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gasparenevola

L’informazione non è solo ‘informazione’

di Gaspare Nevola

Polittico su infodemia, infopenia, potere e libertà nella società dell’informazione

informazione societaPremessa sul concetto di informazione: una definizione

Oggi viene correntemente sostenuto che viviamo in gran parte immersi in un’enorme e vorticosa massa di informazioni, più che in ogni altra epoca del passato. Se prendiamo per buono questo ritratto della società in cui viviamo, la situazione così dipinta, come un po’ tutti riconoscono, ha una serie di risvolti positivi, utili e graditi. Nondimeno, detta circostanza è anche generatrice o amplificatrice di problemi: per un verso, rende difficile identificare le “informazioni che contano” (quelle rilevanti o significative); per un altro verso, rende complicato distinguere le informazioni di “specchiata qualità”, accurate e ben vagliate dalle così dette “informazioni spazzatura”. Insomma: informazioni che contano e di specchiata qualità, dicerie, fandonie e rumors, per così dire, viaggiano insieme e spesso sullo stesso treno rubano l’un l’altra il posto a sedere. Ma che cos’è l’informazione? O meglio: come possiamo definirla?

Non è facile definire con poche parole cosa significhi “informazione”. Il termine deriva dal verbo latino in-formare, vale a dire “dare forma alla mente”, “mettere in forma qualcosa”, mettere in ordine. Insomma, si riferisce al modo in cui facciamo conoscenza, ovvero prendiamo contezza delle cose che incontriamo nel mondo e le “discipliniamo” (verbo ereditato dal latino discere, imparare). Detto in altri termini, le informazioni sono tali in quanto ci mettono a conoscenza delle “cose presenti nel mondo” (eventi, situazioni, fenomeni, problemi).

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acropolis

Chi finanzia il movimento LGBTQ

di Silvia Guerini

LGBTQ headerA livello internazionale stiamo assistendo a una saturazione mediatica delle rivendicazioni trans ed LGBTQ+, ma è davvero una questione di diritti per una molto piccola anzi piccolissima parte della popolazione globale o c’è un’agenda più ampia e più profonda? La causa LGBTQ+ si trova oggi tra i primi posti nell’agenda dei potenti e i suoi sostenitori sono ai vertici dei media, del mondo accademico e soprattutto del Big Business, della Big Philanthropy e del Big Tech.

I finanziamenti del movimento transfemminista LGBTQ provengono da determinate fondazioni e organizzazioni, come la Open Society Foundations (OSF) di George Soros, per citare la più conosciuta. Meno conosciuta, ma particolarmente significativa è la Terasem Movement Foundation del transumanista Martine Rothblatt, “transessuale MtF”, ceo di United Therapeutics, multinazionale farmaceutica e biotecnologica, impegnata in nuove tecnologie biomediche e xenotrapianti, nel cui consiglio di amministrazione siede il noto transumansta Ray Kurzweill. Rothblatt possiede la più grande azienda per la clonazione di maiali per xenotrapianti in un progetto di ricerca in partnership con la Synthetic Genomics, multinazionale che opera nel campo della biologia sintetica del noto Craig Venter[1]. Rothblatt è anche membro della National Academies of Science, Engineering and Medicine, finanziato dal DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency[2]).

Rothblatt, come altri transumanisti impegnati anche in opere divulgative, ha scritto svariati libri per il largo pubblico in merito alla mappatura del DNA, screening genetici, riproduzione artificiale dell’umano.

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carmilla

La silenziosa coazione verso il baratro

di Fabio Ciabatti

Søren Mau, Mute compulsion. A marxist theory of the economic power of capital, Verso Book, London 2023, edizione kindle, pp. 511, € 8,36 (edizione cartacea p. 340, € 24,29)

Marx 4Il modo più comune per spiegare la riproduzione delle relazioni sociali capitalistiche fa riferimento al potere delle classi dominanti di fare leva sulla forza e sull’ideologia. L’importanza di queste dinamiche non sarà certo negata da chi scrive su una rivista che parla di immaginario e che da tempo insiste sulla deriva bellica del nostro presente. Se però vogliamo dare una spiegazione storicamente determinata di queste due dimensioni del dominio, esse devono essere messe in relazione con i fondamenti materiali del nostro mondo e dunque con un altro tipo di potere che Marx definisce la “silenziosa coazione dei rapporti economici”, vale a dire con il potere economico del capitale. Quest’ultimo, contrariamente a quanto accade con la forza e l’ideologia, si rivolge ai soggetti solo indirettamente, riconfigurando in continuazione le condizioni materiali, le attività e i processi necessari per la loro riproduzione sociale e per assicurare la continuazione dell’esistenza della vita collettiva.

Potrebbe sembrare fuori luogo fermare l’attenzione su questo aspetto in un momento storico caratterizzato dall’esplosione della violenza statale nella sua forma più estrema, la guerra, e dall’assordante volume della fanfara ideologica connessa alle vicende belliche. Ma ci troveremmo a questo punto se il sistema capitalistico non fosse in grado di esercitare un potere astratto, impersonale, semiautomatico che spinge i soggetti, anche al di là delle loro convinzioni, a mantenere immutati i comportamenti quotidiani legati alla loro riproduzione materiale nonostante questi ci stiano portando con ogni evidenza sull’orlo del baratro?

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giubberosse

Robot, prega per me. Postumanesimo, IA e derive tecnologiche

di Gavino Piga

IA 1Il primo servizio di culto officiato da una IA, durante il congresso annuale dei luterani tedeschi, non fa che portare alla ribalta mediatica un fiorente filone teologico finora noto prevalentemente agli specialisti. Il calderone della tecno-teologia è piuttosto vivace e variegato, oltre che inquietante, e dal mondo protestante – il cui ruolo è ormai stabilmente quello di tradurre in teologia i dogmi del neoliberismo materialista e consumista – minaccia di entrare nel sempre meno fortificato territorio cattolico

«L’intelligenza artificiale manterrà la produttività in Germania» ha ribadito recentemente la sociologa Jutta Allmendinger. Parole che hanno un loro peso, nel vasto coro del globalismo europeo, vista quantomeno la posizione della studiosa, che vanta un curriculum di studi prestigioso fra Germania e USA, ma soprattutto una carriera snodatasi fra importanti istituzioni scientifiche, dal Max Planck Institute for Human Development di Berlino al WZB Berlin Social Science Center, passando per la Harvard Business School, l’Institute of Employment Research presso l’Agenzia federale per l’impiego di Norimberga e l’Associazione Sociologica Tedesca. Più ancora, però, è interessante il palco da cui la Allmendinger – a fianco del segretario di Stato parlamentare presso il Ministero federale delle Finanze, Katja Hessel – ha riproposto il ritornello: quello del Congresso della Chiesa Evangelica Tedesca tenuto nei giorni scorsi a Fuerth. Un appuntamento ancora in grado di attrarre una certa partecipazione e termometro piuttosto indicativo degli umori dell’opinione pubblica protestante. Quest’anno il meeting si è svolto all’insegna di parole d’ordine incoraggianti: dal motto Jetzt ist die Zeit (“Ora è il momento!”) a quel Kein Grund zur Sorge! (letteralmente: “Non c’è bisogno di preoccuparsi!”) con cui la rivista luterana Chrismon riassume il panel su IA e lavoro.

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carmilla

Quando il sogno tecnomodernista si rivela un incubo

di Gioacchino Toni

rdiscarica informatica 55 e1685797079501Nel volume 24/7. Il capitalismo all’assalto del sonno (Einaudi 2015) Jonathan Crary, docente alla Columbia University e tra i fondatori delle edizioni indipendenti Zone Books, ha argomentato come attraverso le innovazioni tecnologiche digitali il capitalismo sia giunto a inediti livelli di dissoluzione della distinzione tra tempo di lavoro e tempo di non-lavoro. In continuità con quanto esposto in 24/7, Jonathan Crary, Terra bruciata. Oltre l’era del digitale verso un mondo postcapitalista (Meltemi 2023), evidenzia come le disuguaglianze e il dissesto ambientale siano correlati al capitalismo digitale, da lui indicato come fase terminale del capitalismo globale votato alla finanziarizzazione dell’esistenza sociale, all’impoverimento di massa, all’ecocidio e al terrore militare.

Ritenendo assurda la pretesa di poter perseguire il cambiamento sistemico ricorrendo ai medesimi apparati che garantiscono la sottomissione a concessioni e regole imposte da chi detiene il potere, lo studioso denuncia come, a differenza di quanto sostenuto da alcuni ambienti di tecno-attivismo1, lungi dal poter essere strumento di cambiamento radicale, l’universo di internet sia del tutto incompatibile con una Terra abitabile e con le relazioni umane di stampo egualitario.

Ritenendo del tutto illusoria «l’idea che internet possa funzionare indipendentemente dalle dinamiche catastrofiche del capitalismo globale», lo studioso sostiene che la dissoluzione di tale sistema non possa che comportare «la fine di un mondo guidato dal mercato e modellato dalle odierne tecnologie in rete».

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luogocomune

La falsa singolarità tecnocratica contro la vera singolarità tecnologica

di Roberto Quaglia

visionetv2Quando si profila una tempesta mai vista all'orizzonte, hai voglia a chiuderti in casa e nasconderti sotto le coperte: la tempesta arriverà comunque perché la natura ha deciso così. Abbiamo messo in moto quel vortice di algoritmi che chiamiamo intelligenza artificiale e il turbine ora sta rapidamente montando alle dimensioni di uragano, ed è una tempesta che ci travolgerà inevitabilmente perché ormai così è nella natura delle cose. Buona fortuna a tutti!

Bene, dopo questa umile premessa, in effetti una promessa, proviamo ad affrontare uno degli argomenti più ostici di questo tempo ossia la creazione da parte nostra di una intelligenza artificiale in grado di risolvere tutti i nostri problemi, oppure - chi lo sa - di distruggerci e magari anche estinguerci.

Purtroppo, in gran parte delle discussioni a riguardo si dicono un sacco di scemenze, frutto del fatto che nessuno sa di che cosa si stia parlando. Probabilmente, nemmeno io lo so bene. E ad ascoltare gli stessi progettisti di queste intelligenze artificiali scopriamo con sconcerto che neppure loro lo sanno con esattezza. Ma il problema vero non consiste tanto in ciò che non sappiamo, quanto piuttosto in ciò che non sappiamo di non sapere. È riguardo a questo che ovunque si esagera.

A beneficio degli ultimi arrivati sull'argomento, facciamo quindi un breve riassunto delle puntate precedenti. Già nel 1950 Church e Turing formularono l'ipotesi che una macchina calcolatrice relativamente semplice sarebbe in grado di emulare un cervello umano, a patto di disporre di tempo e memoria infiniti. Ovviamente, questi non sono infiniti, per lo meno dalle nostre parti, quindi, è ovvio che dobbiamo scordarci la semplicità.

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blackblog

La catastrofe climatica e la «libertà dei consumatori»

Sulla miseria dei «discorsi di libertà» (tardo-borghesi)

di Thomas Meyer

OIP1.

Come scrive il filosofo Slavoj Žižek (Žižek 2022, 285), non mancano più Cinque Minuti a Mezzanotte, ma è già Mezzanotte e Cinque! Oramai, perfino l'ultimo degli imbecilli dev'essersi reso conto che il cambiamento climatico è un dato di fatto (per quanto i dettagli possono essere discutibili), e che esso rappresenta una seria minaccia per l'umanità [*1]. Così come è anche evidente che le emissioni di CO2 e degli altri gas serra vanno radicalmente e rapidamente ridotte, se non vogliamo che la catastrofe climatica assuma delle proporzioni ancora più catastrofiche. Ciò implica una completa ricostruzione delle infrastrutture e un completo adeguamento, vale a dire, un rivoluzionamento del nostro modo di produzione e di vita. È pertanto all'ordine del giorno un programma di abolizioni e di cancellazioni. Nel suo percorso, la "locomotiva" dello sviluppo delle forze produttive sta bruciando tutti. Per dirla con Walter Benjamin, a meno che non si voglia rischiare di trovarsi di fronte alla morte dei "passeggeri", è diventato inevitabile tirare il "freno d'emergenza" (cfr. Böttcher 2023). Senza affrontare la questione di come possa essere abolito il modo di produzione capitalistico, di come si possa creare un corrispondente «movimento di trasformazione», con quale «società di transizione» (?) si debbano fare i conti (anche nel caso che il "convoglio" dovesse essere solo fermato), rimane comunque il problema del rifiuto emotivo, da parte di molte persone, nei confronti di tutti questi fatti. La consapevolezza - la quale potrebbe essere realmente acquisita, e che dovrebbe portare a ripensare e a "reagire" - viene invece rimossa emotivamente.

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left

Il feudalesimo digitale, quando il potere va a nozze con l’algoritmo

di Andrea Ventura

Gli esiti della competizione internazionale sull'intelligenza artificiale e il modo di utilizzare le potenzialità delle nuove tecnologie avranno ripercussioni profonde su chi eserciterà il potere nel prossimo futuro, su quale modello di società potrà affermarsi e su quali diritti saranno garantiti

Foto Left12112Nel 1950 Alan Turing, celebre per aver decifrato il codice di comunicazione dei nazisti nel corso della guerra, affermò che in futuro le macchine potranno conversare come gli esseri umani. La prova di ciò sarebbe venuta nel momento in cui un essere umano non sarebbe stato più in grado di distinguere se teneva una conversazione con una macchina o con una persona. Il problema del linguaggio è sempre stato uno dei più difficili da trattare, e il test di Turing è rimasto uno scoglio non superabile, ma Chat GPT rappresenta un indubbio avanzamento verso il superamento della differenza tra un testo prodotto da un essere umano e quello prodotto da un programma. Come si è arrivati a questo? Possiamo affermare che presto le macchine potranno sviluppare capacità cognitive pari o superiori a quelle umane? Gli sforzi per approdare ai risultati attuali datano diversi decenni. Dapprima si è tentato di fornire alle macchine le conoscenze del mondo e le regole della sintassi, ma presto si è visto quanto questo compito fosse irrealizzabile. Le informazioni necessarie, infatti, erano così tante da superare qualsiasi possibilità di catalogarle e di inserirle nei programmi. Con l’avvento dei big data si è passati ad un approccio statistico. Fornendo alle macchine testi, traduzioni e conversazioni, grazie a metodi di apprendimento automatico (machine learning) esse hanno cominciato a registrare delle regolarità nelle sequenze delle parole, poi nella formulazione e delle frasi, riuscendo a generare testi sempre più complessi e privi di errori. In futuro, grazie all’uso che faremo tutti noi, si potranno raggiungere risultati sempre più raffinati.

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medicinaesocieta

Il liceo Pilo Albertelli, il PNRR, il digitale e la scuola della Costituzione

di Anna Angelucci*

Le nuove tecnologie ti stanno dando la libertà di non dover scegliere.
Spot televisivo TIM, 2016

albertelli osa conferenza stampa 3La vicenda del liceo Pilo Albertelli (con il suo consiglio d’istituto che rifiuta i progetti di scuola digitale finanziati coi fondi del PNRR) sta assumendo una dimensione molto ampia ed offre a tutti noi – genitori, docenti, studenti, esperti, studiosi – la preziosissima occasione di riflettere sul tema delle trasformazioni implicate nella coazione al digitale imposta massicciamente dal PNRR, a scuola e oltre.

Se il dibattito sollevato trascende il dato concreto e investe questioni politiche, come è stato giustamente osservato, direi che questo non costituisce un limite. Mi permetto di sottolineare che molte nostre scelte di vita trascendono il dato concreto e rimandano a questioni politiche. Comprare un libro nella libreria di quartiere o su Amazon; utilizzare su Internet piattaforme proprietarie o pubbliche; segnare nostro figlio in una scuola piuttosto che in un’altra; invitare a un dibattito un relatore e non un altro; approfondire in classe o in famiglia un certo argomento e tralasciarne altri; indossare una maglietta di un brand noto, di una cooperativa equa e solidale oppure anonima; comprare il latte al supermercato o al negozietto sotto casa: sono tutti gesti concreti che implicano scelte di natura politica, ove politica rimanda a polis, politiké, ovvero al nostro modo di essere cittadini e di vivere nel mondo.

A maggior ragione, nella scuola e nella dimensione didattica e pedagogica che le appartiene costitutivamente, ogni nostra scelta è e deve essere “politica”.

Del resto, tutto il PNRR – nel suo modo di declinare per l’Italia i fondi europei del Next Generation Eu – sottende una visione politica della società che si risolleva dopo la crisi della pandemia facendo una precisa scelta di campo che orienta gli investimenti economici: imboccando la strada della transizione digitale in tutti gli ambiti dell’organizzazione sociale.

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giap3

Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna

di Wu Ming

sillaro«Le acque stan via anni e mesi, poi tornano ai loro paesi.»
«L’acqua rosica anche il ferro.»
(Proverbi delle terre del Delta padano)

Mentre, dopo lo shock, ci si rende conto della gravità fuori scala di quel che è accaduto e sta accadendo in Emilia-Romagna, è necessario mettere in fila e smontare le retoriche a cui è ricorsa la classe dirigente della regione dai primi di maggio, fin dalle prime ore di alluvione.

Qui useremo l’espressione «classe dirigente» in un’accezione ristretta, per riferirci ad amministratori e amministratrici del PD.

Certo, in Emilia-Romagna non governa solo il PD, ci sono anche giunte di destra dichiarata, caratterizzate da politiche, superfluo dirlo, bieche. Nello specifico, spargono cemento quanto Bonaccini, Lepore o De Pascale. Del resto, basta vedere la situazione in Lombardia e Veneto, dove governano quasi ovunque. Su quel piano, la sola differenza è che la destra agisce con meno ipocrisia, meno lavaggi-in-verde.

Ad ogni modo, la destra dichiarata in Emilia-Romagna è ancora l’eccezione, mentre il PD è la regola. Oltre a essere forza di pregresso – discende in linea diretta dai partiti (PCI, PDS e DS) che hanno amministrato il territorio per una sessantina d’anni – il PD governa la Regione, il capoluogo di regione con la sua Città metropolitana, sette capoluoghi di provincia su nove con le relative Province, e la maggior parte dei più di trecento Comuni.

Il PD è dunque, senza alcun dubbio, il principale referente politico dell’economia reale emiliano-romagnola. Rappresenta precisi interessi economici, gli stessi che hanno devastato ambiente e territorio con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.

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lacausalitadelmoto

Lettera aperta a “Spirit of May 28th”

e al nuovo spirito rivoluzionario dei neri, meticci e bianchi che si sono sentiti parte della ribellione di George Floyd del 2020

vassily kandinsky 1913 composition 6Quella che segue è la traduzione in italiano della lettera aperta originale rivolta dal sottoscritto a questo gruppo o organizzazione informale degli Stati Uniti denominata Spirit of May 28 (SM28.org), un gruppo consolidatosi in conseguenza del movimento di ribellione generale del proletariato giovanile nero e di tanti proletari meticci e bianchi successivo all’assassinio di George Floyd. L’originale inglese della lettera aperta è già presente sul blog la causalità del moto qui.

Questo gruppo composito di militanti, già aveva prodotto diversi e preziosi contributi circa quegli avvenimenti durante quei mesi estivi ed immediatamente dopo, sia sotto forma di articoli pubblici che come contributi di anonimi (molti di questi tradotti in italiano sono presenti su questo blog, sul sito dell’Internazionale Vitalista, e recentemente anche raccolti nel libro “RIOT! George Floyd Rebellion 2020” curato da Calusca City Lights e Radiocane.info). Recentemente SM28.org ha pubblicato sul loro sito un bilancio della loro esperienza ed insieme a quello del movimento di George Floyd, nonché le ragioni per le quali hanno deciso il loro dissolvimento come gruppo organizzato informale. A breve verrà fornita la traduzione in italiano del loro bilancio proprio per l’importanza generale che il movimento spontaneo di George Floyd costituisce nonostante il suo inevitabile riflusso.

* * * *

Riconoscere che un movimento è nato, si è sviluppato e poi è rifluito è una grande saggezza, oltre che determinismo nel suo stato “latente” (avrebbe detto Lenin), cioè inconsapevole come concezione teorica ma corretto approccio ai fatti.

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operaviva

Riot. Una nuova epoca di rivolte

di Joshua Clover

Claire Fontaine STRIKE K. font V.III 2005 2007 2000x1500 1628x1221Nella collana «Culture radicali» (a cura del Gruppo Ippolita) delle edizioni Meltemi, è appena uscito il saggio «Riot Sciopero Riot. Una nuova epoca di rivolte» di Joshua Clover (traduzione di Lorenzo Mari e postfazione di Into the Black Box). Secondo l’autore la lotta del popolo contro lo stato è scesa in strada inaugurando una nuova epoca di rivolte. Queste sono state la principale forma di protesta nel XVII e XVIII secolo. Soppiantate dagli scioperi all’inizio del XIX secolo, sono prepotentemente tornate alla ribalta a partire dalla crisi economica globale del 1973. Il libro sarà presentato mercoledì 19 aprile alle 19.00 al CSOA Forte Prenestino (via Federico Delpino, Roma), con il Gruppo Ippolita e il Duka. Qui ne anticipiamo un estratto per i nostri lettori, ringraziando l’editore, l’autore e i curatori per la disponibilità.

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I riot stanno arrivando, alcuni sono già qui e altri sono in preparazione. Non c’è dubbio. Ci vuole una teoria adeguata. Una teoria del riot è una teoria della crisi. Questo è vero, in una dimensione locale e specifica, nel momento in cui i vetri vanno in frantumi e scoppiano gli incendi, quando il riot significa l’irruzione sulla scena, per la durata di poche ore o pochi giorni, di una situazione disperata, di un impoverimento estremo, della crisi di una certa comunità o amministrazione cittadina. Tuttavia, il riot può essere compreso soltanto se lo si considera dotato di valenze interne e strutturali e, per parafrasare Frantz Fanon, nella misura in cui possiamo discernere il movimento storico che gli dà forma e contenuto. A quel punto, ci si deve spostare su altri livelli nei quali la chiamata a raccolta tipica dei riot risulta inscindibile dall’attuale crisi sistemica del capitalismo.

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doppiozero

Chi è AI?

di Rocco Ronchi

ronchi 1 0Dark Star è un film di fantascienza del 1974 diretto da John Carpenter, suo esordio alla regia di un lungometraggio. Il film, racconta Wikipedia, riprenderebbe molti elementi di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, “in senso surreale e parodistico”. La scena clou del film, scritto da Carpenter insieme a Dan O’Bannon (che sceneggerà anche il primo Alien) è infatti il dialogo tra il tenente Doolittle e la bomba intelligente che minaccia di esplodere per una disattenzione di un membro dell’equipaggio (del film di Kubrick tutti ricordano il celebre dialogo degli astronauti di Discovery Uno con Hal 9000). Come arrestare quel processo automatico? Come interagire con la sua pura potenza di calcolo indifferente ai contesti vitali? Doolittle si rende conto che nella situazione di crisi estrema in cui si trova, non ha altra soluzione a disposizione che la più antica e, apparentemente, la più astratta tra le “tecniche” elaborate dall’uomo: la metafisica. È solo sul quel piano che si può sondare la possibilità di trovare un luogo comune tra la macchina e l’uomo.

Tutta la discussione sull’intelligenza artificiale è di natura metafisica e non semplicemente tecnica. Essa verte non tanto sul “come” e nemmeno sul “che cosa” dell’AI: a queste domande rispondono benissimo i tecnici dell’AI. La questione metafisica ultima concerne piuttosto il “chi” dell’AI. “Chi” è AI? Ha senso porre questa domanda oppure se ne deve concludere, come fa Stanislaw Lem, nel suo racconto del 1981 Golem XIV – straordinaria confessione autobiografica del più potente supercomputer mai realizzato – che non c’è nessun “chi” per quella intelligenza sovrumana, e che proprio in quell’impersonalità, in quel nessuno che(mi) parla, consiste il culmine dell’evoluzione intellettuale? Sono due opzioni metafisiche che si possono ricondurre ad alcuni momenti del dibattito filosofico.

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machina

Mutamento e continuità

di Massimo Ilardi

0e99dc 2639e2823e52455f98ae254db0fe422fmv2È di recente uscito il volume Anni Ottanta. La grande mutazione, curato da Emiliano Laurenzi e Fabrizio Violante (manifestolibri). Fin dal titolo e nei saggi raccolti, presenta varie analogie con il nostro progetto di cartografia dei decenni smarriti, a conferma dell’importanza di un ripensamento genealogico di questo periodo per impostare l’analisi del presente. Nel suo contributo al volume Massimo Ilardi afferma che, alla domanda se gli anni Ottanta rappresentino una continuità o una grande trasformazione, risponde che sono stati entrambe le cose. Da un lato, è avvenuta una forte mutazione antropologica, con il formarsi di nuovi attori sociali e nuove soggettività; dall’altro lato, sostiene l’autore, questa mutazione è stata possibile proprio perché figlia della «famigerata» e «vituperata» stagione di conflitti, di innovazioni culturali e dell’emergere di inconsuete soggettività degli anni Settanta del Novecento. L’incontro/scontro tra libertà e politica resta il nodo irrisolto che ci è consegnato in eredità dal decennio Ottanta.

* * * *

Apriamo il romanzo di Arthur Koestler Buio a mezzogiorno, pubblicato nel 1940 (trad.it. Mondadori 1946), alle pagine, forse le più drammatiche del romanzo, del dialogo tra Rubasciov, esponente della vecchia guardia rivoluzionaria sovietica che stava per essere liquidata dalle epurazioni staliniane del 1937, e il suo accusatore Ivanov, funzionario del partito: «In quel tempo, proseguì Rubasciov, eravamo chiamati il Partito della Plebe. Che sapevano gli altri della storia? Lievi increspature, vibrazioni fuggevoli, ondine rompentisi. Si soffermavano a guardare le forme mutevoli della superficie e non sapevano spiegarle.

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sinistra

Regressione narcisistica

di Salvatore Bravo

Introduzione al NarcisismoLa decadenza culturale, politica ed etica dell’Occidente non è scritta negli astri e non è un destino, è storicamente determinabile, ha un nome: il capitalismo nella sua espressione assoluta, ovvero è in atto un processo di abbattimento di ogni vincolo etico e di ogni katecon. La libertà delle merci e del valore di scambio è proporzionale alla libertà dei sudditi che servono il mercato e consentono al capitale di trasformarsi nel substrato che deforma la natura etica e solidale dell’essere umano. La verità della condizione del cliente-consumatore si svela nei gesti quotidiani. Non pochi sono stati i commenti e le polemiche sul selfie al funerale di Maurizio Costanzo della moglie con un fan. La morte sembra sia stata cancellata dal gesto del selfie che ha posto al centro lo spettacolo dei “narcisi” alla ricerca di un attimo di notorietà, mentre il mistero e la tragedia della morte sono state occultate dall’ego che ha invaso lo spazio pubblico cancellando ogni presenza altra. Il narcisismo è il sintomo della patologia del capitalismo, l’essere umano nella trappola del valore di scambio sviluppa una forma parossistica di narcisismo.

Cristopher Lasch ci è di ausilio per comprendere la genealogia del male di vivere. Smitizza il narcisismo al quale si associa l’ipertrofia dell’io sicuro di sé e dotato di un’armatura impenetrabile. Il sociologo americano dimostra che l’ipertrofia cela l’io minimo ridotto ad esoscheletro del logos. Il narcisismo non è affermazione dell’individuo, ma negazione della soggettività. Nel mondo delle ombre del capitale ciò che appare non è la verità, ma il traviamento della stessa.

La natura umana è etica e solidale, il soggetto si forma e si esprime nel riconoscimento dell’altro, nel disporsi verso l’alterità per ritornare su se stesso e conoscersi nella differenza vissuta e sperimentata. Il narcisista occupa lo spazio pubblico con i suoi bisogni immediati, non li media con il logos, pertanto è nella trappola dell’immaturità egoica.

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iltascabile

La signora delle merci

Breve storia della logistica

di Cesare Alemanni

Next City Storage City IV 2013Fino a marzo 2020 termini come “supply chain”, “filiere”, “catene del valore” circolavano solo tra specialisti. Negli ultimi tempi le cose sono cambiate. Il covid, la guerra in Ucraina e le tensioni sino-americane hanno messo alla prova i sistemi di produzione-distribuzione da cui dipende l’economia contemporanea. Gli effetti sono noti: l’inflazione che sta erodendo il nostro potere di acquisto ha origine dallo sfibrarsi delle catene di approvvigionamento, ancor prima che dalla crisi energetica.

Per questo motivo, ve ne sarete accorti, di recente si parla di supply chain anche al bar. Il dibattito, tuttavia, si è mantenuto sulla superficie delle cose. Non ci si è per esempio chiesti cosa, col tempo, abbia reso le filiere tanto fragili e conduttive per gli shock operativi ed economici. Quali siano i loro presupposti. Quali strumenti, in condizioni normali, ne garantiscano il funzionamento. L’interesse per i problemi delle “supply chain” non si è tradotto in pari curiosità per i temi della logistica. È curioso. La logistica non è solo responsabile del funzionamento delle filiere, è la ragione della loro stessa esistenza. Essa è molto più di un collante materiale delle supply chain e del loro modello socioeconomico (semplificando: la globalizzazione): è il loro orizzonte di possibilità, in senso materiale e concettuale. Già, ma cos’è la logistica?

Se ponessimo questa domanda a cento persone, otterremmo cento diverse risposte. La definizione che provo a fornire nel mio libro La signora delle merci (LUISS University Press, 2023), è che la logistica è una meta-disciplina che si occupa di progettare sistemi di distribuzione di cose – materiali e immateriali – nello spazio.

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intellettuale collettivo

Le menzogne sulla pandemia Covid

di Alessandro Pascale

Di seguito la relazione tenuta dal sottoscritto Alessandro Pascale, responsabile nazionale Formazione del Partito Comunista, nell’ambito della scuola popolare di formazione politica Antonio Gramsci. La presentazione è stata fatta a Milano il 16 aprile 2023 presso i locali della cooperativa Antonio Labriola di Milano. È disponibile la registrazione video caricata sulla pagina youtube del Partito Comunista Milano (@pcmilano). Segnaliamo anche, scaricabile in formato PDF, la relazione del prof. Marco Cosentino sugli aspetti medico-sanitari. Seguiranno in un secondo momento le pubblicazioni delle relazioni di Giuseppe Damiani e Andrea Zhok

9788899318154La relazione che andrò a esporvi è una sintesi del saggio Cause e conseguenze politiche della pandemia covid-19. L’opera, di una cinquantina di pagine è stata pubblicata dal sottoscritto in libera consultazione sul sito Intellettualecollettivo.it il 9 gennaio 2022 e il suo contenuto è stato assunto ufficialmente come punto di riferimento teorico dal Partito Comunista sulla questione pandemica nel IV Congresso, conclusosi lo scorso 26 marzo 2023.

Faccio presente che hanno collaborato in maniera significativa all’elaborazione del testo Alberto Lombardo, diventato recentemente Segretario Generale del Partito e Stefano Cipolloni. Hanno inoltre offerto spunti, pareri e indicazioni anche altri compagni noti per il proprio impegno politico-culturale e le proprie competenze scientifiche e sanitarie.

 

l Covid esiste? È una pandemia?

Il covid-19 è un virus mediamente più grave di una normale influenza, ma a distanza di 3 anni è lecito parlare di un’emergenza costruita politicamente da parte di un regime totalitario e spietato. Sono riusciti a terrorizzarci con un virus che lascia indenne il 40% degli infettati mentre oltre la metà dei casi ha presentato sintomi lievi che scompaiono dopo pochi giorni in soggetti dotati di un sistema immunitario sano. L‘indice di mortalità è stato particolarmente acuto per le fasce di età superiori ai 60 anni ma l’età media dei decessi riguarda persone di 80 anni circa con diverse patologie pregresse, il che accadeva anche con la vecchia influenza.

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paginauno

Il mondo di ChatGPT. La sparizione della realtà

di Giovanna Cracco

Cosa sarà reale nel mondo di ChatGPT? Per i tecnici di OpenAI, GPT-4 produce più false informazioni e manipolazione di GPT-3 ed è un problema comune a tutti gli LLM che saranno integrati nei motori di ricerca e nei browser; ci attendono l’“uomo disincarnato” di McLuhan e la “megamacchina” di Mumford

gabriella clare marino 2PV6wdWVAMM unsplash“Ricevendo continuamente tecnologie ci poniamo nei loro confronti come al­trettanti servomeccanismi. È per que­sto che per poterle usare dobbiamo servire questi oggetti, queste estensio­ni di noi stessi, come fossero dei.” Marshall McLuhan, Understanding me­dia. The Extensions of Man

Nel giro di breve tempo, la sfera digi­tale cambierà: l'intelligenza artificia­le che abbiamo conosciuto sotto la forma di ChatGPT sta per essere in­corporata nei motori di ricerca, nei browser e nei programmi di largo uti­lizzo come il pacchetto Office di Mi­crosoft. È facile prevedere che, pro­gressivamente, i ‘modelli linguistici di grandi dimensioni' (Large Language Model, LLM) (1) - ciò che tecnica­mente sono i chatbot AI - saranno in­seriti in tutte le applicazioni digitali.

Se questa tecnologia fosse rima­sta circoscritta a utilizzi specifici, l'a­nalisi del suo impatto avrebbe riguar­dato ambiti particolari, come quello del copyright, o la definizione del con­cetto di ‘creatività', o le conseguenze occupazionali in un settore del mer­cato del lavoro ecc.; ma la sua incor­porazione nell'intera area digitale in­veste ciascuno di noi. Quella con i chatbot AI sarà un'interazione uomo- macchina continua. Diventerà un'abi­tudine quotidiana. Una ‘relazione' quo­tidiana. Produrrà un cambiamento che avrà ripercussioni sociali e politi­che talmente estese, e a un tale livel­lo di profondità, da poterle probabil­mente definire antropologiche; an­dranno a colpire, intrecciandosi e in­teragendo fra loro, la sfera della di­sinformazione, quella della fiducia e la dinamica della dipendenza, fino a configurarsi in qualcosa che possia­mo chiamare la ‘sparizione della real­tà'. Perché gli LLM “inventano fatti”, favoriscono la propaganda, manipo­lano e traggono in inganno.

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Covid-19: i conti cantano

di Luca Busca

eaef731ee45499f76b5cafbfcbd5e1ecMetodologia

Per l’acquisizione dei dati necessari allo studio è stata utilizzata una sola fonte, l’ISTAT, l’unica abilitata a elaborare questo tipo di informazioni. Sono stati acquisiti i numeri relativi ai decessi dall’anno 2017 al 2022 divisi per fasce di età di cinque anni ciascuna, come indicato nella tabella riassuntiva. Per il 2022 l’Istituto Nazionale di Statistica non ha ancora calcolato la suddivisione in fasce di età. Per tutti gli anni è stato riportato il totale dei decessi e la somma della divisione in fasce. Le due cifre non corrispondono ma dietro la discrepanza non si nasconde alcun complotto. La difformità, infatti, riguarda tutti i sei anni presi in considerazione ed è prodotta, probabilmente, da una diversa modalità di rilevamento dei dati.

Sulla base dei numeri raccolti è stata calcolata la media pre-pandemica (anni 2017, 2018 e 2019) sia delle singole fasce di età sia dei due totali e della differenza tra di essi. Per gli anni 2020, 2021 e 2022 è stato calcolato l’eccesso di mortalità per ogni singola fascia di età (escluso il 2022 di cui non ci sono ancora dati sufficienti), quello dei totali sia in numero di decessi sia in percentuale sull’anno precedente. È stato infine inserito il dato relativo alla popolazione residente, sempre da fonte ISTAT, che ha fatto registrare un calo costante in tutti gli anni presi in considerazione. La diminuzione è dovuta in gran parte alla drastica riduzione delle nascite, compensata solo parzialmente dall’immigrazione. Sulla decrescita della popolazione ha inciso anche l’aumento dei decessi che ha caratterizzato gli anni dal 2020 al 2022. Questo dato è stato utilizzato per calcolare il tasso di mortalità.

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rossellafidanza

Theaters of War: come la Cia e il Pentagono hanno conquistato Hollywood

di Rossella Fidanza

Il documentario Theaters of War mostra come il Pentagono detta le trame per adattarle a narrazioni, immagini e versioni alternative della storia che sono di suo gradimento

b1ee3d91 2d03 4047 be82 49575307f290 1280x720Il documentario del 2022 Theatres of War: how the Pentagon and Cia took Hollywood è un'agghiacciante esposizione della profonda collaborazione tra l'industria dell'intrattenimento americana e l'apparato statale statunitense. Dimostra come Hollywood e altri segmenti dell'industria glorifichino la macchina da guerra multimiliardaria, sbianchettino i suoi sanguinosi interventi globali e tentino di condizionare la popolazione a crimini ancora più gravi.

Uscito all'inizio del 2022 e disponibile su alcuni servizi di streaming (se cliccate il nome del documentario vi si apre un link dove potrete vederlo in lingua originale) il film, della durata di 87 minuti, è diretto, montato e narrato da Roger Stahl, professore di studi di comunicazione all'Università della Georgia.

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perunsocialismodelXXI

Si dice occhio ai rischi della IA ma si legge occhio alla minaccia cinese

2001Ricevo da Fosco Giannini (direttore della rivista "Cumpanis") questo articolo che riflette sugli obiettivi dell'appello di Elon Musk contro "i seri rischi per l'umanità" associati alla ricerca sull'Intelligenza Artificiale: il vero bersaglio del magnate americano, sostiene l'autore, non sono le minacce generate da una ricerca scientifica fuori controllo bensì il timore che i rapidi progressi della Cina in questo settore (che ha fondamentali ricadute sia in campo industriale che in campo militare) possano mettere in discussione l'egemonia americana sul piano tecnologico e scientifico [Carlo Formenti].

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Elon Musk e l’Appello del capitalismo contro la scienza e contro la Cina

di Fosco Giannini

Nel marzo 2023 il “Future of Life Institute” lancia un Appello attraverso il quale oltre mille accademici, intellettuali, tecnici e imprenditori delle tecnologie digitali, in buona parte nordamericani, denunciano, per ciò che specificamente riguarda l’Intelligenza Artificiale (Ai), “seri rischi per l’umanità”.

Innanzitutto: che cos’è il “Future of Life Institute”? È “un’associazione di volontariato impegnata a ridurre i rischi esistenziali che minacciano l’umanità, in particolare quelli che possono essere prodotti dall’Intelligenza Artificiale”. Un’associazione molto americana e con sede a Boston, e la doppia notazione potrà essere utile in sede di analisi dell’Appello che lo stesso “Future of Life Institute” ha lanciato.

L’Appello, all’interno della propria denuncia generale, chiede una moratoria di sei mesi per ciò che riguarda la ricerca relativa al sistema di Ai denominato Gpt4, un sistema ancor più sofisticato e potente rispetto al già rivoluzionario sistema ChatGpt.

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lacausadellecose

Il campo minato della fecondazione assistita

di Michele Castaldo

897239e2ecf08331b7e27606086b0e828987d9baSono obbligato a una dolorosa premessa: il compagno Luigi Garzone, che mi ha corretto per anni gli scritti, è stato ricoverato in ospedale e impossibilitato perciò a farlo. Pertanto il lettore dovrà sopportare qualche ridondanza o punteggiatura poco consona, nella speranza che risulti comunque chiaro il senso.

Si discute, e non da oggi, in modo particolare in Occidente, di fecondazione assistita con tutto ciò che intorno ad essa ruota in termini economici, etici, morali, culturali, religiosi ecc.

Ho premesso, nel titolo, che si tratta di un campo minato, cioè di una questione molto complicata e spinosa da affrontare e chi pretende di farlo sottovalutando tutti gli aspetti per estrarre dal cappello il cilindro l’et voilà come soluzione finisce per ridicolizzarsi.

Due errori da evitare: a) il ritenere l’uomo (specie), ancorché imperfetto, come parte separata e diversa della natura, in quanto bipede verticale, intelligente e dotato di parola; b) il ritenere che come specie, al cospetto di una natura, composta da infinite altre specie, da dominare.

Nel corso dei secoli, queste due convinzioni hanno costituito il motivo conduttore definito antropocentrico. Questa convinzione negli ultimi 500 anni ha raggiunto il suo apice in modo particolare in Occidente, dove il colonialismo e la rivoluzione industriale hanno esaltato in modo parossistico quei concetti fino elevare a l’individuo a capacità di libero arbitrio grazie ai risultati raggiunti.

Torniamo perciò sulla grigia terra e cerchiamo di ragionare come si conviene tra persone serie e non fra palloni gonfiati.

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lavoroesalute

‘La rivoluzione della cura’

La parola al filosofo

Alba Vastano intervista Marco Bersani

curanbvtg"Oggi le persone sono sole e isolate dentro una frammentazione sociale senza precedenti. Questo le fa scivolare nel panico e le fa sfociare nel rancore. Perché il panico diventi preoccupazione (ovvero la fase che precede l’occuparsi) e perché al rancore subentrino rabbia e speranza, il primo passo è ricostruire i luoghi della socialità, far incontrare le persone, permettere la socializzazione delle esperienze e dei saperi. Solo il sentirsi “parte” permette di iniziare a camminare” (M. Bersani)

Il capitalismo produce incuria. Affidando le leve della società alle logiche del mercato e prevedendo relazioni unicamente intermediate dalla compravendita di beni e servizi costringe l’esistenza delle persone dentro la dimensione della solitudine competititiva…” (Marco Bersani)

La soluzione c’è per uscire dal capitalismo che produce isolamento, noncuranza e fagocita le nostre esistenze trasformandoci in merce. La soluzione è fare la rivoluzione. Non quella di stampo bolscevico, ovviamente. Marco Bersani, la definisce ‘la Rivoluzione della cura’ descrivendone i vari aspetti nel suo ultimo saggio. Non è semplice da realizzare, ma si può fare. È una rivoluzione che prevede una profonda analisi politica e sociale riferita agli avvenimenti dell’ultimo trentennio. Soprattutto un’analisi che chiarisca le cause dei disastri in cui viviamo in full immersion. Disastri generati dalla continua serie di crisi concatenate, in cui stiamo navigando maldestramente, senza legarle l’una all’altra, prive del contesto che le accomuna. Occorrerebbe riappropriarci di un pensiero critico che ci consenta di uscire dal loop del pensiero unico, omologato, che fa tanto gioco al potere.

Marco Bersani, saggista, filosofo, nell’intervista che segue ci offre pillole di pensiero critico. Importante la lettura del suo ultimo saggio ‘La rivoluzione della cura- Uscire dal capitalismo per avere un futuro’ per comprendere le dinamiche e i contesti delle crisi attuali che hanno tutte una matrice comune: il capitalismo.

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sinistra

La società-fabbrica

di Lelio Demichelis

Demichelis20È in libreria e online (anche in e-book) il nuovo saggio del sociologo Lelio Demichelis. Titolo: La società-fabbrica. Digitalizzazione delle masse e human engineering (Luiss University Press, pag. 360). Ovvero, la fabbrica – e non l’impresa secondo l’ideologia neoliberale dominante – è il vero e reale modello di organizzazione del mondo e del nostro dover vivere. E a governare/ingegnerizzare la società trasformata in una fabbrica a ciclo continuo/h24 e a mobilitazione totale sono imprenditori e manager, finanza, marketing e tecnocrati e oggi soprattutto gli algoritmi e l’intelligenza artificiale, i nuovi meneur des foules con le loro tecniche sempre più raffinate di human engineering.

Perché il tecno-capitalismo ci vuole sempre più produttivi e consumativi e a pluslavoro crescente per la massimizzazione del profitto/plusvalore privato. Ma realizzare una società-fabbrica era l’obiettivo non tanto del capitale, quanto della razionalità strumentale/calcolante-industriale che predetermina e produce e incessantemente riproduce l’accrescimento tendenzialmente illimitato sia del capitalismo, sia il sistema tecnico. Ponendosi evidentemente in conflitto strutturale con la biosfera e la società e con il dovere di rispettare responsabilmente il concetto di limite. Il vero cambio di paradigma da realizzare è allora quello di uscire da questa (ir)razionalità strumentale/calcolante industriale e positivistica e costruire invece una ragione illuministica, ma umanistica ed ecologica. Un tema che riguarda soprattutto la sinistra, troppo positivista e industrialista nella sua storia.

Per gentile concessione dell’Editore, ne anticipiamo alcuni estratti.

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eticaeconomia

Merito e meritocrazia: proviamo a fare chiarezza

di Andrea Boitani, Elena Granaglia, Maurizio Franzini

Andrea Boitani, Maurizio Franzini e Elena Granaglia ricollegandosi ai diversi contributi sul tema del merito e della meritocrazia recentemente pubblicati sul Menabò tentano di portare chiarezza in un dibattito esposto al rischio di confusione anche per la complessità delle questioni da affrontare. I quattro autori ritengono che sia utile distinguere tra merito individuale e prestazione meritevole e illustrano le conclusioni alle quali giungono seguendo questa distinzione, anche in relazione al rapporto tra merito e mercato

Menabo 117 791x395.x17463“L’idea di meritocrazia può avere molte virtù, ma la chiarezza non è una di quelle virtù”. Così iniziava, nel 2000, Amartya Sen un suo breve saggio su “Merit and justice”. Dal 2000 i tentativi di definire, esaltare o criticare la meritocrazia sono stati numerosissimi, ma la chiarezza non è aumentata di molto. I contributi che abbiamo di recente pubblicato sul Menabò possono farci fare qualche passo avanti e con questo ambizioso obiettivo abbiamo discusso tra noi delle diverse questioni sollevate in quei contributi e l’esito (di certo non da approdo nella terra della massima chiarezza) è quello di cui diamo qui conto.

La considerazione di partenza è che affiancare la parola merito a “crazia” (dal greco, cioè forza, potere) implica che la meritocrazia sia da intendersi come sistema di potere fondato su una gerarchia tra persone definita dal merito di ciascuna di esse. “In effetti – come scrive Jo Litter (Culture, power and myths of mobility, 2018, p. 3) – il significato contemporaneo di meritocrazia è tale da supportare un sistema gerarchico lineare in cui, per definizione certe persone devono essere lasciate indietro. La cima non può esistere senza il fondo”.

Per prendere posizione sulla meritocrazia è, naturalmente, inevitabile chiarire cosa si intenda per merito.