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Trattamento «alla greca»

Leonardo Mazzei

La «cura tedesca» per le banche italiane. Dal caso Monte dei Paschi all'arrivo della Troika

Non andrà a finire a tarallucci e vino. Subito dopo il varo del decreto governativo mettevamo in guardia sulla veridicità del quadretto quasi idilliaco mostrato dal duo Gentiloni-Padoan. Troppe cose in effetti non tornavano. Una in particolare: che UE e Bce avessero avallato in toto il piano di Palazzo Chigi.

Avevamo anche detto altre due cose: che il quadro si sarebbe chiarito a breve, che dentro l'UE si stavano confrontando due linee diverse.

Le due lettere della Bce, recapitate a Mps ed al Ministero dell'Economia, di certo aiutano a far chiarezza. Gli eurocrati non intendono stare con le mani in mano. Dettano non solo le modalità, ma anche (rideterminandola) l'entità della ricapitalizzazione della banca senese. E' evidente come, in seno alle istituzioni europee, il partito tedesco abbia ormai in mano il dossier scottante delle banche italiane. Ed è altrettanto chiaro l'obiettivo: costringere Roma a capitolare definitivamente, chiedendo aiuto all'Esm (European stability mechanism) ed accettando di conseguenza l'arrivo e le "condizionalità" della Troika. Per dirla in altri termini, siamo ad un passo dal commissariamento del Paese.

A questo ci ha portato la linea irresponsabile del governo Renzi, ma più in generale la scelta di non voler rompere la gabbia della moneta unica.

Il diktat del Supervisory board della Bce è folgorante: per la ricapitalizzazione di Mps non bastano più i 5 miliardi che lo stesso organismo aveva certificato il 23 novembre scorso, adesso - ad un solo mese di distanza - ne servono 8,8 (+76%)!

Le motivazioni "tecniche" di questo aumento non mancano, come vedremo fra breve. Ma ancora più importante è capire la natura essenzialmente politica della posizione assunta da Francoforte. Le due letterine natalizie esprimono la tradizionale linea tedesca: all'Italia non devono essere concesse troppe deroghe, né sulle banche né sul debito, ed il modo di risolvere la questione si chiama Troika.

E' evidente come una simile posizione d'attacco miri non a ridurre, bensì ad aumentare ancor di più le difficoltà delle banche italiane. Infatti, più il sistema bancario nazionale andrà in crisi, più forte sarà la spinta a consegnarsi armi e bagagli ai padroni tedeschi. Naturalmente, un'alternativa ci sarebbe: uscire dall'euro e dall'UE e risolvere la crisi bancaria con la nuova valuta nazionale. Ma questa è una strada che, almeno fino ad oggi, il blocco dominante continua a rifiutare.

Dicevamo delle motivazioni tecniche addotte dalla Bce. Una riguarda l'eterna partita delle "sofferenze", che adesso non si sa più come verrà gestita. Ma ancor più significativo è un altro elemento. Leggiamo dalla letterina di Natale:

«La posizione di liquidità della Banca ha subito un rapido deterioramento tra il 30 novembre ed il 21 dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (da 14,6 a 8,1miliardi di euro) e della liquidità netta a un mese (da 12,1 miliardi, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi, pari al 4,78% del totale delle attività)».

In altre parole, l'improvvida gestione del governo Renzi (mercato! mercato! mercato!) ha provocato una gigantesca fuga della clientela che ora rende più pesante il salvataggio pubblico. Di questo brillante risultato abbiamo già parlato nell'articolo citato sopra. Ma quale sarà invece l'effetto della dirompente iniziativa della Bce, se non quello di indebolire ancor di più la banca nel momento della sua nazionalizzazione?

La gravità della situazione viene ovviamente nascosta dal grosso dei mezzi di informazione. Vale però la pena di segnalare un paio di eccezioni.

«Bce, trattamento alla greca per il salvataggio Monte Paschi» è il titolo scelto dal Sole 24 Ore per un articolo sul tema. Alla «greca», diciamo noi, non solo per l'applicazione ad Mps degli stessi parametri imposti alle banche di quel Paese, ma soprattutto per il medesimo obiettivo politico che l'Europa ha perseguito ad Atene: il commissariamento, appunto.

 

La «cura tedesca» per le banche italiane. Dal caso Monte dei Paschi all'arrivo della Troika

Giovanni Pons, su Business Insider, sceglie la linea dell'attacco frontale al ministro dell'Economia. Titolo non equivocabile dell'articolo: «Padoan sulle banche non ne imbrocca una e così i tedeschi ci mandano la Troika». Netta la conclusione di questo pezzo:

«E se la liquidità del Montepaschi si andasse deteriorando ulteriormente come ha già messo in evidenza la Bce? A quel punto sarà inevitabile ricorrere ai soldi europei (fondo Esm), come hanno già fatto Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro, ma questo tipo di intervento richiede la messa a punto di un piano di rientro con la Troika che ne sorveglia l’applicazione. In pratica l’Italia verrebbe commissariata dalla Germania, qualsiasi governo si alterni dopo le elezioni, per la felicità dei tedeschi. Il ministro Padoan ha sempre smentito contatti con l’Esm ma la sua credibilità è ai minimi visto che per sei mesi è andato avanti a smentire l’esistenza di un piano B per Mps che invece ha visto la luce la notte del 23 dicembre in una congiuntura astrale assai avversa. Ma fino a quando Padoan potrà resistere al pressing germanico?».

Ovviamente, né Pons, né il quotidiano di Confindustria, chiamano in causa l'euro e le sue regole. Ma che questa sia la cornice che rende possibile il furibondo attacco tedesco dovrebbe esser chiaro anche a i bambini.

Vedremo, se alla luce di questi ultimi eventi, il dibattito sulla moneta unica (più precisamente: sulla sua insostenibilità) riprenderà vigore. Di certo il tempo stringe. Lo andiamo ripetendo in un modo che a molti sembrerà forse ossessivo. Il fatto è che ogni altro approccio sarebbe semplicemente irresponsabile.

Proviamo ad immaginarci gli sviluppi del piano di Berlino. Se la Troika arriverà a Roma non sarà solo per vedere il Colosseo. Una nuova stagione di austerità piomberà sul Paese, portando nuovi sacrifici ed una nuova recessione. Non solo peggioreranno le condizioni di vita di milioni di persone, ma la crisi (compresa quella bancaria) si avviterà su se stessa, mentre si tenteranno tutte le forzature antidemocratiche per impedire un qualsivoglia cambio politico.

Uno scenario da incubo, contro il quale occorrerebbe agire da subito. Affinché questo avvenga è necessaria la piena consapevolezza della posta in gioco. Le mosse della Bce hanno almeno il pregio di portare allo scoperto lo sporco gioco delle oligarchie euriste. Di cos'altro c'è bisogno per prendere atto che questo è il momento di reagire? Oltretutto, i venti milioni di NO a Renzi ed alla sua campagna del terrore sono un'ottima base di partenza.

Che tutti si diano una mossa!

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