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ilsimplicissimus

Roma Variety: torna Wanda Osiris

di ilsimplicissimus

I media non lo riferiscono o vi accennano soltanto, ma assieme al M5S davanti al Campidoglio c’erano anche i pretoriani di Casa Pound che come tutti gli altri tipi di fasci non trovano di meglio che parassitare le proteste altrui, secondo la natura sociale che li contraddistingue. E dico altrui perché sono stati culo e camicia con Alemanno, una pietra miliare nella corruzione assieme ad alcuni appassionati cinefili di felice memoria, tanto che il sindaco nero ha comprato con i soldi pubblici – come è stata ampiamente riferito dalla stampa locale -lo stabile occupato abusivamente dai poundiani per far loro un cadeau. Insomma poco Pound e molta casa  Ma non è importante sottolineare la pretestuosità ipocrita di questi opportunisti moralizzatori, quanto mostrare come l’esasperazione della gente e la tetragona resistenza del Pd sulla trincea delle poltrone, la sua paradossale auto narrazione di purezza, rischino di provocare saldature inquietanti e di risvegliare il richiamo della foresta.

E del resto come si può sopportare l’immagine di un sindaco palesemente rivelatosi incapace di amministrare che in mezzo alle urla e agli insulti manda baci come fosse Wanda Osiris e fa segni di vittoria? Che abbia del tutto perso il senso di realtà  è evidente. Ma che il Pd romano ( e nazionale) abbia a sua volta perso ogni dignità oltre che percezione di opportunità è altrettanto chiaro. Oddio è anche vero che andando a breve alle elezioni la vittoria dei cinque stelle sarebbe assicurata e che nessuna prospettiva è più allarmante della consegna del potere a opposizioni che non possono vantare lunghe complicità consociative e che avrebbero tutto il vantaggio nello scoprire i verminai ancora sepolti.  Ma a livello strategico è una posizione insensata: alla fine porterà solo discredito tanto più che la difesa ad oltranza di Marino non può nemmeno basarsi su un sindaco capace e stimato.

Tutto questo alla fine non potrà che scatenare gli umori peggiori come già si vede nel Paese. Prendiamo Venezia dove un Casson che non è stato in grado di rigettare fino in fondo le regole “mosaiche”, ovvero del Mose, di mettere in luce una netta cesura col passato, adesso si trova a dover competere sul filo di lana con un prodotto marcio del berlusconismo, un imprenditore – sfruttatore del lavoro interinale, rozzo quanto mai e incapace di comprendere come la tutela della città e non la sua trasformazione in cantiere sia negli interessi economici  dei veneziani. Uno che ancor peggio degli altri devasterà la città in nome di interessi personali ( è imbottito di concessioni e proprietà in laguna) e/o di camarille. Tuttavia la reazione solo parolaia, priva di consistenza, colma di ipocrisia e di tracotanza all’enorme scandalo scoppiato poco più di un anno fa, rischia di portare gli elettori a tentare un’alternativa che non avrebbero mai preso in considerazione in situazioni normali, tanto è vero che elessero a suo tempo Orsoni al primo turno contro Brunetta.

Di fronte al pericolo fioriscono appelli agli elettori del M5S perché votino Casson, ma – attenzione – senza proporre un qualche patto politico come pure il candidato sindaco – ufficialmente a capo di una lista civica – potrebbe avere la credibilità di fare alla faccia di Renzi, perché probabilmente questo finirebbe per disturbare troppo gli assetti di potere. E tutti a dire votate Casson, il movimento deve fare alleanze. Verissimo, fin troppo vero, ma forse bisognerebbe che anche gli altri si degnassero di farle e non solo di chiedere un voto in camera caritatis una volta messi di fronte alla malaparata.

Insomma sia a Roma che a Venezia si incontrano elementi tardivi, abborracciati, privi di strategia, politicamente vuoti e per giunta al limite dell’assurdo: cosa pensare della trovata di Casson di chiamare al capezzale di Venezia personaggi come il titolare della Diesel, una dirigente della Uber e persino l’economista (diciamo così) Francesco Giavazzi l’ultra liberista in forza al Corriere e ben noto per ribadire le stesse cose incurante delle smentite della realtà. Ma dai, sarebbero questi i personaggi del risveglio? Certo l’avversario il Brugnaro detto Brugnetta essendo una creatura dell’energumeno tascabile di venerata memoria dice la solita cosa cosa di destra, vale a dire di non essere né di destra, né di di sinistra. Un dubbio che certamente non si ha leggendo i nomi di Casson: siamo nei dintorni del tea party, della privatizzazione selvaggia, della lotta di classe al contrario. E anche della esclusione degli ultimi, come si evince dalle ultime dichiarazioni sulle quote dei profughi.

Però dove non c’è politica, c’è solo potere. Dove c’è il potere non c’è alcuna cesura col passato. Dove non vi sono cesure non c’è futuro.

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