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FIFA, che fifa!

di Elisabetta Teghil

foto 444575 550x370La polizia svizzera, giorni fa, si è presentata senza preavviso e in abiti civili all’albergo Baume au Lac, dove soggiornavano molti delegati che avrebbero dovuto partecipare alle elezioni del nuovo presidente FIFA. Si è fatta dare dalla conciergerie le chiavi delle stanze ed è salita direttamente ai piani per procedere agli arresti dei dirigenti che lì soggiornavano per partecipare al voto di venerdì 28 maggio per l’elezione del vertice della FIFA e ha arrestato due vicepresidenti, uno di Cayman e l’altro dell’Uruguay, e i delegati di Costarica, Nicaragua, Venezuela e Brasile.

Alcuni di questi sono stati portati fuori dall’albergo in manette, sono stati videoripresi e le immagini sono state divulgate.

Il procuratore generale degli Stati Uniti, Loretta Lynch, ha dichiarato che le indagini erano state effettuate dall’FBI e che andavano avanti da vent’anni e che i dirigenti FIFA in questione avevano preso tangenti per influenzare la decisione di dove fare questo o quell’altro avvenimento calcistico e che “noi sradicheremo la corruzione del calcio mondiale”. E ha chiesto l’estradizione degli arrestati negli Stati Uniti.

A che titolo non si sa non avendo nessuna motivazione legale perché la FIFA ha sede a Ginevra e gli arrestati appartengono a paesi sovrani e indipendenti.

La giurisdizione dei reati appartiene al paese dove si commette il reato stesso. Gli Usa, violando le leggi internazionali, si arrogano continuamente il diritto di giudicare chiunque e dovunque, ma siccome hanno una doppia morale, rifiutano il giudice legittimo quando i loro funzionari commettono reati all’estero. Per rimanere qui in Italia: i piloti della tragedia del Cermis e gli agenti della CIA che sequestrarono l’Imam di Milano, dei quali il caposettore fu graziato, bontà sua, dall’ineffabile Giorgio Napolitano.

Naturalmente per indagare per tanti anni, l’FBI avrà messo sotto controllo migliaia di persone di tante nazionalità diverse. Ma cosa aspettarsi da un paese che controllava gli alleati, vedi il caso Angela Merkel, e tutta la propria popolazione attraverso il sistema NSA?

La presidente del Brasile, Dialma Rousseff, in un suo intervento all’ONU, ha protestato energicamente perché lei e i componenti del governo erano spiati dagli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti non hanno alleati, ma solo vassalli e tutti sono monitorati perché così gli USA hanno in mano le carte giuste per poter mettere in atto ricatti ed, eventualmente, se necessario, rovesciare governi.

Questo è il senso del furto della pistola d’ordinanza dalla macchina di servizio di Parisi, quando era capo della Polizia di Stato. Questo è il senso dell’arresto, avvenuto da parte dei marines, dell’allora presidente di Haiti, Aristide, per traffico internazionale di droga. Accusa da cui fu assolto diversi anni dopo. Nonché dell’arresto di Noriega, presidente di Panama che, rifugiato nella sede diplomatica del Vaticano, fu da quest’ultimo consegnato, per via delle asfissianti pressioni, alle autorità americane. Noriega, già agente della CIA, cadde in disgrazia quando si mise in testa di rinegoziare le royalties dei proventi del Canale di Panama, facendo la fine di Mossadeq in Iran quando aveva pensato di rimettere in discussione le royalties delle multinazionali petrolifere. Noriega arrestato, estradato negli USA, conobbe la “giustizia” e il sistema penitenziario americano al cui confronto “i piombi” sono alberghi a cinque stelle. Infatti, scontò la pena in una cella a decine di metri sotto terra. Le sue ultime tracce sono a Parigi e, sapendo quanto siano vendicativi e violenti i suoi ex datori di lavoro, si è autocondannato al silenzio più totale. Questo è anche il senso della sentenza di un giudice statunitense che pretende che l’Argentina paghi ai fondi-avvoltoio, naturalmente guarda caso americani, i debiti anche dopo aver dichiarato default.

Tutti sarebbero colpevoli di toccare gli interessi statunitensi e di non soggiacere alle pretese degli USA.

Noriega è scomparso, Aristide, in diverse interviste, fra cui una rilasciata a Naomi Klein, ha ricostruito il suo calvario dicendo espressamente, facendo nomi e cognomi, il perché delle sue disgrazie che sono iniziate quando ha anteposto gli interessi di Haiti a quelli degli USA. Infatti Cristina Kirchner, tanto per fare un nome, è sotto pressione come del resto i governi sudamericani che si oppongono alla politica colonialista statunitense. L’aereo del presidente boliviano Evo Morales è stato costretto nel 2013 ad atterrare a Vienna perché gli Stati Uniti ritenevano che a bordo ci fosse il dissidente politico Edward Snowden. E che dire, infatti, di Julian Assange, rifugiato nell’ambasciata ecuadoregna a Londra praticamente assediata perché gli USA lo vogliono a tutti i costi arrestare con la compiacenza della Svezia? Anche in questo caso sfruttando e montando accuse che mascherano il vero motivo, come per Dominique Strauss Kahn di cui erano arcinote le abitudini sessuali, ma che sono state rese pubbliche per farlo cadere in disgrazia e sostituirlo alla guida del FMI quando ha messo in discussione il ruolo del dollaro.

Ma, ritornando al tema specifico, la corruzione nel mondo sportivo è evidente che non riguarda soltanto il calcio, ma anche, ad esempio, l’assegnazione dei giochi olimpici.

E, a questo proposito, Atene fu scippata delle Olimpiadi del 1996 che le spettavano di diritto perché coincidevano con l’anniversario dell’istituzione delle olimpiadi moderne e i giochi furono dati ad Atlanta, guarda caso la patria della Coca Cola. Ma, tranquilli/e, tra vent’anni un giornalista, sempre americano, racconterà quelle vicende e vincerà il premio Pulitzer.

Il gioco è sempre lo stesso. Quando un evento sportivo, di risonanza mondiale, viene dato ad un paese al di fuori del mondo occidentale e, magari, refrattario agli interessi statunitensi, i giochi vengono boicottati.

I casi più recenti sono le olimpiadi di Pechino del 2008, i giochi invernali di Sochi del 2014 e i campionati mondiali di calcio in Brasile sempre del 2014..

Naturalmente sempre con nobili motivazioni, dicono.

A Pechino per i diritti umani, a Sochi per quelli dei gay e delle lesbiche e in Brasile è stata scoperta la povertà, le favelas e i “meninos de rua”.

Ma il precedente illustre sono le olimpiadi in Unione Sovietica, quando ancora c’era, boicottate perché l’URSS avrebbe invaso l’Afghanistan. Menzogna colossale perché l’URSS era intervenuta in base ad un trattato di alleanza con il legittimo governo Afghano che ne aveva chiesto l’intervento.

L’unica vera invasione dell’Afghanistan è stata quella attuata dagli USA, tutt’ora in corso.

Invece, guarda caso, quando i campionati del mondo di calcio furono assegnati all’Argentina nel 1978 e la coppa fu consegnata dal dittatore Videla, mentre la polizia rastrellava, torturava e uccideva migliaia di oppositori, non ci furono contestazioni e boicottaggi, ma il silenzio totale.

Purtroppo, anche in ambienti di sinistra ci si fa dettare l’agenda politica dal Pentagono e troppo spesso si scoprono feroci dittature, novelli Hitler, massacri di massa, violazioni del diritto internazionale, solo e soltanto nei paesi i cui governi mostrano una qualche forma di autonomia e di indipendenza dagli Stati Uniti.

Il gioco si ripete e qualcuno non vuole trarne insegnamento. Utili idioti o terminale degli interessi statunitensi attraverso la filiera dei Think Tank, delle Fondazioni, delle Ong, delle Onlus?

Un giorno magari sapremo che influenza ha avuto Israele in questa vicenda svizzera dal momento che la FIFA avrebbe dovuto decidere se escludere dalle competizioni internazionali la nazionale e le squadre israeliane così come aveva fatto a suo tempo con il Sudafrica dell’apartheid.

E che dire dei nostri media che brillano per l’omissione, la voluta confusione, il rovesciamento della lettura dei fatti? Come definirli? Servi servili? Noi li chiamiamo collaborazionisti nel senso più compiuto del termine.

L’Italia è un paese occupato dalle multinazionali anglo-americane e queste ultime sono guidate dalla logica del profitto che non si ferma davanti a niente ed è improntata ad una cultura nazista. Tutto è sacrificabile e sacrificato ai supremi interessi dei potentati economico-industriali-finanziari, a qualunque prezzo.

E, per certi versi, le recenti vicende della FIFA ci danno un assaggio di quello che accadrà se sarà sottoscritto il TTIP o se passerà il TISA.

Numerose aziende, banche francesi e banche tedesche sono state pesantemente multate dai giudici americani che si sono arrogati il diritto di giudicarle secondo le leggi statunitensi e, pur essendo istituzioni forti politicamente ed economicamente, hanno preferito pagare per non incorrere in guai maggiori, come del resto ha fatto in questa occasione la Svizzera, obbedendo e rendendosi disponibile.

E le banche, chissà per che e per come, si sono attivate per trovare riscontri alle accuse dell’FBI. In questo ci ricordano le analoghe inchieste interne fatte sempre dalle banche su Assange e su WikiLeaks che portarono al blocco dei conti compreso quello del sito per cui fu impedito e vietato sostenerlo e dare contributi. E ci ricordano anche la polizia, e in questo l’FBI eccelle, che trova sempre quello che vuole trovare.

Una nota conclusiva, ma non secondaria. Il mondo calcistico si è diviso in due: da una parte gli USA e i loro alleati, dall’altra i paesi del terzo mondo.

E, nella loro arroganza, Usa e alleati hanno candidato alla presidenza della FIFA un illustre sconosciuto il cui unico merito è di essere membro della famiglia regnante giordana e di appartenere a un paese , la Giordania appunto, che non ha nessuna tradizione sportiva e tantomeno calcistica, ma che è a disposizione degli interessi statunitensi e, magari, israeliani.

Questo ci fa venire in mente quando l’allora presidente della Roma, Franco Sensi, tentò di mettere in discussione l’oligarchia a guida Juventus che governava il mondo del calcio e si candidò nel 2002 alla presidenza della Lega. In maniera strumentale gli fu opposta la candidatura dell’allora giovanissimo Stefano Tanzi, figlio di Calisto Tanzi che, di lì a pochi mesi, insieme al padre fu coinvolto e incriminato per le vicende del crack di Parmalat.

I recenti arresti e le elezioni del presidente della FIFA hanno coinciso con l’anniversario della tragedia di Heysel del 29 maggio 1985 e, guarda caso, chi si è espresso in maniera forte contro la corruzione nel calcio è stato il presidente della UEFA, Michel Platini, giocatore della Juventus che segnò il gol su rigore, palesemente inesistente, con cui in quella finale la Juventus batté il Liverpool per 1 a 0 e Platini, pur sapendo che il rigore era inventato e della tragedia che era avvenuta sugli spalti, esultò in maniera smodata (quelle immagini hanno fatto il giro del mondo) e l’allora presidente, sempre della Juve, Giampiero Boniperti, scese la scaletta dell’aereo che aveva riportato la Juventus a Torino sollevando la coppa e ridendo in maniera sgangherata.

I resti mortali delle vittime di Heysel furono mandati alle rispettive famiglie, ma queste ultime, con profondo sgomento, scoprirono che nelle bare non c’erano i loro congiunti e che i corpi erano stati scambiati. La Juve si disinteressò di quella vicenda e dei suoi stessi tifosi.

Se il signor Platini è tanto sensibile alla legalità e alla correttezza nel calcio ha un’occasione d’oro: può raccontarci gli anni trascorsi nella Juventus, chiedere a quella società che restituisca quella coppa e proporre la cancellazione di quella vittoria dall’Albo e, magari, spiegarci come la squadra ucraina del Dnipro sia arrivata in finale di Coppa UEFA, eliminando avversari che sul campo si sono espressi molto meglio grazie a così detti “infortuni” arbitrali. Ne sa qualche cosa il Napoli semifinalista.

Il calcio naviga in cattive acque e non può essere altrimenti perché è nel mondo e del mondo è espressione.

I parrucconi di sinistra farebbero bene a smetterla di guardare il calcio dall’alto in basso perché non ci sono compartimenti stagni. Dovrebbero imparare a parlare del calcio per quello che è, un’articolazione della società in cui viviamo, altrimenti continueranno a prendere lucciole per lanterne e a non capire il senso dell’aggressione alla Jugoslavia, all’Iraq, alla Libia, alla Siria, all’Ucraina…e a rendersi complici delle scelte statunitensi facendo da megafono alle loro pretestuose motivazioni, tanto più gravi nella stagione neoliberista che vuole rimuovere tutte le forme di mediazione tra cittadini/e e potere.

Questo è il senso effettivo e reale, al di là delle schermature, del neoliberismo: il potere gestito direttamente dalle multinazionali senza mediazioni e lo Stato delegato a mero esecutore degli interessi e dei dettami dei consigli di Amministrazione.

Joseph Blatter, rieletto, ha dato le dimissioni che saranno effettive a fine anno. Se ne faccia una ragione, poteva anche andare peggio. Esclusa l’impiccagione e il linciaggio, queste sono riservate ai dirigenti, non graditi, del Terzo Mondo, poteva essere condannato e, magari, avere un incidente, destino riservato ai dirigenti, non graditi, dei paesi occidentali.

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