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Merkel, Wall Street, Obama, Ue al soccorso di Renzi: perché?

di Aldo Giannuli

La Cei, l’ambasciatore americano, la Merkel, Wall Street, le agenzie di rating come Fich, la Goldman Sachs e la JP Morgan, la Ue e chissà chi altro nelle prossime ore, stanno accorrendo tutti al capezzale del governo italiano in vista del pericoloso appuntamento referendario che rischia di diventarne l’infarto finale.

Ormai è evidente che per Renzi la strada è in salita e la probabilità di perdere il referendum è molto più che una semplice ipotesi. E pur di scongiurare questo (per loro) infausto evento, si mettono da parte rivalità e vecchi rancori e si travolge persino la prassi diplomatica per la quale è vietatissimo ad un ambasciatore prendere posizione sulle vicende interne del paese presso il quale è distaccato.

La cosa più divertente è che, salvo la timida ma onorevole uscita di Mattarella, non c’è stata nessuna protesta diplomatica del nostro ministero degli esteri. Se il nostro ambasciatore a Washington, partecipasse, putacaso, ad un meeting della campagna elettorale di Trump o della Clinton o facesse una dichiarazione a favore dell’uno o dell’altro, pensate che il governo degli Usa lo permetterebbe o chiederebbe al governo italiano di richiamare e sostituire l’ambasciatore, persona “non più gradita”?

Qui pare che il governo italiano non rappresenti più il popolo italiano ma sia diventato una depandance del Pd e che, anzi, ringrazi gli Usa per il grazioso appoggio.

E, sempre a proposito di questo: signori parlamentari dell’opposizione e del M5s e di Sinistra Italiana in particolare (di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia non mi occupo) vorreste graziosamente svegliarvi e far qualcosa?

Capisco che siate molto occupati a guardarvi l’ombelico, ma, visto che siete lautamente retribuiti dal popolo italiano, che ne dite di fare il vostro mestiere di opposizione e richiamare il governo al rispetto dei suoi obblighi istituzionali?

Ad esempio chiedendo un dibattito in aula sulle ingerenze straniere nel referendum, o la richiesta al Presidente della Repubblica di richiamare il governo, o anche una mozione di sfiducia al Ministro degli esteri? Morti di sonno, datevi da fare!

Tornando all’asse principale del nostro ragionamento, poniamoci una domanda: cosa gliene importa ai vescovi italiani (che per il Concordato, dovrebbero tenere il becco chiuso sulla politica in questo paese)  se, in Italia, c’è il Senato o no? L’amministrazione americana, che l’ambasciatore qui rappresenta, sin qui ha mostrato ben poche simpatie per Renzi a causa delle sue posizioni sui rapporti con la Russia ed altre questioni di politica internazionale, perché ora lo difende? Quanto alla Merkel sappiamo dei suoi ripetuti scontri con il giullare fiorentino in soccorso del quale si è pronunciata: perché?

Non c’è ragione di credere che Renzi sia diventato improvvisamente simpatico a tutti, il punto è un altro e va messo in relazione alla Brexit. Al di là del merito della riforma renziana, una bocciatura della Riforma suonerebbe come la seconda aperta sconfessione di un governo europeo e questo sarebbe  un esempio molto pericoloso. Napolitano e Monti sono stati espliciti in merito: non sono materie da sottoporre a giudizio referendario, il popolo non deve metter becco in questi argomenti. Il rischio è che a ruota piombino le richieste di referendum sulla Ue, l’Euro o altre materie “sensibili” anche in Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, repubblica Ceca, travolgendo i rispettivi governi come è stato rovesciato Cameron e come lo sarebbe Renzi se vincesse il No. E questo potrebbe preludere al crollo della Ue con effetto domino sugli Usa. Non dobbiamo perdere d’occhio i venti di rivolta elettorale che soffiano su Europa ed Usa come reazione alla crisi ormai quasi decennale.

Le élites dominanti, anzi la élite globale, reagisce mettendo da parte i suoi dissensi interni ed opponendo un fronte unico alla sollevazione popolare.

D’altra parte, la riforma di Renzi dell’”uomo solo al comando” tutta impostata sul ruolo centrale e quasi esclusivo del governo ai danni di Magistratura e, soprattutto, Parlamento si inquadra perfettamente nella “costituzione emergenziale” della globalizzazione (e su questo torneremo): una governance impostata su una sorta di conferenza permanente dei capi degli esecutivi senza impicci parlamentari e tantomeno di organi come le corti costituzionali o, più in generale, del potere giudiziario.

Se avessimo provato a dire queste cose solo due settimane fa, saremmo stati accusati di complottismo, di antiamericanismo pregiudiziale, di passatismo sovranista, di nazionalismo e chissà quant’altro. Oggi, invece, lor signori, con questo inedito spiegamento, rendono immediatamente visibile a tutti lo stato delle cose: l’ordine neo liberista non tollera di essere messo discussione e tantomeno dai popoli dell’Occidente, chiamati ad una leva in massa in difesa delle loro classi dirigenti.

Di questa chiarezza dobbiamo essergli grati, chiarendo quale sia la vera ispirazione di questa riforma che intende abbattere la Costituzione nata dalla Resistenza.

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