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lantidiplomatico

Renzi, le pensioni e quelle sinistre somiglianze con Pinochet

di Giorgio Cremaschi

Altro che ritocchi, è l'essenza della Costituzione antifascista che viene messa in discussione da governanti sempre più spregiudicati quanto pericolosi. Bisogna fermarli

Solo la libidine di servilismo da cui sono soggiogati i gruppi dirigenti di CGILCISLUIL può aver fatto sì che questi considerassero interessante il progetto del governo sul prestito bancario ventennale, necessario per poter andare in pensione un pò prima.

Del resto, il confronto con la Francia mostra ogni giorno come i grandi sindacati confederali in Italia siano parte del disastro che è precipitato addosso al mondo del lavoro, cioè  siano tra i problemi e non tra le soluzioni. 

La sola cosa giusta e ragionevole da fare sarebbe quella di riabbassare l'età pensionabile dai livelli iniqui cui l'ha elevata la legge Fornero. Ma siccome il governo si è impegnato con la Troika a non toccare quella legge, ecco allora il coniglio che salta fuori dal cappello: il mutuo per la pensione. 

Il governo propone che un lavoratore di 63/64 anni possa andare in pensione prima dei 67/68 imposti dalla legge Fornero, facendo un prestito in banca.

Cioè la banca, a  chi dovesse lasciare il lavoro prima, pagherebbe una simil pensione per i tre quattro anni mancanti rispetto alla scadenza  effettiva della quiescenza. Il pensionato restituirebbe poi la somma dovuta con un mutuo ventennale. Quindi un lavoratore che normalmente ha già il reddito gravato dal mutuo per la casa e per altre spese fondamentali, dovrebbe indebitarsi in vecchiaia per altri venti anni, cioè finirebbe per non prendere  mai la pensione che ha maturato, a meno che non si avvicinasse alla soglia dei 90 anni di età. Inoltre, se sfortunatamente dovesse morire prima del dovuto, lascerebbe al coniuge e agli eredi un debito in più. I mutui non si estinguono per la scomparsa del soggetto titolare. 

Il governo ha fatto capire che potrebbe venire incontro ai pensionati più poveri o più in difficoltà, aiutandoli o sul capitale o sugli interessi. Ma in realtà questi soldi pubblici andrebbero come compensazione alle banche, che sarebbero comunque le prime beneficiarie di tutta la mostruosa operazione.

Io non credo che un pensionato in buona salute e sano di mente, di questi tempi  sia  interessato a indebitare così sé stesso e la propria famiglia per quasi un quarto di secolo. Penso però che il progetto del governo sia stato realizzato per  tre precisi scopi. 

Il primo è quello di venire incontro alla Confindustria, che pur essendo stata una tifosa sfegatata della legge Fornero, sa bene quanto  essa sia difficilmente applicabile nelle sue imprese. Che vogliono liberarsi il prima possibile dei lavoratori più anziani, anche per sostituirli con assunzioni senza articolo 18, sottopagate e  finanziate dallo stato. Finora le aziende che volevano "svecchiare" dovevano ricorrere alla crisi aziendale, usare la cassa integrazione o la mobilità, e magari spendere di tasca propria incentivi ai dipendenti, perché si dimettessero prima della pensione.

Ora, agevolate anche dalla liberalizzazione dei licenziamenti economici realizzata sia da Monti che da Renzi, le imprese potranno spingere i dipendenti anziani ad andarsene prima della pensione, e costringerli ad instaurare il famigerato mutuo, risparmiando sugli incentivi.

A questo esodo non sono interessate solo le aziende industriali ma tutte le imprese a partire proprio dalle banche, che hanno annunciato decine di migliaia di esuberi per i prossimi anni.

Possiamo allora  immaginare l'azienda di credito che caccia il suo stesso dipendente anziano dal posto di lavoro,  mentre poi  lo lega ancora a sé con il mutuo aperto ai suoi sportelli...Quante consulenze farlocche  si preparano! 

Il secondo scopo del governo è quello di addossare al lavoratore stesso i costi del suo logoramento psicofisico. Infatti, se non spinto dalla azienda, chi  potrebbe comunque essere costretto ad indebitarsi pur di uscire dal lavoro? Chi non ce la fa più, chi fisicamente o psicologicamente sia così logorato dalla propria mansione, da essere disposto anche a rischiare la rovina economica pur di essere fuori dal lavoro.

Gli operai,  i macchinisti dei treni, gli infermieri, i tanti sottoposti a vecchie e nuove fatiche e, soprattutto,  le donne a cui tocchi il carico doppio del lavoro duro e della cura familiare. A queste lavoratrici e questi lavoratori una volta i governi promettevano la pensione anticipata per il lavoro usurante, cioè lo stato giustamente avrebbe dovuto farsi carico del danno subito per la durezza del lavoro. Ora invece i lavoratori questo danno se lo pagherebbero di tasca propria, indebitandosi con le banche. Da lavoratori usurati a pensionati sotto usura. 

Infine il terzo scopo del governo è ovvio: aprire al sistema bancario una nuova prateria per i profitti. Che non sono solo quelli preannunciati dai prestiti, ma anche  quelli attesi dall'ingresso in pompa magna del sistema bancario nella previdenza pubblica. 

Questo, secondo me,  è lo scopo di fondo della operazione: avviare la privatizzazione del sistema pensionistico pubblico, affidando sempre di più la pensione al sistema bancario, assicurativo e finanziario. CGILCISLUIL sono poco sensibili oramai su questo tema, perché sempre più coinvolte nei fondi pensionistici e sanitari integrativi. Però qui si avvia un salto di qualità : la trasformazione della pensione da diritto sociale a investimento di capitale. Una volta entrate nel sistema pensionistico pubblico,  ci penseranno le banche stesse ad allargare  lo spazio che viene loro così generosamente offerto dal governo.

All'interno del  quale riscuote sempre più credito il modello pensionistico cileno. Cioè il sistema imposto, su decine di migliaia di cadaveri, dal dittatore Pinochet. Sistema  che ha distrutto la pensione pubblica sostituendola con l'assicurazione privata. Josè Pinero, il ministro  responsabile per conto del tiranno cileno di quella spaventosa controriforma, con strana coincidenza è  in Italia proprio in questi giorni, riverito ospite del gruppuscolo renziano di Scelta Civica. 

A coloro che sostengono che la controriforma costituzionale di Renzi non tocchi i principi fondamentali della nostra Carta, suggerisco di confrontare quei principi con questo progetto di speculazione finanziaria sulla previdenza pubblica. Altro che ritocchi, è l'essenza della Costituzione antifascista che viene messa  in discussione da governanti sempre più spregiudicati quanto pericolosi. Bisogna fermarli.

Comments

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comunauta
Tuesday, 28 June 2016 18:51
E poi le banche fanno storie e sollevano eccezioni se hai 40 anni e chiedi loro un mutuo ventennale, della stessa durata di quello che vorrebbero propinare al babbo, sotto le mentite spoglie di un generoso, disinteressato prestito...
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Vincesko
Saturday, 25 June 2016 18:20
Citazione: “La sola cosa giusta e ragionevole da fare sarebbe quella di riabbassare l'età pensionabile dai livelli iniqui cui l'ha elevata la legge Fornero.[…] possa andare in pensione prima dei 67/68 imposti dalla legge Fornero”.

Fesseria sesquipedale, grave per un sindacalista.
La riforma Fornero delle pensioni (DL 201/2011, art. 24) è soltanto l'ultima di 8 riforme delle pensioni dal 1992, e neppure la più severa:
a) l’allungamento dell’età di pensionamento è stato deciso molto più da Sacconi (DL 78/2010, art. 12) che infatti, da bravo furbacchione, fa lo gnorri - che da Fornero, che, oltre al millantato merito di aver messo in equilibrio i conti previdenziali nel lungo periodo, si prende coraggiosamente anche tutte le critiche e le maledizioni:
- sia portando senza gradualità (fino a 6 anni!) l’età di pensionamento per vecchiaia a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti (66 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi), tranne le lavoratrici dipendenti del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma gradualmente entro il 2021;
- sia introducendo – sempre Sacconi e non Fornero - l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita, (che dal 2019, in forza della riforma Fornero, diverrà biennale), che ha portato finora l’età di pensionamento a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 entro il 2021.
Anche il sistema contributivo l'ha introdotto Dini nel 1995, non la Fornero nel 2011; ella lo ha solo esteso col calcolo pro-rata dall’1.1.2012 a quelli, esclusi dalla legge Dini, che all'epoca avevano già 18 anni di lavoro.
Per un’analisi dettagliata, vedi:
Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2833739.html oppure
http://vincesko.blogspot.com/2015/06/lettera-ai-media-al-governo-al-pd-e-ai.html
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