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gennaro zezza

6 lezioni di Sergio Cesaratto

by Gennaro Zezza

Uscito il primo settembre e già in ristampa il libro “Sei lezioni di economia” di Sergio Cesaratto.

Un paio di giorni dopo l’uscita ero con Marco Missaglia, che mi confessava di stare scrivendo un libro pensato, nelle intenzioni, per la “signora Luciana”. Gli ho risposto che Sergio ne aveva appena scritto uno…

In realtà non è proprio così: la “Luciana” di Sergio è

una persona, cittadina impegnata, che ami prendere un libro in mano

e alla quale ci si può quindi rivolgere con un linguaggio più sofisticato. Anche se l’attenzione di Sergio sembra più rivolta alla marea crescente di persone che sui social networks come Facebook cercano di capirci qualcosa di una crisi economica di cui non si vede la fine, e per le quali non è facile orientarsi, tra l’informazione dei media ufficiali – ormai giustamente screditata – e una “controinformazione” spesso delirante.

Il libro è ben scritto e molto godibile. Si parte da un excursus sulla teoria dei classici, l’economia marginalista, e la teoria Keynesiana, per “dare le basi”. La chiave di lettura è quella dell’economista di formazione sraffiana, come è ovvio, e su alcune affermazioni sui marxisti e su Keynes ci sarebbe da discutere. Ma in generale questa prima sezione è ben fatta: mi ha ricordato a volte il bel libro del 1976 “Il valore” di Claudio Napoleoni, che fu la mia introduzione a gran parte di quanto Sergio racconta.

Dopo aver dato le basi, Sergio spiega la natura della moneta, entrando progressivamente – nel corso dei capitoli successivi – anche su tutti i dettagli tecnici delle operazioni della Banca Centrale: se sia riuscito a renderli comprensibili a tutti non è facile sapere… ma certo anche qui lo stile narrativo rimane divulgativo, ma rigoroso.

Ben fatta anche la ricostruzione storica dei fatti italiani degli anni recenti, con particolare attenzione alle occasioni perse dalla sinistra, e l’analisi delle diverse manovre operate da Draghi per tentare di arginare la crisi (o meglio, salvare l’euro, anche se questo comportava peggiorare la crisi in Grecia e altrove).

Le conclusioni sono pessimiste, e forse è giusto che siano tali. Cesaratto prevede la continuazione del declino italiano, accolto con rassegnazione, o in alternativa un evento traumatico di rottura dell’euro.

Raccomando caldamente la lettura del libro, che costituirà un valido punto di riferimento per orientarsi nel dibattito teorico, inquadrare storicamente gli eventi, capire tutto o quasi del funzionamento della politica monetaria.

Dispiace però una eccessiva vena polemica – che forse non è specifica di Sergio, ma della “scuola” in cui si è formato – che porta a liquidare con una battuta le posizioni di altri economisti critici, come la nostra proposta di moneta fiscale, o quella simile di Marco Cattaneo ed altri…

l’idea di una moneta parallela all’euro che il governo potrebbe emettere distribuendola con un qualche criterio fra famiglie e imprese. Ravvivando la domanda, tale moneta solleverebbe l’economia. Tutti l’accetterebbero nella misura in cui il governo si impegnasse a sua volta ad accettarla per il pagamento delle imposte. Si tratta di una forma mascherata di deficit spending keynesiano, finanziato dall’emissione di moneta – non dalla banca centrale, a cui è fatto divieto dai Trattati europei, ma dal medesimo ministero dell’economia che così se la canta e se la suona da solo. Alla fine (…) tale moneta tornerebbe al governo sotto forma di pagamento di imposte sicché, da ultimo, il bilancio pubblico tornerebbe in pareggio. Nulla da obiettare, ma forse Berlino e Bruxelles non la pensano allo stesso modo: Ccà nisciuno è fesso ci direbbero: deficit spending ed emissione surrettizia di una moneta nazionale non si possono fare. Temo allora che cercare escamotage al problema dell’euro possa fuorviarci dal prendere di petto la drammaticità della situazione.

Non si capisce cosa proponga Sergio per “prendere di petto la drammaticità della situazione”, a meno che non abbia in mente la storia della bella citazione da Fabrizio De Andrè, che apre il volume.

Battute a parte, la drammaticità della situazione dovrebbe spingere tutti coloro che hanno a cuore la piena occupazione e la giustizia sociale a trovare punti di convergenza su azioni concrete.

P.S. Una cosa è sfuggita a Sergio, nella descrizione del funzionamento del QE nell’Eurozona. Come il testo spiega chiaramente, il QE viene effettuato in prevalenza dalle Banche centrali nazionali dell’Eurosistema, che sono autorizzate dalla BCE a creare liquidità a fronte di acquisto di titoli pubblici del proprio Paese. Ma se un Paese decidesse di uscire dall’Euro, e riconvertire i propri titoli in valuta nazionale, la propria Banca centrale nazionale che ha questi titoli nel suo portafoglio per conto della BCE, dovrà garantirne il rimborso in Euro, e non nella nuova valuta nazionale. Il QE, da questo punto di vista, è stato l’ennesimo provvedimento per aumentare il costo dell’uscita dall’Euro.

Comments

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martelun
Monday, 19 September 2016 13:14
www.progettoalternativo.com

Sergio Cesarotto no è stupido, anzi, ma sempre poi sfugge alla proposta, alle proposte.

Solo gli euroimbecilli fanno finta di non sapere , non ricordare che le cambiali erano moneta complementare
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