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ilsimplicissimus

La banca dei Brics e il referendum greco

di ilsimplicissimus

C’è qualcosa che non emerge con chiarezza nella foschia della crisi greca ed è la singolare coincidenza tra il referendum di domenica e l’inizio mercoledì prossimo dell’operatività della nuova banca di sviluppo dei Brics, in occasione del summit fra Cina, Russia, India, Brasile, Sudafrica in programma a Ufa, una cittadina industriale negli urali meridionali, esattamente a cavallo fra l’Europa e l’Asia. Tutto si tiene naturalmente, ma ho l’impressione che i colloqui tra Tsipras e Putin si possano situare ad una intersezione geopolitica che riguarda meno l’eventuale presenza navale di Mosca nell’Egeo o aiuti diretti della Russia ad Atene quanto invece a una possibile copertura della nuova banca aperta a qualsiasi Paese che voglia costruire un ordine economico mondiale alternativo al Washington consensus, imperniato sul Fondo monetario internazionale.

Non è un caso che proprio l’Fmi, uno dei più duri nell’esigere i massacri sociali in Grecia, ora sia l’istituzione finanziaria più possibilista nei confronti di Atene convenendo sul fatto che occorra un corposo taglio del debito greco pur di evitare che il piccolo Paese mediterraneo sia uno dei primi ad orientare altrove la propria bussola. Ma, come accade sempre più spesso con le informazioni che non piacciono alla governance continentale, la notizia del via operativo alla Nuova banca di sviluppo praticamente non è nemmeno comparsa sui media mainstream impegnati a raccontare di sondaggi sospetti sul referendum lanciato dal governo di Atene (tutti condotti da società collegate a gruppi euro – americani) e ad agitare le solite paure.

Ma la paura vera è che si formi un potente contraltare allo strapotere del dollaro e del Fmi grazie anche alla fuga dei Paesi che nei vari continenti vengono tenuti sotto tortura dall’impero. E se man mano gli scambi commerciali dovessero abbandonare l’onerosa intermediazione del biglietto verde per essere effettuate in divise locali, tutto il gioco finanziario e le politiche reazione ad esso collegato salterebbe come un castello di carte.

A guardare bene al fondo non si può non prendere atto che dietro l’inqualificabile comportamento delle elite di Bruxelles, si nasconde un Europa divisa come non mai dalla propria unione: gli intransigenti che vogliono sbattere fuori la Grecia, in realtà hanno forse proprio l’obiettivo di favorire questa ridislocazione mondiale  e di proporsi in futuro come ago della bilancia tra l’Eurasia e l’Euramerica, un gioco molto complicato e rischioso, ma che ci avverte del fatto che niente è come sembra. Prepariamoci a una nuova era dopo quarant’anni di insulsa fine della storia.

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