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baktun

Chi decide a Roma?

Questa mattina ha avuto inizio a Roma una maxi operazione per associazione di stampo mafioso che ha visto 37 persone sottoposte a misure cautelari, 29 in carcere ed 8 ai domiciliari, e sequestri di beni per oltre 200 milioni di euro.

Al centro dell’operazione c’è Massimo Carminati che dalle ricostruzioni dell’inchiesta fornite dai media viene indicato come il capo di questa organizzazione mafiosa. Personaggio che ormai da quarant’anni si trova sempre coinvolto nelle vicende più buie di questa città. Ex Nar e grande amico di Fioravanti e Alibrandi, Carminati ha giocato e continua a giocare il ruolo chiave di connessione fra organizzazioni politiche di estrema destra e criminalità organizzata. Proprio perchè anello di congiunzione fra questi due mondi gode da anni di rispetto e ammirazione indiscussi all’interno di questi ambienti.

Il cerchio, partendo da Carminati, si allarga comprendendo quelli che vengono considerati suoi “uomini” e sono stati quindi coinvolti nell’operazione anche personaggi come Riccardo Brugia, considerato il suo braccio destro, che sono riconducibili al gruppo dei vecchi fascisti legati ai Nar da cui parte l’inizio di questi intrecci e conoscenze.

Questa volta però non si parla solamente di criminalità ed eversione poichè coinvolto nella vicenda è anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che si trascina dietro una rosa di nomi che hanno avuto ruoli importanti all’interno della sua amministrazioni. Si tenta di dimostrare una sostanziale collusione fra pezzi di amministrazione e criminalità organizzata e quindi entrano nell’inchiesta Franco Panzironi che è stato alla guida dell’Ama e Riccardo Mancini dirigente dell’Ente Eur che è stato il referente di Alemanno per le questioni legate alla mobilità.

Ma non ci si ferma neanche qui, poichè figurano fra i nomi degli arrestati anche politici ed amministratori legati all’ambiente del Pd quali Luca Odevaine, che è stato capo gabinetto dell’ex sindaco Veltroni, e Mario Schina responsabile del Decoro urbano del Comune di Roma sempre durante la giunta Veltroni. Fino ad arrivare a Daniele Ozzimo, attuale assessore alla Casa e Mirko Coratti, presidente dell’Assemblea capitolina, entrambi indagati ma non sottoposti a misure cautelari, che pur dichiarando la loro estraneità ai fatti non hanno sentito l’esigenza di dimettersi.

Ritorna inoltre ancora una volta il nome di Gennaro Mokbel, noto per la vicenda Telecom-Fastweb, ed anche lui fra gli indagati all’interno dell’operazione. Il caso Mokbel si è sempre sviluppato all’insegna del legame fra questi settori dell’estrema destra criminale, non a caso anche lui è considerato grande amico di Fioravanti e Mambro. Ed è proprio nell’ultimo fatto di cronaca che lo vede coinvolto che si riafferma tutto questo: l’omicidio Fanella, considerato il suo tesoriere, avvenuto a seguito di un tentato sequestro ad opera di un commando formato da Ceniti militante di Casa Pound, Egidio Giuliani ex dei Nar e altri.

Quella che viene presentata è dunque un’organizzazione criminale che tra le sue fila vede vecchi e nuovi fascisti, imprenditori, criminali, ma anche qualche politicante “sinistro” del Pd che evidentemente, ritenendo che i soldi siano in ultima istanza il più grande ideale da perseguire, non disdegna di fare qualsiasi tipo di affare e con chiunque.

Si tratta dunque di una fitta rete di interessi convergenti e di relazioni che sia opera su un piano più tipicamente extralegale, ma che raccoglie anche una grande fetta dei suoi introiti dalla gestione degli appalti pubblici. Tema più volte chiacchierato ed al centro di scandali durante il governo Alemanno ma che adesso sembra inserito in un assetto più ampio, proprio perchè si ritrovano in quest’operazione gli appalti per la gestione dei rifiuti a Roma, per la metro C e la mobilità, per la gestione dei campi rom e dei centri di accoglienza.

La mala gestione di queste tematiche ha portato al fatto che la situazione in alcuni quartieri di Roma diventasse insostenibile. In una fase in cui sulla pelle delle periferie alcuni di questi personaggi stanno costruendo un’ipotesi politica basata sul populismo e la guerra fra poveri, l’operazione di oggi mette in luce a chi vive questi territori di chi è realmente la colpa. Il “degrado” di Roma non è casuale, ma determinato da una gestione clientelare della città che individua in ogni contraddizione sociale un mezzo per fare affari facili.

Affari gestiti da settori criminali contigui alle vecchie e nuove destre, sostenuti e coaudivati da pezzi di amministrazione comunale e regionale che lavorano all’interno di questo circuito ormai da anni. Tutto questo non rappresenta però una novità, proprio perchè non c’è mai stata una grande attenzione da parte degli attori di queste vicende a far si che non emergessero fatti, relazioni o episodi. Intrecci che sono spesso avvenuti alla luce del sole perchè tutti questi soggetti si sono sempre sentiti sicuri che non ci fosse la volontà di persegurli penalmente.

Ciò che resta da capire, dunque, è il motivo per cui la procura di Roma abbia deciso di far esplodere questa bomba e di farla esplodere proprio ora. Evidente è il fatto che una decisione di questa portata non può essere stata presa dietro una scrivania dai soli pm Tescaroli e Cascini, e neanche dal procuratore capo Pignatone, ma che ha avuto luogo e spazi di discussione in ambienti altri e ben più in alto. Infatti l’unico risultato finora ottenuto da questa operazione è quello di aver avuto un grande eco mediatico. Non possiamo ancora sapere se questo impianto reggerà in sede processuale, ma sicuramente ha creato una crepa nell’assetto di poteri esistenti.

Ed è questo probabilmente il principale scopo di questa operazione: destituire una classe dirigente, licenziare una rete di interessi. Risulta difficile però credere che l’amministrazione inaugurerà adesso una stagione di buona politica per cui inizierà ad interrogarsi su quali siano le esigenze sociali della città e smetterà di perseguire solo interessi particolari. Più semplice invece risulta credere che qualcuno sia già pronto a inserirsi in questa crepa, a sedersi sulle poltrone che da questa operazione rimarranno vaganti.

Perchè se secondo Massimo Carminati “ci stanno i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo.. E allora vuol dire che ci sta un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano” non basta eliminare qualche testa per distruggere questo mondo. Ed un mondo ha bisogno di governanti, regole, organizzazione. Chi sfrutterà questa situazione per redefinire il proprio ruolo non ci è dato saperlo, ma non stupirebbe scoprire che abbia avuto un ruolo attivo nella decostruzione dell’assetto dei poteri esistenti. Chi dedice a Roma rimane, dunque, una domanda ancora aperta.

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