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gliocchidellaguerra

Barroso, la Ue al servizio della banca

Fulvio Scaglione

Scorre con grande serenità sulla stampa internazionale la notizia che il professor José Manuel Barroso, portoghese, 58 anni, si appresta a diventare presidente di Goldman Sachs, la banca d’affari americana (una delle più grandi al mondo) specializzata nei rapporti con gli investitori istituzionali come governi e multinazionali. Fu Goldman Sachs a contribuire, prima della crisi globale de4l 2008, a diffondere i mutui tossici sub-prime che di quella crisi furono il motore. E fu sempre Goldman Sachs, nel 2009, ad aiutare il Governo greco a rifare il trucco al suo debito pubblico e, quindi, a presentare bilanci fasulli alla Ue. 

Per lavorare a quei livelli occorre avere le entrature giuste. Per ottenerle, la grande banca cura i rapporti con il potere politico. La strada dalla banca alla politica e viceversa è stata percorsa con successo, per fare qualche esempio, da Robert Rubin (ministro del Tesoro di Bill Clinton), Henry Paulson (ministro del Tesoro con Bush figlio, guarda caso negli anni 2006-2009) e Timothy Geithner (ministro del Tesoro di Obama).

Anche l’assunzione di Barroso rientra in questa strategia. Ed è significativo che il più mediocre presidente di Commissione europea (e per dieci anni, dal 2004 al 2014!) che la storia della Ue ricordi, ottenga questo buon posto di lavoro proprio mentre Washington fa pressioni sempre più forti affinché l’Europa firmi con gli Usa il Ttip, l’accordo di libero scambio, e un numero crescente di Paesi europei, Francia e Germania in testa, manifesta la propria diffidenza o insoddisfazione per i termini dell’accordo.

Avrà contato qualcosa, per questo scatto di carriera, anche la fedeltà a suo tempo mostrata dallo stesso Barroso alla linea politica dell’amministrazione Bush. Oltre a proteggere i banchieri creativi, quella Casa Bianca aveva una certa inclinazione a invadere i Paesi altrui e a peggiorare situazioni già critiche. E fu proprio Barroso, allora primo ministro del Portogallo (carica occupata dal 2002 al 2004) a ospitare nelle Isole Azzorre nel 2003 il summit tra José Maria Aznar, George Bush e Tony Blair dove di fatto si decise la guerra contro l’Iraq.

Sono ancora in giro le foto di quel Barroso, gongolante e quasi incredulo di potersi sedere al tavolo dei grandi. Bush ora invecchia nel suo ranch in Texas studiando la vita delle mucche. Tony Blair si è arricchito ma è appena stato sputtanato a livello mondiale da una commissione d’inchiesta del suo stesso Paese. Aznar ha fatto per anni il presidente del Consiglio di amministrazione di News Corporation, la società del magnate Rupert Murdoch, sedendo con illustri esponenti di altre grandi banche d’affari come Morgan Stanley e Rotschild Investment. Barroso diventa presidente di Goldman Sachs. È da complottisti vedere i tutto questo un cerchio che si chiude?

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