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kelebek3

Gli assassini di identità e le false piste

di Miguel Martinez

Conosciamo tutti la formula: avviene un fattaccio di sangue, se è uno “straniero” che fa male a un “italiano”, è colpa della Boldrini, se è un “italiano” che fa male a uno “straniero” è colpa di Salvini.

Avendo avuto la sventura di essere personalmente testimone, qualche tempo fa, di quelli che chiamano un fatto di cronaca, so per amara esperienza che può succedere di tutto quando non si ragiona più, e che l’unica cosa che non interessa a nessuno è la verità dei fatti, se esiste.

Però il fattaccio di Fermo è un’occasione per parlare di tutto il mondo immaginario che accompagna eventi simili.

Il commentatore Habsburgicus, prodigiosa e sorridente miniera di informazioni sugli angoli più reconditi della storia umana, scrive,

“secondo me, si vuole trascurare il fatto oggettivo che un’immigrazione incontrollata indurrebbe, con il tempo, un mutamento etnico..e questo a molti non piace”.

E cita come esempio la Lettonia, dove:

“negli anni ’80 il popolo lettone insorse unanime contro il mutamento etnico indotto, o favorito, da Mosca (nel 1989 i lettoni erano il 52 %..senza la perestrojka, entro il 2000 i lettoni sarebbero stati minoranza nel loro stesso Paese e avrebbero subito uno scacco matto, definitivo, in saecula saeculorum) ... i lettoni dissero chiaro e tondo che VOLEVANO CHE LA LETTONIA RESTASSE DEL POPOLO LETTONE..e, non solo grazie a loro, vinsero!”

Non sono d’accordo, ma proprio per questo è interessante il paragone con la Lettonia.

La Lettonia è infatti un piccolissimo paese, con un vicino di dimensioni sterminate, che all’epoca imponeva ovunque la propria cultura e aveva anche il controllo militare del territorio.

L’Italia è esattamente il contrario. Intanto è un paese sovrano. Adesso si alza qualcuno e dice che qui comanda la Merkel, o la NATO, e ovviamente ha ragione. Ma gli italiani non vivono in un paese pieno di funzionari sloveni che ti impongono la loro potentissima lingua, né gli italiani sognano di emigrare in massa a Ljubljana.

Pensateci… quanti marocchini qui cercano di imparare l’italiano, e quanti italiani cercano di impare l’arabo (o magari il berbero?).

Diamo per buona l’affermazione che gli italiani abbiano in qualche modo una “identità”, un misto di abitudini, storia, rapporti familiari, cultura, quello che volete.

Comunque qualcosa che io personalmente amo, confusamente ma profondamente; e che non scambierei con nient’altro.

L’identità italiana è certamente in pericolo.

Il primo, radicale, nemico dell’identità italiana è da sempre lo Stato che si chiama Italia.

Lo Stato ordina che la gente non deve parlare come parla, ma deve parlare come vuole lo Stato.

Lo Stato decide che non conta quello che pensano e sentono le persone che hai attorno, ma che la Verità risiede in un’istituzione, la Scuola, incredibilmente simile a quella di tutti gli altri paesi d’Europa. Persino il pezzo di stoffa che chiamano “bandiera nazionale” ha le stesse misure di tutte le altre “bandiere nazionali” del mondo. E quando lo Stato manda a morire i giovani, mette loro divise quasi indistinguibili da quelli dei loro avversari.

Lo Stato dice che al mondo esistono soltanto due realtà: lo Stato, che possiede risorse sterminate e il monopolio della violenza, e tu-individuo, che devi fare come dice lo Stato (ma in compenso puoi divertirti ogni cinque anni a votare,  nella versione più democratica).

E’ una cosa talmente enorme che non ce ne rendiamo nemmeno conto; ma le diverse sfumature di Stato, dal fascismo alla democrazia attuale, ci fanno dimenticare il Primo Comandamento dello Stato: tu non avrai altro dio all’infuori di me.

Il secondo distruttore dell’identità italiana è quello che chiamano Progresso, che nel giro di un secolo ha diviso le famiglie italiane, ha spostato i singoli italiani in luoghi in cui non avrebbero mai voluto vivere, ha annientato il paesaggio che li circondava, facendoli vivere in casermoni indistinguibili da quelli di San Francisco, di Sarajevo o di Shanghai.

Il terzo distruttore è stato la televisione.

Il sogno inconfessabile dell’Inquisizione – per la prima volta nella storia, un gruppo minuscolo degli imprenditori ha il potere di decidere dell’immaginario di un popolo intero, estraendo contemporaneamente da quel popolo una quantità enorme di ricchezza.

E questo immaginario (i nostri sogni, desideri, affetti…) è costruito secondo un modello che viene da oltre mare. Ma non da oltre il nostro mare, tipo da Tunisi; addirittura da oltre l’Oceano Atlantico e oltre ancora, dagli studi di Hollywood.

Dopo queste tre spaventose bastonate, cominciarono ad arrivare in Italia alcune persone nate all’estero.

Lasciamo perdere di nuovo i moralismi (ho capito, non ce la fate, ma il problema è vostro).

La badante moldava pagata in nero che abbandona i propri figli proprio per poterli mantenere, accompagnando alla morte l’antipaticissima vecchietta italiana, o lo spacciatore peruviano sedicenne che si sente ganzo con le scarpe della Nike e il coltello facile, comunque sono qui perché sentono il potere di attrazione dell’economia italiana.

Santi o bastardi, sono comunque fragili e piccoli.

Nessuno di loro ha la minima aspirazione a imporre alcunché agli italiani.

Anche perché se la badante moldava ci provasse a portare all’Ortodossia gli eretici italiani, ci penserebbero i peruviani a fermarla: in Italia le migrazioni sono tante e non ce n’è una che non sia minoranza.

In mezzo a questo, tutte le minoranze cercano di conservare qualcosa della propria identità, a spizzichi e bocconi.

Tutte le minoranze sanno che il 90% di quello con cui sono partite è perso, ma c’è ancora chi digiuna prima della Pasqua e dipinge icone dopo essere uscito dalla fabbrica, chi la mattina si aggiusta il hijab in testa nonostante tutto, chi si lega i capelli invece in un turbante Sikh, chi a San Giorgio si lava i capelli con le erbe perché si è Rom, chi fa ancora la festa sprecona e rumorosa dei quindici anni dei filippini (o dei peruviani), chi, dopo essersi massacrato di fatica in fabbrica, massacra di botte la figlia perché esce con un poco di buono, chi fa il pane con i dolci colorati del giorno di San Giovanni dei macedoni che non è quello dei cattolici…

(però, e qui nascondo le mie simpatie tra parentesi, quanta ricchezza in più rispetto a quelli che hanno solo cavalcavie e geometri…)

E tolte feste e sogni e fedi, e siccome da un capo all’altro del pianeta, siamo tutti esseri ambigui, chi cerca di cavarsela dando lavoro solo al proprio cugino albanese o facendo dormire un altro cinese nel capannone con documenti falsi…

Ma siete voi che avete voluto che le vostre città fossero fatte da inferni, purgatori e paradisi, collegati funzionalmente da infiniti chilometri di asfalto percorsi da tonnellate di acciaio. In quel preciso momento, avete perso per sempre il diritto di lamentarvi per la vostra cultura/identità/etnia.

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