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linterferenza

La Gran Bretagna prende le distanze da USA e UE e scommette su Cina e Commonwealth

Antonello Boassa

Ben prima che si svolgesse l’operazione Brexit guidata principalmente dalla Corona, dai magnati del Regno e da M16 (alla vittoria referendaria ha contribuito ovviamente un gran numero di forze con obiettivi diversi o alternativi), la Gran Bretagna era diventata socio fondatore della BAII (Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali: primo azionista la Cina) e non casualmente avevano aderito come membri molti Paesi del Commonwealth, con grande scorno degli States che temono che la BAII possa subentrare come potere finanziaro al FMI e alla Banca Mondiale, strumenti planetari di politica neoliberista gestita di fatto dagli USA. Mentre già da qualche mese era stato firmato un accordo con la banca centrale della Cina* per sviluppare il mercato dello yuan che così potrà avere un trampolino di lancio per la penetrazione valutaria nell’Unione Europea. Nè vanno trascurati gli ingenti investimenti immobiliari del Dragone a Londra nè il fatto che due centrali atomiche* che sembravano destinate ad imprese europee saranno costruite dallo stato cinese.

Londra non vuole più stare alle strette dipendenze degli Stati Uniti perchè Corona ed Mi6*, in particolare, sono consapevoli della perdita del primato economico (vedi Cina) degli States e della sua assoluta egemonia militare (vedi Federazione russa) per cui mantengono l’alleanza e i rapporti privilegiati, ma da pari a pari (non mancherà certo l’apporto di Londra al potenziamento della Nato e allo scontro con l’Orso russo). Nè essere condizionata dalle politiche dell’Unione Europea (va ricordato che l’associazione era piuttosto flebile: oltre a non avere la stessa moneta, Londra poteva non accettare i trattati o gli accordi ritenuti sfavorevoli).

Il distacco dall’Unione Europea avviene per una varietà di motivazioni: innanzitutto il primato asfissiante della Germania, in secondo luogo il caos in cui versa l’Europa (possibili lacerazioni disgregatrici)*, in terzo luogo la perdita sempre più marcata di autonomia dagli States, in quarto luogo la non condivisione delle politiche di governo dell’immigrazione …

La Gran Bretagna si apre alla Cina, aspira a riconquistare il suo ruolo imperiale nel Commonwealth e un ruolo di primo piano nel pianeta grazie ad un’intesa molto stretta con quella che viene giudicata ormai da molti come la prima superpotenza.

Rafforzamento strategico nel Commonwealth (53 Paesi membri ,16 sotto la Corona) grazie ad imponenti investimenti della Cina che, secondo le aspettative della Corona, potranno contribuire ad una crescita impetuosa del prodotto lordo e sopratutto ad un ritorno prestigioso di immagine.

Londra con la sua nuova strategia geopolitica, di cui la Brexit ne rappresenta solo un aspetto ha, in effetti, accelerato un processo che già era avviato da tempo e cioè lo spostamento del baricentro poltico-economico dall’Occidente all’Asia evidenziato dalla caduta della produzione compensata per evitare, o meglio, ritardare, il collasso dalla spropositata massa di titoli finanziari – di cui la gran parte tossici – e dalla ingente liquidità emessa dalle banche centrali più importanti dell’Occidente*.

Ne sia prova l’ultima sessione della SCO (Shangay cooperation organization)* tenutasi a Tashkent negli stessi giorni della Brexit. Hanno aderito alla SCO (allo stato attuale ha un carattere militare di unità contro il terrorismo ma in effetti favorisce anche scambi commerciali e – quel che la contraddistingue – lascia liberi i suoi membri di associarsi anche ad altre organizzazioni “alternative”) due potenze atomiche del Commonwealth: India e Pakistan (come non vedere l’azione diplomatica di Londra) mentre bussano alle porte Iran e Mongolia e ultimamente Egitto, Siria, Israele (consapevole della decadenza degli States anche in Medioriente).

Il raggruppamento eterogeneo della SCO evidenzia la forza di attrazione di un’area geopolitica di tre miliardi e mezzo di persone e di trenta (stimati) miliardi di trilioni di dollari ed altresì – come si è già detto – lo spostamento del baricentro poltico-economico verso l’Asia, spostamento cui ha dato un contributo (se non altro di accelerazione) la Brexit.


NOTE
1) Thierry Meissan ” Il Brexit redistribuisce la geopolitica globale” ,Voltaire 27/6/2016
2) Maurizio Blondet ” Tranquilli , il Brexit è irreversibile . Lo dice il barone di Richmond”, Blondet&friends , 5/7/2016
3) Servizio segreto inglese
4) vedi il Presidente della Repubblica Ceca Milos Zeman che ha dichiarati di essere favorevole ad un referendum popolare sulla permanenza della repubblica nell’Unione Europea
5) Luciano Gallino ha brillantemente evidenziato ,particolarmente in “Il colpo di stato di banche e governi”,Torino 2013 , come l’accumulazione finanziaria sia stata la risposta del capitalismo alla stagnazione produttivistica
6) Membri fondatori : Russia ; Cina ; Kazakistan ; Kirghizistan ; Tagikistan ; Uzbekistan

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