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L'Unione Europea verso la rottura?

di Piemme

Leonardo Mazzei, giorni addietro , ha definito il modus operandi del governo Renzi con l'efficace figura del "double face":

«Da un lato si alleggerisce parzialmente l'austerità (anche se una decina di miliardi di tagli da qualche parte dovranno comunque venir fuori entro 15 giorni), dall'altro si offre a Bruxelles un'austerità futura ancora più forte».

Vorrei aggiungere ulteriori e forse scomode riflessioni.

Mesi addietro, assieme a numerosi analisti, anche noi prevedevamo che per rispettare le direttive europee, il governo sarebbe stato costretto a varare una Legge di stabilità (ex-Finanziaria), se non proprio di lacrime sangue, sostanzialmente austeritaria, sul solco tracciato dai governi Monti e Letta. In base a cosa lo prevedevamo? Semplicemente in base ai vincoli di bilancio stringenti scolpiti, prima nel Patto di stabilità sottoscritto nel 1997, e successivamente inaspriti (marzo 2012) con il cosiddetto Fiscal compact, che entra appunto in vigore l'anno prossimo, in barba al voto contrario espresso dalla maggioranza del Parlamento europeo —com'è noto il pronunciamento di questo cosiddetto "Parlamento" non ha valore vincolante e non può annullare le decisioni della Commissione.

 

Dobbiamo dirci la verità: quella previsione si è rivelata esagerata, se non addirittura sbagliata. Il governo Renzi-Padoan non ha calato, come chiesto e sperato dai cani da guardia dell'euro (Commisione, Bce e la Merkel) né la scure di tagli draconiani alla spesa pubblica, né inasprito la pressione fiscale, né varato faraonici piani di privatizzazioni.

Col che sostenevamo che le promesse con cui Renzi ha vinto le elezioni (al netto degli 8o€: "porremo fine all'austerità", "Cambieremo verso all'Europa", "batteremo forte i pugni sui tavoli di Bruxelles" ecc.) sarebbero presto andate a farsi friggere, ponendo quindi fine alla "luna di miele" con gran parte dei suoi elettori. Renzi, dicevamo in buona sostanza, dovrà ubbidire ai padroni dell'euro.

Abbiamo invece che, facendo sponda a Parigi (che nella vicenda ha un peso, e che peso!) gli sta disubbidendo. Non è cosa di poco conto. Non penso che tutto finirà a tarallucci e vino. Penso anzi che si apra un nuovo importante capitolo della saga chiamata Unione europea, il futuro ci dirà quanto importante. Di sicuro questo capitolo disvelerà, anche agli europeisti-ciechi, quanto da sempre andiamo sostenendo: che con il sopraggiungere della "grande crisi", malgrado tutti i tentativi di tenere in piedi la baracca dell'eurozona, la tendenza alla disgregazione dell'eurozona sarebbe diventata la tendenza dominante.

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Mi sbaglio? Lo vedremo presto. Lo sapremo dal giudizio che gli oligarchi europei daranno della Legge di stabilità. Dalle parole pronunciate dalla Merkel e da Draghi i padroni dell'euro non sembrano disposti a a chiudere un'occhio, concedendo a Hollande ed a Renzi le deroghe alle politiche di bilancio che essi chiedono. La vicenda indica che l'eurozona si è spaccata, che è divisa in due fronti contrapposti. 

Sarà trovato nelle prossime settimane un compromesso? La vedo difficile. Di mezzo non ci sono dettagli, per i cani da guardia dell'euro c'è il rischio che saltino il Patto di stabilità e il Fiscal compact, ovvero i due scudi che hanno protetto l'euro ed evitato il suo tracollo nel 2011-12.

Il ragionamento dei cani da guardia (per conto di quei paesi che hanno i conti pubblici in ordine e che non sono ancora in depressione, Germania in primis) ha una sua validità: se si allentano le politiche di rigore di bilancio è inevitabile, vista la depressione economica, che i debiti pubblici schizzino in alto, e in questo caso un fuga generalizzata dei predatori della finanza speculativa (vendita massiccia dei titoli di stato) sarebbe inevitabile, col risultato molto probabile del collasso della moneta unica, e quindi di turbolenze ingovernabili nei mercati finanziari mondiali, le quali sarebbero come una bomba atomica per tutta l'economia capitalistica mondiale. "Voi no ci chiedete solo di sospendere sine die il Fiscal compact, voi volete che la Bce stampi moneta a gogò, ci state infine chiedendo, a noi paesi "virtuosi", di attuare politiche interne inflattive e distributive a favore dei salariati, al fine di consentire a voi, scansafatiche, di sfondare nei nostri mercati interni e, alla fine, di condividere i costi dei vostri debiti".

Il fronte opposto, che potremmo chiamare "Fronte del rifiuto" ha a sua volta le sue solide ragioni. Perseverare con politiche austeritarie in un contesto in cui Pil e inflazione stanno attorno allo zero se non sotto, significa strangolare le economie in recessione, coi rischi di turbolenze sociali e politiche devastanti, che di sicuro farebbero saltare l'Unione. Non solo la Bce dovrebbe seguire la politica della Fed americana, la Germania dovrebbe accettare di ridurre il suo avanzo nella bilancia dei pagamenti e quindi una mutualizzazione europea dei debiti dei paesi in difficoltà.

Non riesco a vedere quale possa essere una linea di compromesso tra queste opposte ragioni o, più precisamente, tra questi opposti interessi. L'Unione, in base all'adagio, Ognuno per sé Dio per tutti, procede verso il proprio disfacimento. In altre parole gli Stati nazionali, invece di dissolversi, sono spinti, se non costretti, a riprendersi le quote di sovranità politica che avevano devoluto agli organismi oligarchici europei, ovvero a divincolarsi dalla sudditanza all'egemone Germania.

E' sotto questa luce che dev'essere considerata l'accelerazione renziana sull'Art.18. 

Non è tanto, come taluni dicono, un voler parlare d'altro, un'arma di distrazione di massa per nascondere la propria impotenza davanti ai crudi numeri della crisi economica e sociale. No. E' invece una mossa politica astuta quanto micidiale. Se Renzi procede addirittura con la fiducia al governo sul Jobs Act, piegando non solo i piddini recalcitranti ma mettendosi Parlamento sotto i suoi scarponi (e umiliando i sindacati), è perché vuole, in vista del summit europeo di Milano che si volgerà mercoledì prossimo, offrire ai cani da guardia dell'euro, il sacrificio dell'Art.18, ovvero mostrare che l'Italia sarà il paese europeo con la più selvaggia flessibilità liberista del mercato del lavoro, ovvero non solo lo scalpo ma il corpo stesso della classe proletaria, che sarà nella piena disponibilità del sadismo capitalistico.

E' con questo succoso osso che Renzi spera di trovare una linea di compromesso coi cani da guardia, evitando così di entrarci in aperta rotta di collisione. Non penso che ciò potrà davvero saziarli. Se mi sbaglio lo vedremo presto. Il capitolo che si è aperto è fatto di poche pagine.

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