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piovonorane

Voucher debunking

di Alessandro Gilioli

Argomentazioni difensive quando si parla di voucher:

1. Li hanno fatti i governi precedenti

2. Riguardano una fetta minima di lavoratori

3. Sono nati per far emergere il lavoro nero

4. Quello che conta è punire gli abusi

5. Possono essere migliorati

6. E una volta che li avete aboliti cosa cambia?

 

1. "Li hanno fatti i governi precedenti".

Sì, in buona parte li hanno fatti i governi precedenti quello di Renzi. Il quale ne ha tuttavia alzato del 40 per cento il tetto, favorendone l'espansione. In ogni caso se si vuol bene al Paese più che alla propria corrente, è poco interessante la suddivisione percentuale di responsabilità tra Sacconi, Monti, Fornero, Letta, Poletti e Renzi. È interessante invece intervenire sul tema del precariato acrobatico e del reddito saltuario nonché da fame di una fascia sociale, specie di under 35. Detto ciò, in generale l'obiezione "li hanno fatti i governi precedenti" è da accogliere positivamente, perché contiene in sé l'implicita ammissione che sono una schifezza.

 

2. "Riguardano una fetta minima di lavoratori".

Certo, i voucher sono la punta di un iceberg, quello dei lavoretti sottopagati e precari, senza diritti. Aggiungere un mattone alla costruzione del male - e sostenere che tanto è un mattone piccolo - non mi sembra una buona argomentazione difensiva. Anzi, è logicamente di una debolezza intellettuale imbarazzante.

 

3. "Sono nati per far emergere il lavoro nero"

Sì, certo, sono nati quasi dieci anni fa per far emergere il lavoro nero. Poi però sono stati gradualmente estesi sia per tetto sia per categorie, fino a costituire anche (anche) una forma di impegno sostituiva di lavoro vero e la principale (se non unica) forma di reddito di molti che lavorano così. Quindi rappresentano uno dei tanti sistemi con cui l'erba buona (reddito decente e continuativo, con alcuni diritti costituzionali come quelli alla malattia e alle ferie) viene gradualmente sostituita dall'erba cattiva (lavoretto qua e là quando capita, reddito da fame, nessuna possibilità di programmare la propria esistenza, nessun diritto a malattia, ferie, maternità né a sussidio di disoccupazione quando finiscono i voucher). I voucher sono un passo ulteriore in questa direzione ed è contro questa direzione che si batte chi si batte contro i voucher: è una cosa così difficile da capire?

 

4. "Quello che conta è punire gli abusi"

Punire gli abusi (cioè quelli che fanno lavorare uno dieci ore pagandogliene una in voucher e le altre 9 in nero, così se arriva un controllo estraggono il voucher) era la condizione igienica, minima, proprio di base. Ci mancherebbe che non viene punito chi inganna la legge. Qui stiamo parlando invece proprio della legge e dei suoi effetti sociali (cioè della direzione verso cui muove le cose) quando è usata nel pieno della legalità. Ed è la direzione sbagliata, quella che sta facendo crollare tutto. Ma non lo vedete che ormai la gente vota pure il Canaro della Magliana pur di farvelo capire, che quella direzione è sbagliata? Cosa c'entrano gli abusi? Per gli abusi, c'è (ci dovrebbe essere) la galera; per cambiare la direzione della politica c'è (ci dovrebbe essere) la politica.

 

5. "Possono essere migliorati"

Già: a parte forse la Pietà del Michelangelo, la Saliera del Cellini e una manciata di altre opere d'arte perfette, nella categoria "può essere migliorato" ci sta tutto, nella vita. Qui si tratta di capire se complessivamente sono cosa buona o cattiva, se hanno migliorato o peggiorato la società, se la direzione verso cui portano (precariato estremo, reddito saltuario, nessun diritto di base) è quella giusta o quella sbagliata. Dire oggi "possono essere migliorati" - specie da parte chi li ha peggiorati - è di quelle frasi che costringono a un esercizio di autocontrollo.

 

6. "E una volta che li avete aboliti cosa cambia?"

Una volta aboliti, specie se attraverso un referendum, cambia che forse, una buona volta, anche i più sordi, i più arroccati e i più stupidi capiscono che la direzione di spedire una fascia crescente di cittadini (specie giovani, ma non solo) in un futuro di reddito saltuario, precario e senza diritti è il modo migliore per far esplodere tutto, compresa la sedia su cui posano le terga.

Comments

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eco
Tuesday, 10 January 2017 22:17
I voucher hanno risolto molti problemi a chi non aveva quantità di lavoro da offrire, tale da potersi permettere il lusso di assumere un dipendente (credetemi, per molti è un lusso) e non poteva sostenere l'onere di un'organizzazione del lavoro che diventa complessa solo per il fatto di avere anche solo una persona alle proprie dipendenze.
L'unica alternativa era e rimane il lavoro nero. Questa è la sostanza. Poi, ognuno in ogni cosa puo' trovarci ogni male e ogni stortura possibile.
Specie se si parte dall'assunto che il datore di lavoro è uno sfruttatore che si arricchisce alle spalle dell'onesto lavoratore sottopagato.
Con l'abolizione dei voucher avremo cosi' tolto un minimo di tutela (assicurazione e previdenza) a dei lavoratori marginali, che torneranno ad avere tutele pari a zero. E una possibilità al piccolo operatore economico che ha bisogno di un quantitativo minimo di mano d'opera, di approvvigionarsene in maniera legale e soprattutto, con estrema flessibilità di utilizzo.
Per non parlare di tutti i privati, non titolari di partita iva, che non possono permettersi anch'essi il lusso di un dipendente in pianta stabile.
Quindi la lotta contro il voucher è una lotta contro i poveri, certamente non contro la grande impresa. Una lotta contro i piccolissimi e già marginalizzati operatori economici, già vessati da fisco e normative assurde. Contro quei lavoratori poco specializzati che già vivono fra inoccupazione e precarietà, e per i quali l'abolizione dei voucher non garantirà sicuramente un posto fisso. Contro tutti quei cittadini, non certo i grandi capitalisti, che per qualche volta nella vita avranno avuto la necessità di usufruire anche temporaneamente di una badante, di un operaio per lavori di sgombero o manutenzione, di un bracciante agricolo, e che hanno avuto la possibilità,(seppur con qualche onere in piu' e - non vi sembri poco - una pur sempre burocratica trafila per la gestione del voucher) di retribuire in maniera "regolare" questi prestatori d'opera.
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