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Il farsesco "3 gennaio 1925" di Matteo Renzi

di Emmezeta

Un ficcante articolo di Emmezeta sulla riunione svoltasi ieri della direzione del Partito democratico

Fatte le debite proporzioni —perfino il timorato Cuperlo gli ha detto di non avere la statura del leader, ma solo l'arroganza del capo —il Renzi di questi giorni ricorda per certi aspetti il Mussolini del famoso discorso del 3 gennaio 1925, quello in cui rivendicava apertamente ogni malefatta del fascismo.

«Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!», questa la ben nota affermazione mussoliniana. Ora, per fortuna, i tempi non sono così tragici. Ma evidentemente non era sbagliata la nota osservazione di Karl Marx sul fatto che le vicende della storia si presentano due volte: «la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa».

Ora siamo palesemente alla farsa. Di fronte allo scandalo petrolifero che ha travolto l'ex ministra Federica Guidi —un esempio vivente e colossale di "conflitto d'interesse", non solo e non tanto per l'«aiutino» a colui che dice di considerare «come un marito», ma per le commesse della sua azienda di famiglia, la Ducati Energia, con società a maggioranza pubblica come Enel, Fs e Poste— il presidente del consiglio si è messo a rivendicare tutto il rivendicabile.

L'emendamento incriminato? «L'ho fatto io». C'è un'inchiesta? «Interrogatemi». Dietro a certe opere c'è il malaffare? «Noi siamo qui per sbloccare le opere». Tutte, indipendentemente dal merito? Sembrerebbe di sì: «Siamo governo che sblocca le opere, se è reato io l'ho commesso». E la magistratura? Chissenefrega! «In Basilicata le inchieste sul petrolio si fanno ogni 4 anni, come le Olimpiadi. Non si è mai arrivati a sentenza».

In realtà a sentenza si è arrivati proprio stamane. Per le mazzette di "Tempa Rossa" i dirigenti della Total hanno avuto condanne assai pesanti, peccato che a giugno (i potenti, si sa, riescono sempre a farla franca) scadranno i termini della prescrizione. Il fatto però rimane. Al capo del governo glielo ha ricordato perfino il governatore della Puglia —e suo grande elettore come segretario del Pd— Michele Emiliano. Queste le parole rivolte oggi a Renzi nel suo intervento alla direzione del partito: 

«Ti ho sentito parlare imprudentemente della magistratura di Potenza. Hai detto 'com'è che questa gente non arriva mai a sentenza?'. Qualche ora fa una sentenza è arrivata. Sul centro oli di Viggiano. Praticamente sulla stessa cosa, con gli stessi dirigenti, ovviamente sono cambiate le persone, che sono state condannate a sette anni. Mica a una settimana».

E' chiaro che per Renzi la situazione si va facendo seria. Ed il suo contrattacco, pirotecnico come al solito, ha in realtà un solo scopo: quello di parlare di tutto, purché ci si scordi il cuore di una vicenda di corruzione ben più ampia di quel che si potrebbe pensare.

Nella sua foga occultatrice eccolo allora confondere le opere pubbliche con quelle private, come quella di "Tempa Rossa". Nella narrazione renziana questa banale distinzione salta del tutto. Ci sono solo le «opere», tutte da realizzare per definizione, tutte «bloccate» da un oscuro nemico: la magistratura, la burocrazia, i "gufi", in una parola lo Stato. Quello Stato che dovrebbe farsi piccolo piccolo, mettendo da parte ogni regola per fare da tappeto rosso a lorsignori. La tutela dell'ambiente e della salute? Le norme contro la corruzione? Solo ostacoli posti sulla strada dello «sviluppo», dunque da rimuovere.

Il cialtrone è giunto persino a dire che sono tutte qui le cause della disoccupazione. E questo perché? Semplice, perché «l'Italia di 7 anni fa investiva 40 miliardi di euro in opere pubbliche, oggi 20. Poi ci chiediamo perché cresciamo meno degli altri».

Ecco, qui ogni commento appare davvero superfluo. Un discorso di una tale disonestà intellettuale fa prudere più che altro le mani. Ma guarda un po', da 7 anni mancano 20 miliardi all'anno di investimenti pubblici... e chi l'avrebbe mai detto! Ma ovviamente mancano per via dei "gufi", dei magistrati, dei burocrati e non si sa di chi altro. Mica per i tagli imposti dalle regole e dall'ideologia eurista... Ma per favore!

Cos'altro deve accadere per capire che è giunto il momento di mettere all'ordine del giorno la cacciata di questo governo?

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