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micromega

Votare “sì” non è di sinistra

Una risposta a Michele Serra

di Raniero La Valle

Sulla “Repubblica” di domenica scorsa Michele Serra ha ripreso il mio intervento pubblicato su MicroMega dal titolo: “Il vero quesito: approvate il superamento della democrazia parlamentare?”. Egli si mostra d’accordo con la mia “spiegazione” secondo cui la Costituzione renziana è il punto d’arrivo di una restaurazione consistente nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati, concetto da lui definito “folgorante” per quanto è vero. Ma poiché ciò si sarebbe già realizzato da tempo, segnando una sconfitta della sinistra, nella quale lo stesso Serra si annovera, i trenta-quarantenni di oggi non farebbero che prenderne atto.

Secondo questa tesi la riforma Boschi-Renzi non farebbe che tradurre in norme questa nuova realtà, e questa sarebbe la ragione di votare “sì” a questa innocente proposta. Ne verrebbe dunque confermato che il popolo non è più sovrano, sovrani sono i mercati e la nuova Costituzione invece di permettere e promuovere la riconquista della sovranità al popolo, la consegnerebbe, irrevocabile, al Mercato. E poiché le Costituzioni sono destinate a durare, questa è la scelta che noi, sconfitti, lasceremmo a determinare la vita delle generazioni future.

È molto sorprendente che questa posizione (implicita ma negata nella propaganda ufficiale) sia ora resa esplicita e formalizzata sulla pagina più autorevole della “Repubblica”. Certo, non c’è niente di disonorevole in una sconfitta politica. Ma nel passaggio dello scettro dal popolo ai signori del Mercato non c’è solo la sconfitta della sinistra, c’è la sconfitta di tutto il costituzionalismo moderno e dello stesso Stato di diritto: il popolo sovrano è il cardine stesso della democrazia e della Costituzione.

Mettere super partes la nuova realtà per cui esso è tolto dal trono, sottrarre questo mutamento alla lotta politica, accettarlo come un fatto compiuto e finale, non è solo un efficientismo da quarantenni, è una scelta. E se a farlo è la sinistra, non è solo una sconfitta, è una caduta nella “sindrome di Stoccolma”, è un suicidio, ma col giubbotto esplosivo addosso, che distrugge insieme alla sinistra la politica, la democrazia e la libertà.

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Claudio
Friday, 28 October 2016 22:19
Mi trovo abbastanza d'accordo con i concetti espressi, ma mi assalgono atroci dubbi. Corretto dire che 'Votare “sì” non è di sinistra', ma lo è forse votare "no" che è la scelta dell'intera destra? Quindi, probabilmente alla base di tutto c'è un interessato quanto diabolico equivoco di fondo, nel sostenere che con l'attuale costituzione 'la sovranità è del popolo'. Infatti, se il popolo fosse veramente sovrano non credo che avremmo avuto pensioni e stipendi d'oro da un lato, pensioni e salari di fame dall'altro, non avremmo nemmeno avuto gli esodati, non avrebbero potuto imporre il Job act, e così via dicendo. In una parola, non si sarebbero potenziati gli squilibri reddituali tra ricchi e poveri com'è avvenuto e che sono tra i maggiori dei paesi sviluppati. Insomma, andare a votare in questo referendum per scegliere tra due carte costituzionali borghesi, più o meno reazionarie -dal momento che anche quella attuale è stata votata convintamente dall'intera destra d'allora del paese, oltre cioè che dai democristiani anche dai liberali e dai monarchici- sia che si voti in un modo oppure nell'atro non si è di sinistra, lo si è invece se ci si organizza e si lotta per superare l'attuale sistema capitalistico di produzione che porta crisi, disoccupazione e guerre, che non da alcuna prospettiva ai giovani, ma in compenso gli lascia in eredità un immenso debito pubblico da saldare e pensioni che non saranno nemmeno in grado di garantirgli la sussistenza. Basta, dunque, con la commedia degli equivoci da salotto, guardiamo in faccia la realtà e comportiamoci di conseguenza.
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