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fattoquotidiano

Crisi, moneta parallela all’euro

In Grecia e in Italia è l’unica soluzione

di Enrico Grazzini

In Grecia Alex Tsipras si preparerebbe a emettere una nuova moneta parallela all’euro. Anche in Italia alcuni economisti, tra i quali spicca la figura di Luciano Gallino, propongono una moneta complementare all’euro per uscire dalla crisi. In Grecia secondo il Financial Times e la Reuters si avvicina il giorno in cui il governo greco emetterà una moneta parallela all’euro. Infatti le trattative con le cosiddette Istituzioni (la ex Troika, cioè Ue, Bce,Fmi) vanno male e tra poco lo stato greco non avrà più soldi per pagare i debiti e i suoi dipendenti. La liquidità scarseggia. La Ue non vuole pagare i 7,2 miliardi che aveva promesso al precedente governo greco, e Tsipras non sa come pagare pensioni e stipendi ai dipendenti pubblici. Da qui le voci sulla possibilità che il governo socialista di Syriza decida di emettere una moneta alternativa per pagare gli stipendi, pur continuando a rimanere nell’euro. La moneta parallela, secondo ufficiose fonti governative greche, darebbe luogo a un credito dei cittadini verso lo stato greco. Gli assegnatari, in primis pensionati e dipendenti pubblici, potrebbero utilizzarlo per pagare le tasse o per scontarlo in banca ricevendo una somma in euro, ma inferiore al valore nominale del titolo. In questo modo potrebbe pagare i dipendenti pubblici e risparmierebbe euro preziosi per ripagare i creditori esteri, cioè Fmi, Bce e Europruppo.

Ma i lavoratori pubblici e pensionati non sarebbero contenti di essere pagati con una sorta di moneta nazionale soggetta a forte svalutazione. La fuga di capitali continuerebbe. Non a caso, secondo voci ufficiose, la manovra si accompagnerebbe alla nazionalizzazione delle banche e anticiperebbe il possibile default della Grecia.

In Italia un analogo progetto di moneta parallela è promosso da alcuni economisti ed intellettuali, tra cui chi scrive. Per uscire dalla trappola della liquidità, l’appello firmato da Gallino prevede che lo stato emetta a titolo gratuito Certificati di Credito Fiscale per un importo pari in tre anni a 200 miliardi di euro. I Ccf sono titoli statali che danno luogo a uno sconto fiscale alla pari, ma solo due anni dopo la loro emissione. I 200 miliardi in Ccf verrebbero assegnati gratuitamente ai lavoratori in proporzione inversa al reddito, e alle aziende in proporzione al numero di occupati. Chi ha bisogno subito di euro da spendere venderebbe subito i suoi Ccf applicando uno sconto. Gli acquirenti sarebbero invece tutti quei soggetti in buona salute finanziaria disposti a pagare in euro i Ccf scontati per avere la riduzione fiscale alla loro scadenza.

Così la moneta – costantemente negata dalle banche italiane, che hanno già accumulato circa 350 miliardi di sofferenze per crediti non pagati – ricomincerebbe a circolare nell’economia. Le famiglie potrebbero fare ripartire i consumi e le aziende ritornerebbero a lavorare e ad assumere. Grazie alla crescita del Pil aumenterebbe l’occupazione e diventerebbe finalmente sostenibile il peso del debito pubblico.

La proposta elaborata da Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Luciano Gallino, Stefano Sylos Labini, dal sottoscritto e da altri economisti* (vedi monetafiscale.it), farebbe ripartire l’economia, verrebbe accolta con grande entusiasmo sia dai lavoratori che dagli imprenditori, e rispetterebbe perfettamente i trattati europei: infatti i Ccf non rompono il monopolio della Bce sulla moneta unica, e non aumenterebbero il debito pubblico. E non sarebbe necessario uscire dall’euro per rilanciare l’economia. Sarebbe bello uscire dall’euro, una moneta deflattiva che soffoca l’economia italiana: ma l’uscita unilaterale sarebbe un pericoloso salto nel buio. Mentre la moneta fiscale si potrebbe fare in una settimana, senza effetti dirompenti. Dentro l’euro, oltre l’euro. La moneta fiscale, in Italia come in Grecia e negli altri paesi del sud Europa, è forse l’unica via concreta di uscita dalla crisi. Molto difficilmente il governo Renzi avrà il coraggio di adottarla e di emetterla, dal momento che è subordinato a questa Ue a guida tedesca. Ma è ora che la sinistra e le forze di opposizione, come il Movimento 5 Stelle, abbraccino il progetto.

* attualmente i promotori dell’appello sono, oltre quelli citati, i docenti: Maria Luisa Bianco, Massimo Costa, Stefano Lucarelli, Guido Ortona, Tonino Perna,

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