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Cari compagni ed amici del Pd, benvenuti nella destra

di Aldo Giannuli

Cari amici e compagni del Pd (ce ne sono ancora di compagni che, a mio avviso,  “sbagliano” restando nel Pd), mi sembra che, dopo la dichiarazione di ieri di Renzi  non ci sia più nulla che non sia chiaro:

<<La questione vera oggi è la destra. E l’elettore di destra oggi si trova di fronte a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito vota Sì >>

La riforma è una riforma di destra, e lui, giustamente, chiede i voti a destra.  

Stando a quel che dice, gli elettori di sinistra starebbero in gran parte con il Si (lui pensa!) per cui basta aggiungere i voti di quelli di destra per vincere. Ma, per andare nel merito che tanto piace al Presidente del Consiglio, questa che costituzione è? Sembrerebbe una costituzione di destra e di sinistra (speculare al “né di destra né di sinistra” di altri). E invece no: è molto chiaro che è una costituzione di destra, anti parlamentare, centrata sul governo e sul potere personale del suo capo, basata su un partito pensato come mero supporto ad esso, con enti locali ridotti ai margini ed una legge elettorale fatta in spregio ad ogni principio di rappresentatività, con poteri di controllo impotenti e dominati dalla maggioranza: è la Costituzione che voleva Licio Gelli. Non a caso qualcuno parla di un progetto che attende da 40 anni ed è giusto: in effetti il Piano di rinascita democratica della P2 è appunto di 40 anni fa.

Ed ancor più somigliante a questo progetto è il precedente Schema R (1973) dove più esplicita è l’ispirazione antiparlamentare. E, dunque, l’appello di  Renzi non resterà inascoltato a destra, anche se una parte non piccola degli elettori voterà ugualmente no per la (giustificatissima e condivisissima) antipatia per il personaggio.

Ma, allora, come spera Renzi di cumulare i voti di sinistra a quelli che invoca dalla destra? Semplice: perché fa affidamento sul tradizionale “patriottismo di partito” degli elettori di sinistra, per i quali “rigt or wrong in my party”. Questa volta, però non è come le altre: qui si parla della Costituzione repubblicana, quella nata dalla Resistenza, contrapposta alla Costituzione della P2 sorta dai dettami delle agenzie di rating.

Ma, cari amici e compagni, da una maggioranza messa insieme fra elettori di sinistra ingannati e vera destra, cosa pensate che possa venir fuori? E’ evidente che il prossimo passo sarà la modifica dell’art 138, magari affidando la revisione ad un qualche comitato di saggi, idea che, prima ancora di Napolitano, fu di Gelli. E poi l’attacco sarà anche alla prima parte della Costituzione che contiene quei diritti sociali e di libertà così aspramente avversati dalla Jp Morgan.

Qui si tratta delle idee base nelle quali centinaia di migliaia (e forse ancora milioni, ancora) di Compagni (uso volontariamente questa parola che sottolineo, perché per me ha ancora un senso) hanno creduto per 20 o 30 anni. Qui la scelta è secca, non c’è patriottismo di partito che tenga, soprattutto non ci sono più alibi: o restare fedeli alla Repubblica ed ai suoi valori, volgendo le spalle ad un partito che non può più essere quello della sinistra, o arruolarsi nelle file della destra di ispirazione neo Piduista senza più complessi e infingimenti.

Scegliete, ma non nascondetevi i termini reali della scelta che è fra la bandiera di un partito, ormai disonorata da anni di tradimenti, e quella della Repubblica, ripeto, nata dalla Resistenza.

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