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Primarie Usa giochi conclusi? Ed è Trump la disgrazia assoluta?

di Michele Marsonet

SIAMO SICURI CHE HILLARY CLINTON SAREBBE UN PRESIDENTE MIGLIORE DI TRUMP? Michele Marsonet, un po’ a provocare, un po’ a ragionare fuori dagli schemi, ci pone il quesito chiave in questa lotteria presidenziale americana dove il ‘cattivo’ è talmente cattivo da far dimenticare i molti peccati della sua avversaria. «A parte le sparate sul muro ai confini con il Messico, Trump ha invocato il ridimensionamento della Nato, il riavvicinamento alla Russia di Putin e l’allentamento dei legami con alleati quali Arabia Saudita e Qatar». Interessante.

Ora che i giochi alle primarie Usa sembrano essere conclusi con la vittoria piuttosto scontata di Hillary Clinton nel campo democratico, e con quella assai meno attesa di Donald Trump per i repubblicani, è giunto il momento di porre un quesito fondamentale.

Naturalmente si presuppone che, da qui alle vere elezioni di fine anno con la Presidenza in palio, non accadano fatti traumatici e tali da rimettere in discussione tutto. Per esempio che la ex Segretario di Stato non sia colpita da altri scandali veri o presunti. O che i vertici del Grand Old Party non decidano all’improvviso di bloccare la corsa del tycoon inventandosi un candidato alternativo (il quale, però, dovrebbe essere davvero appetibile per nutrire speranze).

E il quesito cui prima accennavo si basa, in sostanza, sugli articoli che si trovano quotidianamente nei mass media tanto italiani quanto internazionali. Secondo la maggioranza – quasi unanime – di analisti e commentatori un’eventuale (e improbabile) vittoria finale di Donald Trump sarebbe una tragedia epocale e densa d’incognite per il futuro non solo dell’America, ma anche del mondo intero.

Qualcuno paventa la possibilità che le dita del tycoon abbiano accesso al celebre bottone che, una volta premuto, farebbe partire le migliaia di testate nucleari di cui gli Usa dispongono. In realtà è il potere decisionale a spaventare, giacché al Presidente eletto spetta per l’appunto l’ultima parola in materia di attacco e difesa. Ragion per cui chi entra nello Studio Ovale per un quadriennio deve per definizione essere una persona equilibrata e sana di mente, a prescindere dalle sue opinioni politiche e dal partito di provenienza.

Chi si pone simili problemi dà ovviamente come scontato che Donald Trump non possieda tali caratteristiche. Occorre riconoscere che i suoi comportamenti nel corso delle primarie, e soprattutto nella fase iniziale, hanno fatto di tutto per giustificare i sospetti. Come minimo gli è stato rinfacciato di essere un individuo “instabile”.

Altri, però, si spingono ancora più in là. Lo scenario evocato è simile a quello del celebre film del 1964 diretto da Stanley Kubrick “Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba”. Solo che, nel film, il Presidente americano era equilibratissimo e teneva a freno militari impazziti e lo scienziato ex nazista interpretato in modo magistrale da Peter Sellers.

Nella realtà, invece, si ipotizza che il ruolo dello scienziato guerrafondaio venga interpretato proprio dal tycoon newyorkese, con tutte le conseguenze del caso. Un’America che diventa instabile come il futuro e improbabile Presidente, e che si mette a menar fendenti a destra e a manca, magari ricorrendo alle armi nucleari.

Si noti che timori simili, sia pure in modo velato, sono già stati espressi da esponenti delle forze armate Usa e – fatto molto significativo – anche da ambienti dell’intelligence. Di qui la tendenza di parecchi circoli repubblicani che contano (per esempio quello dei Bush) a dire che bisogna fermare Trump a qualunque costo, ivi inclusa la possibilità di lasciare la vittoria ai democratici.

Ed ecco il quesito vero. Siamo davvero sicuri che Hillary Rodham Clinton sarebbe un Presidente migliore di Trump? La signora, dalla sua parte, ha l’esperienza in fatto di politica estera, esperienza di cui invece il tycoon è sprovvisto.

Tuttavia la ex first lady ha fornito al riguardo prove per nulla esaltanti quand’era titolare del Dipartimento di Stato. A ben guardare Trump, a parte le sparate sul muro ai confini con il Messico, ha invece invocato il ridimensionamento della Nato, il riavvicinamento alla Russia di Putin e l’allentamento dei legami con alleati quali Arabia Saudita e Qatar.

Questo per dimostrare che la realtà – spesso – non è come ci appare, e che la scelta tra Clinton e Trump è meno scontata di quanto sembri a prima vista. Certo il tycoon non suscita simpatia, ma lo stesso può dirsi della sua probabile avversaria. Mette quindi conto ragionare senza farsi troppo impressionare da mass media addomesticati.

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