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machina

Il politico, la classe e la lotta tra miti

di Andrea Cerutti 

Nel 2019, a Parigi, la studiosa militante Jamila Mascat ha fatto incontrare e messo a confronto tre grandi figure del pensiero rivoluzionario contemporaneo: Mario Tronti, Toni Negri ed Étienne Balibar. Quella conversazione è ora disponibile nel volume Anatomia del politico, curato dalla stessa Mascat (Quodlibet 2022). In questa recensione Andrea Cerutti approfondisce i temi affrontati nel libro e, in particolare, il confronto tra Tronti e Negri, due indiscussi punti di riferimento dell’operaismo politico italiano.

Tronti, Negri e Balibar a confronto. Il merito di averli fatti incontrare a Parigi nel 2019 è di Jamila Mascat, studiosa e militante. Lo spunto della discussione era dato dall’antecedente pubblicazione de Il demone della politica, un’antologia di scritti di Mario Tronti, edita da il Mulino e curata dalla stessa Mascat assieme a Matteo Cavalleri e Michele Filippini.

Quella conversazione è ora contenuta nel libro appena uscito per Quodlibet, con il bel titolo Anatomia del politico. Il politico, le sue vicissitudini, la sua crisi e le prospettive, questo è il tema. Quando diciamo politico intendiamo ovviamente la capacità dell’azione politica di rivoltare lo stato di cose presente.

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coniarerivolta

Non vi è altro modo per alzare i salari, se non alzare i salari

di coniarerivolta

Esistono interviste educative, che andrebbero guardate anche se dicono il falso. Anzi, proprio perché dicono il falso. È il caso di una recente, breve intervista a Carlo Cottarelli. Educativa, perché dipana in maniera lampante il portato di parte della teoria economica dominante che, lungi dall’essere asettica e neutrale, svolge il compito di ancella degli interessi dominanti, fornendo loro una parvenza di scientificità.

Dice il noto economista, “Non vi è altro modo per alzare i salari, in Italia, se non far crescere la produttività”, perché il problema dell’Italia è che non cresce la produttività, “non che sono cresciuti i profitti. Che si, sono cresciuti un po’, ma non tanto”.

Dove non arriva la scienza, dovrebbe arrivare la storia. Ma nel caso di Cottarelli, pare una speranza vana. Può essere utile ripassare alcuni concetti, per comprendere come sia tendenziosa l’asserzione di Cottarelli, persino all’interno dell’approccio economico dominante.

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storiasegreta

La Russia ha vinto la guerra

di Storia Segreta

Il primo a rompere le righe nella narrativa ufficiale delle classi dirigenti occidentali, fino ad allora unidirezionale e indifferenziata, è stato Carlo De Benedetti.

Ad inizio maggio, in una intervista a Lilli Gruber a La7 e in una successiva intervista al Corriere della Sera (qui), De Benedetti ci ha rivelato che non è interesse degli europei fare la guerra alla Russia.

«Questo conflitto si sovrappone a una recessione molto severa con effetti catastrofici. No all’invio di armi, serve una soluzione negoziale… Carestia e fame in Nord Africa e in larga parte dell’Africa australe. Costretti a scegliere tra morire di fame e rischiare di morire in mare, gli africani rischieranno di morire in mare. Altro che 500 al giorno; arriveranno a decine, a centinaia di migliaia. La nostra priorità assoluta dev’essere fermare la guerra

Gli interessi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito da una parte, e dell’Europa e in particolare dell’Italia dall’altra, divergono assolutamente. Se Biden vuol fare la guerra alla Russia tramite l’Ucraina, è affar suo. Noi non possiamo e non dobbiamo seguirlo».

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andreazhok

Democrazia e complottismo

di Andrea Zhok

La scoperta che la gestione del potere "democratico" è pervasivamente manipolato da soggetti (élite, oligarchie) dietro le quinte è la base per iniziare ad avere una percezione realistica del mondo contemporaneo.

Parimenti, assumere come canone interpretativo di default, che ciò che viene promosso e sostenuto dagli apparati mediatici mainstream risponde sistematicamente ad agende che niente hanno a che vedere con le motivazioni dichiarate è una ricetta ermeneutica preziosa (una peculiare lectio difficilior): capiterà infatti qualche volta che le motivazioni dichiarate, essendo funzionali, siano anche vere, ma è opportuno intendere questa come l'eccezione e non come la regola.

La regola è invece la manipolazione strumentale per finalità inesplicite.

Queste scoperte però portano con sé un rischio che bisogna stare molto attenti ad evitare.

Il "nemico" invisibile, proprio perché invisibile, è spesso immaginato più grande e compatto di quanto sia realmente.

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kelebek3

Organizzazione, Individuo, Molteplicità

di Miguel Martinez

“L’insieme formato da colonialismo, capitalismo, scienza, Stato e individuo continua a strutturare il mondo che abitiamo e a imprimergli una speciale forma di dissociazione.”

Stefania Consigliere, Favole del reincanto

Vorrei condividere una giornata intensa che ho vissuto, ma non ha senso parlarne, se non si capisce il modo in cui l’ho vissuta.

La Modernità è un gioco tra Organizzazione e Individuo.

Da una parte una grande macchina astratta, ente morto, che pur pretende di progettare tutto.

La Morte decide la Vita.

Dall’altra, l’individuo, essere isolato e numerabile, che calcola incessantemente come cavarsela con l’Organizzazione in base ai suoi interessi, sfruttando furbescamente tra centomila leggi dell’Organizzazione i suoi diritti.

L’Organizzazione è tanto la capitalista finanziaria Blackrock quanto lo Stato comunista nordcoreano.

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arruotalibera

L’insegnamento fondamentale del conflitto ucraino

di Enrico Galavotti

Devo dire che questo conflitto russo-ucraino ha messo seriamente in crisi il rapporto idealistico (o filosofico) tra etica e politica.

Certo, in Italia non abbiamo solo una tradizione cristiana che, seppur in forma laicizzata, presume di dare un senso alla politica in nome dell’etica; ma abbiamo anche una tradizione machiavellica (cioè radical-borghese) che separa nettamente l’etica dalla politica, facendo di quest’ultima qualcosa di cinico, ai limiti della spietatezza, se e quando la ragion di stato lo esige.

Con questo conflitto però è successo qualcosa di inedito. Infatti chi sembra avere della politica una concezione cinica, Putin, dimostra d’avere ragioni più fondate, persino più etiche di Zelensky, che pur continuamente cerca di coinvolgere il mondo intero nella sua narrativa melodrammatica, che presume d’essere valida in sé, in quanto esprime la condizione d’uno Stato aggredito, vittima della protervia di uno aggressore, che vuole minare la sua sovranità e integrità territoriale.

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lafionda

Contrasto alla pirateria informatica: un nuovo pretesto per perseguire una società del controllo?

di Paolo Giuliodori

Nell’ultimo anno l’Italia ha rappresentato, come più volte accaduto nella nostra storia, un esperimento d’avanguardia. L’esperimento è consistito nell’utilizzo stringente di tecnologie disponibili alla massa per la negazione o concessione di diritti costituzionalmente garantiti. Ci stanno addestrando all’obbedienza.

Le tecnologie informatiche, infatti, sono ormai mature per accogliere una nuova società, la cosiddetta “società del controllo”, una società dove l’individuo non ha diritti riconosciuti a prescindere, ma diritti “concessi” solo se soddisfa specifiche caratteristiche (di salute, fiscali, sociali, ambientali ecc… immaginazione ed etica saranno gli unici limiti).

La propaganda e la paura hanno garantito il “successo” di strumenti come il greenpass che sono stati percepiti dalla gran parte della popolazione come “necessari” e/o “giusti”. L’esperimento ha mostrato solo una debole opposizione da parte della popolazione sotto ricatto sociale, lavorativo e sanitario.

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bastaconeurocrisi

Il “figlio scialacquatore”, ovvero: il costante sforzo di smontare i luoghi comuni

di Marco Cattaneo

Tra le mitragliate di luoghi comuni che ci si sente ripetere da chi si “documenta” su temi macroeconomici leggendo la Repubblica, oppure ben che vada (ma siamo lì come livello) il Sole 24Ore, un posto di rilievo lo occupa la parabola del “figlio scialacquatore”.

Secondo questa vulgata, la santa e buona UE fa bene a tenere sotto controllo l’indebitata Italia, perché “è evidente” la nostra tendenza a essere “un popolo di spendaccioni”, con la conseguenza di metterci in guai che non potranno se non peggiorare, se la sopracitata UE non ci tiene il guinzaglio corto.

Questa vulgata, scritta, letta, e ripetuta a pappagallo da tante persone, è una pura e semplice bestialità macroeconomica.

Senza far ricorso a fonti particolarmente evolute o raffinate, basterebbe andarsi a vedere la Wikipedia inglese alla voce “Net International Investment Position”, dove leggiamo che

“The Net International Investment Position (NIIP) is the difference in the external financial assets and liabilities of a country… a positive NIIP value indicates that a nation is a creditor country, while a negative value indicates that it is a debtor nation”.

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paroleecose

Dossier Benjamin

di Mimmo Cangiano

Fredric Jameson, Dossier Benjamin (Treccani, 2022), a cura di Massimo Palma (trad. di Flavia Gasperetti)

Rivedendo il suo ormai canonico giudizio del 1971 (Walter Benjamin o della nostalgia), Fredric Jameson (idealmente l’ultimo esponente di quella stessa tradizione politico-culturale che ha in Benjamin uno dei nomi più importanti) si impegna qui in un serrato confronto con l’intero corpus del filosofo ebreo-tedesco. Tale confronto, se fosse possibile operare una reductio ad unum tra le decine di temi trattati da Jameson, si incentra nel proposito, potrei forse dire così, di salvaguardare la natura storica, e finanche storicista (uno storicismo naturalmente depurato da ogni teleologia), della speculazione benjaminiana.

Il passato, certo, il Benjamin ossessionato da una totalità che ci è alle spalle e alla luce della quale è possibile operare quel marxista rovesciamento-di-ciò-che-è-rovesciato, nella coscienza della crisi irreversibile – nella società capitalista – di ogni rapporto simbolico col reale, e dove dunque anche l’opera d’arte, quando non in combutta col nemico (il concetto benjaminiano di “regressione”: la riformulazione fintamente auratica della cultura nazi-fascista), si dà come sintomo di un reale già estraniato rispetto all’uomo che lo produce.

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theunconditional

La salute emotiva delle generazioni future è stata sacrificata sull’altare del Covid?

Non aggiungo nulla di nuovo pubblicando la traduzione di questo articolo pubblicato ieri su HART. Lo faccio comunque perché credo sia importante mantenere alta l’attenzione sui gravissimi danni subiti dai nostri bambini durante questa pandemia e con la speranza, non so quanto ben riposta visti gli attuali decisori, che ci possa essere un cambio di strategia. Faccio inoltre notare che le misure prese in Gran Bretagna (di cui l’articolo si occupa) sono state ben diverse e molto più leggere di quelle prese in Italia (Prof. Maurizio Matteoli).

* * * *

Il 4 aprile 2022 l’Ofsted (Office for Standards in Education, Children’s Services and Skills) ha pubblicato il suo ultimo rapporto sulle implicazioni della pandemia sui bambini, concentrandosi sugli operatori dei primi anni di vita. Si tratta di una lettura sconfortante.

La salute fisica dei bambini è stata la meno colpita dalla Covid, ma ciò che li ha danneggiati di più è stata la risposta degli operatori dei primi anni di vita. Politiche governative molto discutibili, attuate in teoria per “fermare la diffusione”, hanno danneggiato i soggetti più vulnerabili della nostra società.

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crs

Guerra in Ucraina, la menzogna liberale: democrazia uguale pace

di Michele Prospero

Sprezzante sul desiderio di volare a Est che ha Salvini, tiepido sulle aperture governative alle trattative, Letta insiste per una impennata “umanitaria e militare”. Dietro questo assolo c’è un’idea (meglio, una ideologia) della politica internazionale. È affiorata in una intervista di Filippo Andreatta che suona la carica per una stagione di guerra liberale. Il richiamo al carattere democratico dei regimi serve, sulla scia di Ivo Daalder e Jim Goldgeier, per stabilire una asimmetria valoriale tra gli Stati: le democrazie sono sempre pacifiche (con il ruolo guida della Nato, sono destinate alla governance dello spazio globale), le autocrazie sono sempre sul piede dell’inimicizia.

Secondo l’approccio “solidarista”, le potenze liberali, in quanto garanti dei diritti al loro interno, sono, oltre che le più legittimate, anche le sole autorizzate a muoversi con la forza come guardiani globali delle libertà. Contro l’approccio “pluralista”, che rimarca la sovranità quale prerogativa distintiva di ogni singola entità territoriale, i teorici solidaristi scavalcano la statualità sovrana e, invocando un malinteso Kant, esaltano la legittima forza dell’area democratica autorizzata ad operare come istituzione di governo.

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resistenzealnanomondo

Programma Tre giornate contro le tecno-scienze

TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE
29-30-31 Luglio 2022
4° Incontro internazionale
presso Altradimora, strada Caranzano 72, Alessandria (AL), Italia

 

VENERDÌ 29

13.00 pranzo

15.30 Presentazione dell’incontro a cura di Resistenze al nanomondo – Bergamo

16.00
Presentazione di FINAARGIT
International Feminist Network Against all Artificial Reproduction, Gender Ideology and Transhumanism – Rete femminista internazionale contro ogni riproduzione artificiale, ideologia gender e transumanesimo (www.finaargit.org)

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sinistra

Lettera aperta su No Tav, green pass e prospettive comuni

Siamo persone che, da anni, sono parte del movimento NO TAV, chi più attivamente e chi meno, tutte con la medesima consapevolezza di appartenere ad una comunità che nel tempo ha individuato nella costruzione dell’opera danni ambientali ed alla salute degli abitanti, e non solo.

Abbiamo anche appreso, crescendo dentro questo percorso, che non si tratta di un problema solo locale.

Abbiamo imparato a comprendere le dinamiche di uno stato che, col bastone e la carota, impone scelte che si riscontrano sia qui che altrove e non esclusivamente rispetto allo sfruttamento dei territori; in ogni caso privilegiando lucro e profitti, disinteressandosi alle necessità reali del tessuto sociale.

Siamo persone che hanno individuato nella gestione della salute pubblica un eclatante esempio di necessità sottratta, e riteniamo l’assenza di una presa di posizione del movimento rispetto alla gestione pandemica un grave errore.

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laboratorio

La guerra economica dell'occidente tra default del debito russo e contrasto allo yuan digitale

di Domenico Moro

Non è solo la guerra con mezzi militari a proseguire, attraverso l’Ucraina, tra l’Occidente e la Russia. A proseguire è anche la non meno importante guerra economica. Negli ultimi giorni si sono verificati alcuni avvenimenti importanti, che coinvolgono non solo la Russia ma anche la Cina. Del resto, il confronto, a livello economico, è soprattutto tra gli Usa e la Cina che, oltre a essere alleato strategico della Russia, rappresenta il maggiore concorrente degli Usa per l’egemonia economica mondiale.

Il primo di questi nuovi avvenimenti è il varo del sesto pacchetto di sanzioni della Ue contro la Russia, che comprende, tra le altre, due fondamentali misure: l’esclusione dal circuito Swift del più importante istituto bancario russo, Sberbank, che renderà problematico il pagamento estero dei prodotti russi e, soprattutto, l’embargo sul petrolio russo. Apparentemente, dopo un mese di impasse, si tratta di un successo del fronte occidentale contro la Russia, che sarebbe riuscito a ricompattarsi nonostante l’Ungheria avesse espresso la sua opposizione all’embargo.

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carmilla

Maieutica dell’inflazione

di Giovanni Iozzoli

E se l’inflazione svolgesse un ruolo provvidenziale – come una rivelazione, un disvelamento, un lampo di verità che fa giustizia dell’ipocrisia della “scienza triste”? Lei, l’inflazione, poverina, ufficialmente non piace a nessuno. Le classi dirigenti l’hanno sempre coltivata con estrema cautela, senza dare troppo nell’occhio; in una certa misura può fare bene ai profitti, ma si è rivelata spesso imprevedibile e pericolosa come un barbecue in mezzo al bosco. Perchè cos’è, alla fine, il processo inflattivo – e la celebre “spirale prezzi salari” che gli economisti temono come la peste? E’ l’estrema brutale sintesi del conflitto di classe – nella sua dimensione più vera e immediata, quella che si gioca sul terreno distributivo. Possiamo dire che l’inflazione incarna la potenzialità pedagogica del rapporto di classe: i percettori di profitti alzano i prezzi delle merci per ricostituire i margini, i salariati alzano il prezzo della forza-lavoro per tutelare il potere d’acquisto. Io tiro di qua e tu tiri di là. Semplice da spiegare e da capire. E se investimenti e produttività restano stagnanti, più profitto padronale corrisponde a più miseria operaia.

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marx xxi

Ucraina, la guerra e la storia. Franco Cardini e Fabio Mini

di Marco Pondrelli

Il fatto quotidiano ha pubblicato un interessante volume che porta la firma di due autori che seppur in due campi diversi, uno storico ed un generale, condividono il rigore nelle loro analisi questo li rende capaci di superare le banalità che sul conflitto ucraino stanno abbondando. È interessante che questo libro lo abbia pubblicato una casa editrice che fa riferimento ad un giornale molto critico verso la Russia, atteggiamento che ha portato il quotidiano ad avvallare ipotesi come quella degli stupri ad opera dei soldati russi che meriterebbero un maggiore approfondimento. Che sia un giornale fieramente ‘antiputiniano’ a criticare l’atteggiamento occidentale verso il conflitto pubblicando questo volume, da ancora più valore alle tesi di chi chiede una soluzione diplomatica.

Il libro si divide in due parti. La prima è scritta da Franco Cardini e ricostruisce le vicende storiche che hanno portato al 24 febbraio, sono ragionamenti svolti sulla carta e quindi non lasciano la possibilità a qualche invasato conduttore di talk show di interrompere per dire che queste analisi non servono.

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Dai 100 giorni di guerra alla guerra dei 100 mesi?

di Sergio Cararo

Dopo 100 giorni di guerra in Ucraina la domanda che tutti si pongono è: quando finirà? I più profondi ne aggiungono un’altra: come finirà?

Le due domande – e le relative risposte – sono strettamente intrecciate.

Da un lato si manifesta una spinta molto ampia a porre fine quanto prima al conflitto. Le conseguenze umane, sociali, economiche in Ucraina sono già devastanti, ma anche quelle sui paesi che – come l’Italia – hanno scelto di partecipare ad una “guerra per procura”, per conto della Nato e degli Usa, cominciano a farsi pesanti in termini politici ed economici.

Dall’altro è evidente che gli Usa e la Nato, in cui sono ancora primus inter pares, spingono per la prosecuzione della guerra. Il loro obiettivo dichiarato è quello di sconfiggere sul campo la Russia e determinare così un’onda lunga all’interno di quel paese che lo riporti allo stato di prostrazione degli anni Novanta.

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sollevazione2

Referendum-farsa

Liberiamo l’Italia per l’astensione di massa

di LIt

Quello del 12 giugno non è un referendum, è una farsa. Una commedia dall’esito scontato che niente cambierà nel desolante panorama della “giustizia” italiana. Il quorum del 50% di partecipazione al voto verrà mancato alla grande e la consultazione sarà dichiarata nulla.

Tutti sanno che sarà così, a partire dagli stessi promotori (Lega e radicali) del referendum. Ma non sarà così solo perché i media non ne parlano, come dicono i sostenitori del “sì”. L’astensione sarà schiacciante per altri validissimi motivi.

Dopo due anni di dittatura pandemica, che ha portato all’annullamento dei diritti e delle libertà, negando ogni briciolo di giustizia a milioni di persone, adesso gli italiani si ritrovano davanti 5 stitici quesiti tecnici che parlano d’altro. Mai come in questo caso si avverte la frattura insanabile tra il Paese reale, che la giustizia se la vede negata ogni giorno, e quello “legale” di un regime che ne discute solo per regolare i conti al proprio interno.

Liberiamo l’Italia dice no a questa farsa. No a questo uso dei referendum popolari. No ad un gioco truccato che porterà solo a rafforzare il regime.

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theunconditional

Mascherina: la Cancel Culture della Scuola

di Sonia Milone

Non può che suscitare la nostra indignazione la fotografia che ha immortalato Mario Draghi e Luca Zaia senza mascherina in mezzo a un centinaio di bambini mascherati con la bandierina dell’Italia in mano.È uno scatto che sintetizza alla perfezione l’apoteosi di un potere che, ormai, si mostra in tutta la sua sfacciata arroganza.

Il fatto che ciò sia avvenuto in una scuola – la Dante Alighieri di Sommacampagna, vicino a Verona –, con tanto di pubblicazione ufficiale sul sito della Farnesina, trasmette chiaro il messaggio che, ora, le regole non valgono per tutti ed è bene che gli alunni imparino in fretta che i diritti innati sono divenuti una lotteria di privilegi, concessioni o soprusi. Incluso il diritto ad avere una faccia. Sorteggio sempre sfortunato per gli studenti italiani (si riforniscano di cornetti rossi per il prossimo anno), è andata decisamente meglio ai frequentatori di concerti, stadi e discoteche.

Il premier smascherato ci fa capire che “il re è nudo“. Nemmeno Draghi – che pure sarebbe in età a rischio – crede alla direttiva da lui stesso firmata che impone ancora l’obbligo di mascherina a scuola.

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federicodezzani

Crisi del grano: ideologie e realtà

di Federico Dezzani

Al terzo mese di operazioni militari e all’avvicinarsi della stagione estiva, la guerra in Ucraina sembrerebbe aver assunto una nuova dimensione, quella della crisi alimentare internazionale: la Russia, rendendo impossibile la semina e soprattutto la partenza del grano dai porti del Mar Nero, sarebbe responsabile della prossima carestia che si abbatterà su Nord Africa e Medio Oriente. In realtà, il prezzo del grano aveva iniziato ad aumentare già prima della guerra a causa della manipolazione finanziaria ed il suo rincaro rientra nella destabilizzazione ad ampio raggio condotta dagli anglosassoni.

 

Incetta, rincaro, rivolta

Un approccio semplificato, altamente ideologizzato e, si può dire, manicheo, domina oramai i media occidentali, il cui compito è preparare l’opinione pubblica al prossimo confronto militare tra il blocco continentale-euroasiatico e quello marittimo-anglosassone.

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bastaconeurocrisi

Moneta debole non vuol dire giocare in serie B

di Marco Cattaneo

Uno dei commenti più curiosi che sento (ancora oggi) formulare in merito all’eventualità che l’Italia torni alla lira, o più esattamente che torni ad emettere la sua moneta nazionale, è che significherebbe “accettare di essere un paese di serie B che riesce a competere solo svalutando il cambio”.

Beh, notizia: al mondo esistono una duecentina di paesi, dotati della propria moneta nazionale. Salvo rare eccezioni (la Svizzera per esempio, ma pochissimi altri) la loro moneta mediamente, negli ultimi decenni, ha avuto un trend di indebolimento rispetto a quella della Germania (dico Germania perché parlare di svalutazione in caso di rottura dell’euro vuol dire soprattutto parlare di nuova lira che si svaluta rispetto al nuovo marco).

Questa duecentina di paesi avrebbe dovuto sentirsi “di serie B” per il fatto di avere una moneta più debole di quella della Germania ?

Un paese non ha assolutamente nulla da guadagnare per il fatto di autoimporsi l’utilizzo di una moneta straniera, sopravvalutata per i fondamentali della propria economia.

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manifesto

«Serve un automatismo fra salari e inflazione»

Massimo Franchi intervista Emiliano Brancaccio

L'economista: «Applicando il patto della Fabbrica gli aumenti sono dimezzati, si faccia come in Belgio. La scala mobile è una bestemmia per l’ortodossia economica. Ma questa ha fallito con l’austerità e i dati smentiscono la spirale aumenti-prezzi»

 

Professor Emiliano Brancaccio, a parte il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il prode Luigi Marattin, perfino il Corriere ha scoperto che i salari in Italia sono i più bassi d’Europa e fermi da trent’anni. Fosse la volta buona che riusciamo finalmente ad alzarli…

Se ne sono accorti, era ora. Ma bisognerebbe aggiungere che negli ultimi quindici anni i salari sono addirittura caduti. Se prendiamo il 2007 come riferimento, in Italia il valore reale dei salari è diminuito di 4 punti mentre nella zona Euro è mediamente aumentato, seppure di poco. Detto questo, l’apertura del Corriere non garantisce che riusciremo a far salire i salari al punto di compensare lo spaventoso aumento dell’inflazione. Ci sarà da lottare perché lo scenario è avverso dal punto di vista istituzionale e politico.

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sinistra

La spaccatura

di lorenzo merlo

L’impegno di alcuni a fare presente che le cose non erano proprio come ce le raccontavano pare non abbia graffiato neppure la vernice governativa. Eppure, ci sono segni per pensarla diversamente. Piccolo campione di redenzione sociale

Il 16 maggio 2022 ho visto La Spezia.

Non erano studenti arrabbiati, facinorosi black bloc, non c’erano caschi e scudi improvvisati, né spranghe, mazze da baseball e bottiglie accese. Erano persone comuni, quelle che ci incrociano in tutte le strade tutti i giorni, con famiglia, responsabilità, rate, mutuo e anziani a carico. Non avanguardie bombarole, ma individui consapevoli fuoriusciti dall’amebico barilone del benpensiero.

Lo si capiva dai vestiti, dal taglio dei capelli, dal comportamento. Dall’età media, brizzolata e un po’appesantita. Segni di una matrice, se possibile, di polo opposto a quello sovversivo, strumentale, extraparlamentare, provocatorio. Segni di persone e basta – loro sì la maggioranza – incapaci di violenza. Alzavano le braccia contro il ministro della salute in visita alla città levantina. Urlavano “vergognati” perlopiù, e “assassino”. Unione spontanea di voci non organizzate, non politicizzate, facilmente dette no-vax.

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theunconditional

La battaglia del grano e le quattro sorelle

di Roberto Pecchioli

Primum vivere. E per vivere bisogna mangiare. Per questo l’alimentazione è sempre stata centrale per i sistemi politici, sociali ed economici. La produzione dei cereali, che forniscono la farina e quindi il pane, ha avuto fin dall’antichità un posto speciale nelle preoccupazioni umane. Il grano e il frumento sono stati in vari tempi sottratti all’avidità di guadagno privato con l’istituzione degli ammassi controllati dal governo, sin dall’epoca degli Egizi. Quasi ogni popolo ha sviluppato una cultura del pane tanto sul piano pratico che su quello simbolico.

Nel tempo del mercato misura di tutte le cose, l’approvvigionamento di cereali è caduto nelle mani di pochi giganti internazionali, le quattro sorelle del grano che prima erano sei. Lo scenario di guerra tra Ucraina e Russia sta provocando seri problemi di trasporto, fornitura, scambio. I due paesi producono circa il trenta per cento del grano mondiale, e la via marittima, attraverso i porti del Mar Nero, è la più importante. Ovvia quindi la turbolenza dei mercati, aggravata dalla confusione sulle sanzioni alla Russia e, nello scenario bellico, dalle mine disseminate in mare dall’esercito ucraino.

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comidad

In Europa non ci sono paesi neutrali

di comidad

In un articolo dello scorso anno pubblicato dalla Cambridge University Press, si osservava che Paesi scandinavi come la Norvegia e la Svezia stavano riposizionando la loro immagine di Paesi pacifici, partecipando attivamente alla guerra in Afghanistan. La Norvegia risulta tra i soci fondatori della NATO, perciò quell’immagine di Paese pacifico era sicuramente usurpata. L’aspetto più strano riguarda però la Svezia, che, all’ombra di un presunto status di neutralità, ha sviluppato una partnership con la NATO, partecipando a missioni militari in Kosovo e Libia, oltre che in Afghanistan. Nell’articolo si avviava una riflessione sull’ambiguità di nozioni come “guerra umanitaria” e “peace keeping”, che hanno consentito a piccoli Stati di riciclarsi in chiave militarista.

A questo punto la questione è se esistano davvero in Europa Paesi neutrali. Svezia e Finlandia sono partner della NATO dal 1994, ma si trovano coinvolti in quel tipo di partnership anche Paesi del tutto insospettabili, come ad esempio l’Austria, il cui status di assoluta neutralità sarebbe sancito addirittura dagli accordi presi alla fine della seconda guerra mondiale.

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rete dei com

L’Occidente deve cadere, affinché l’Umanità possa progredire

di Leonardo Bargigli

La ripresa dell’inflazione è un sintomo estremamente significativo della congiuntura storica che stiamo vivendo, perché segnala che è in atto, a livello globale, un rallentamento nello sviluppo delle forze produttive. Questo rallentamento ha due cause distinte, che stanno agendo in misura differenziata sulle due principali componenti del blocco occidentale, USA e UE.

La prima causa è la riduzione dell’offerta di lavoro nelle economie occidentali, innescata dalla pandemia, che si è aggiunta a fattori negativi di lungo periodo quali l’invecchiamento della popolazione e le politiche anti-immigrati. Dopo che, nel 2021, gli USA hanno spinto sull’acceleratore della politica fiscale, stimolando al massimo la domanda aggregata, l’offerta di lavoro è rimasta ben al di sotto dei livelli prepandemici. Questo ha prodotto due conseguenze. La prima è che l’offerta aggregata non è cresciuta in proporzione alla domanda aggregata, e quindi i prezzi dei beni e servizi hanno cominciato ad aumentare. La seconda è che il mercato del lavoro USA si è surriscaldato e i salari hanno cominciato ad aumentare, innescando la spirale tra prezzi e salari che, in assenza di interventi correttivi, minaccia di rendere l’inflazione persistente.

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ilsimplicissimus

Sfilano i caporali della pandemia

di Anna Lombroso

Ai Fori imperiali è tornata la tradizionale parata del 2 giugno per il 76esimo anniversario della fondazione della Repubblica, “più sentita che mai dopo due anni di stop per la pandemia“.

Ad aprire l’evento dopo il passaggio di una rappresentativa di sindaci è stato il personale della sanità civile, medici e infermieri, con il passaggio di un elicottero del 118, a simboleggiare coloro che sono stati impegnati in prima linea contro il Covid, perché si legge sui quotidiani, la sfilata di quest’anno è anche un “omaggio al sacrificio nazionale nella lotta alla pandemia”. “Vinta grazie a loro una sfida senza precedenti, recita compunto il ministro Speranza, ed è a loro che dobbiamo la ripartenza dell’Italia. Non dobbiamo dimenticarlo mai”, mentre il pensiero di tutti va all’altra sfida successiva, “ai soldati impegnati sul territorio nazionale e agli oltre 5mila militari impegnati nei teatri operativi a presidio della pace, e a supporto della società civile dalla sicurezza alla gestione delle grandi emergenze”.

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altrenotizie

America Latina, boomerang USA

di Fabrizio Casari

Da un lato c'è il “Vertice delle Americhe”, un incontro di routine e protocollare interpretato dagli Stati Uniti come fosse una festa accessibile solo agli amici e su invito: fallita ancor prima di cominciare. Pare anche abbia scatenato uno scontro inteno tra Casa Bianca, Dipartimento di Stato e Partito Democratico. Dall'altro lato, un vertice “Alba-TCP”: incontro politico dall’esito positivo che ha confermato la crescente cooperazione e integrazione del blocco democratico latinoamericano. Due eventi paradigmatici in sé, poiché esprimono due sistemi di valori, ideali e programmi opposti.

Ipotesi inconciliabili sulle relazioni possibili tra i diversi Paesi che abitano il continente. Tra le pretese del Nord e le rivendicazioni del Sud. Tra annessionismo e indipendenza. Inconciliabile è il concetto di sovranità nel rapporto con il gigante USA che, invece, segue la Dottrina Monroe. Una miscela di razzismo e di violenza, una veste sotto la quale si nasconde il saccheggio dei molti per la ricchezza di uno. Un anacronismo privo di senso, ragione e possibilità di accettazione.

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lavoroesalute

Referendum perchè no

Alba Vastano intervista Giovanni Russo Spena

Si vota di nuovo. Ormai si viaggia con la tessera elettorale sempre in tasca. Il 12 giugno prossimo le urne attendono milioni di elettori. Il voto, in questa tornata elettorale, è doppio per due cause ben diverse. E per le amministrative (ndr, in 978 Comuni ) e per il referendum sulla giustizia. Mentre il voto per le amministrative è più d’impatto, in quanto si va per simpatia del candidato di turno e per affinità ai corrispondenti partiti, il voto referendario sul tema della giustizia comporta un reticolato di difficoltà, in quanto il tema è complesso e ai più sconosciuto nelle norme legislative che lo regolano. Tanto più che i media fanno informazione limitata sui fatti correnti del Paese, anche a causa della guerra in corso in Ucraina con eventi tam- tam martellanti che assorbono h. 24 l’informazione mediatica.

C’è anche un altro motivo che rende poco accattivante l’interessarsi al referendum nello specifico, infatti per decriptare i quesiti ed evincerne il senso bisognerebbe prender lezioni full time da giuristi, esperti nei temi specifici legati ai grandi temi del referendum prossimo e non sarebbe davvero sufficiente l’informazione mainstream. Avete provato a dare un’occhiata ai quesiti? Sono formulati con codice linguistico in modalità burocratese.

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andreazhok

Gli scricchiolii dell'ultima grande narrazione

di Andrea Zhok

Con qualche semplificazione, ciò che sta emergendo nella stampa internazionale è che la Russia sta vincendo la guerra economica che le è stata dichiarata.

Ora, la ragione per cui questo sta avvenendo è interessante.

La Russia in termini di PIL oscilla tra il 2 e il 3% del PIL mondiale.

Il blocco che le si oppone (USA + UE + Oceania e Israele) rappresenta il 50% del PIL mondiale. Se fosse una guerra reale, sembrerebbe senza storia.

Tuttavia da questo quadro emerge un pregiudizio teorico fondamentale che accomuna l'intero Occidente in una macroscopica illusione ottica. Noi, la parte del mondo dove il capitalismo è nato ed è cresciuto per primo, abbiamo oramai introiettato l'idea che il potere stia nell'economia e che l'economia sia il denaro: dunque chi possiede più denaro possiede più potere, punto.

Questo è quasi sempre vero sul piano delle esistenze individuali all'interno dei nostri stati ed è anche spesso vero per tutti i singoli stati che giocano con le carte con cui abbiamo scelto di giocare e far giocare.