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libernazione

Ma il mercato non vale, per Expo?

Ora, la storia che “i giovani rifiutano i contratti per l’Expo” era una solenne idiozia. I dati sui numeri di assunzioni, di rifiuti, i contratti e le retribuzioni offerti erano totalmente infondati. E fin qua, ordinario giornalismo all’italiana con contorno di editorialisti che, dall’alto di una carriera di garanzie e sicurezza economica, a loro tempo alla portata di quasi tutti, sparano luoghi comuni a caso sui giovani choosy. Insomma, nulla su cui perdere tempo.

Rimane invece da analizzare l’idea che sta alla base della polemica. E cioè: “Come osi rifiutare un lavoro? Con la crisi, la disoccupazione e tutto il resto, come ti permetti di rifiutare un qualsiasi lavoro, addirittura pagato? Quando ci sono frotte di persone disperate che ammazzerebbero per un lavoro, tu sputi in faccia a chi ti dà l’opportunità di lavorare?

Bene, la risposta è molto semplice; tra l’altro l’avrete già sentita e, anche spesso, citata a sproposito anche dai suddetti eroi dalla pensione pronta e dal sopracciglio alzato facile: la risposta è “IL MERCATO”.

È il mercato, cari simpaticoni, che presuppone libertà di scegliere se accettare o no un lavoro: si fa un’analisi dei costi e dei benefici e si decide se valga la pena essere pagati una certa somma per lavorare a certe condizioni.

Se offri una paga troppo bassa o condizioni di lavoro pessime, inclusi scarsa durata dei contratti, orari e turni pesanti o imprevedibili, contributi previdenziali inesistenti (eh cari Cicci che vi state per pensionare con il retributivo, noi la pensione dobbiamo costruircela coi nostri contributi oltre pagare la vostra, tanto per dire), mansioni noiose o ripetitive, beh ci sono moltissime possibilità che preferisca non lavorare per te. Ti pare strano? Eh, ma è proprio così!

Del resto, se vieni da fuori Milano, devi aggiuncerci l’affitto di una stanza (e devi pure trovarla, la stanza, spesso anticipando tre mesi di affitto come caparra). Poi ci metti i trasporti, il mangiare eccetera: quanti soldi puoi guadagnare, ammesso che ti paghino davvero quei 1200 euro che vengono dipinti come uno stipendio favoloso (“Ma come, rifiuti 1200 Euro? Con un contratto precario? Ma che, sei matto?“): spesso ne prendi molto di meno e non hai alcuna speranza di carriera basata su quel lavoro.

Perché uno può anche decidere di lavorare sottopagato e quasi rimetterci, se ha la prospettiva di crescere lavorativamente. Se però mi offri un contratto di sei mesi, che non ha alcun impatto sul CV (ma davvero voi pensate che un’esperienza all’Expo sia qualificante?), pagato poco per lavorare tanto, esattamente, perché dovrei accettare? Specie se ricevo un’offerta migliore dopo poco, come successo ad alcuni che hanno rifiutato: dovrei dire di no perché avevo fatto prima il colloquio per Expo?

Si presuppone che io sia l’unico soggetto economico che non sa calcolare costi e benefici?

Altro sarebbe se io prendessi un sussidio di disoccupazione o qualche altra forma di sostegno al reddito e rifiutassi un lavoro: in quel caso, si potrebbe sostenere che se ricevo il sussidio debba accettare le offerte di lavoro compatibili col mio profilo. Siccome però quelli che hanno rifiutato, con ogni probabilità, non ricevono nessun sussidio né accederebbero a un sussidio una volta finito di lavorare per Expo, non c’è davvero nessun motivo al mondo per cui dovrebbero accettare una offerta che non li convince.

Non sono choosy, semplicemente non sono fessi.

Santé

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