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Cosa si muove a sinistra?

Aldo Giannuli

Nei giorni scorsi una delegazione di dirigenti della sinistra italiana (fra cui Civati, Vendola, Fassina ed altri) si è recata ad Atene per incontrarsi con Siryza e partecipare ad un suo seminario. E’ la premessa di un rassemblement delle forze a sinistra del Pd? Può darsi e sarebbe una buona notizia.

Personalmente vedo di buon occhio la formazione di una forza capace di rappresentare la sinistra italiana attualmente ridotta ai minimi termini. Peraltro anche la Fiom potrebbe finalmente decidersi a partecipare e un ulteriore segnale positivo viene dall’uscita del Pd di Cofferati. Quindi sembra che si stiano mettendo in moto meccanismi promettenti, che potrebbero portare fuori dal Pd quel che resta della sua antica anima di sinistra, superando l’antico tabù per il quale “non si esce dal partito!”.

Credo che la cosa farebbe bene al M5s, che potrebbe trovare l’interlocutore che gli manca o, forse, uno dei suoi possibili interlocutori. E’ bene convincersi che, senza alleati, il M5s non ce la farà mai a battere i “partiti di regime” e conquistare la maggioranza. O qualcuno può seriamente sperare che il M5s da solo arrivi al 50% dei voti o, anche solo al 38-40%?

D’altro canto non va trascurata la recente dichiarazione di Grillo sulla possibilità di aprire un confronto con Podemos, che è un’altra ottima notizia. Nello scacchiere europeo, gli alleati naturali per una battaglia contro l’austerity europea per un movimento italiano come il M5s, non possono essere che in Grecia, Spagna e Portogallo che condividono la stessa situazione di soffocamento economico.

Dunque, ci sono buone premesse per qualcosa che inverta l’ormai trentennale decadenza della sinistra italiana, benissimo. Però non vorremmo assistere all’ennesima riedizione di sinistre arcobaleno, o simili. Non è un cartello elettorale quello che serve alla sinistra italiana, un accrocco di sigle messe insieme, senza nessun progetto politico, tanto per fare da ufficio di collocamento ad un po’ di parlamentari pericolanti. Non serve nemmeno una parata di “vecchie stelle del varietà”, dirigenti di lungo corso, che non ne hanno azzeccata una in tutta la loro vita, che hanno portato la sinistra all’attuale situazione di sfascio e che si ripresentano freschi come rose.

Ho sentito persino il nome di Ferrero (orrore!). Posso capire che Vendola, Cofferati, Landini, ecc non debbano suicidarsi e sparire, ma si può pensare per loro ad una dignitosa collocazione in un ufficio di Presidenza, o a capo di una sorta di ufficio di Probiviri, posso capire che uno di loro possa essere ripresentato per le elezioni politiche, ma, per il resto, basta così, abbiamo già dato. Benvengano un Fratoianni, un Civati (sempre che si decida ad uscire dal Pd) un Fassina (personaggi di conio fresco o relativamente fresco) o qualche giovane di Rifondazione (che non sia un reggicoda di Ferrero), ma lasciamo stare i nomi più “scontati”. Se quello che deve venir fuori è l’Als (Associazione Limoni Spremuti) meglio lasciar stare dall’inizio.

Ancora: un errore da evitare drasticamente è caricarsi (salvo qualche rara eccezione) dei fuoriusciti del M5s: non portano un voto, rappresentano solo sé stessi (ed anche male) e servirebbero solo a due cose: rafforzare la sensazione di una manovra di palazzo, fra parlamentari che vogliono mantenere il cadreghino e avvelenare i rapporti con il M5s sin dal primo momento. E, invece, è opportuno il contrario.

Poi ci sono alcune cose da chiarire subito. Prima ancora di definire la linea politica dell’eventuale nuova formazione, è bene mettersi d’accordo sul metodo con cui essa si forma. Da troppo tempo, almeno 30 anni, la sinistra non produce un grammo di cultura politica, di analisi delle tendenze sociali ed economiche, di studio delle dinamiche istituzionali o della politica internazionale. Da tempo remoto, non si ricorda una rivista degna di questo nome, un convegno che abbia lasciato il segno, un dibattito congressuale che raggiungesse il livello della decenza. Grado dell’analisi: zero. Ma senza una analisi accurata non c’è linea politica e non c’è iniziativa, ci sono solo le dichiarazioni stampa tanto per uscire su qualche giornale e far sapere che si esiste. Rifondazione è morta esattamente per questa ragione ed il bertinottismo è stato la malattia che l’ha condannata.

Poi, dobbiamo porci il problema della democrazia interna e della formazione dei gruppi dirigenti. Storicamente, nel Psi il gruppo dirigente era formato in pase ai pacchetti di tessere ed ai voti di preferenza raccolti dai vari capi tribù, nel Pci, invece, avveniva per cooptazione, da parte del gruppo dirigente che controllava l’apparato funzionariale (un vero partito nel partito). Entrambi questi metodi sono falliti: nel Pci hanno provocato clientelismo e corruzione diffusa, nel Pci burocratismo e favoritismi.

Poi, con la fine del Psi e la scissione del Pci, Rifondazione ha seguito un curioso metodo misto, per cui alla cooptazione da parte di un gruppo dirigente che faceva le liste dei parlamentari nel chiuso degli uffici (ma forse sarebbe meglio dire dei salotti e delle terrazze romane), si aggiungeva il possesso di pacchetti di tessere congressuali e di pezzi di apparato funzionariale. Il risultato è stato, se possibile, peggiore: gruppi parlamentari di incompetenti nullafacenti, funzionari intriganti che lavoravano solo in funzione degli equilibri congressuali ed una base totalmente passivizzata. Non si può dire che gli eredi di Rifondazione abbiano fatto molto meglio.

Il Pds ha proseguito nella linea della cooptazione (anche qui con una accentuata deriva salottiera) per poi arrivare al sistema delle “primarie all’amatriciana” i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti (ma ne riparleremo).

Il M5s, la novità di questi anni, ha tentato una strada parzialmente diversa, abolendo gli organi di partito e cercando di realizzare un modello di democrazia diretta basato sulle consultazioni on line. Anche qui, però, i risultati non sono stati eccellenti: se una forza politica espelle un quinto dei suoi parlamentari in due soli anni, vuol dire che la selezione non è che sia stata fatta nel modo più accurato. Peraltro, la scomparsa degli organi di partito (federazioni, comitati regionali, direzione nazionale ecc.) ha come unico effetto quello di spingere verso un modello di rappresentanza parlamentare liberal-notabilare (mi riferisco al sistema politico precedente al fascismo) nel quale i parlamentari assorbono le funzioni del gruppo dirigente nazionale e si sganciano da qualsiasi controllo esterno. Il che sarebbe l’esatto contrario della democrazia diretta. Magari questo non è ancora accaduto, ma la deriva fatale è quella e le consultazioni on line non sono un rimedio efficace. Ma anche di questo parleremo nel merito.

Dunque il problema della democrazia interna e della formazione del personale politico è un problema che riguarda tutti in ugual misura e dobbiamo inventarci qualcosa di diverso dal passato ma efficace.

Comunque, sarebbe bene che l’eventuale nuovo soggetto di sinistra, prima di parlare di alchimie parlamentari e liste, promuovesse la più ampia ed aperta discussione politica nell’area sui temi cruciali del dibattito politico: cosa abbiamo da dire in materia di politica monetaria, fiscale, occupazionale? Come pensiamo di governare il problema dell’immigrazione? Quale politica estera? Che politica contro il terrorismo? Quale riforma delle istituzioni? Eccetera eccetera.

Sarebbe un bel segno di serietà se questa area promuovesse una serie di incontri tematici nelle varie città e se si desse un sito unificato dove accogliere i vari contributi. A proposito, ma come è che, con tutti i soldi di finanziamento pubblico avuti un questo quindicennio, la sinistra non è mai riuscita a produrre un sito minimamente decente e vivace?

Tutte cose di cui converrà parlare nel merito se la cosa prenderà piede e non si dimostrerà il solito indecoroso cartello di dirigenti falliti. Perché, vedete, non è affatto vero che a me della sinistra non interessi più nulla, anzi, mi interessa come sempre, ma se la sinistra è questo gregge di cadaveri, allora si, lo dico, non mi interessa perderci tempo.

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