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eticaeconomia

Attualità di un riformatore monetario

di Paolo Paesani

Il piano di keynes per la libertà del commercio e il disarmo finanziario

Paolo Paesani presenta le idee principali di Keynes sulle caratteristiche di un sistema monetario internazionale capace di favorire crescita, occupazione, commercio e stabilità dei prezzi, traendole da un recente volume di suoi scritti sull’International Clearing House curato da Luca Fantacci oltre che da un seminario di quest’ultimo. Paesani sottolinea, in particolare, che secondo Keynes il sistema avrebbe dovuto assicurare parità di trattamento a paesi debitori e creditori, una condizione sulla quale anche oggi è urgente riflettere.

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“Che ne direste di delfino? Un delfino nuota, come il commercio, di lido in lido. Ma questo magnifico animale va anche su e giù, fluttua e non è proprio quello che vogliamo. Oppure bisante? E’ il nome, come ha recentemente ricordato in altra sede il segretario finanziario del Tesoro, dell’ultima moneta internazionale che ci sia stato: la moneta d’oro di Bisanzio”. Il 18 maggio del 1943, l’economista inglese John Maynard Keynes rivolgeva queste domande ai membri della Camera dei Lord, nell’ambito di un discorso volto a presentare la sua proposte per l’istituzione di un’Unione Monetariainternazionale, basata sul principio della compensazione, da porre alla base del sistema monetario mondiale alla fine della guerra (International Clearing Union).

All’International Clearing Unionè dedicato il volume Moneta Internazionale, pubblicato il 21 Aprile di quest’anno in occasione del settantesimo anniversario della morte di Keynes, dalla case editrice ilSaggiatore.  Il volume raccoglie alcunisuoi scritti sul tema della riforma del sistema monetario internazionale ed è corredato da un’interessante introduzione scritta da Luca Fantacci, esperto di storia della moneta, docente di storia del pensiero economico all’Università Bocconi di Milano e curatore del volume.

Pochi giorni dopo l’uscita del libro, Luca Fantacci ha tenuto un seminario presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” nell’ambito del corsi di Storia dell’Economia Politica. In questa occasione, Fantacciha discusso, con studenti e colleghi,le idee di Keynes in materia di riforma del sistema monetario internazionale,evidenziandone l’importanza e l’attualità.

All’inizio della sua presentazione, Fantacci ha insistito sulla figura di Keynes come riformatore monetario, impegnato per tutta la sua vita di studioso e di consulente del governo britannico, a immaginare sistemi monetari capaci di favorire la piena occupazione, la stabilità dei prezzi, la crescita, il commercio internazionale. Una sequenza di proposte che inizia nel 1923 con il Trattato sulla Riforma Monetariae termina negli anni ’40 con i progettiper la creazione dell’International Clearing Union.

Rispondendo alle sollecitazioni del governo britannico, che lo invitava a formulare proposte su come organizzare l’ordine economico post-bellico, in opposizione ai piani del ministro delle Finanze tedesco Walther Funk, Keynes comincia a elaborare il progetto dell’International Clearing Unionalla fine del 1940. Lo guidano due obiettivi fondamentali:creare le condizioni per una ripresa stabile del libero scambio a livello internazionale, superare gli squilibri, emersi con particolare evidenzanel periodo tra le due guerre,trapaesi con una bilancia dei pagamenti strutturalmente in deficit e paesi con una bilancia dei pagamenti strutturalmente in surplus.

La convertibilità delle valute in oro e la libera circolazione dei capitali, che avevano caratterizzavano il sistema monetario internazionale fino allo scoppio della primamondiale (International Gold Standard), esponevano i paesi in deficit – tra cui la Gran Bretagna – al rischio costante di fughe di capitali, alimentate dal timore della svalutazione, e a pressioni deflattive, provocatedalla necessità di mantenere i tassi d’interesse a un livello elevato,persostenere il cambio, con effetti recessivi sull’attività economia e sul commercio. La riluttanza dei paesi in surplus a espandere le proprie importazioni acuiva il problema, aggravando le pressioni deflattive e obbligando i paesi in deficit a ricorrere a misure difensive di ogni tipo, dal protezionismo alla deflazione competitiva, con l’effetto di aggravare gli squilibri strutturali e di favorire conflitti economici che di lì a poco sisarebbero trasformati in conflitti di ben altra portata.

Il progetto dell’International Clearing Union nasce per superare questa situazione e come base (insieme ad altre istituzioni)di un nuovo ordine economico internazionale, fondato sulla promozione del libero scambio, sulla composizione degli interessinazionali, sullo sviluppo, sulla pace. «Vincere la pace» è l’obiettivo che anima le proposte di Keynes; «Vincere la pace», senza ripetere gli errori commessi alla fine della prima Guerra mondiale, quegli errori che Keynes stesso aveva denunciato nelle Conseguenze Economiche della Pace, il libro che lo aveva reso celebre nel 1919.

Partendo da queste premesse, Keynes elabora un progetto basato sulla creazione di una nuova istituzione, l’International Clearing Union, e sull’emissione di una nuova moneta bancaria, pura unità di conto, fissata (ma non in maniera irrevocabile) in termini di oro e accettata come equivalente dell’oro da tutti i paesi membri della Clearing Union. Il bancor si affianca alle valuta nazionali, che continuano a circolare all’interno dei singoli stati, e serve per regolare «le transazioni commerciali in ogni parte del mondo». Ogni stato membroè titolare di un conto presso la Clearing Union sul quale viene accreditata una somma iniziale di bancor, proporzionale al valore del suo commercio con l’estero. Col tempo, i paesi esportatori vedrannoquesto saldo aumentare;gli importatori lo vedranno diminuire e trasformarsi in un deficit. I primi andranno a credito nei confronti della Clearing Union, presso la quale accreditano i proventi delle esportazioni al netto di ciò che pagano per le importazioni, i secondi andranno a debito nei confronti della Clearing Union, dalla quale prendono a prestito i fondi necessari per pagare le importazioni.

Per evitare il formarsi di squilibri strutturali, come quelli che avevano minato il sistema finanziario internazionale fra le due guerre, Keynes prevede che tutti gli stati membri paghino una commissione dell’1 per cento sul saldo medio in bancor, che sia creditorio o debitorio, eccedente di un quarto la propria quota. I paesi strutturalmente in deficit possono svalutare la propria moneta in termini di bancor, secondo regole codificate e condivise, evitando le svalutazioni competitive degli anni ’30. I paesi strutturalmente in surplus discutono con il Consiglio direttivo della Clearing Union le misure più idonee per ripristinare l’equilibrio nei propri conti con l’estero potendo scegliere tra la rivalutazione della propria valuta, l’adozione di politiche espansive al proprio interno, la riduzione dei dazi doganali, la concessione di prestiti internazionali per lo sviluppo.

La parità di trattamento tra stati creditori e debitori costituisce uno degli elementi essenziali e più innovativi della proposta di Keynes, così come la raccomandazione di stabilire delle barrierealla mobilità dei capitali a breve termine, per frenare la speculazione senza ostacolare gli investimenti diretti all’estero. Nella visione di Keynes, gli stati debitori sono deboli e vanno aiutati a tornare in equilibrio, dando loro il tempo di adottare le riforme necessarie senza obbligarli ad aggiustamenti draconiani. Al tempo stesso, la forza e la libertà di cui godono i paesi creditori devono essere arginate nell’interesse del libero scambio, dell’equilibrio economico internazionale e della pace.

Chiarito questo punto, si capisce come mai l’interesse per le idee di Keynes e per la sua proposta di un’International Clearing Union sia cresciuto negli ultimi anni, in concomitanza con l’emergere di squilibri strutturali nelle bilance dei pagamenti statunitense e cinese, che hanno portato a tensioni sui mercati valutari e a un forte aumento dell’attività speculativa. Problemi analoghi si registrano all’interno dell’area dell’euro, tra gli stati dell’Europa settentrionale, a cominciare dalla Germania, strutturalmente in surplus e i paesi dell’Europa Mediterranea, strutturalmente in deficit.A partire dallo scoppio della crisi nel 2007-2008, la Banca Centrale Europea si è sostituita ai mercati finanziari internazionali nel finanziamento degli squilibri di bilancia dei pagamenti all’interno dell’eurozona, operando attraverso una sorta di Clearing Union europea, il sistema Target2.

Tuttavia, l’assenza dei meccanismi compensativi previsti dal progetto originario di Keynes (a cominciare dall’impossibilità di modificare la parità tra le valute nazionali e l’euro), l’assenza di barriere capaci di frenare gli investimenti speculativi a brevissimo e breve termine e, soprattutto, l’assenza di parità di trattamento tra paesi debitori e creditori hanno consentito di finanziare gli squilibri, ma non di riassorbirli, aggravando la conflittualità all’interno dell’euro-area e la fiducia nei confronti delle istituzioni europee.   Anche per questo, come ha sottolineato Fantacci alla fine del suo intervento, c’è molto bisogno di tornare a Keynes e ai suoi piani per la libertà del commercio e il disarmo finanziario internazionale.

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