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orizzonte48

Oltre l'autunno-inverno, oltre il Sì e il No

Tra Monti e la globalizzazione crepuscolare

di Quarantotto

faro nella tempesta1. Chi ci legge sa che le ragioni del "no" che prevalgono nel dibattito referendario sono in questa sede considerate "periferiche".

PoggioPoggiolini ci aveva dato lo spunto per questa precisazione che sintetizza il punto:

"Le ragioni del NO sono e rimangono un epifenomeno assolutamente equivoco sconfinante nel mainstream di pensiero del "costituzionalismo politico". Basta vedere che molti dei suoi sostenitori si abbandonano:

a) alla promessa di fare una riforma ben più "liberale" e rivoluzionaria, a cui l'attuale sarebbe di ostacolo;

b) all'idea che le oligarchie siano collocate all'interno delle nomenklature dei partiti (!), dimenticando la struttura dei rapporti di forza economica che fa di tali nomenklature solo dei più o meno efficienti esecutori dell'indirizzo politico promanante dall'ordine dei mercati €uropeo (v.dibattito con Bazaar, sopra).

 

2. Siccome fenomenologicamente i fatti ci danno ragione, il senatore Monti ci fornisce prontamente un'ampia conferma di questo frame, uscendosene con un discorso a favore del "no" che ci ha già dato modo di dibattere nei commenti all'ultimo post.

A parte il "cui prodest" inevitabile di quest outing, - così sintetizzato da Mauro Gosmin: "Penso che la scelta del no di Monti abbia come obiettivo preminente quello di privare anticipatamente in caso di vittoria del No ogni connotato anti UE/UEM al voto contrario alla deforma Costituzionale. Poi certamente con la sua impopolarità toglierà di sicuro qualche voto al fronte del No"-, ci piace sottolineare come Monti abbia giustificato la sua opzione in termini rigorosamente hayekian-einaudiani, solo usando un linguaggio più pop, (e vedremo per quali ragioni).

Così Monti:

"A sentire alcuni ormai sembra improponibile qualunque sistema in cui non si conosce il vincitore la sera stessa. Eppure in Germania non solo non lo si conosce la domenica sera, ma a volte bisogna aspettare mesi. Eppure poi si arriva a un programma chiaro, ben definito e tale da limitare patti fra arcangeli o nazareni.

Per quanto mi riguarda mi sono gradualmente convinto sempre più che i problemi dell'Italia non dipendono tanto dalla forma costituzionale e dalla legge elettorale, ma da alcuni connotati fondamentali: l'evasione, la corruzione e una classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità".

2.1. Così Hayek (che non avrebbe mai sospettato di riscuotere un così ampio riverbero cultural-pop in un paese come l'Italia):

"La discriminazione per assistere i più sfortunati non sembrava vera discriminazione. (Recentemente si è coniato il termine senza senso di "meno privilegiati" per mascherare tale discriminazione.) Per mettere in una posizione materiale più eguale gente inevitabilmente molto diversa nelle condizioni dalle quali in gran parte dipende il loro successo nella vita, è necessario trattarle in modo ineguale.

Tuttavia, rompere il principio di eguale trattamento sotto l'impero della legge anche per motivi caritatevoli, aprì inevitabilmente le porte all'arbitrio, e per mascherarlo ci si affidò alla formula "giustizia sociale"; nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine, ma proprio perciò servì da bacchetta magina per spezzare tutte le barriere, in favore di misure parziali. Dispensare gratifiche a spese di qualcun altro che non può essere identificato facilmente, divenne il modo più facile per comperare l'appoggio della maggioranza

Tuttavia, un governo o un Parlamento che diventi un'istituzione benefica si espone inevitabilmente al ricatto Spesso non è più un "compenso" ma diventa esclusivamente una "necessità politica" determinare quali gruppi devono essere favoriti a spese di tutti.

Questa corruzione legalizzata non è colpa dei politici; essi non possono evitarla se vogliono guadagnare posizioni in cui poter fare qualcosa di buono; diventa una caratteristica intrinseca di ogni sistema in cui l'appoggio della maggioranza autorizza misure speciali per soddisfare particolari malcontenti." (Hayek, Legge, legislazione e libertà, EST (Il Saggiatore), Milano, 2000, pag. 477).

 

3. Facciamo il punto, in base ad una realistica ricognizione della situazione politica: alla inevitabile premessa implicita della "corruzione legalizzata" insita nell'esistenza stessa dei parlamenti e del processo elettorale, Monti aggiunge una nota ben studiata di ammiccamento alla "nuova politica": la "classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità" aggancia oggettivamente un cavallo di battaglia (di una parte consistente) della principale forza di opposizione.

Quest'ultima, purtroppo, tranne felici eccezioni che alimentano qualche speranza, coltivando l'idea del conflitto intergenerazionale, non si accorge di aderire all'ideologia €uroimposta della perdita di sovranità democratica (monetaria e fiscale, che ne sono l'essenza) e di propugnare la teoria restauratrice del capitalismo neo-classico (o "sfrenato") imperniata sulla "efficienza allocativa delle risorse limitate" e, dunque, sulla "parodia dell'incubo del contabile" quale stigmatizzata da Keynes:

"Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).

Attraverso l'elargizione della fiducia (creditizia) -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale (praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).

La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana) è già in sé una leva scardinante di questo modello,, introiettato automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia (cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della "data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di "oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere di concedere la fiducia

L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione. I banchieri cercheranno sempre di eliminare, istituzionalmente o fisicamente, chi propugni una simile idea...".

 

4. Solo accettando queste premesse ideologico-economiche - che ricalcano la vetusta visione della "Hazard Circular", quella per cui il mercato del lavoro-merce, in termini di costi e dunque di efficienza allocativa, è preferibile alla schiavitù (sempre qui, p.6)- è possibile parlare di "conflittto intergenerazionale" e di propugnare, anche involontariamente, anche per mancanza di "risorse culturali", l'idea del conflitto intergenerazionale. 

Idea, purtroppo, accettata acriticamente anche dalla nostra Corte costituzionale, che non si accorge, fin dai tempi in cui lo denunciava Caffè, di aver "ipostatizzato" il paradigma ordoliberista €uropeo del razionamento della moneta da parte dei "mercati". 

Tutti questi richiami, che proponiamo ai lettori come ricapitolazione dello scenario in cui ci troviamo, ci dicono una cosa: che vinca il sì o vinca il no, (come dimostra il "tentato" cappello €uropeista di Monti su quest'ultima soluzione), la soluzione della crisi economica, e della democrazia costituzionale, in corso, rimane ancora lontana.

 

5. Al riguardo, una ricerca compiuta sui post agli albori di questo blog, eravamo al 25 aprile 2013 (!), conduce a riproporre questo avvertimento:

"(Dovremmo...) capire come il PUD€ intenda mantenere la sua presa facendo le concessioni minime indispensabili per lasciare intatto il suo disegno: cioè l'euro, lo smantellamento "emergenziale" dello Stato sociale, la deflazione salariale.

Le "concessioni" saranno chiaramente il fulcro dei "buoni risultati", nel senso di un ingannevole "cambiamento di rotta" che sarà sbandierato dai media in modo da concedere il tempo al nuovo governo per rimuovere l'ostacolo più grande: la Costituzione.
Questa con la sua impalcatura di diritti fondamentali incentrati sulla tutela del lavoro, vede il pareggio di bilancio al suo interno come un corpo spurio incompatibile, inoculato come un virus distruttivo dalla logica dei trattati e dei suoi corollari, cioè il fiscal compact. Per ora.

Quindi nei prossimi mesi assisteremo al massimo sforzo congiunto della grancassa mediatica PUD€ per raccontarci: a) che la crisi è superabile e che l'euro è in sè, sostenibile, utilizzando con ragionevolezza...le regole disfunzionali e ideologicamente connotate che lo caratterizzano; b) che nel frattempo, la Costituzione deve comunque essere cambiata, perchè il paese ha bisogno di "ammodernamento" e nuovi principi istituzionali devono essere introdotti come indispensabili".

Il risultato sarà quello di adeguare definitivamente la Costituzione all'ideologia von Hayek, modulando le istituzioni costituzionali sull'idea che l'intervento dello Stato nell'economia sia da limitare in nome dell'efficienza del settore privato.

La filosofia del mutamento costituzionale, per compiere il quale è appunto indispensabile prendere tempo, sarà quella di spostare, come sempre, l'attenzione sulla ingegneria istituzionale, in nome della riduzione del numero dei parlamentari, dei "costi della politica" e dell'adeguamento di fondamentali istituti che sarà proposto, come un'apparente coerente conseguenza; anzi come rafforzamento della "tutela" di posizioni sociali, ma in realtà volto alla mera cosmesi, che dissimula la sua disattivazione, autonomamente derivante dai meccanismi di Maastricht di per sè".

 

6. Non so a voi, ma a me ha fatto una certa impressione rivedere queste righe. Eravamo agli albori del primo governo derivato dalle "strane" elezioni del 2013 e quello attuale non pareva certo all'orizzonte. Ma il "congegno" è andato avanti esattamente come previsto.

Il 16 febbraio 2014, poi, avevamo riassunto così il suo "stato di avanzamento", parlando della Costituzione democratica del 1949 come "vaso di coccio" tra esortazioni riformatrici dall'oltreoceano e la pressione esercitata dalla "mandataria" Germania, la cui imposizione ordoliberista dei trattati funziona automaticamente come potente e inesorabile sistema di svuotamento della Costituzione stessa:

"Intanto possiamo dire che la Germania non ha realisticamente alcun interesse a "uscire" dall'euro (la sua "dote" nel commercio mondiale drang nach ost), quanto, piuttosto può puntare a tirare tatticamete la corda per costringere "altri" a farlo.

Se mai avessero il coraggio (oligarchico nazionale) di farlo; cosa molto improbabile - e su questo puntano anche gli stessi tedeschi per tenere aperta la difficile partita "mondiale"- visto che l'euro stesso è il presupposto emergenziale continuo, badate bene, per fare le riforme strutturali gradite "anche" agli USA in prospettiva Ttip.

Il che ci indurrebbe a pensare "siamo fritti!", almeno come democrazia costituzionale...basterà infatti accelerare le riforme costituzionali, che a questo punto diventano una partita in progressione: dall'aspetto "istituzionale-deliberante" (monocameralismo e legge elettorale per maggioranze "stabili") a quello successivo abrogatore-manipolatore, dei principi fondamentali dello Stato sociale, consentito da un assetto deliberativo più snello ed "efficiente"

Insomma, nel nome della logora parola d'ordine della "governabilità" si punta al "bersaglio grosso" indicato da JP Morgan e Wall Street Journal".

 

7. In coerenza con ciò, ci è parso più di recente, nella tarda estate del 2016, necessario ribadire questo concetto:

"Spero sia ormai chiaro quanto sia irrealistico credere che, siccome l'economia dell'eurozona non si riprende, e la deflazione appare irrisolvibile (anzi, in riacutizzazione, nonostante qualsiasi QE immaginabile), ciò debba, necessariamente e immediatamente, condurre a qualche forma di allentamento della presa neo-liberista, monetarista e anti-Stato sociale, sulle società occidentali. 

Un indicatore ce lo danno le questioni Wolkswagen, Deutschebank e Monsanto-Bayer. Dopo anni di lambiccate analisi sulla prospettiva di un riesplodere delle ostilità tra la Germania e gli USA, dovremmo prendere atto che si tratta di episodi sempre e comunque da contestualizzare.

E il contesto è, come ci ricorda Bazaar, quello della solidarietà di classe, - rafforzata da decenni di recenti inarrestabili successi-, tra gli "operatori razionali" del capitalismo finanziario e oligopolista sovranazionale.

Per cui, in questo contesto, tutto sommato: "...sono segnali contraddittori nel complesso.

E confermano che, negli USA, si ha una prevalente visione non "destabilizzante" dei rapporti con la Germania: perchè ci sono fin troppe questioni intrecciate, e convergenti visioni prevalenti, rispetto ai motivi di dissapore.

In particolare, gli USA non possono non considerare l'enorme utilità della Germania per disciplinare il resto dei paesi UEM, quelli con le "Costituzioni antifasciste", ed eliminare una volta per tutte la tutela del lavoro, flessibilizzandolo e privandolo del welfare (salario indiretto di "resistenza" alla durezza del vivere), e liquidare anche solo una parvenza di senso del sindacato".

 

8. Né la sensibilità attuale di Obama, nè, tantomeno, la prospettiva di una Clinton come POTUS, paiono scalfire queste prospettive.

Una soluzione "dignitosa" a questo piano inclinato potrebbe scaturire solo da una visione consapevole di queste pesantissime ipoteche sulla democrazia italiana: in base alla chiara rivendicazione della natura e del senso profondo della nostra Costituzione, che sia abbracciato con chiarezza e con forza da forze sociali e politiche rimpolpate nelle proprie "risorse culturali"; e non chiuse nell'inconsapevole gioco "periferico" di spartizione della politica nazionale: un gioco interno al globalismo neo-liberista che, però, è nella sua più pericolosa fase terminale.

Senza che in Italia ci sia un significativo risveglio capace di cogliere questo momento di transizione così eccezionale.

(Se mai ciò si manifestasse, potremmo ridiscutere della "ipotesi frattalica").

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