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micromega

Dove sbaglia Habermas

di Lorenzo Del Savio e Matteo Mameli

Il filosofo e politologo Jürgen Habermas sostiene, come molti altri, che l’Unione Europea soffra di un deficit di legittimità democratica. È una banalità, e come tale è vera. Occorre però intendersi su cosa questo significhi. Habermas ritiene che alla moneta comune non corrisponda un forte e integrato governo comune legittimato da un forte e integrato parlamento dei popoli europei. E ritiene che tale istituzioni risolverebbero il deficit democratico dell’UE. Si sbaglia. In un contesto come quello attuale, una ricetta come la sua servirebbe solo a dare legittimità a un sistema che è solo formalmente e superficialmente democratico.

Il recente articolo – pubblicato in italiano da Repubblica – in cui Habermas dà la sua interpretazione del negoziato tra il governo greco e la troika (i creditori) è interessante. Nella versione integrale, di cui Repubblica ha purtroppo tradotto solo alcuni pezzi, Habermas dice che Syriza ha il merito di aver ripoliticizzato la discussione sul debito, che era stata colpevolmente lasciata in mano ai tecnocrati. Allo stesso tempo però Habermas accusa Syriza di scarsa competenza, di aggrapparsi a una visione etno-centrica della solidarietà, e di non aver fatto alleanze più larghe.

In Europa, le larghe intese sono servite e servono a fare ciò che vuole la troika: è per questo che Syriza, almeno finora, le ha rifiutate. E gli appelli di Syriza alla solidarietà nazionale non sono xenofobi, ma nascono semplicemente dal fatto che le istituzioni europee hanno isolato la Grecia, trasformando un conflitto tra oligarchie e gente comune in un conflitto tra stati. L’accusa di etno-centrismo (di nazionalismo miope e xenofobia) è un’accusa con cui molto furbamente i governanti europei – promotori di un internazionalismo che va tutto a favore delle élite economiche, finanziarie e politiche – stigmatizzano gli oppositori. Habermas, purtroppo, fa il loro gioco.


La battaglia che i greci si trovano a combattere è molto importante per la democrazia in Europa e per tutti i cittadini europei. I greci hanno votato per Syriza sperando che potesse mettere un qualche tipo di veto alle decisioni della troika. Queste sono le decisioni che hanno portato al collasso della produzione e della domanda interna, a livelli altissimi di disoccupazione, a tagli feroci a stipendi e pensioni, e allo smantellamento di componenti importanti del fragile stato sociale greco. Si tratta del tentativo dei cittadini greci di mettere il bastone tra le ruote a quelle istituzioni che hanno portato povertà e miseria. In un certo qualche modo possiamo dire che è il tentativo di portare dei tribuni della plebe all’interno delle istituzioni europee.

Il tribunato della plebe era una carica politica della antica Repubblica romana, la quale non era una democrazia ma un’oligarchia plutocratica. Il dominio dei patrizi (i super-ricchi) sui plebei (i cittadini che non appartenevano ai circoli oligarchici) era istituzionalmente esplicito, e non celato da organismi formalmente egalitari. Forse anche per questo, dopo una serie di lotte, i plebei riuscirono a ottenere la creazione di strumenti di contro-potere per mettere freno agli appetiti delle oligarchie. Il più importante di questi strumenti era il tribunato. I tribuni della plebe avevano il potere di intralciare e talvolta bloccare le decisioni prese dagli oligarchi, così da poter difendere gli interessi della plebe.

Il voto per Syriza è il tentativo di passare dalla occupazione delle piazze all’occupazione di quelle istituzioni politiche che si sono rivelate nemiche della libertà e del benessere della gente comune. Ed è il tentativo di occupare queste istituzioni tramite l’invio a Bruxelles di tribuni della plebe. Tutti i cittadini europei, o perlomeno tutti coloro che non fanno parte delle élite economiche e politiche e che hanno a cuore la democrazia, dovrebbero dare il loro sostegno a questo tentativo.

Occorre purtroppo guardarsi da quegli intellettuali che si son fatti portavoce degli organismi sovranazionali, organismi slegati dalla volontà popolare che operano in difesa degli interessi di pochi. D’altronde è lo stesso Habermas ad ammettere, quasi con imbarazzo, di condividere la concezione di accountability democratica dell’ex vicepresidente di Goldman Sachs, ovvero Mario Draghi.

Non sappiamo se Tsipras e Varoufakis saranno in grado di portare a termine fino in fondo il mandato tribunizio che i greci gli hanno dato. Non sappiamo se tradiranno questo mandato o se i rapporti di forza in Europa saranno comunque tali da portare Syriza alla spaccatura e alla sconfitta. Mentre scriviamo, i negoziati sono in corso, e la situazione è molto complessa e confusa.

Comunque vada, vi è l’urgente necessita di dire chiaro e tondo che la democrazia in Europa in questo momento, non ha bisogno di maggiore integrazione: la democrazia europea, in questo momento, ha un disperato bisogno di tribuni della plebe agguerriti ed efficaci.

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