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lafionda

Alcune riflessioni sulla Matrix della Grande Menzogna

di Alberto Bradanini

fakenews.pngCatlin Johnstone, una giornalista australiana eterodossa, in una sua angosciata analisi[1] afferma che la terza guerra mondiale è oggi una prospettiva che i media mainstream – e dunque i loro padroni su per li rami della piramide – ritengono possibile, come fosse un’opzione come un’altra. L’oligarchia occidentale e il suo megafono mediatico sono così usciti dal solco della logica e del buon senso, dando un lugubre contributo alla locomotiva che potrebbe condurre il mondo alla catastrofe.

Secondo un nugolo di cosiddetti esperti, alcuni qui di seguito menzionati, gli Stati Uniti devono aumentare subito e di molto le spese militari, perché occorre prepararsi a un inevitabile conflitto mondiale.

Questa patologica esegesi della scena internazionale viene presentata senza alcuna prova e con la veste di una necessità ontologica, come un incendio destinato a scoppiare per autocombustione. Il menu viene poi arricchito con l’elencazione dei nemici pronti a invadere l’Occidente, fortunatamente protetto dalla pacifica nazione americana, la sola in grado di difendere le nostre democratiche libertà.

Il funesto allargamento della guerra in Ucraina – che, coinvolgendo nazioni in possesso dell’arma nucleare, porterebbe allo sterminio della razza umana – sarebbe dunque l’esito di una congiunzione astrale come la gravitazione della luna sulle onde del mare. Essa non dipenderebbe – come invece pensano miliardi di persone al mondo, del tutto ignorate, ça va sans dire – dalla patologia di dominio e di estrazione di ricchezze altrui da parte di quella superpotenza che decide fatti e misfatti del governo ucraino e che dispone del potere di porre fine alle ostilità in qualsiasi momento, se solo rinunciasse alla sua irrealistica strategia di dominio unipolare del pianeta (una valutazione questa condivisa da numerose personalità e studiosi statunitensi, anch’essi ignorati).

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cumpanis

La Russia ha bombardato la Polonia!

di Fosco Giannini

IMMAGINE PER MIO EDITORIALESe oggi in Italia vi fossero stati gruppi dirigenti comunisti con i coglioni, essi avrebbero manifestato immediatamente e vigorosamente in via Solferino 28, a Milano, sotto le finestre del Corriere della Sera. E immediatamente si sarebbero organizzati per manifestare in via S. Valentino 12, di fronte all’Ambasciata della Polonia a Roma e in Via Vittorio Veneto 121, di fronte all’Ambasciata degli USA a Roma.

Ma di comunisti italiani non se n’è vista l’ombra: alcuni di loro sono impegnati, ancor più della Meloni, a fustigare Putin e la Russia; altri sono ancora molto indaffarati nel distruggere il loro partito per mantenere caldo l’abbraccio con dei soci improbabili e comunque molto antirussi e anticinesi; altri ancora soffrono da tempo di paralisi politica e grave affanno nella deambulazione semplice.

Perchè i comunisti avrebbero dovuto immediatamente raccogliersi nella milanese via Solferino, sotto le finestre del Corriere della Sera?

Perchè l’editoriale del “Corsera” di mercoledì 16 novembre di Danilo Taino dal titolo “Sempre più isolato” (riferito a Putin) è stato una pura vergogna! E’ stata una volgare ed untuosa piroetta servile di un Arlecchino servo di tre padroni: gli USA, la NATO e l’UE.

A proposito delle esplosioni avvenute in Polonia, al confine con l’Ucraina nella notte di martedi 16 novembre e a proposito dei due poveri morti contadini, Taino scrive: “Vladimir Putin non è andato a G20 di Bali. Si è però fatto sentire con l’unica voce che gli sia rimasta: un barrage di almeno 90 missili sull’Ucraina.

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ilpedante

Che fare? (niente)

di Il Pedante

non fare nienteMolti chiedono: che fare? E per quanto ci si spieghi, il finale non cambia: quindi? che fare? soluzioni? proposte? Con l'orgoglio di chi non si lascia incantare e l'impazienza di chi va dritto al sodo. Qualcuno guardando l'orologio, qualcuno tamburellando le dita sul tavolo, tutti sollevando ieraticamente il capo nel pronunciare la summa quæstio, la domanda delle domande che non concede scampo. Ma io non rispondo, non ho mai risposto e non propongo alcunché.

Me ne guardo anzi bene.

Perché a ciascuna domanda corrisponde, se non una sola risposta, almeno un insieme finito di risposte o meglio un dominio di registri, di codici e di significati che impegnano l’interlocutore, quasi lo mettono in catene. A un quesito di matematica si replica con un numero o un concetto matematico: la gioia, il nitrato di sodio o la Svizzera non sono tra le opzioni ammesse. Se la domanda è sconcia si risponde sconciamente, se è in tedesco in tedesco. Chi domanda comanda: detta il tempo, il genere e il tono. Detta cioè il pensiero, che per svilupparsi deve invece formulare nuovi interrogativi o almeno mettere in questione quelli già dati. Altrimenti non è un pensiero ma un compito in classe, un modulo da compilare.

Si potrebbero fare tanti esempi di come l’ignoranza di questa premessa porti malintesi e conflitti. L'uso recente di offrire al pubblico i «dati» per promuovere un dibattito «informato» – una domanda, appunto – sui più diversi temi nasconde il limite di non consentire alcun dibattito circa il dominio stesso di quei dati: l’oggetto, l’approccio, la dialettica sottintesa. Perché «i dati» di un fenomeno e non di un’altro? Perché i «dati» percentuali e non assoluti? Perché li si diffonde oggi ma non ieri, o domani?

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sinistra

La costituzione materiale della Repubblica Popolare Cinese

di Giordano Sivini

Sintesi della presentazione del libro La costituzione materiale della Cina, di Giordano Sivini, Asterios Editore, 2022

ISBN LA COSTITUZIONE MATERIALE DELLA CINAIl socialismo con caratteristiche cinesi è costitutivo di relazioni sociali produttive diverse da quelle capitalistiche? La risposta va cercata nella storia della Cina a partire dalla costruzione maoista della Repubblica popolare. Dopo la vittoria militare sull’imperialismo, l'attività del Partito Comunista ha puntato sulla diffusione di rapporti di produzione egalitari basati sulla socializzazione dei mezzi di produzione attraverso il lavoro collettivo dei contadini con l’impiego delle risorse e delle tecniche disponibili. La riproduzione della ricchezza, in termini di valori d’uso, è stata realizzata all’interno di un’area di accumulazione esterna e separata dall’area di accumulazione mondiale egemonizzata dagli Stati Uniti.

Dopo Mao Zedong, Deng Xiaoping ha portato il Partito Comunista a sostenere ideologicamente e pragmaticamente il primato delle forze produttive sui rapporti di produzione, l’economia si è aperta al mercato delle merci e dei profitti, e il socialismo in quanto ideologia e prassi, assunte ‘caratteristiche cinesi’, è stato ridefinito come impegno per il superamento della scarsità, posponendo a un tempo indeterminato la prospettiva dell’equità. Zhu Rongji dopo Deng Xiaoping, da capo del governo, ha avviato, con l’obiettivo di entrare nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la trasformazione istituzionale della Cina in senso capitalistico, dando ai mezzi di produzione, già statizzati da Deng, la configurazione giuridica di capitali azionari controllati dal Partito Comunista. Nel contempo, per preservare l’area di accumulazione cinese dalle incursioni dei capitali speculativi internazionali, ha disposto che il capitale finanziario che entrava in Cina fosse messo esclusivamente al servizio dell’economia reale.

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cumpanis

Sulla caduta del Muro di Berlino

di Fosco Giannini

Il 9 novembre del 1989 cadeva "L'Antifaschistischer Schutzwall", il "Berliner Mauer", il Muro di Berlino. In questo 9 novembre 2022 proponiamo un breve saggio, su quella caduta, di Fosco Giannini, scritto nel novembre del 2019, dal titolo "I giorni violenti della menzogna. A trent'anni dalla caduta del Muro di Bderlino" ed enucleato dal libro dello stesso Giannini "Liberare i Popoli", Casa Editrice "La Città del Sole"

IMMAGINE COSTRUZIONE NURO DI BERLINOIn questi giorni, coi fescennini e i canti tribali di un’orgia disgustosa, i media italiani e di tutto l’occidente capitalistico celebrano i trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989. I canti tribali, col monotòno anticomunista, occupano ogni televisione nazionale e privata, ogni radio, ogni giornale, ognuno dei cento e cento siti “politici” e “culturali” dispersi nella Rete, tutta la Rete. L’azione vandalica si estende su di un terreno vastissimo, ma il messaggio è unico e totalizzante: il Muro di Berlino è stato l’orrore, l’oscurità della Storia, il disumano, ed esso ha incarnato il socialismo stesso, che dunque è oscurità e orrore. L’apparato semantico dell’intero sistema mediatico occidentale è un esercito distruttore in cammino e nel suo procedere implacabile, nella sua narrazione non ha né dubbi né zone grigie, né analisi né storicizzazione: il Muro è stato eretto “improvvisamente”, il 13 agosto del 1961, per volontà di un gruppo dirigente folle e maligno, perché così è il socialismo, erige muri, semina terrore, senza motivazioni. Dal fiume infinito di articoli, saggi, trasmissioni sul trentesimo anniversario della caduta del Muro non emerge una frase, un rigo appena, un modesto accenno ai perché storici di quella edificazione e un giovane lettore può pensare che lì, nella Germania Est, semplicemente, come in un graphic novel americano, s’estendeva il Regno del Male. Al contrario, un’intera letteratura sociologica si riversa dai media per imporre l’idea che al di là del Muro vi era un intero popolo reso schiavo dalla dittatura comunista, vi era una parte della Germania ridotta ad un’unica ed opprimente caserma, uomini e donne dall’anima incatenata e dai corpi che conoscevano solo la miseria e la fame.

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maggiofil

Per una diserzione organizzata*

di Valerio Romitelli

indexnbghuyAmmesso e non concesso che non sia solo una mera “espressione geografica”, l’Europa dei nostri giorni non sa quello che sta facendo. Istruita da anni dalla dottrina anglofona e neoliberale del “sapere fare”, ha creduto che ogni scelta dovesse ispirarsi al calcolo costi/benefici. Ora però la casa madre americana “ci” impone contraddire fragorosamente la logica di questo calcolo, per dare priorità ad una difesa di “ideali”. Ideali che in realtà non fanno che sancire il rapido, definitivo e tragico declino geopolitico, sociale ed economico del nostro stesso continente.

Gli ideali in questione sarebbero ovviamente quelli della libertà e della democrazia di cui l’Ucraina, da quando invasa dalla Russia, sarebbe divenuta improvvisamente terra privilegiata. Una terra talmente privilegiata che (a differenza di innumerevoli altri casi di guerra in corso su scala planetaria, ma circondati da un interesse mediatico infinitamente inferiore) tutti gli alleati degli Stati Uniti dovrebbero aiutare con ogni mezzo diretto e indiretto, e soprattutto a qualunque costo. Anche quello di precipitare in una recessione irreversibile e dalle conseguenze tanto fosche quanto imprevedibili.

Oltre a supportare un faraonico piano di invio di armi, finanziamenti, mercenari, consiglieri e così via, l’Ue (o meglio i paesi di essa più ligi a Washington) si sta infatti arrabattando per far dimenticare e persino rinnegare ogni tradizionale, naturale e conveniente relazione economica con la vicina Confederazione degli Stati Indipendenti. Più di settant’anni di egemonia americana sul vecchio continente non sono dunque bastati a far ragionare i suoi vassalli. La maggioranza di loro concorda infatti nel riconoscere legittimo l’”eccezionalismo”, cioè una sorta primato da “popolo eletto”, sempre rivendicato da chi governa la sempre conclamata “più grande” democrazia del mondo.

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contropiano2

La fotografia dei tempi scattata da Vladimir Putin

di Fabrizio Poggi

fotografia tempi putinPer pura curiosità: date una sbirciatina a giornali.it, con le prime pagine di ieri dei maggiori quotidiani italici. A parte il titolo – se si vuole, abbastanza neutro – di Avvenire, con un «Ucraina, colpo su colpo», nessun altro quotidiano apre la prima pagina con l’intervento di Vladimir Putin al club “Valdaj”, l’appuntamento su temi politico-economico-internazionali che si ripete da 19 anni a Mosca.

Nessun altro quotidiano, eccetto quello acquartierato a via Bargoni, che apre la prima con un titolo che poco ha a che vedere con le categorie giornalistico-politiche, avvicinandosi più a una diagnosi sanitaria: «Delirio di potenza».

Non che siano da meno gli altri megafoni della linea informativa atlantica, con Corriere e Repubblica che riportano, ma di spalla, rispettivamente, «Putin all’attacco dell’occidente» e «Putin avverte: verso il decennio più pericoloso» e perfino La Stampa piazza solo a metà pagina la propria truculenta russofobia con «La Jihad di Putin».

A il manifesto no: l’apertura è un referto clinico: siamo in presenza di uno che delira, diagnosticano, e l’unica soluzione è la camicia di forza; ovviamente da infilargli con maniere decise.

Difficile dire se prevalga l’invettiva anti-russa dell’articolista (sorge il dubbio che scriva anche per La Stampa sotto altro nome…) o riemergano antiche lamentazioni per la “scorza sovietica che non ne vuol sapere di farsi da parte” nella nuova Russia.

Ma, fuor di maledizioni, cosa ha detto Putin l’altro ieri all’assemblea del club “Valdaj”?

In estrema sintesi, e esaminando solo alcuni dei numerosi temi da lui trattati: l’Occidente, lo voglia o no, dovrà cominciare a ragionare sul futuro comune, perché, finita l’egemonia unipolare, si deve andare verso giustizia e sicurezza per tutti.

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rete dei com

Il mondo secondo Xi Jinping: cosa crede davvero l’ideologo in capo della Cina

di Kevin Rudd

Rudd Lead.jpgIntroduzione a cura di Rete dei Comunisti

Traduciamo e pubblichiamo un articolo della prestigiosa rivista statunitense dedicata alle relazioni internazionali Foreign Affairs.

Scritto in prospettiva di commento del XX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese che si svolge in questi giorni (lo abbiamo inquadrato qui), l’articolo si propone di inquadrare la visione del mondo del presidente Xi Jinping, che inizierà il suo terzo mandato proprio in questa occasione.

La rivista naturalmente si pone dal punto di vista dell’establishment della politica estera USA, quindi bisogna fare una accurata tara alle analisi espresse. A maggior ragione risulta interessante l’attenzione data a quella che viene individuata come la corrente ideologica più influente nell’azione di Xi, il marxismo-leninismo. Tale impianto teorico viene infatti sistematicamente ignorato dagli analisti occidentali, che, nonostante sia ancora l’ideologia ufficiale del PCC e della Cina, lo derubricano ad un pensiero morto senza influenza nel reale. L’influenza del pensiero marxista-leninista ha indubbiamente un peso nelle decisioni dei quadri del partito, che lo studiano approfonditamente.

Tuttavia la situazione è più complessa e, come qualsiasi cosa quando si parla di Cina, non può essere liquidata con semplicità da bianco/nero (abbiamo cercato di raccogliere contributi significativi per capire la Cina oggi all’interno di un Dossier Cina e in un numero dedicato di Contropiano). Se da un lato infatti sarebbe un errore accettare acriticamente i comunicati del PCC sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi e individuare necessariamente la Cina come il Sol dell’Avvenire della rivoluzione globale, altrettanto sbagliato sarebbe considerare il paese come completamente rientrato nell’ovile capitalista a partire dal periodo di “riforme e aperture” sotto la guida di Deng.

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maggiofil

Gli anni buoni, gli anni brutti e domani chissà!

di Valerio Romitelli

Premessa di Giorgio Gattei

1641984836504Valerio Romitelli ha raccolto una serie di suoi interventi dal 2015 al 2021 (in parte occasionali, ma alcuni anche sistematici come “L’egemonismo, malattia senile del comunismo”) in un volume che ha intitolato L’emancipazione a venire. Dopo la fine della storia (DeriveApprodi, Roma, 2021) convinto com’è che l’emancipazione del/dal lavoro (però su questo scelta lui non si addentra) prima o poi ha da venire essendo iscritta nella “cosa del capitale” (alla faccia della maledizione keynesiana per cui «nel lungo periodo siamo tutti morti», ma «mica tutti assieme» gli aveva replicato la dispettosa discepola Joan Robinson). E a questa raccolta ha premesso una corposa introduzione in 13 punti che, «in barba alla complessità obbligatoriamente evocata in ogni discorso accademico contemporaneo, mireranno alla semplificazione sistematica dei temi affrontati».

In questa introduzione Valerio s’interroga, da «compagno/non compagno» (come si auto-definisce), ma «sempre controcorrente perchè condizione obbligatoria per poter pensare con la propria testa anche in merito a questioni come quelle politiche, le quali notoriamente obbligano alla condivisione con altri il più possibile estesa», su dove sia andata a finire la “sinistra di classe” e la specificazione è d’obbligo per evitare di confonderla con la melassa della “sinistra buonista” che sempre si commuove per la mala sorte degli sfruttati, dei poveri, dei deboli e li soccorre anche, ma non si propone mai il problema pratico, che innanzi tutto è teorico, di “superare” quella loro condizione di debolezza, povertà, sfruttamento.

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illatocattivo

La Russia, dall'Asia all'Europa (e ritorno?)

di Il Lato Cattivo

Introduzione a David B. Rjazanov, Karl Marx e le origini del predominio della Russia in Europa (1909)1

ilc875Dallo scorso 24 febbraio, ovvero dal giorno in cui le forze militari russe hanno varcato i confini settentrionali e orientali dell'Ucraina, la retorica dell'Occidente democratico in lotta per la difesa dei propri valori contro la Russia autocratica e perfino «imperialista» (!) è stata promossa al rango di verità ufficiale, di sola ed unica verità ammissibile nella sfera del discorso pubblico – soprattutto nell'Unione Europea. Tacere questo fatto equivarrebbe a sminuire la straordinaria pervasività della guerra psicologica nell'epoca dei social media, e la nostra stessa esposizione ad essa. Triste ma vero, la propaganda e l'infowar fanno presa anche sulle menti meno propense a farne le spese, e ciò non tanto per il loro carattere ubiquo e martellante: «Il segreto che non ha mai smesso di avvolgere tutto ciò che riguarda la guerra sembra essere una condizione intrinseca e necessaria della società attuale. “Ignoriamo ogni cosa della guerra”, questo significa, fra l'altro, che non abbiamo alcun potere su ciò che ignoriamo.» (Karl Korsch, Guerra e rivoluzione)2. Finché si persiste a considerarla come una faccenda di esclusiva competenza dei militari, ciò che in una certa misura avviene sempre fintanto che la società si riproduce normalmente, la guerra – vicina o lontana – ci coglie inevitabilmente di sorpresa (perché non seguiamo con sufficiente attenzione l'insieme dei focolai di tensione suscettibili di esplodere) e ci fa inciampare nelle false evidenze (perché non padroneggiamo gli indicatori che permettono di comprendere l'evoluzione dei conflitti sul campo). L'antimilitarismo di principio non aiuta, se si riduce a tapparsi occhi e orecchie di fronte al fatto militare, o nascondersi dietro a qualche slogan buono per tutte le stagioni. Lo scopo di quest'introduzione, comunque sia, non è di ristabilire il vero, o meglio il verosimile sulla guerra in corso in Ucraina – ciò che viene e continuerà ad esser fatto da altri3 – ma di abbozzare una riflessione più generale sulla traiettoria del capitalismo russo.

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cumpanis

Il progetto strategico della Nato

di Manolo Monereo*

"Cumpanis" ringrazia il compagno Monereo per averci inviato questo articolo, che sarà anche pubblicato dalla prestigiosa rivista spagnola "El Viejo Topo". Traduzione di Liliana Calabrese

IMMAGINE QUINTO PEZZO SEZIONE SCUOLA QUADRI articolo di MonereoL’ottavo Concetto strategico della NATO, approvato a Madrid nel giugno 2022, sostituisce il settimo (Lisbona 2010), chiaramente superato e incapace di raccogliere le sfide di un’Alleanza Atlantica in permanente ricostituzione. Questo documento riprende le raccomandazioni fondamentali del rapporto degli esperti (NATO 2030. Uniti per una nuova era) approvato al Vertice di Bruxelles del 2021 e una serie di iniziative che sono state prese a ritmo accelerato dopo l’intervento russo in Ucraina nel 2014. Come è noto, questo documento è stato approvato quattro mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina. È molto interessante.

La NATO è un’organizzazione che ha più di 70 anni e ha un proprio particolare linguaggio. I suoi documenti richiedono un’interpretazione specifica nella consapevolezza – ed è importante sottolinearlo – che si tratta di testi pubblici seguiti da testi più precisi e concreti, specificati. I concetti strategici sono le disposizioni più importanti dell’Alleanza dopo il Trattato istitutivo. Sono oggetto di numerose discussioni in cui si mescolano descrizioni geopolitiche, approcci politico-strategici più o meno elaborati e piani operativi e organizzativi strettamente militari, espressi in un linguaggio diplomatico, in questo caso, eccessivamente espressivo. Il suo scopo ultimo è quello di definire gli elementi peculiari dei rapporti di forza internazionali, le loro conseguenze politiche, economiche e strategiche e i piani operativi alternativi di cui la NATO si dota. Si tratta di un trattato con vocazione alla continuità, militarmente organizzato, che definisce un attore internazionale che non ha più limiti geografici e che – cosa fondamentale – tende a organizzare in un unico piano (strategico, operativo, organizzativo e tecnologico) tutte le forze armate di ciascuno dei Paesi considerati.

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marxismoggi

Dov’è il fascismo oggi?

di Stefano G. Azzarà (Università di Urbino)*

Processi di concentrazione neoliberale del potere, stato d’eccezione e ricolonizzazione del mondo

185845118 65fc92f9 0877 4709 b15c e47fd682610b1. Antifascismo degradato a propaganda

Non c’è dubbio che in Fratelli d’Italia – il partito di Giorgia Meloni che tutti i sondaggi indicano come vincitore delle prossime elezioni con il 24% circa dei consensi – ci siano forti nostalgie fasciste o fascisteggianti. Diversi suoi esponenti nazionali e locali rappresentano già per la loro biografia la continuità con il MSI, la formazione che dopo la nascita della Repubblica italiana aveva raccolto gli eredi del fascismo sconfitto e che è stato a lungo guidato da Giorgio Almirante (un funzionario della Repubblica di Salò che nel contesto della Guerra Fredda seppe subito riposizionarsi in chiave filoamericana e anti-PCI).

E la stessa Meloni è stata dirigente del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI incline a un impegno “sociale” e “movimentista” e attiva nelle scuole e nelle Università; un’organizzazione il cui nome venne cambiato in Azione Giovani dopo che quel partito era stato a sua volta ridenominato come Alleanza Nazionale da Gianfranco Fini, allo scopo di essere ammesso al governo, e della quale la Meloni divenne a quel punto leader. Tra l’altro, se Alleanza Nazionale si presentava nel 1994 come un’operazione di fuoriuscita della destra italiana dall’orizzonte della nostalgia e di apertura a un’impostazione dichiaratamente liberalconservatrice, Fratelli d’Italia – che nasce nel 2012 proprio dal fallimento di quell’operazione – ha certamente rappresentato ai suoi esordi un ritorno verso un orizzonte più chiuso. Dobbiamo poi notare un’inquietante ricorrenza storica: il partito che sin dal simbolo si richiama all’eredità del fascismo (la fiamma tricolore che si innalza dalla bara stilizzata del Duce) potrebbe andare al potere esattamente 100 anni dopo la Marcia su Roma di Mussolini.

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marxismoggi

Lo spettro della Germania si rialza

di Diana Johnstone

brandenburger tor gf51b4138b 1920L’Unione Europea si sta accingendo a una lunga guerra contro la Russia che appare chiaramente contraria agli interessi economici europei e alla stabilità sociale. È un conflitto apparentemente irrazionale – come molti lo sono – ma ha profonde radici emotive e rivendica motivazioni ideologiche. Queste guerre hanno difficoltà a giungere a termine perché sono dilatate fin oltre l’ambito della razionalità.

Per decenni dopo che l’Unione Sovietica era entrata a Berlino e aveva definitivamente sconfitto il Terzo Reich, i leader sovietici si erano preoccupati della minaccia del “revanscismo tedesco”. Dato che la Seconda Guerra mondiale poteva essere vista come la vendetta tedesca per essere stata privata della vittoria nella Prima Guerra mondiale, non si poteva pensare che un nuovo aggressivo Drang nach Osten tedesco potesse ad un certo punto rinascere, soprattutto se avesse potuto godere del supporto anglo-americano ? Nei circoli di potere statunitensi e britannici c’è sempre stata una minoranza cui sarebbe piaciuto portare a termine la guerra di Hitler contro l’Unione Sovietica.

Non fu il desiderio di diffondere il comunismo, ma l’esigenza di poter disporre di una zona cuscinetto per ostacolare questo tipo di pericoli a essere la motivazione primaria per l’esigente controllo politico e militare esercitato dall’Unione Sovietica sulla sequenza di paesi, dalla Polonia alla Bulgaria, che l’Armata Rossa aveva strappato all’occupazione nazista.

Questa preoccupazione in larga parte svanì nei primi anni Ottanta quando giovani generazioni di tedeschi riempirono le strade con dimostrazioni di pace contro lo stazionamento degli “Euromissili” nucleari che potevano aumentare il rischio di un conflitto atomico sul suolo della Germania. Il movimento fu all’origine dell’immagine di una nuova Germania pacifica. Credo che Mikhail Gorbaciov abbia preso sul serio questa trasformazione.

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perunsocialismodelXXI

L'aquila e il corvo

Il bivio degli Ottanta e le due vie di Cunhal e Occhetto

di Carlo Formenti

alvaro chunialQuesto articolo nasce da due suggestioni. La prima è frutto delle impressioni raccolte negli ultimi anni confrontandomi con i militanti delle diverse formazioni neo comuniste nate dalla dissoluzione del PCI, e con gli amici di Cumpanis che, fuorusciti da alcune di tali formazioni, sono impegnati nel difficile – per usare un eufemismo – tentativo di saldare gli spezzoni della diaspora nell'atto fondativo di un nuovo Partito Comunista che meriti di essere definito tale. La seconda è più occasionale: mi è capitato di leggere, a distanza di pochi giorni, Il partito dalle pareti di vetro, un libro dell'ex segretario del Partito Comunista Portoghese, Alvaro Cunhal, uscito nel 1985, ripubblicato in Portogallo nel 2002 e in Italia (dalle Edizioni La Città del Sole) un paio d'anni fa, e Idee e proposte del nuovo corso del PCI, un libercolo in cui “l'Unità” aveva raccolto una serie di interviste e interventi di Achille Occhetto preparatori del 18° Congresso del Partito (marzo 1989), propedeutico alla svolta della Bolognina che si sarebbe celebrata pochi mesi dopo.

Questa duplice lettura ha rafforzato le convinzioni che esprimo in un libro che ho appena consegnato all'Editore Meltemi (uscirà in due volumi nei primi mesi del 2023). In particolare, ha corroborato le mie tesi relative:

1) al fatto che il decennio degli Ottanta (non solo nel finale, che ha visto la caduta del sistema socialista dell'Europa Orientale) rappresenta il punto di non ritorno del processo di separazione fra comunismo occidentale e comunismo orientale, e coincide con il pressoché totale annientamento del primo, già avviato nei Settanta;

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effimera

Il silenzio degli innocenti. Come funziona la propaganda

di John Pilger

pirazzoli 2020 05 1200x675Negli anni settanta ho incontrato Leni Riefenstahl, una delle principali propagandiste di Hitler, i cui film epici glorificavano il nazismo. Ci capitò di soggiornare nello stesso hotel in Kenya, dove lei si trovava per un incarico fotografico, essendo sfuggita al destino di altri amici del Führer.
 Mi disse che i “messaggi patriottici” dei suoi film non dipendevano da “ordini dall’alto” ma da quello che lei definiva il “vuoto sottomesso” del pubblico tedesco.

Questo coinvolgeva la borghesia liberale e istruita? Ho chiesto. “Sì, soprattutto loro”, rispose.

Penso a questo quando mi guardo intorno e osservo la propaganda che sta deteriorando le società occidentali.

Certo, siamo molto diversi dalla Germania degli anni trenta. Viviamo in società dell’informazione. Siamo globalisti. Non siamo mai stati così consapevoli, così in contatto, così connessi.

Lo siamo? Oppure viviamo in una Società Mediatica in cui il lavaggio del cervello è insidioso e implacabile e la percezione è filtrata in base alle esigenze e alle bugie del potere statale e del potere delle imprese?

Gli Stati Uniti dominano i media del mondo occidentale. Tutte le dieci principali società mediatiche, tranne una, hanno sede in Nord America. Internet e i social media – Google, Twitter, Facebook – sono per lo più di proprietà e controllo americano.

Nel corso della mia vita, gli Stati Uniti hanno rovesciato o tentato di rovesciare più di 50 governi, la gran parte democrazie. Hanno interferito nelle elezioni democratiche di 30 Paesi. Hanno sganciato bombe sulla popolazione di 30 paesi, la maggior parte dei quali poveri e indifesi. Hanno tentato di assassinare i dirigenti politici di 50 paesi. Hanno combattuto per reprimere i movimenti di liberazione in 20 paesi.