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Sul #piggate: il conflitto sociale e le maialate delle élite mondiali

Lorenzo Del Savio e Matteo Mameli

Una nuova biografia non autorizzata sul premier britannico David Cameron racconta diversi episodi della gioventù dell’attuale leader del partito conservatore. Fra tutti, quello che ha catturato maggiormente l'attenzione è l'episodio che vede Cameron partecipe, da studente a Oxford, di uno strano rito iniziatico, durante il quale Cameron avrebbe messo le sue private parts (il pene) nella bocca di un maiale, rigorosamente morto.

La biografia è stata scritta da Michael Ashcroft in collaborazione con Isabel Oakeshott, una stimata giornalista con ineccepibili credenziali. Ashcroft è un ricco uomo d'affari che una decina d’anni fa salvò il partito dei Tory dalla bancarotta e contribuì alla vittoria di Cameron nel 2010. Ashcroft ha ammesso candidamente di aver scritto libro per vendicarsi. Cameron non gli diede il posto da ministro che gli aveva promesso come ricompensa per i servizi resi. Ashcroft dice però che, indipendentemente dalle sue motivazioni, le fonti dei fatti narrati nel libro sono tutte attendibili e verificate. E infatti non ci sono state decise smentite ufficiali da parte di Cameron.

Sesso e genitali, soprattutto se in associazione con contesti che elicitano ribrezzo e ripugnanza, non mancano mai di suscitare attenzione. Dunque non sorprende che i social media e la stampa ufficiale si siano scatenati. L’unica eccezione sono stati i telegiornali della BBC, che hanno studiatamente evitato di menzionare la vicenda, con conseguenti polemiche e accuse di censura politicamente motivata.

Puntualmente è riemerso il dibattito tra chi sostiene che i politici hanno il diritto di non rivelare faccende personali e chi invece sostiene che gli elettori hanno il diritto di sapere da che tipo di individui vengono governati. Ma la rilevanza politica del #piggate va al di là di questo dibattito. La vicenda mette in evidenza alcuni dei meccanismi che sostengono quella che possiamo chiamare la solidarietà delle élite.

Uno dei club super-esclusivi – e per soli maschi – di cui Cameron faceva parte da studente nella prestigiosissima Università di Oxford era il Bullingdon Club. Si narra che oltre ad appartenere a famiglie ricche e influenti, per far parte di questo club sia necessario passare diverse prove, una delle quali consiste nel bruciare una banconota da 50 sterline di fronte a un “barbone”. Al centro dell’ideologia e di quelle che potremmo chiamare le pratiche formative di questo gruppo c’è il disprezzo dei poveri e di tutti coloro che non fanno (e non potranno mai fare parte, perché inferiori) delle classi dirigenti.

Ma il sesso orale simulato col maiale morto sembra sia una delle prove di accesso a un altro club super-esclusivo, sempre per soli uomini, la Piers Gaveston Society. Questa società segreta, secondo le testimonianze, organizzerebbe incontri in cui i membri si esibiscono in pratiche sessualmente umilianti, spesso documentate da foto. In tal modo, diventano custodi di segreti sugli altri partecipanti, segreti che, se rivelati, creerebbero scandalo, come appunto nel caso di Cameron.

Riti di questo tipo servono a rafforzare la consonanza di vedute, la complicità, la fiducia e i legami tra gli appartenenti alle élite. Sono meccanismi per promuovere la solidarietà delle élite. Per quanto questi riti siano molto più goliardici e testosteronici, la loro funzione non è molto diversa da quella dei vari meeting (nazionali e internazionali) in cui le élite economiche e politiche si incontrano per cementare amicizie e alleanze, per darsi pacche sulle spalle e raccontarsi barzellette, accompagnando il tutto con prelibatezze alimentari oltre che buonissime (e costosissime) bottiglie di champagne, cognac, ecc.

Gli appartenenti alle élite hanno comunanza di interessi. Si tratta di interessi economici e di interessi di dominio e di controllo su coloro che non fanno parte dell'élite. Sono interessi che hanno bisogno di essere continuamente protetti. Chi sta in alto vuole mantenere la sua posizione di privilegio, e ha bisogno dell’aiuto di altri che stanno in alto per mantenere questa posizione. La solidarietà delle élite è uno strumento di potere.

Ovviamente le élite competono tra loro. Occasionalmente questa competizione porta a faide e litigi in pubblico, come quello tra Cameron e Ashcroft, che ci permettono di vedere cosa succede dietro le quinte. Ma anche se è un fattore normalmente nascosto agli occhi della gente comune, il mutuo soccorso che gli appartenenti alle élite prestano l'uno a l'altro è determinante nelle dinamiche di potere delle nostre società. Questo mutuo soccorso è in genere garantito dalla semplice consonanza di interessi, ma la complicità e i rapporti personali che nascono negli incontri faccia a faccia (corpore praesente!) possono essere molto utili. Questo le élite lo sanno benissimo.

Come d’altronde lo sapevano le organizzazioni operaie dell’ottocento. La storia dei movimenti dei lavoratori, e dei movimenti degli oppressi più in generale, ci insegna che questi movimenti sono forti nei momenti in cui le persone che ne fanno parte hanno la possibilità di creare robusti rapporti di solidarietà, anche tramite la vicinanza fisica e il fare cose insieme (nella fabbrica, nei luoghi dello svago e del dopolavoro, nei campi, nelle piazze, nei siti occupati, ecc.). Con la precarizzazione del lavoro e lo smantellamento dello stato sociale, con la flessibilità e la globalizzazione, le élite economiche e politiche sono riuscite a frammentare alcuni di questi legami di solidarietà, che per loro costituiscono una minaccia.

I riti delle élite generano unità, e le élite usano questa unità per dividere, isolare e indebolire coloro che non fanno parte delle élite stesse: i subalterni. Si tratta della dimensione affettiva, fisica, embodied (per dirla con un termine di moda) del conflitto sociale tra élite e gente comune. In questo sta la vera rilevanza politica del #piggate.

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