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resistenze1

Quando il populismo è strumento di egemonia del potere dominante

di Enzo Pellegrin

populismo alain de benoist libroIn uno dei più conosciuti e bei frammenti de L'ideologia tedesca del 1846, Marx ed Engels sintetizzavano:

«Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio».

Fin qui tutto bene, ma l'aspetto più interessante non è quello che riguarda la sfera del cosiddetto "conformismo", ma quello delle reazioni dissenzienti, generate da quelle che altrettanto marxianamente si usa definire contraddizioni. Ad un altro marxista del ventesimo secolo, Ernesto Laclau, nelle sue riflessioni sul concetto di egemonia, populismo e strategia socialista, piaceva parlare di "domande insoddisfatte".

Possiamo sperimentalmente annotare come negli ultimi anni della politica italiana, le cosiddette contraddizioni o domande insoddisfatte siano state amministrate da quello che viene spesso definito con un intento spregiativo - impropriamente secondo Laclau - "populismo".

Le contraddizioni della crisi di consenso dei partiti tradizionali, dopo gli anni 80, sono state gestite con concetti populisti come "il cancro della corruzione", il "parassitismo corrotto del sud del Paese", concetti di volta in volta utilizzati da partiti come la Lega, ma, anche successivamente e proficuamente - almeno per il primo concetto - dal Movimento Cinque Stelle.

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crs

Per non fare afflosciare il soufflé. Spunti per un nuovo soggetto della sinistra

di Alfonso Gianni

souffle g0e1e16dc2 1920 1024x808Non potendo certo competere con la conoscenze e le abilità culinarie di Andrea Amato – così bene illustrate nel suo articolo pubblicato in questo sito lo scorso 2 novembre – mi limito, probabilmente in modo più noioso per l’eventuale lettore, a soffermarmi sul senso dell’apologo del soufflè. Ovvero la necessità della costruzione nel nostro paese di un nuovo soggetto politico di sinistra. Non è, almeno per chi scrive, un argomento inconsueto. Se ne parla in diversi modi da circa vent’anni. In particolare da quando i grandi movimenti contro la globalizzazione hanno fatto il loro ingresso sulla scena della politica nazionale e mondiale. Lì si perse senza dubbio un’occasione che poteva essere quella di fare incontrare il movimento dei movimenti con un pensiero politico alternativo al quadro dominante e dare così l’avvio alla costruzione di una forza organizzata che avesse stretti ed interni legami con un largo movimento di massa antagonista. Più o meno così è accaduto in Spagna tra gli Indignatos e Podemos.

Ma non accadde in Italia, certamente per maggiore responsabilità dei gruppi dirigenti delle formazioni della sinistra d’alternativa che quella delle avanguardie di quel movimento che dette vita a manifestazioni memorabili, Genova in primis. Neppure il riferirsi al Partito della Sinistra Europea, cercando di promuoverne l’iscrizione individuale diretta – come si è tentato di fare quando Fausto Bertinotti aveva la presidenza di quel partito – ha avuto successo. L’idea era proprio quella di sfuggire alla frantumazione in tante piccole case delle forze della sinistra di alternativa, trovando una unità a un livello sovrannazionale. Il tentativo non ha funzionato anche perché l’attrattiva del Partito della Sinistra Europea è stata ed è molto bassa.

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ilponte

Per farla breve, il Socialismo

di Lanfranco Binni

apg F1 L11A5531Della situazione politica italiana dopo le elezioni del 25 settembre è facile avere una visione distorta se si scambiano per dati reali i trionfi e i gemiti e i sussurri di un sistema politico che ne è uscito a pezzi. L’astensione al 40% ridimensiona e relativizza i dati elettorali: il nuovo governo della coalizione di destra è espressione di un quarto degli elettori ed è stato premiato unicamente dalle regole perverse del sistema elettorale; nella coalizione di destra, alla vigilia dell’incarico a FdI sono già all’opera le contraddizioni interne e gli interessi concorrenziali dei gruppi di potere; il governo è maggioritario nella scena parlamentare, ma minoritario nel paese: non ha vinto la destra, ha perso il cosiddetto centro-sinistra, politicamente inesistente e frantumato nelle sue componenti interne neoliberiste e pseudo-riformiste. Ma il dato principale è la crisi definitiva del sistema politico, di una sedicente “democrazia rappresentativa” che, morta la “sinistra” storica, non rappresenta più le classi popolari che l’aveva espressa. Il ricambio dei gruppi dirigenti sarebbe oggi affidato, sotto la garanzia del gesuita Rasputin della finanza e dell’atlantismo statunitense, alla destra neofascista erede del fascismo storico e delle pratiche stragiste dagli anni sessanta in poi, con tutte le sue articolazioni “patriottiche” e internazionali. Il tutto in presenza di una crisi internazionale del capitalismo occidentale che reagisce con i tradizionali strumenti della guerra in difesa di un mondo unipolare a guida statunitense reso insostenibile dal rafforzamento di una tendenza multipolare che unisce sempre più una parte maggioritaria del pianeta, e sullo sfondo il panico di una catastrofe climatica in atto a cui si pensa di reagire con la corsa alle materie prime come se fossero le ultime di cui impadronirsi, con la corsa alla guerra in tutte le sue forme anche come investimento produttivo. Ma il quadro è molto più complesso delle semplificatorie narrazioni della “propaganda fide” occidentale.

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comedonchisciotte.org

Rigassificatore, a Piombino si gioca il futuro energetico dell’Italia

di Verdiana Siddi e Massimo Cascone

465rfghjioC’era una volta una terra baciata da tramonti struggenti e accarezzata dalla schiuma che diede luce alla dea Venere, e sette son le perle che dal suo collo andarono in dono al mare davanti a Piombino.

In cerca del brivido degli affari se ne andava in giro un certo Roberto Cingolani, da docente a direttore scientifico per importanti istituti, poi per grandi multinazionali, fino a diventare direttore non esecutivo nel consiglio di amministrazione della Ferrari, ma fu da ministro che egli si occupò di enormi rigassificatori di gas liquido statunitense, il più osceno di tutti lo volle in dono al mare davanti a Piombino.

***

Sono passati solo pochi mesi da quel fatidico 7 aprile, quando Mr. Draghi pronunciò in conferenza stampa l’altrettanto fatidica frase:

Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Di fronte a queste due cose, cosa preferiamo: la pace oppure star tranquilli con l’aria condizionata accesa tutta l’estate?

Da allora molte cose sono cambiate – per non dire peggiorate: la guerra non è stata affatto fermata dalle famose sanzioni che “avrebbero dovuto mettere in ginocchio l’economia russa” (semi-cit.), ma anzi continua a essere alimentata dall’invio di armi; l’inflazione, o meglio la speculazione, ha portato i costi delle materie prime alle stelle; i più recenti avvenimenti (1) hanno messo in serio pericolo la nostra fonte sicura di metano, quella russa, il cui impianto è ancora funzionante ma con un flusso drasticamente ridotto a causa delle sanzioni e, Austria a parte, adesso non si tratta più di accendere l’aria condizionata d’estate ma piuttosto di non morire di freddo d’inverno.

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sinistra

Draghistan: dalla coscienza di classe al letargo della consapevolezza

di Luca Busca

berlusconi draghiPer avere un’informazione completa bisogna anche leggere e ascoltare i media mainstream. Per questa ragione mi sottopongo quotidianamente allo stillicidio di leggere Repubblica e altri improbabili quotidiani, oltre a un paio di settimanali. La sera poi mi tocca il supplizio alternato del TG1, con i suoi servizi melensi da libro Cuore, o del veleno inoculato dal Mamba Mentana sulla 7. Negli ultimi giorni, su tutti questi media, imperversa il pianto del coccodrillo piddino. Mi ha particolarmente colpito la relazione del segretario Letta che “non ha risparmiato dure critiche al partito e a se stesso”.

Secondo il “nipote di suo zio” l’errore più grave del PD è stato quello di sacrificarsi per il bene del paese assumendosi le responsabilità dei governi “tecnici” di larghe intese che ormai caratterizzano la politica italiana. Quindi il “chierichetto di De Mita” ha sentenziato, con il plauso di tutta la dirigenza del partito, che “mai più al governo senza aver vinto le elezioni” e “quando il prossimo governo cadrà, chiederemo di andare alle elezioni, basta governi di larghe intese ...”. In poche parole la strategia vincente adottata dalla Meloni. In sostanza, l’ennesimo segretario democristiano che il PD si è regalato, come programma politico propone di copiare il compito in classe dalla compagna di banco!

La pesante autocritica non fa parola degli errori commessi e delle responsabilità che il partito ha avuto e ha ancora nella disastrosa gestione della pandemia; nell’aver condotto il paese in una guerra insulsa che sta massacrando economicamente la popolazione italiana; nella soppressione del diritto al lavoro, per non parlare di quelli civili; nell’appropriazione indebita dei beni comuni; nel massacro della scuola e della sanità pubblica; nella altre varie ed eventuali.

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gliasini

Fuga o protesta?

di Mauro Boarelli

05.1 goya T 1 1320x988Cosa dicono i numeri (e cosa non dicono)

La previsione si è avverata. Il partito (post)fascista è stato quello più votato alle ultime elezioni politiche. Per la prima volta nella storia del dopoguerra il governo sarà guidato da una personalità proveniente da una cultura politica antitetica a quella che ha dato origine all’Italia repubblicana, una cultura avversata nella lotta politica, nelle carceri e al confino, nella guerra partigiana da tutte le correnti di pensiero che hanno cooperato nella scrittura della Costituzione. Un mutamento di paradigma sintomo e causa al tempo stesso della lunga crisi del sistema politico e rappresentativo che giunge ora a un punto di svolta.

Certo, il dato elettorale va contestualizzato. L’affermazione della destra non è così netta come emerge dalla distribuzione dei seggi. La coalizione, infatti, ha ottenuto circa 150.000 voti in più rispetto alle elezioni precedenti, un incremento molto modesto. L’effetto valanga è dovuto unicamente a una legge elettorale che distribuisce un numero rilevante di seggi in modo del tutto abnorme rispetto al reale peso elettorale, una legge targata Pd e concepita da un ceto politico incapace e irresponsabile. La maggioranza parlamentare (e di conseguenza la composizione del governo) sarebbe stata diversa se gli strumenti della democrazia rappresentativa fossero stati usati tenendo fermi i principi costituzionali, ma in ogni caso l’espansione impressionante di Fratelli d’Italia (che aumenta del 410% i propri voti) è un segno inequivocabile del mutamento culturale in atto.

L’altro aspetto centrale del mutamento è l’astensionismo.

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sinistra

Draghistan: “la libertà non è un spazio libero, la libertà è partecipazione”*

di Luca Busca

 

Analisi del voto

Il giorno dopo le elezioni ogni partito celebra la propria vittoria. Risulta, infatti, difficile trovare un dirigente di partito che riconosca la propria sconfitta, i propri errori e soprattutto che chieda scusa al popolo che ha tradito con le proprie azioni politiche. Se andiamo a guardare, però, i risultati effettivi ci si rende conto che la realtà è completamente diversa e, ad ogni tornata elettorale, diventa sempre più evidente. Qui sotto vengono riportati i dati numerici degli elettori dei singoli partiti con le percentuali calcolate sul totale degli aventi diritto invece che sui votanti.

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ilponte

Il programma economico e sociale di Fratelli d’Italia

di Luca Michelini

Neloniconfstampa 687693Non esiste un’ampia letteratura scientifica sul partito di Fratelli d’Italia. Fino agli inciampi politici della Lega, del resto, FdI sembrava essere un partito privo di alcuna centralità politica. Il governo Draghi, riunendo tutti gli altri partiti (esclusa SI, certo, tuttavia marginale sul piano parlamentare e tradizionalmente succube del Pd), ha fatto il gioco di chi stava all’opposizione. Manca, soprattutto, un’indagine sistematica sulla cultura e sul profilo sociale della classe politica di questo partito. Mi concentro, dunque, solo su alcune fonti di informazione: anzitutto sul programma, che è pubblicato sul sito del partito.

La prima cosa che si può evidenziare è una certa continuità storica con una parte della tradizione della destra italiana, che affonda le proprie radici nel Ventennio. Con questo non voglio rispolverare la questione della natura ancora fascista del partito, accodandomi al coro di chi, in vista delle elezioni, sventola il pericolo nero dopo aver fatto di tutto, sul piano politico e sociale, per alimentarlo. Mi limito, invece, a constatare linee di continuità, segnalando anche quelle di discontinuità. Il mio intento non è polemico, ma analitico. In ogni caso, nel simbolo del partito ancora campeggia la fiamma tricolore, segno di una ricercata e ostentata continuità.

La destra fascista appare come il riferimento culturale e soprattutto programmatico del partito. Sì, perché il fascismo ha avuto una destra e una sinistra, che ha avuto un afflato sociale, come sappiamo. La destra fascista aveva come punto di riferimento una cultura economica saldamente ancorata alla tradizione liberale ed esaltava la cosiddetta libertà del lavoro. Negli anni venti questa libertà aveva un connotato esplicitamente e fondamentalmente antisocialista e antidemocratico, avversando qualsivoglia politica economica redistributiva.

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sinistra

Draghistan: nessuno ha osato disturbare the sound of silence*

di Luca Busca

the sounds of silenceChe questa sarebbe stata una campagna elettorale anomala lo si era già capito quando, a luglio, Draghi e Mattarella di comune intesa realizzarono il golpe bianco indicendo elezioni a settembre. Normale, quindi, che tra un ombrellone e un trekking la campagna elettorale partisse al rallentatore, molto meno che lo rimanesse anche a settembre.

Il PDF (Partito Democratico Fascista) ha evitato in qualsiasi momento di esprimere contenuti politici puntando tutto sull’esigenza di fermare il fascismo insorgente con la vittoria della Meloni. Fascismo peraltro ampiamente confermato dal rifiuto opposto dalla Pausini alla richiesta di cantare Bella Ciao. La Meloni dal canto suo ha osservato un assoluto silenzio per evitare di passare da fascista, si è prostrata all’altare della Nato mantenendo un profilo basso. Solo due piccoli interventi, frutto dell’utilizzo di sostanze stupefacenti di pessima qualità, sul “diritto a non abortire” e sul lesbismo dilagante di Peppa Pig hanno mostrato la tempra di chi non molla. La Lega sottovoce ha ricordato che gli immigrati ci rubano il lavoro, la corrente elettrica e le barche a Lampedusa. Berlusconi ha solo ceduto i suoi pezzi migliori (Carfagna, Gelmini e Brunetta) al Grande Centro, per poter meglio “inciuciare” con l’Agenda Draghi al fine di continuare ad affossare l’Italia. Il M5S con toni sempre molto pacati ha ricordato al proprio elettorato tutte le stronzate fatte, negando le proprie posizioni in merito a pandemia e guerra. I “cocomeri” finita l’estate, come è normale che sia, sono scomparsi, contenti dell’elemosina di qualche seggio concessa dal PD.

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carmilla

Il babau fascista e la (solita) tiritera antifascista

di Sandro Moiso

maxresdefault«Fin da molti anni addietro, noi affermammo senza esitazione che non si doveva ravvisare il nemico ed il pericolo numero uno nel fascismo o peggio ancora nell’uomo Mussolini, ma che il male più grave sarebbe stato rappresentato dall’antifascismo che il fascismo stesso, con le sue infamie e nefandezze, avrebbe provocato; antifascismo che avrebbe dato vita storica al velenoso mostro del grande blocco comprendente tutte le gradazioni dello sfruttamento capitalistico e dei suoi beneficiari, dai grandi plutocrati, giù giù fino alle schiere ridicole dei mezzi-borghesi, intellettuali e laici». (Amadeo Bordiga, intervista a cura di Edek Osser – estate 1970)

A pochi giorni di distanza dalla “fatidica” data del 25 settembre, è difficile dire quanti saranno gli elettori che si presenteranno, convinti e con la tessera elettorale in pugno, ai nastri di partenza dell’ennesima e gaglioffa tornata elettorale.
A giudicare dai risultati degli ultimi anni, pochi. Molto pochi. Considerato soprattutto il fatto che, nell’attuale competizione, a farla da padrone sono stati più i nomi e le poltrone “garantite” dei candidati che non i programmi. Ma se anche così non fosse, vale comunque la pena di sottolineare come l’uso dei termini “fascismo” e “antifascismo” abbia ancora una volta caratterizzato la propaganda di una sinistra sempre più esangue e asservita alle esigenze del capitale nazionale e internazionale.

L’attuale farsa elettorale, infatti, vede le sinistre, più o meno parlamentari di ogni grado e risma, ricorrere ancora una volta all’espediente narrativo, già troppe volte visto in scena sia sui palcoscenici istituzionali più importanti che nei teatrini politici più scadenti, secondo il quale l’elettore “di sinistra” dovrebbe accorrere alla chiamata alle armi per difendere nell’urna la “democrazia” e la costituzione dall’ennesimo e vile assalto “fascista”.

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ilpedante

Astensionismo, democrazia, mercato

di Il Pedante

crisi partitiCome si ripete ovunque, incombe sul prossimo appuntamento elettorale il convitato di pietra dell’astensionismo, il «partito» che negli ultimi tempi raccoglie la maggioranza – spesso anche assoluta – dei consensi. Molti temono l’astensionismo, altrettanti lo auspicano e lo raccomandano: spesso, e in entrambi in casi, per gli opposti motivi. Insomma la democrazia, stanca, delude e perde appeal, ma sarebbe sciocco addebitarne la responsabilità agli elettori, a chi cioè certifica una sofferenza e non a chi la infligge o la ignora.

Il presupposto minimo di una democrazia rappresentativa è che negli organi decisionali siano rappresentati più o meno proporzionalmente i bisogni e le idee di tutti i cittadini. Fallito il presupposto, fallisce il concetto. Ora, dal 2018 a oggi non si sono solo visti gli opposti partiti con i loro opposti programmi approvare le stesse leggi nelle stesse compagini governative, in barba alle collocazioni di chi li aveva eletti. Al di là dei colori, il principio di rappresentanza è stato tradito nei fatti che hanno inciso di più sulle esistenze dei cittadini. La ferita ancora aperta delle discriminazioni sanitarie ha messo in evidenza la marginalizzazione politica pressoché totale degli elettori avversi a queste misure, il cui numero, benché mai seriamente stimato, parte dal 15% di coloro che non hanno mai ricevuto le due dosi del ciclo vaccinale primario, si aggiunge al 17% di chi non ha fatto la terza dose e si estende ai tanti (altrettanti? di più?) che hanno subito la crociata farmaceutica controvoglia o almeno disapprovato i metodi con cui la si è imposta. Qualunque sia il risultato finale, si tratterebbe di percentuali sproporzionatamente alte rispetto al 12-13% dei parlamentari che hanno ad esempio votato contro l’obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni, o bocciato l’estensione del «super green pass» nei luoghi di lavoro.

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cumpanis

Servizi segreti Usa: irrompono nelle elezioni italiane e votano PD

di Fosco Giannini

Immagine servizi segretiA pochi giorni dalle elezioni politiche nazionali in Italia (25 settembre), di nuovo entrano violentemente in campo, col plateale obiettivo di condizionare fortemente, persino di determinare, l’esito elettorale, i servizi segreti americani.

Il rovesciamento dei ruoli e del senso politico delle cose è da teatro dell’assurdo, un Rhinocéros di Ionesco. L’accusa non dimostrata, rivolta dai servizi segreti Usa alla Russia, è quella di finanziare alcune forze politiche nel mondo al fine di dirigere e decidere i vari passaggi elettorali. L’assurdo è che i servizi segreti americani lancino queste loro accuse durante le fasi elettorali in corso, come le attuali in Italia, divenendo così essi stessi, la Cia, la Space Delta 7 e tutta l’intelligence statunitense, i veri soggetti cinicamente manipolatori degli esiti elettorali.

I servizi segreti Usa utilizzano a piene mani l’“arte” della furbizia, ma non devono aver letto Machiavelli, che sosteneva che il Principe dev’essere sì furbo, ma non troppo se no diviene un imbecille.

A che cosa siamo di fronte, in Italia, in questi giorni? Alla “rivelazione”, da parte dei servizi segreti Usa, che la Russia avrebbe devoluto, dal 2014, 300 milioni di dollari a partiti di diversi Paesi del mondo. Naturalmente, affinché questi partiti facessero gli interessi di Mosca nel loro Paese e, magari, vincessero le elezioni.

Colpisce immediatamente la data d’inizio dei supposti “aiuti russi”: il 2014, secondo la CIA, e cioè lo stesso anno del golpe nazifascista di Kiev, lo stesso anno della controrivoluzione Usa-Nato con la quale si fa violentemente fuori il legittimo presidente ucraino, non certo filo americano, Viktor Janukovic e inizia la nuova era del risorto movimento Bandera, che viaggia sui carri armati del Battaglione Azov.

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laboratorio

Un voto per la ricostruzione di una rappresentanza di sinistra in parlamento

di Domenico Moro e Fabio Nobile

0 J3apbYePcXtlQmZQLe elezioni del 25 settembre si terranno in un quadro complessivo fortemente deteriorato e in via di peggioramento per quanto riguarda la fase finale del 2022 e soprattutto il 2023. Chiunque vincerà la competizione elettorale si troverà ad affrontare una situazione difficile, caratterizzata da un peggioramento delle condizioni economiche e sociali a livello interno e da un inasprimento delle contraddizioni internazionali.

 

Il quadro economico

Cominciamo dal quadro economico. L’Italia viene fuori da una recessione, durante la fase del Covid 19, che era stata tra le più profonde tra i Paesi avanzati. Nel 2021 la crescita è stata forte, ma non tale da permettere una ripresa completa fino ai livelli economici pre-pandemia. Il 2022, secondo l’Ufficio Parlamentare di bilancio (Upb), dovrebbe chiudersi con una crescita del Pil del 3,2%. I problemi emergeranno nel 2023. Infatti, le sanzioni economiche contro la Russia stanno realizzando lo scenario peggiore tra quelli ipotizzati dagli analisti. I tagli all’esportazione di gas verso l’Europa operati dalla Russia come risposta alle sanzioni e all’invio di armi all’Ucraina, unitamente alla siccità che ha ridotto la produzione idroelettrica e alla fermata delle centrali nucleari in Francia, hanno accentuato la crescita dei prezzi delle materie prime energetiche. L’inflazione in Italia ad agosto ha raggiunto l’8,4%, un livello mai così alto dal dicembre 1985.

Si tratta di un fatto estremamente grave per economie, come quelle italiana e tedesca, che sono basate sulla trasformazione manifatturiera orientata all’export.

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comedonchisciotte.org

CDC Intervista aperta: le risposte di Marco Rizzo di Italia Sovrana e Popolare

Le risposte di Marco Rizzo di Italia Sovrana e Popolare, all'intervista aperta di CDC ai partiti, per le elezioni politiche del 25 Settembre 2022

italia sovrana e popolare facceCome avevamo annunciato, pubblichiamo integralmente le risposte all’intervista aperta che abbiamo inviato ai partiti che concorrono alle elezioni politiche del 25 settembre. La pubblicazione è fatta in base all’ordine di arrivo delle risposte alla nostra Redazione. In fondo all’articolo è riportato il collegamento al sito ufficiale e al programma del partito.

* * * *

25 domande dalla Redazione di Comedonchisciotte.org ai partiti. Risposte di MARCO RIZZO di ITALIA SOVRANA e POPOLARE.

 

1) CDC: La moneta è elemento essenziale per uno Stato democratico moderno. I dati mondiali dimostrano chiaramente come lo 0,3% della popolazione detenga il 50% della ricchezza totale: ritenete sia necessario invertire in modo drastico tale tendenza? Intendete far tornare il popolo sovrano gestore e beneficiario della propria moneta? E se si, come?

ISP: La concentrazione finanziaria è la base materiale del potere politico delle classi dominanti, per questo serve un cambiamento radicale dei meccanismi politici. La soluzione monetaria che noi proponiamo -il ritorno alla Lira- deve essere affiancata ad un ripensamento generale su come è organizzata politicamente la società. E la prima cosa che la nuova società diretta da chi lavora (lavoro dipendente ed autonomo, artigiani, commercianti e piccola impresa) e non dalle élite finanziarie deve fare è prendere il controllo delle grandi concentrazioni finanziarie-militari-industriali. Una generale rinazionalizzazione dei mezzi di produzione strategici e più grandi. Questo è uno dei nostri punti caratterizzanti che ci differenzia forse da tutti gli altri.

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comedonchisciotte.org

Il grande ircocervo e la mutazione genetica dello Stato

di Guido Cappelli

photo 2022 09 10 11 57 21 2In principio è stata l’emergenza. Emergenza percettiva, interiore e interiorizzata, emergenza come Weltanschauung, come profezia che si autoavvera saldando il percepito col reale.

L’emergenza è legata all’Eccezione, e l’attesa della catastrofe offre il campo – logico e psicologico, cioè politico – ai salvatori, ai messia, agli illuminati da qualche ragione superiore e qualche tecnica salvifica. Ne sono apparsi a bizzeffe, in questo tempo bisognoso di promesse: i più risibili sono quelli dell’astensione rivoluzionaria, ma questa è un’altra storia su cui prima o poi dovremo tornare.

Intanto, gli ingredienti della distopia sono belli e serviti. Bastava un nulla, l’annuncio di un pericolo, qualche immagine convenientemente manipolata, un po’ di ammuina mediatica, la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’ossessione securitaria che ha invaso la nostra opulenza ormai da mezzo secolo – proprio in concomitanza, guarda caso, con l’esplosione del consumismo compulsivo di massa, con l’illusione di un benessere per default, di una felicità in servizio permanente effettivo.

E così, eccezione dopo eccezione, uno shock dopo l’altro, il cittadino medio sembra aver dimenticato i fondamenti elementari della convivenza democratica, per lasciarsi condurre a precipizio dai nuovi conducatores, siano il truce super Mario, l’esaltata britannica, il transumanista francese o qualche altro umanoide formato alla scuola di zio Klaus (Schwab).

Non sappiamo che cosa ci sia esattamente in fondo al precipizio, ma nella discesa abbiamo già incontrato alcuni “amici” di cui difficilmente ci libereremo nei prossimi secoli, a meno di uno scatto deciso e collettivo che non si sa se sia all’orizzonte.