiscano gli interessi economici e politici che sottostanno al genocidio del popolo palestinese.

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lantidiplomatico

“Sul genocidio in Ruanda una disinformazione gigantesca”

Geraldina Colotti intervista Rosa Moro

Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei Grandi Laghi dopo la caduta dell’Unione Sovietica.

Ed ecco un punto su cui si concentra il libro della spagnola Rosa Moro, intitolato “El genocidio que no cesa”, Il genocidio che non finisce, edito da Umoya. Moro, giornalista e analista internazionale, riprende le analisi, le inchieste e i documenti di numerosi studiosi africani antimperialisti, definendo, con le parole di Charles Onana, quel genocidio “un capolavoro di disinformazione, una perfetta intossicazione”. Con lei abbiamo parlato del libro e del genocidio, nel contesto dell'Africa di allora e di oggi.

* * * *

Qual è la sua interpretazione del genocidio? Perché sono state evidenziate le appartenenze etniche di tutsi e hutu a scapito delle differenze di classe?

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lantidiplomatico

Il vero motivo per cui Yellen è tornata a Pechino

di Giuseppe Masala

È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni.

Di importanza capitale per comprendere la situazione a cui siamo di fronte è questo passaggio dell'intervista: «In particolare, sono preoccupata per le ricadute globali derivanti dall'eccesso di capacità che stiamo vedendo in Cina. In passato, in settori come l'acciaio e l'alluminio, il sostegno del governo cinese ha portato a sostanziali investimenti eccessivi e a un eccesso di capacità che le aziende cinesi cercavano di esportare all'estero a prezzi bassi. Ciò ha mantenuto la produzione e l'occupazione in Cina, ma ha costretto l'industria nel resto del mondo a contrarsi. Ora assistiamo allo sviluppo di capacità in eccesso in "nuovi" settori come quello solare, dei veicoli elettrici e delle batterie agli ioni di litio».

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piccolenote

Fabio Mini e il tempo delle guerre infinite

di Piccole Note

Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino.

La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo (KFOR). Figura autorevole, che sa bene cosa sia la guerra e, per questo, quanto preziosa sia la pace e quanto urge perseguirla. Nel volume, alcune citazioni di Piccolenote – non avremmo mai pensato di finire su un libro… – particolare che spinge vieppiù a pubblicizzarlo presso i nostri lettori.

* * * *

L’autore di questo libro è ricercatore e insegnante di Storia e Filosofia e la sua opera riguarda le guerre di oggi, ma da storico che non si limita a ribadire i concetti e i legami del presente con il passato, unisce la testimonianza diretta con la conoscenza delle “cose”, che è il presupposto base della sapienza.

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pierluigifagan

T.I.N.A. 2.0.

di Pierluigi Fagan

Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico.

Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E l’economico è a sua volta ordinato non dal mercato come alcuni pensano, ma dal controllo oligarchico, da interessi di Pochi. In termini ordinativi, il finanziario è sottosistema dell’economico ma è giusto rilevare come nelle società occidentali, almeno da quaranta anni, esso abbia svolto a sua volta una funzione ordinativa sia dell’economico, sia della società e quindi del politico. È la natura ambientale del finanziario ad aver ulteriormente ristretto la composizione dei Pochi a quel punto anche iperpotenziati da livelli di capitale storicamente inusuali, di più diviso in meno.

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linterferenza

Enrique Dussel, “Marx e la modernità”

di Alessandro Visalli

Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a ripercorrere i temi principali che ancora ci parlano del testo. Intanto cosa è, nella sua essenza al tempo pratica e onto-teologica il “capitale”? per il Marx di Dussel: “il capitale è lavoro morto che si ravviva, come un vampiro, soltanto succhiando lavoro vivo, e più vive quanto più ne succhia[1]. In questa frase di Marx (dal Capitale[2]), che ha in sé il risuono di motivi ebraici, quello che chiama “l’istinto vitale” del capitale, che ha un’anima la quale sovrascrive quella del temporaneo agente possessore (ma che è, al più ed al contrario posseduto), si manifesta come istinto a valorizzarsi. Tecnicamente ad assorbire con l’azione della sua parte costante tanto più pluslavoro possibile (in modo da incarnarsi nel plusvalore che poi può, o meno, ‘realizzarsi’). Si tratta, ancora una formula evocativa, di una “cosa [che non] ha cuore che le batta in petto”[3].

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mondocane

Nato in NATO

di Fulvio Grimaldi

FINLANDIA: dodicenne entra in classe e uccide compagni

https://youtu.be/RSO6bQesH8M 

Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola….

Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni.

Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare scaltramente la risposta principale.

Che è: CI VOGLIONO COSI’.

La Finlandia, dagli ampi e sempre vegeti trascorsi nazisti, si era fatta imporre dal Forum Economico Mondiale, quello del Grande Reset, una prima ministra di nome Sanna Marin, che, tra un festino alcolico e l’altro, ha fatto del suo paese il propulsore più accanito dell’attacco alla Russia, con implicito ingresso nella NATO e la gloriosa prospettiva di grandi mattanze reciproche.

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sollevazione2

Qual è la strategia iraniana?*

di Shivan Mahendrarajah

L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele.

«La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la rana. Il cambiamento di un grado di temperatura alla volta è così graduale che la rana non si accorge di essere bollita finché non è troppo tardi».

Sebbene la storia sia un apologo – una bella favola intesa a trasmettere una lezione significativa – è spesso invocata da militari e geopolitici per descrivere il “lungo gioco” per raggiungere obiettivi strategici.

Oggi, sono l’Iran e i suoi alleati regionali che stanno utilizzando un approccio misurato per aumentare le temperature nell’Asia occidentale fino a far bollire a morte le “rane” statunitensi e israeliane. Strategia, disciplina e rara pazienza – l’antitesi del breve termine occidentale – porteranno alla vittoria dell’Iran. Per citare i talebani : “Gli americani hanno gli orologi, ma noi abbiamo il tempo”.

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comuneinfo

La fine di Israele

di Franco Beradi Bifo

La cultura ebraica può essere considerata come il fondamento dell’universalismo razionalista e dello stesso internazionalismo operaio. Il sionismo è il tradimento di quella vocazione universalista. Amos Oz, più di altri, aiuta a capire il paradosso mostruoso di Israele. Scrive Bifo: “Credo che ben presto ci renderemo conto del fatto che Israele non ha niente a che fare con la storia del mondo ebraico… Lo stato di Israele, strumento del dominio euro-americano sul Medio Oriente e sul petrolio è destinato a esplodere presto…”

Più passano i giorni, più Israele procede nella sua campagna di sterminio, più si isola dal resto del mondo, più comprendo che il pogrom del 7 ottobre, pur essendo, come non può che essere un pogrom, un’azione atroce moralmente inaccettabile, è stato un atto politico capace di cambiare la direzione del processo storico. La conseguenza immediata di quell’azione è stata lo scatenamento di un vero e proprio genocidio contro la popolazione di Gaza, ma il genocidio era in corso in modo strisciante da settantacinque anni, nei territori occupati, in Libano, in Siria.

Nel medio periodo, però, credo che lo stato colonialista di Israele, sempre più apertamente nazista nel suo modo di operare, non sopravviverà a lungo.

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jacobin

Altre forme di costruzione del mondo

di Emilio Gardini

«Dynamite» di Louis Adamic ha a che fare con il rapporto tra lotta di classe e ricomposizione dell’immaginario: perché per cambiare la realtà occorre avere la possibilità di pensarla

Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero determinati da relazioni di dipendenza «nuove» che si realizzavano per mezzo del rapporto salariale.

Come scrive ne Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850: «il lavoro salariato è l’attuale organizzazione borghese del lavoro. Senza di esso non vi è né capitale, né borghesia, né società borghese». In questo senso, la classe lavoratrice rappresenta la contraddizione della società capitalistica; è la classe non-proprietaria in una società basata sul principio della proprietà.

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ilchimicoscettico

Le nove regole della censura (vecchia)

di Il Chimico Scettico

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https://www.linterferenza.info/attpol/15923/

Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo:

Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per combattere contro queste multinazionali che, oltre a godere di privilegi fiscali inaccettabili, se ne infischiano delle Costituzioni e delle leggi degli stati e impongono le loro regole credendosi al di sopra del diritto. E questo perché i governi glielo permettono.

E continuiamo con le premesse del discorso, contenute nell'articolo su La Fionda che viene citato:

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fattoquotidiano

“Da Del Vecchio Junior a Livia Voigt: tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la propria ricchezza”

La classifica Forbes

di Francesca Fulghesu

Intanto i poveri diventano sempre più poveri

I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni, secondo le stime della società di consulenza Cerulli Associates – dai baby boomer miliardari a figli e nipoti è iniziato.

Mentre i super-ricchi diventano sempre più ricchi, il loro potere rimane confinato nel contesto familiare. Nel quarto trimestre 2023 la ricchezza in mano all’1% dei cittadini più abbienti degli Stati Uniti ha raggiunto la cifra record di 44.600 miliardi di dollari. Il patrimonio dell’1%, definiti dalla Federal Reserve come coloro che hanno una ricchezza superiore ad 11 milioni di dollari, è aumentato di 2mila miliardi nei tre mesi considerati grazie alla corsa dei listini azionari.

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contropiano2

Per l’Ucraina “il quadro è cupo”. Alti ufficiali parlano di crisi militare e politica

di Alessandro Avvisato

Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina il quadro militare è cupo”.

Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva.

Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai da settimane, la Russia sarà probabilmente in grado di “penetrare la linea del fronte e di schiantarla in alcune parti“.

Tanto per dare l’idea del clima a Kiev, gli alti ufficiali ucraini hanno preteso la condizione di anonimato per poter parlare liberamente.

“Non c’è nulla che possa aiutare l’Ucraina ora, perché non ci sono tecnologie serie in grado di compensare l’Ucraina per la grande massa di truppe che la Russia probabilmente lancerà contro di noi. Noi non abbiamo queste tecnologie, e l’Occidente non le ha altrettanto bene in numero sufficiente”, ha detto a Politico una delle fonti militari ucraine intervistate.

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piccolenote

Netanyahu cerca l'escalation

di Piccole Note

L'attacco all'ambasciata iraniana di Damasco poteva far scattare l'escalation. Teheran risponderà a freddo, evitando la trappola

L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…).

Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra. Per analogia, è come se la Russia uccidesse il capo del Pentagono o il Segretario della Nato perché gli Usa sostengono con armi, intelligence e tanto altro l’Ucraina. E per di più all’interno di una nazione sovrana, anch’essa non ufficialmente impegnata nel conflitto in corso, e infrangendo le norme riconosciute da tutto il mondo che fanno delle sedi diplomatiche luoghi inviolabili.

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contropiano2

“Sto dalla parte dei ragazzi delle Università. Il boicottaggio di Israele è ragionevole"

Serena Riformato* intervista Carlo Rovelli

Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista

Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di contestazione, da ragazzo, ne ha fatta tanta, il 1977.

Oggi insegna in Francia e Canada, e difende gli studenti che protestano contro la guerra in Palestina: «Brandire la clava dell’accusa di antisemitismo – dice – contro dei giovani generosi che si indignano per 30 mila morti e per la situazione disperata di milioni di esseri umani non è combattere l’antisemitismo: è alimentarlo».

* * * *

Cosa pensa delle proteste negli atenei contro il bando del ministero degli Esteri in collaborazione con Israele?

«Lo strumento del boicottaggio ha dato buoni frutti in passato.

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nicomaccentelli

Questioni ideologiche

di Nico Maccentelli

Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono.

Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista, USA e suoi vassalli, punto.

Il contributo del timoniere del PCC e della Cina in buona sostanza è una conferma esplicita e adamantina di quanto sostengo, ossia che quello cinese è uno pseudo-marxismo e lo è di facciata anche sul piano ideologico, poiché, uscendo dal campo analitico maoista: quello delle contraddizioni, finisce con l’abbracciare, con la scusa della cultura millenaria cinese, l’ideologia confuciana della società armoniosa.

Pertanto, il mio giudizio su una possibile e in futuro necessaria alleanza e cooperazione con la Cina non riguarda il marxismo (il PCC faccia del resto la sua strada con le sue caratteristiche specifiche e la sua visione del marxismo) bensì la sua posizione economico-politica a livello internazionale, nel processo multipolare.

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volerelaluna

Clic senza frontiere: cosa c’è alla base dell’intelligenza artificiale

di Claudio Canal

Mi scuso con chi legge questo articolo perché era mia intenzione aprire alla grande con una congrua citazione marxiana dai Grundrisse, quella che si avvia con: «Der Krieg ist daher eine…». Poi ho assistito in TV a una pensosa trasmissione condotta dal noto filosofo con nome primaverile, Fiorello, e ho cambiato idea. Il pensatore ha introdotto la categoria post-postmoderna di Ignoranza Artificiale. A questo punto ho meditato. Grande LLM di GPR-3! Grandissimo PaLM-2 che è addestrato da 340 miliardi di parametri! Grandioso GPT-4 addestrato da un triliardo di parametri! Insomma, una meditazione cabalistica la mia, che decanta le stupefacenze dell’Intelligenza Artificiale (IA) e che avrebbe potuto anche stramazzare nella acerba e sconsolata recriminazione delle sue nefandezze: il degrado del lavoro, il mantra della sicurezza, l’ambigua affidabilità, le decisioni automatiche, i robot pigliatutto, il controllo panottico, la privacy sfasciata, le guerre dei monopoli tecnologici…

 

Proletario ignoto

Posso essere annichilito o eccitato dal vigente culto dell’IA, predicare Redenzione o Apocalisse, ma non riesco a sottrarmi all’Ignoranza Artificiale di cui disquisisce Fiorello il metafisico.

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lafionda

Skynet sta arrivando, ma a fin di bene

di Matteo Bortolon

Terminata la lettura delle scarse 150 pp. del volume di Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale (Asterios, 2023), la sensazione è di inquietudine. Il dibattito sulle potenzialità della cosiddetta “intelligenza artificiale” (AI) è salito al punto da echeggiare i temi della fantascienza sulla “rivolta delle macchine”. Impressiona il fatto che la denuncia dei rischi venga non da qualche sorta di “primitivista”, ma da imprenditori del settore e da ricercatori. “Il 49% dei ricercatori di intelligenza artificiale ha affermato che l’IA rappresenta una minaccia esistenziale per l’umanità, quasi al livello di un disastro nucleare di larga scala” (sic!). Quest’ultimo passo è citato nel testo del prof. Isola (p. 60), proveniente da un membro della Commissione Trilaterale.

Oggi la AI è ovunque: dai risultati dei motori di ricerca al funzionamento dei social, dalle armi alla ricerca scientifica, con numerose applicazioni quotidiane, con una ampiezza pari alla digitalizzazione del mondo. Questo agile volume dedicato alle trasformazioni tecnologiche legate a essa entra in parte nello specifico di diverse innovazioni mostrandone le problematiche e i rischi.

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la citta futura

Aspetti materialistici della guerra in Ucraina

di Pasquale Vecchiarelli

Esaminiamo alcuni aspetti economici che hanno portato alla guerra in Ucraina

dca484dba216197752a5e926c627d5f1 XL.jpgSpesso accade che distratti dalla geopolitica, dalle intricate “dinamiche internazionali” o anche semplicemente dalla “cronaca di guerra”, si finisce per perdere di vista le vere ragioni, molto più semplici e materialistiche, che portano alla guerra. Questo è il caso della guerra in Ucraina. Abbiamo letto tante ipotesi su questa guerra che probabilmente si intrecciano e hanno un comune denominatore: la crisi generalizzata del capitalismo giunto alla sua fase suprema, il carattere reazionario dell’imperialismo, la necessità di trovare mercati di sbocco e contenderli ad altri paesi dunque la necessità di accerchiamento, di espansione della capacità di attacco e anche la guerra come elemento stesso di uscita dalla crisi. Tutti punti di analisi corretti ma perché proprio l’Ucraina? Lo studio delle radici economiche di questa guerra è davvero uno studio istruttivo per comprendere le dinamiche dell’imperialismo e inoltre si tratta di uno studio imprescindibile per chi assume come punto di partenza della comprensione del mondo sempre la realtà economica determinata storicamente. Certo indagare questa realtà è complesso perché bisogna scavare molto oltre lo spesso strato di menzogne con il quale le classi dominanti ricoprono ogni comprensibilissima dinamica della realtà, rendendola nei fatti incomprensibile. Sulla guerra in Ucraina la macchina della menzogna ha diffuso di tutto tranne che la pura e semplice verità: si è parlato di guerra di civiltà, di leader pazzi o malati, ma mai in nessun caso sui canali mainstream è stata tentata una ricostruzione su basi minimamente scientifiche. Certo una tale ricostruzione non potrebbe che partire da una critica radicale al modo di produzione capitalistico, aggredendone le fondamenta come ad esempio la viscerale e immanente necessità di ricorrere alle guerre di conquista per ottenere nuovi mercati di sbocco.

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comidad

Il "liberismo" di Milei e di Bezos, ovvero il solito socialismo per ricchi

di comidad

Aleksandr Herzen diceva che il nichilismo non è il voler ridurre le cose a nulla, bensì riconoscere il nulla quando lo si incontra. La nulliloquenza non sarebbe difficile da individuare, dato che consiste nel muoversi costantemente su categorie astratte senza mai scendere nel dettaglio concreto. Purtroppo a volte è sufficiente drammatizzare la mistificazione nel modo giusto per far cascare l’uditorio nell’illusione. Nel gennaio scorso ci hanno raccontato la fiaba sul liberista, “libertario” e “anarco-capitalista” Xavier Milei, neo-presidente dell’Argentina, che ha osato addentrarsi nella tana dei lupi, il Forum di Davos, per cantarle chiare a quei “comunisti” che vorrebbero renderci “poveri e felici”. Milei ha inondato la sala con un mare di chiacchiere solcato dai vascelli fantasma della libera impresa e del libero mercato. Meno male che all’ultimo (ma proprio all’ultimo) ha fatto un riferimento, icastico quanto estemporaneo, a un oggetto fin troppo materiale e “tangibile”; quindi adeguato al contesto, dato che Jill Abramson, ex direttrice del “New York Times”, aveva appunto definito il World Economic Forum di Davos un “circolo di segaioli”.

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linterferenza

Ilaria Salis. Le reali questioni politiche dietro la rappresentazione mediatica

di Fabrizio Marchi

Ieri sera nel salotto di Floris il padre di Ilaria Salis ha pronunciato le seguenti parole: “Mia figlia è in carcere perché è una donna, perché è antifascista e perché non è ungherese”.

Ora, un padre direbbe e farebbe di tutto pur di tirar fuori la propria figlia dalla galera, e questo ci sta tutto ed è ciò che lo nobilita. Dopo di che se crede o meno in ciò che dice o sia solo una escamotage per aiutare la figlia non lo sappiamo perché non siamo nella sua testa e, tutto sommato, è anche irrilevante saperlo.

Chiarito questo, lo spropositato can can mediatico che questa vicenda in sé e per sé insignificante sotto il profilo giudiziario ha scatenato è dovuto in larga parte proprio al fatto che si tratta di una donna. Se infatti, si fosse trattato di un uomo, sarebbe stato considerato come un pericoloso e violento estremista in primis da quell’Unione Europea che finge di indignarsi per le condizioni di detenzione della stessa Salis e della loro spettacolarizzazione (le catene ai piedi e alle mani, portata al guinzaglio da una guardia come un cane).

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ilchimicoscettico

Il caos in prima serata

di Il Chimico Scettico

In prima serata per modo di dire, ovviamente. Come diceva qualcuno, se campi abbastanza ne vedi di tutte le specie. Aggiungerei che finisci per vedere tutto e il contrario di tutto.

Esce su Netflix Il problema dei tre corpi e improvvisamente tutti parlano di caos deterministico, il che è molto curioso ai miei occhi. È molto curioso perché mi ricordo molto bene di quando iniziai a parlare di teorie del caos. Fu nel 2016 e il partito de lascienza ci mise poco a classificare la cosa: "le teorie del caos sono un marker dell'antivaccinismo". Mi ricordo una delirante coda di commenti su facebook in cui c'era uno a caso che parlava di soluzioni del modello SIR e c'erano altri, tra cui Pier Luigi Lopalco e Roberto Burioni, che liquidavano il tutto come "cazzate". Perché? Perché tutte le voci della "scienza" sui social stavano trattando il morbillo del 2017 come se fosse un sistema lineare (ma lineare non lo è). Quindi postare Robert May creò scandalo.

https://royalsocietypublishing.org/doi/epdf/10.1098/rspb.1986.0054

Come sarebbe a dire che due più due può non fare quattro? Eresia.

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sbilanciamoci

Fa discutere il piano di pace dei quattro tedeschi

di Michael Von der Schulenburg

Quattro autorevoli personalità tedesche – Peter Brandt, storico e figlio del cancelliere Willy Brandt, il politologo Hajo Funke, il generale in pensione Harald Kujat e Horst Teltschik, già consigliere del cancelliere Helmut Kohl – hanno presentato un piano di pace (qui il testo tradotto) altamente competente e realistico su come si potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina attraverso un cessate il fuoco e successivi negoziati di pace. Si tratta probabilmente della proposta di pace più completa e innovativa che sia stata avanzata da un governo, da un’organizzazione internazionale o, come in questo caso, da una iniziativa privata dall’inizio della guerra nel febbraio 2022.

Qui la traduzione di un articolo esplicativo del 1 8 ottobre sul piano scritto da Michael Von der Schulenburg* a cura di Martin Köhler, (qui il suo discorso, tradotto, alla marcia per la pace di Pasqua a Berlino)

(qui il comunicato finale delle 120 marce per la pace di Pasqua in Germania)

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Il fatto che l'Ucraina stia morendo dissanguata viene apparentemente accettato

Questa proposta arriva in un momento estremamente critico della guerra in Ucraina.

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lantidiplomatico

Bravo maestro Zelenskyj: la propaganda ucraina ha raggiunto un livello hollywoodiano

di Jafar Salimov

Quando il conflitto in Ucraina passerà alla storia, le passioni si placheranno e gli storici professionisti inizieranno ad analizzare gli eventi del recente passato, rimarremo tutti scioccati: come è potuto accadere che abbiamo accettato per oro colato un'ovvia menzogna?

È consuetudine ironizzare sul passato di Vladimir Zelenskyj nel mondo dello spettacolo, ricordando come simulava suonare il pianoforte con i genitali per il divertimento del pubblico. C'erano altre battute di basso livello nel suo repertorio. Ma questo fu l’inizio, e Zelenskyj non si accontentò del successo del comico; migliorò e divenne il vero Elon Musk mondo dello spettacolo.

Zelenskyj ha percepito in modo molto sottile quanto piace alla gente comune, ciò che le persone si aspettano, ciò che vogliono sentire, quello in cui le persone credono con piacere. Così ha costruito narrazioni. E il fatto che le sue sitcom fossero ugualmente popolari in Ucraina, Russia e Bielorussia conferma solo che queste tre nazioni rappresentano un monolite di un’unica cultura.

Prima Zelenskyj ha convertito il suo talento in applausi e fama, poi in denaro. Alla fine ha appreso come acquisire influenza politica ed è divenuto presidente dell'Ucraina. Ma anche questo gli sembrava abbastanza.

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sinistra

Come e perché scoppiano le guerre

di Diego Giachetti

Il libro di Giorgio Monasterolo, Ucraina, Europa mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale, pubblicato dalla casa editrice Asterios (2024), affronta l’argomento guerra in Ucraina e quella fra Israele e palestinesi della striscia di Gaza rispondendo contemporaneamente a due domande: come scoppiano i conflitti militari e perché. E’ opportuno, sostiene, spostare l’attenzione dal “come”, dalla logica aggressore-aggredito – secondo la quale la guerra ucraina è iniziata nel 2022, con l’attacco russo e quella di Gaza nell’ottobre 2023 con il tragico raid palestinese del gruppo di Hamas – alle concause del momento e del prima per comprendere, non giustificare, il perché di quegli attacchi.

La retorica aggredito-aggressore, che decade facilmente nel contrasto dei buoni contro i cattivi, cancella la complessità della storia, sbiadisce il ruolo, presente e passato, del terzo incomodo di quella guerra: la Nato. Non tiene conto della storia dell’Ucraina stessa, di una popolazione linguisticamente composita: ucraini ucraini, ucraini ungheresi, polacchi, russofoni, né di quella, altrettanto complessa della Russia. Stesso scollamento tra propaganda e realtà si è verificato in seguito all’azione di guerra di Hamas del 7 ottobre 2023 verso lo Stato d’Israele.

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aldous

Sorvegliare e punire nel XXI secolo

di Alberto Giovanni Biuso

«Indipendentemente dalla volontà degli uomini e delle autorità che li dirigono», scrive Fernand Braudel, i fenomeni collettivi si generano, accadono, tramontano, mutano (Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII), vol. III, I tempi del mondo, trad. di C. Vivanti, Einaudi, Torino 1982, p. 65). Una volta avviate, le dinamiche sociali e politiche vivono di vita propria, seguendo regole certo non rigide come quelle che guidano il mondo fisico ma molto forti e a volte assai simili ai principi che sottendono le trasformazioni materiche.

I climi di guerra sono pericolosi anche per questo, come gli eventi del 1914 ampiamente dimostrano, costituendo un sinistro precedente dell’isteria antirussa che, creata di proposito dagli Stati Uniti d’America, sta causando il massacro del popolo ucraino, mandato letteralmente al macello, e sta preparando una catastrofe bellica per l’Europa occidentale, dopo aver già prodotto una crisi economica sempre più grave. La natura di colonia dell’Europa, chiara sin dal suicidio del 1939-1945, è ormai del tutto evidente e i governi nazionali sono in realtà dei governi-fantoccio al servizio degli USA. Servilismo nel quale si distinguono gli esecutivi e i parlamenti italiani, che siano a guida/maggioranza del Partito Democratico o di Fratelli d’Italia.