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socialismo2017

Respiro lungo

Mimmo Porcaro

Sul giornale dei padroni, o meglio sul più informato e meno ideologico trai giornali dei padroni, che è poi Il sole 24 ore (ebbene sì, c’è molto di peggio…), Carlo Bastasin, che di quel giornale è una delle migliori penne, guardando alle tragedie naturali ed ancor di più alle prevedibili tragedie economico-sociali che l’assenza di crescita prepara per l’Italia, esorta tutti noi ad uscire dalla logica del respiro corto, a guardare in avanti, a darci la stabilità necessaria per affrontare eventi difficili. Stabilità (recentemente additata dall’ineffabile Marchionne come motivo per votare sì al prossimo referendum) che sembra proprio essere la richiesta principale dell’articolo: “Se una riforma costituzionale è necessaria, ne dovrebbe far parte allora un’innovazione che preveda forme esecutive di lungo termine (corsivo mio, MP) ingaggiando in modo nuovo i poteri legislativo e giudiziario”.

E’ chiaro che qui si va ben oltre la stessa riforma Renzi e si cerca il modo di anestetizzare tutto e mettere quasi per sempre l’esecutivo “al riparo dal processo elettorale”, per dirla con Monti. Perché questo ulteriore rilancio? Perché si sente arrivare la tempesta: l’Italia ha fatto fiasco mentre dal 2009 in poi gli altri paesi hanno recuperato qualcosa; ma ora anche gli altri stanno per rallentare, quindi… “I tempi per la resa dei conti, che coinciderà con l’aumento dei tassi d’interesse in Europa, si stanno accorciando. Per questo bisogna pensare da subito in modo diverso…. C’è molto da fare per le menti più innovative del paese. Si può concordare con i partner europei un piano di trasformazione di lungo termine per il paese, prima che siano i mercati a imporcelo con la loro caratteristica brutalità”. Cosa volete, lorsignori sarebbero disposti a farla finita educatamente con la democrazia, ma se noi populisti (ai loro occhi ormai chiunque dissenta lo è…) non lo accettiamo allora tocca chiamare il mazziere. Deja vu.

In tutta questa storia non ci colpisce tanto “l’ennesimo attacco alla Costituzione democratica” ecc. ecc., quanto l’insistenza sul respiro lungo da parte di chi è abituato a far scelte pesanti di investimento o disinvestimento ragionando su valutazioni trimestrali , e assume, sulla base di oscillazioni temporali minime, decisioni che spostano miliardi. E poi ovviamente accusa “la politica”, e i cittadini a cui essa in qualche modo rende conto, di non essere capaci di “scelte di lungo termine, che scavalcano le legislature”.

Ora: vorremmo far rispettosamente notare che se qualcuno ha mostrato di saper fare scelte di lungo termine è proprio il tanto vituperato “popolo”, che ha accettato i tagli del neoliberismo nella speranza che domani, o meglio dopodomani , qualcosa di buono ne sarebbe pur venuto; che ha puntato sull’Unione europea pur pagando immediatamente prezzi rilevanti e pur pagando in seguito prezzi ancor più salati; che ha accettato, pur se a denti molto stretti, il peggior governo dell’Italia repubblicana (Monti-Fornero, of course ) nella speranza che dopo, magari, chissà… . Da più di vent’anni, insomma, il popolo italiano fa scelte autolesioniste in nome di una qualche prospettiva futura. La sotterranea o palese rivolta attuale degli italiani (e degli europei) è quindi il frutto di una valutazione lungamente ponderata, altro che emotività, immaturità e populismo!

Il popolo ha, in questo caso, il respiro lungo necessario a capire che, dopo anni ed anni di insistenza sull’Europa neoliberista, bisogna cambiare strada. Chi non ha il respiro abbastanza lungo è invece quella sinistra che dovrebbe, in ipotesi, essere di quel popolo la migliore interprete. Il poco che è rimasto di quelle formazioni mostra addirittura di ansimare, ripetendo parole senza significato: unità della sinistra, movimenti, lotte. Parole che evitano bellamente di porre il problema dei problemi: cosa fa una formazione politica quando le condizioni concrete non consentono né di crescere per aggregazioni né di contare su movimenti realmente efficaci? E’ semplice, in fondo: si assume la responsabilità di riempire il vuoto con un autonomo progetto all’altezza della situazione, e quindi all’altezza delle rotture determinate (con le politiche neoliberiste id est con l’Unione europea e col globalismo) che sono oggi necessarie. Ma nessuna delle formazioni attuali è in grado di farlo. Se vogliamo avere il respiro lungo dobbiamo quindi mettere in piedi una nuova forza politica. Nel corso della prossima tempesta, o, magari, un tantinello prima.

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