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sinistra 

Divide et Impera” Il grande complotto

di Luca Busca

Divide et Impera 1280x720Quasi tre anni di pandemia e nove mesi di guerra hanno completamente destabilizzato l’opinione pubblica, dividendola in due parti distinte e inconciliabili. Da un lato i tifosi del regime, dall’altro i dissidenti. La valanga di menzogne propagandistiche con cui i media hanno cercato di rendere plausibile l’inettitudine dell’establishment politico, hanno ulteriormente scosso i due schieramenti popolari. I sostenitori del regime si sono frammentati tra scettici, ciechi, sordi e muti, con infinite sfumature intermedie. Gli scettici hanno percepito qualche parziale incongruenza nell’operato del governo e dei vari comitati tecnici. I ciechi, si sa, non vedono, i sordi non sentono e i muti, pur vedendo e sentendo, non parlano, per loro è andato tutto bene: la pandemia, anche se l’Italia ha ottenuto i peggiori risultati al mondo, non poteva essere gestita meglio; la guerra; le sanzioni; la crisi energetica, quella economica e il caro bollette; i crimini contro l’umanità e gli attentati terroristici; la povertà dilagante e le disuguaglianze; le privatizzazioni; i condizionatori e i riscaldamenti spenti; i cambiamenti climatici; etc. sono risultati tutti palese responsabilità di Putin!

Non è andata meglio ai dissidenti, frazionati in parti infinitesimali tra chi non vota, perché non si fida di nessuno, perché “tanto sono tutti uguali”, perché “tanto non cambia mai nulla”, e chi vota per una forza antisistema, perché non è di destra né di sinistra, perché è di sinistra, perché è l’unica realmente no vax; oppure vota M5S nonostante sia ormai un partito completamente funzionale al sistema. In un momento così incerto e difficile il mistero acquista sempre un grande fascino. L’ignoto, così come l’inspiegabile, generano sgomento e insicurezza. Se le istituzioni, invece di promuovere la solidarietà, alimentano la paura al fine di perseguire un interesse diverso da quello comune, le teorie del complotto, la stregoneria, la magia e la superstizione prendono il sopravvento.

L’essere umano è storicamente e culturalmente strutturato in questa maniera, quando ha paura dell’ignoto cerca e trova una spiegazione al di fuori della “ragione”. Così, per dare un senso al mistero della morte, sono nate tutte le ottanta tra religioni e confessioni che assistono i propri fedeli nell’incertezza del futuro e del trapasso.

Anche le tradizioni popolari si radicano allo stesso modo e con la stessa funzione rassicurante nell’opinione pubblica. “Mogli e buoi dei paesi tuoi” è un esempio di rara efficacia per spiegare come la paura di ciò che è sconosciuto finisca per impostare quelle che diventeranno le tradizioni popolari. È il caso della figura femminile rinchiusa nel recinto millenario di una condizione subalterna e disagiata. Condizione, questa, consolidata poi dalle religioni monoteiste con i propri “comandamenti”, dettati dalla paura atavica dell’uomo nei confronti di chi ha il potere di “creare” la vita. Il nono in particolare recita: “non desiderare la donna d'altri”, che prende origine dalla versione ebraica che includeva anche il decimo, “non desiderare la moglie del tuo prossimo, il suo schiavo, la sua schiava, il suo bue, il suo asino, alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.” La donna era, ed è ancora per chi segue coerentemente i precetti di queste religioni, niente altro che una proprietà dell’uomo, più o meno come il bue.

Oggi il potere ha affinato molto i propri strumenti di coercizione del pensiero critico e non ricorre più all’imposizione della Verità come espressione della volontà di un essere superiore. La Verità viene creata dall’uomo, ma solo da una piccola parte della popolazione umana, quella che ha acquisito le conoscenze adeguate per poter esprimere le regole che devono poi essere seguite da tutti. La Verità, così, acquista caratteristiche scientifiche e democratiche e, in quanto tale, può essere imposta anche con la violenza, perché è espressione della volontà degli uomini che hanno delegato ai “competenti” il compito di elaborarla. Tutto ciò che è in disaccordo con la Verità diventa antiscientifico e non democratico, generando due palesi ossimori. Infatti, chiamare democrazia la privazione della sovranità popolare, mediante un sistema di rappresentanza che assoggetta gli “eletti” ad interessi economici superiori ma esclude qualsiasi vincolo di mandato nei confronti del rappresentato, è una contraddizione sostanziale. Dimostrazione inoppugnabile è l’esportabilità della democrazia, mediante imposizione violenta a mezzo guerra, sancita dagli Stati Uniti.

In secondo luogo la scienza, “anche se affonda le radici nel sapere precedente, ha la sua anima nel cambiamento. ... La natura del pensiero scientifico è critica, ribelle, insofferente di ogni concezione a priori, a ogni reverenza, a ogni verità intoccabile. La ricerca della conoscenza non si nutre di certezza: si nutre di una radicale mancanza di certezze. Ciò significa non dare credito a chi dice di avere la verità in tasca. Per questo scienza e religione si trovano sovente in rotta di collisione. Non perché la scienza pretenda di conoscere risposte ultime, ma, esattamente al contrario, perché allo spirito scientifico fanno sorridere coloro che dicono di conoscere risposte ultime, di avere un accesso privilegiato alla Verità.” (Carlo Rovelli – La realtà non è come ci appare – Raffaello Cortina Editore – 2014)

Oggi, invece, la scienza è divenuta dogmatica, una religione in cui i “fedeli” credono e gli scienziati, molto ben pagati, diffondono il Verbo unico e indiscutibile. Così il principio base della scienza, il confronto di tesi diverse, viene meno e con esso anche la presunta oggettività della Verità. Il Verbo per rendere plausibile l’incredibile, un po’ come accadeva con le Crociate e l’Inquisizione, deve screditare tutte le eresie che tendono a mettere in dubbio le “risposte ultime” date di chi ha un “accesso privilegiato alla Verità”. Questo processo non è casuale, è il frutto di una progettazione scientemente studiata dai regimi vigenti al fine di imporre la Verità più consona ai propri scopi. Per realizzarlo la classe politica dominante, democratica o totalitaria che sia, scatena la propaganda per fidelizzare il proprio gregge. Ma questo non è sufficiente, perché una parte della cittadinanza, più o meno cospicua secondo i casi, tende a non credere nella Verità imposta e propende per risposte diverse da quelle ultime propinate.

Per superare la criticità del dissenso i regimi, di qualsiasi forma, usano da millenni la stessa strategia, il buon vecchio “divide et impera” di romana memoria. Il primo passo è demarcare chiaramente il confine tra i buoni, il gregge fedele al pastore, e i cattivi, le solite pecore nere più o meno eretiche. Mediante la propaganda i secondi vengono fatti apparire, agli occhi dei primi, come criminali, ignoranti, antiscientifici e manipolati dal “nemico immaginario” di turno. Ma lo strumento più efficace, per provare l’inattendibilità del dissenso e contemporaneamente dividerlo al proprio interno, è il complottismo.

Il complottismo funziona seguendo due diversi percorsi. Da un lato è un’etichetta che viene attribuita a qualsiasi teoria avversa alla Verità di regime, a prescindere dalla sua attendibilità. Dall’altro vengono fatte filtrare mezze verità, porzioni di notizie vere e dettagliatissime fake news, che danno luogo a supposizioni che molto spesso sfociano in teorie del complotto prive di qualsiasi possibilità di essere comprovate. La regina di tutte queste teorie del complotto è il terrapiattismo, che vede tutti i regimi del pianeta impegnati vorticosamente per far credere all’intero genere umano che la Terra, palesemente piatta, sia di forma quasi sferica con un leggero appiattimento sui poli, peraltro neanche uniforme. Resta oscuro lo scopo di cotanto lavoro. Il fenomeno terrapiattista ha iniziato a riscuotere successo nel 2017 quando la stampa mainstream ha cominciato a dare grande risalto ad una notizia molto piccola: “... il ministero dell'Istruzione [tunisino] è stato costretto a intervenire sul caso di una tesi di dottorato dell'università di Sfax che pretendeva di smontare le teorie di Copernico e Galileo in nome del Corano. Il lavoro è stato respinto”. La diffusione capillare della notizia ha generato un fermento globale in grado di creare un movimento che, grazie all’ignoranza, ha recepito come plausibile quella favola che per millenni è stata propinata dalle religioni più antiche ai propri fedeli: «La terra? È piatta e il sole le gira attorno». L’etichetta di terrapiattista è stata immediatamente sfruttata per screditare tesi non del tutto omologate al globalismo liberista. Infatti nello stesso articolo (Corriere della Sera 20 aprile 2017) la notizia veniva accostata a: “...nell’America trumpista, siede sulla poltrona di ministro dell’Istruzione una signora - miliardaria ça va sans dire - che simpatizza con i creazionisti e con la teoria del disegno intelligente in odio all’evoluzionismo darwiniano ...

 

I grandi complotti degli ultimi anni

Durante gli ultimi tre anni, sicuramente tra i più oscuri ed orwelliani dalla fine della seconda guerra mondiale, sono fiorite teorie del complotto come mai dal millenarismo. Elencarle tutte è impossibile, quindi e meglio tentare un’analisi raggruppando i complotti per attinenza di argomento:

1. La concentrazione del potere economico e, di conseguenza, di quello politico costituisce sempre un grande stimolo per i complottisti. Nei periodi bui addirittura riemerge la teoria, di medievale origine, del complotto giudaico, comprovato dai più recenti (1903) Protocolli dei Savi di Sion, la cui falsità però è più che certa. Di contro la massoneria, la segretezza, la cospirazione intorno al potere genera quell’alone di mistero dietro il quale si possono nascondere fitte e affascinanti trame mistiche. Così i Savi di Sion si trasformano nel gruppo di Bilderberg, nel World Economic Forum di Davos e il Great Reset di Klaus Schwab assurge a Protocollo dei nuovi Savi Anziani per il NWO. Nuovo Ordine Mondiale ordito da extra terrestri che si sono impossessati dei corpi e delle menti dei leader del pianeta. Una sorta di ennesimo remake del film “L’invasione degli ultracorpi”.

2. Il secondo grande complotto riguarda i cambiamenti climatici. Questi sarebbero, secondo le diverse teorie: a) inesistenti; b) perfettamente in linea con precedenti episodi dalle caratteristiche simili; c) orditi dai Nuovi Savi Anziani per spaventare la popolazione terrestre; d) l’artificialità dei cambiamenti climatici è ampiamente dimostrata dal fenomeno delle “scie chimiche”; varie ed eventuali (non è facile stare dietro a tutto). Le varie teorie spesso si incrociano tra loro senza curarsi delle profonde contraddizioni che impediscono la negazione di un fenomeno e la scoperta delle sue cause.

3. Una teoria del complotto piuttosto complessa è quella che tende ad avvolgere nella nebbia misteriosa una serie di provvedimenti che restringono le libertà personali ed esasperano il controllo sui singoli individui. Intelligenze artificiali e occulti algoritmi regolano la nostra vita e muovono quei fili che ci rendono marionette. Questi sistemi ci stanno trasformando rendendoci sempre più “transumani”, cioè macchine più facilmente controllabili. Gli strumenti per realizzare questo obbrobrio sono molteplici ma tutti regolati dalla scienza, un entità metafisica che si è sostituita alle varie forme di divinità in circolazione sul pianeta. La divinità scientifica produce tecnologie perverse atte a manovrare gli esseri umani e a regolarne le trasformazioni genetiche. Esempi di questi equipaggiamenti sono rintracciabili nei vaccini (vecchi o nuovi, validi o inutili, benefici o nocivi che siano), nel famigerato G5, nell’abolizione del contante, nei nuovi cibi a base di insetti, nelle bistecche vegetali create con stampanti 3D e mille altre diavolerie.

4. La pandemia di Covid-19 e soprattutto una campagna vaccinale inutile e dannosa, hanno poi scatenato un vortice di teorie del complotto: a) il virus non esiste è un’invenzione dei Savi Anziani; b) il virus esiste ma è solo un raffreddore e non si muore; c) il virus è stato creato in laboratorio (e fin qui è molto probabile) per poter sterminare una larga fetta della popolazione mondiale, una sorta di Great Reset piuttosto drastico; d) ovviamente i Savi Anziani hanno il vaccino buono in tasca da prima per salvarsi; e) il vaccino, quello fraudolento, è stato studiato per condizionare le menti del popolo e renderli obbedienti ai Savi Anziani; e) varie ed eventuali (come sopra).

5. Infine c’è la tendenza a individuare in minoranze diverse da quella giudaica, o extraterrestre, la responsabilità di tutte le cospirazioni, questo dipende molto dal contesto in cui nasce la teoria del complotto. Negli Stati Uniti molto spesso è la comunità nera a farne le spese, come dimostra l’avversione per la battaglia di Black Lives Matter. In Italia c’è più fantasia e quindi l’offerta è più ampia: i soliti ebrei sopravvivono come lobby economica; la massoneria gode di ottima salute e, in fondo, è anche vero che la P2 e Licio Gelli qualche complotto lo avevano architettato; la mafia è una creatura italica esportata nel mondo e anche qui qualche cospirazione c’è stata; poi ci sono anche i servizi segreti deviati e una innata predisposizione all’insabbiamento; le ONG misteriose organizzazioni segrete che tramano per far invadere il paese da migranti “colorati”; etc. etc. etc. Il massimo della creatività viene raggiunto con il complotto della comunità LGBTQIA+, la nuova potentissima lobby che controlla gran parte della classe politica e dell’economia italiana.

La libertà di pensiero è una delle poche ancora rispettate dalla tanto bistrattata Costituzione Italiana, anche se a condizione che il pensiero rimanga tale e non venga poi espresso. Detto ciò, rispettare le idee altrui, per quanto bislacche possano apparire, è un imperativo categorico per qualsiasi forma di società civile. D’altra parte da millenni una bella fetta di popolazione mondiale crede che un bambino con la testa di elefante, Ganesha figlio primogenito di Sìva e Pārvati, sia il dio del “buon auspicio”. Attualmente oltre due miliardi di persone credono che se non si comportano bene, cioè come vuole il loro pastore, la propria anima finisca in un luogo tetro, buio e fiammeggiante pieno di diavoletti che passano una non meglio quantificata eternità a torturarli. Poi ci sono altri miliardi di individui “illuminati”, da non si sa quale fonte di luce, che credono e hanno fede nella scienza, creando così il più atroce degli ossimori, che trasforma la ricerca scientifica in dogma universale, in Verità assoluta. Assioma questo che nega il fondamento stesso della scienza, smentendo la necessità del confronto con teorie diverse e del cambiamento di rotta una volta accertato l’errore commesso, tipica del metodo scientifico.

Le teorie del complotto seguono lo stesso percorso della scienza dogmatica, anche se teoricamente dovrebbero combatterlo. Anche esse necessitano di un atto di fede per essere “credute”, in quanto mancano di due elementi essenziali alla dimostrazione della loro veridicità: le prove “scientifiche” e il movente che spingerebbe il responsabile del complotto a realizzarlo. Nella prima circostanza la spiegazione è piuttosto semplice, a determinare il confine tra una teoria del complotto e un caso è proprio la presenza o meno di prove. In Italia è pieno di episodi esplicativi: le stragi di stato; quella di Ustica; gli attentati della mafia del 1992/93; l’omicidio di Giuseppe Pinelli; etc. etc. etc. etc. In tutti questi casi il complotto c’era ed era provato dai fatti. Si sono svolte indagini che, nella sostanza, hanno anche individuato i responsabili. Solo che per “ragioni di Stato” si è preferito “insabbiare” il tutto.

Nel secondo fattore, l’assenza del movente, le contingenze cambiano per ogni singola teoria del complotto che quasi sempre aggira, però, la comune origine del problema. Genesi questa che, essendo per lo più palese, rende quasi sempre il complotto più un “caso” e per giunta molto poco misterioso. L’assenza di entrambi gli elementi necessari a rendere attendibile una teoria, invece, finisce per indebolirla, facendola diventare facile preda di critiche che ne inficiano la credibilità. Per questo motivo le teorie del complotto, che si infiltrano nei movimenti di dissenso, risultano estremamente dannose alla lotta contro il regime vigente e alle sue forme di coercizione. La loro scarsa incisività fa perdere forza, attendibilità e capacità di diffusione all’intero movimento e accresce, al contrario, gli stessi fattori nella dottrina del “nemico” al potere.

In realtà è abbastanza evidente come la comune assenza di prove e di movente renda tali complotti del tutto inesistenti:

1. I Savi di Sion, il gruppo di Bilderberg, il World Economic Forum di Davos non tramano per conquistare il pianeta, semplicemente pianificano la gestione di un potere che già hanno. Non sono extraterrestri ma uomini molto intelligenti, per combattere i quali serve altrettanto ingegno. Il potere che amministrano deriva da un sistema economico che si chiama neoliberismo e da un sistema politico definito post-democrazia. Non si nascondono, anzi sono orgogliosi del proprio potere e, comprandosi tutti i media compiacenti, adorano apparire come salvatori del mondo. Non si sottraggono alla ribalta neanche quando dettano direttamente le regole ai governi nazionali poco sovrani, come nel caso della pandemia. Anche il Great Reset non ha nulla a che vedere con un complotto è, come lo Sviluppo sostenibile con la sua Agenda 2030, un programma articolato per mantenere potere economico e politico nelle mani dell’attuale oligarchia al potere. Il progetto è strutturato in modo da convincere i sudditi fedeli che i grandi mali del liberismo economico (inquinamento, disuguaglianze, povertà, guerre, flussi migratori) possano essere curati con le cause che li hanno generati.

2. Tra tutte le teorie del complotto quelle sui cambiamenti climatici presentano le maggiori contraddizioni, incoerenze che rendono impossibile definire un “movente” attendibile. Generalmente i negazionisti sono anche i maggiori sostenitori del controllo meteorologico mediante le scie chimiche rilasciate dagli aerei. Se così fosse però i cambiamenti climatici esisterebbero e per di più sarebbero causati dall’uomo, anche se ancora non è chiara la ragione che spingerebbe la lobby delle scie chimiche a perpetrare questa criminosa attività. In realtà l’«inseminazione delle nubi», scoperta nella prima metà del secolo scorso, è stata e raramente viene utilizzata ancora per combattere la siccità e per scopi bellici. L’efficacia della tecnica è molto dubbia, l’uso di ioduro d’argento, e degli altri prodotti più recenti, è nocivo per la salute e gli elevati oneri rendono il rapporto costi/benefici di questa tecnica sicuramente negativo a prescindere dal “movente”. Desalinizzazione dell’acqua marina per la siccità e bombe di vario genere per le guerre svolgono questi compiti in modo molto più efficiente.

Una fetta più larga sostiene che i cambiamenti climatici ci sono ma ci sono anche sempre stati, tutti gli episodi estremi che vengono registrati (alluvioni, esondazioni, tornado, siccità, caldo eccessivo) hanno precedenti simili e sono quindi da imputare a normalissimi cambiamenti nell’attività solare, allo spostamento dell’asse terrestre e ad altri fenomeni naturali. La CO2, secondo questa teoria, è un gas benefico e indispensabile alla crescita delle piante (e anche nella preparazione di bevande gassate tra cui lo Champagne). La sua presenza in eccesso nell’atmosfera non causerebbe danni e l’allarmismo diffuso sarebbe frutto di un complotto dal “movente” sempre piuttosto oscuro. Anche in questo caso la logica aiuta a trovare spiegazioni più semplici e meno complottistiche. Anidride carbonica, particolato, diossina, scorie nucleari, plastica e una moltitudine di altre sostanze prodotte artificialmente stanno cambiando radicalmente la conformazione dell’atmosfera e questo sicuramente non è un bene per il pianeta e per i suoi abitanti. La crescente domanda di risorse fossili sta depauperando il sottosuolo e alterando le caratteristiche morfologiche della Terra. La deforestazione, l’agricoltura intensiva e geneticamente modificata, l’utilizzo di sostanze chimiche stanno sterminando la biodiversità e sterilizzando il suolo terrestre. Si chiama Antropocene, l’era in cui per la prima volta un abitante di Gaia, l’uomo, è responsabile dei cambiamenti geomorfologici e climatici del pianeta. (Per approfondire: www.antropocene.org)

3. Qualsiasi regime del passato, del presente e probabilmente anche del futuro, ha avuto, ha e avrà l’esigenza di controllare i propri sudditi al fine di conservare se stesso. Possono forse essere esonerate dal normale esercizio del potere le comunità primitive dell’Africa, del Nord America, dell’Australia e dell’Amazzonia, che si erano date regole molto vicine all’anarchismo e per questo, in gran parte sono state massacrate. Nel mondo occidentale, invece, la religione ha sempre esercitato questa funzione di controllo sulla popolazione, ognuna con i propri mezzi. Il cristianesimo ad esempio ha istituito l’Omelia, una sorta di telegiornale dove con parole comprensibili al volgo si dettavano le regole del Pastore per il proprio gregge. Con l’avvento della ragione le cose si sono complicate un po’ e il controllo del pascolo umano è stato esercitato con mezzi coercitivi e con la paura terrena che sostituiva quella metafisica dell’inferno. Lo sviluppo tecnologico ha fornito, poi, mezzi più persuasivi come la televisione che entrava, ed entra ancora, direttamente nelle case per recitare l’omelia anche al gregge non credente. Infine il web, con i suoi motori di ricerca, i social, gli algoritmi, gli influencer, la censura, il tutto regolato da una efficientissima intelligenza artificiale ha reso capillare il controllo e il condizionamento dei sudditi.

Nessun complotto, quindi, il tutto avviene alla luce del giorno, cambiano solo i mezzi per realizzare lo stesso fine: concentrare sempre più il capitale e il potere politico. La perdita della libertà individuale e di quella delle comunità locali è solo un “effetto collaterale” dell’esigenza primaria. Il transumanesimo anche non ha nulla di complottistico come la scienza, quella vera e non dogmatica, non ha alcuna responsabilità in merito. È l’asservimento della scienza all’interesse particolare dell’oligarchia al potere a creare quelle deviazioni che, lungi dal complottare contro o a favore di qualcuno, hanno il solo scopo di generare profitto ad esclusivo beneficio di chi possiede i capitali sufficienti da investire nelle costosissime ricerche necessarie allo scopo. Gli insetti tra l’altro fanno parte della dieta tradizionale di molte culture: in Messico i grilli sono frequentemente usati come stuzzichino ante pasto; in Madagascar le formiche e le farfalle si vendono fritte al cartoccio nei mercati come da noi succede con le olive e le castagne; in Africa si mangiano anche termiti e bruchi; nelle diverse cucine asiatiche trovano posto gli scorpioni, i ragni, le locuste, i bachi etc. Il male, scevro da occulti complotti, risiede nel processo di industrializzazione dei cibi, fattore che tende a distruggere la biodiversità e l’agricoltura di sostentamento, fattori fondamentali alla sopravvivenza delle comunità locali. D’altra parte però e solo attraverso questo processo che il fine della concentrazione di capitali e potere politico può essere garantito.

4. La pandemia ha fatto registrare l’apice del complottismo, nonostante le risposte a tutti i dubbi amletici che hanno stimolato la nascita delle teorie della cospirazione fossero estremamente semplici. Il virus esiste, è un coronavirus quindi della stessa specie del raffreddore e come questo varia molto velocemente. Quasi sicuramente è stato creato in laboratorio, come appare dall’inchiesta di Presa- diretta-Il-virus-perfetto e, ancor di più, dall’accanimento con cui l’establishment della ricerca mondiale ha cercato di dimostrare l’origine naturale, senza mai averne la possibilità scientifica. Ma naturale o artificiale in realtà cambia poco, perché dietro questo tipo di ricerca pseudo scientifica non si nasconde niente di misterioso o complottistico. La ricerca farmacologica è interamente dedita a produrre profitto, i progetti che non danno frutti economici vengono abbandonati. Ne sa qualcosa lo stesso Peter Daszak, capofila della lettera firmata da ventisei scienziati sull’origine naturale del virus e finanziatore degli esperimenti sui pipistrelli nel laboratorio di Wuhan. Nel 2019, infatti, lo “scienziato” americano si è visto rifiutare un progetto simile dal Ministero della Difesa statunitense in virtù degli scarsi risultati economici ottenuti da quello precedente.

5. Allo stesso modo il vaccino non è stato creato per rendere gli esseri umani marionette facilmente controllabili. È semplicemente un farmaco inutile e dannoso per la salute ma estremamente efficiente nel produrre profitti e nel rassicurare il gregge. In questo modo l’oligarchia al potere non viene “disturbata” dalla pandemia e dai sudditi durante il duro lavoro necessario a perseguire i propri interessi economici. Lo sterminio di buona parte del mondo a mezzo pandemia o vaccino è controproducente per gli scopi del regime neoliberista, in quanto, nonostante la sempre più forte finanziarizzazione dei mercati, resta sempre fondato sulla “crescita economica”. Fenomeno questo che necessita senza soluzione di continuità di maggiori bacini di consumatori e di mano d’opera a basso costo. Quando si vuole agire sul controllo dello sviluppo demografico si usano sistemi come quello cinese del figlio unico, stermini bellici esternalizzati come quelli statunitensi, impoverimento dei paesi poveri etc.

L’ultimo punto è quello che meglio esprime l’esistenza di una vera e propria cospirazione architettata dai regimi vigenti. È il buon vecchio complotto del “divide et impera”, della “guerra tra poveri”, un processo che tende a mettere le minoranze portatrici di istanze comuni una contro l’altra al fine di destabilizzare l’ampia area di dissenso. Gli esempi sono molteplici e ruotano intorno al classico ruolo del “nemico immaginario”, creato dal regime per farsi carico della responsabilità dei disagi subiti dalle classi meno abbienti. In Italia siamo passati dall’ebreo sotto il fascismo, allo zingaro che ruba, all’albanese “pappone” e spacciatore, al polacco alcolizzato, al rumeno che stupra, al mussulmano terrorista, per giungere, infine, ad un più generico migrante che ci ruba il lavoro. Nell’epoca della globalizzazione, spesso la funzione “malaussèniana” di capro espiatorio viene esercitata dallo stesso gruppo su scala mondiale. In questo senso la minoranza nera ha sempre un certo rilievo, così come l’Islam o il comunista mangiabambini, tornato alla ribalta odierna con il Filoputin.

La campagna mediatica della paura pandemica ha permesso di creare il più crudele dei nemici immaginari: il Novax. Di contro il regime crea anche altre minoranze “buone” per bilanciare l’eterno gioco tra bene e male. La comunità LGBTQIA+, le donne, gli ebrei affrancati, i profughi (ma solo quelli ucraini, anche se novax) diventano così gruppi sociali minacciati dal “male” e che, per questo, vanno tutelati. Sfuggono ai più le palesi contraddizioni insite in questa inesistente contrapposizione tra bene e male. In quale minoranza, perseguibile o tutelabile andrebbero collocati, ad esempio, un gay se Novax, una donna se Filoputin o un profugo clandestino nero, gay, Novax e Filoputin?

Per esasperare l’accanimento nei confronti delle minoranze discriminate, l’establishment, qualsiasi sia il finto schieramento di appartenenza, si avvale di tecniche di manipolazione che, pur se lievemente diverse, ricalcano il modello del “divide et impera”. Non a caso i termini che identificano queste tecniche sono anglofoni per i globalisti (cancel culture, politically correct, lobby, etc.) e italiani per i sovranisti (revisionismo storico, il non antifascismo, “e allora le Foibe”, “aiutiamoli a casa loro”, etc.). Nella sostanza, però, è caratteristica imprescindibile dei regimi post-democratici la vessazione di una minoranza. Oppressione finalizzata a sobillare quella teoria del complotto che sia in grado di rendere il gruppo sociale preso di mira responsabile dei disagi delle classi meno abbienti. A volte, come per i Novax l’establishment costruisce e diffonde direttamente la teoria del complotto, in altri delega l’area del dissenso ad agire in tal senso, come nel caso della comunità LGBTQIA+. Complotto questo che si lega perfettamente al “gender fluid” porta di ingresso del “transumanesimo.

 

Il complottismo è l’espressione del “divide et impera”

Le teorie del complotto nel loro insieme, come appare dalla loro disamina, non sono altro che l’applicazione post-democratica del “Divide et Impera”. Grazie alla diffusione degli stimoli opportuni, la cittadinanza viene divisa nettamente tra un gregge prono al suo Pastore e una minoranza di pecore nere, relegate nel limbo del complottismo. La composita area del dissenso, invece di compattarsi intorno a un’ideologia antagonista, finisce per sfaldarsi in una miriade di teorie complottistiche alquanto improbabili. In realtà, già dalla più semplice delle analisi semantiche appare evidente che il termine “complottista” è stato oggetto di una palese inversione dei ruoli. Complottista, infatti, è colui che complotta. Grazie alla manipolazione del linguaggio che i regimi, democratici o totalitari che siano, sono usi compiere per condizionare il proprio gregge, complottista è diventato colui che immagina di subire le conseguenze di un complotto orchestrato a sua danno da misteriose quanto fantasiose entità. Il rovesciamento di significato non è stato un casuale processo evolutivo della lingua. È la conseguenza di un progetto scientemente studiato (un complotto appunto) per emarginare tutte le forme di dissenso, screditandole per lasciare spazio esclusivamente alla Verità del pensiero unico vigente. L’etichetta di complottista viene immediatamente affibbiata a qualsiasi opinione non perfettamente in linea con i dettami dell’establishment di turno, in virtù dell’assenza di fondamento scientifico (le prove) e della ragione di esistere (il movente).

Dietro la maggior parte dei complotti si cela, senza nascondersi più di tanto, un’azione del regime tesa a implementare la concentrazione di potere politico ed economico. Il complottismo è un’invenzione, una produzione e una distribuzione esclusiva del regime. Viene costantemente stimolato come migliore arma mai congeniata dal potere per gestire il dissenso rendendolo poco credibile. L’origine “artificiale” del complottismo, ovvero la progettazione da parte del potere delle teorie o quantomeno delle micce che le innescano, sono facilmente rintracciabili in ognuno dei cinque gruppi analizzati.

1. Il potere non ha nulla di misterioso o di occulto, segue delle dinamiche semplici e persegue un fine lampante: autoalimentarsi il più a lungo possibile. Quello attuale per raggiungere il proprio scopo ha ideato un sistema economico-politico di rara efficienza. La ricchezza economica non è mai stata così concentrata nelle mani di pochi, nemmeno ai tempi delle monarchie assolute. Il conseguente potere politico ha subito lo stesso iter e, oggi, pochi burattinai tirano i fili delle marionette che popolano le commedie parlamentari post-democratiche. Fantocci, questi, che devono sottostare al costante ricatto economico del Pil, della crescita, dello spread, etc. Organizzazioni militari di difesa, come la Nato, svolgono compiti politici travalicando la sovranità, non solo delle nazioni ma anche di interi continenti. Le guerre vengono “esternalizzate” o combattute “per procura”, la democrazia viene “esportata” e imposta ai popoli a prescindere dalla loro volontà. In sostanza si tratta del buon vecchio imperialismo dei forti, sempre bisognoso di nuove risorse da rubare ai più deboli.

Per nascondere questa necessità e le difficoltà che ogni regime incontra nel coltivare un interesse particolare a discapito di quello comune, l’establishment crea delle zone d’ombra che alimentano le teorie del complotto. Così ogni paese ha i propri “segreti di stato”, le “questioni di sicurezza nazionale”, le agenzie che operano al di fuori delle regole. La cultura di regime alimenta l’alone complottista intorno all’operato segreto, basta pensare al quantitativo di film hollywoodiani fondati su cospirazioni di ogni genere, anche se poi tendono al solito lieto fine in cui il bene trionfa anche a discapito del potere. In altri casi il regime lascia trapelare notizie marginali anche se veritiere, individua poi il capro espiatorio di turno, che viene condannato a qualche anno di carcere, lasciando però intatto il meccanismo funzionale allo scopo, come nel caso della crisi dei mutui sub prime o le inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, le stragi di stato, la P2 etc. etc. Se il complotto sfugge al controllo smette di essere tale e diventa un problema che il regime è costretto a risolvere con la sana vecchia coercizione. Così il Julian Assange di turno viene perseguitato ben oltre la propria vita solo per aver svelato i crimini di guerra statunitensi commessi a Guantanamo e Abu Graib. Delitti perpetrati peraltro in maniera tutt’altro che occasionale o complottistica.

Questa azione continua è quella che da adito alle teorie del complotto sionista, Bilderberghiana, Davosiana e Great Resettiana. Teorie in cui viene congetturato un “movente” incomprensibile spesso suggerito da film, libri e ora serie televisive di fantascienza e di spionaggio. Movente individuato nella drastica e crudele riduzione della popolazione mondiale a mezzo pandemia artificiale, sistema che però metterebbe a rischio anche l’oligarchia che la ha progettata, o in altri ameni intenti da disaster movie.

2. La questione ambientale è forse il settore in cui l’azione del regime e dei suoi media finalizzata allo stimolo del complottismo è più evidente. Il “negazionismo”, termine inventato dall’establishment per bollare come complottista qualsiasi forma di pensiero difforme, per i cambiamenti climatici nasce direttamente da Trump e dalla sua dipendenza dalla lobby estrattivista. La riduzione dell’Antropocene alla mera questione della CO2, deriva dalla doppia azione di ecologisti di regime da una parte e negazionisti complottisti dall’altra. Nessuno dei due contendenti affronta la vastità del problema nel suo insieme.

Tutte le Ong ecologiste, le analisi e i provvedimenti governativi, a prescindere dallo schieramento politico di provenienza, danno luogo ad azioni disgiunte tra loro e indirizzate ad arginare una singola difficoltà. L’invasione della plastica; l’auto elettrica, che finisce per inquinare quanto una a benzina; le scie chimiche, che poca cosa sono di fronte agli effetti dovuti al consumo di 12 litri di carburante per km, necessari a un aereo per portare a spasso passeggeri o per inseminare le nuvole; gli scarichi in mare dei liquami; quelli nell’atmosfera delle fabbriche; la foresta amazzonica; sono solo una piccola parte dei fenomeni tipici dell’Antropocene. Ognuno di essi costituisce il fondamento di un’infinità di singole battaglie che, a volte, riescono anche ad ottenere piccole vittorie. Conquiste, queste, rese inutili nella sostanza dall’impossibilità di rimuovere la causa del singolo problema in quanto comune a tutta la questione ambientale. Fermata la deforestazione sul delta del Rio della Amazzoni, questa riprende dal lato delle sorgenti. Chiusa una fabbrica per le eccessive emissioni, la produzione verrà delocalizzata in un paese più permissivo, dove la mano d’opera costa anche meno. Promuovere la raccolta differenziata e poi bruciare tutta l’immondizia in un inceneritore. Etc. etc. etc.

3. I regimi sono sempre gli artefici delle teorie del complotto in materia di restrizione e coercizione per il semplice fatto che la libertà è un’illusione. La libertà non è mai esistita, tranne in alcune tribù primitive africane e in poche di quelle indigene delle Americhe. I regimi post-democratici lavorano alacremente per persuadere i propri sudditi della loro libertà. E liberi lo sono, come aveva già compreso Rousseau, una volta ogni cinque anni, quando votano. Peccato, però, che quando ciò accade i giochi siano già fatti. Il gregge indignato da tali affermazioni risponde sempre con l’esempio del regime totalitario di turno dove manderebbe a vivere tutti coloro che osano lamentarsi della scarsa libertà di cui si gode in Occidente. La propaganda, infatti, riesce a far dimenticare ai sudditi più fedeli i misfatti interni: Julian Assange; i vari omicidi di regime, da George Floyd negli States a Stefano Cucchi in Italia; l’assenza di forme di recupero per i detenuti, dimostrata dal numero molto elevato di suicidi in carcere in Italia, e dalle condanne a 175 anni previste dal codice statunitense; l’uccisione dei migranti perpetrata con respingimenti, detenzione preventiva, centri di accoglienza; l’invasione di paesi sovrani con la scusa di “esportare democrazia”; etc. etc. etc.

Nonostante le migliaia di esempi della coercizione quotidiana praticata in Occidente il gregge è convinto che in Cina o in Russia le cose vadano molto molto peggio e non siano minimamente paragonabili con i nostri piccoli e irrilevanti misfatti. Tale certezza nasce dalle teorie complottiste attivate dai regimi occidentali al fine di convincere i propri sudditi della presenza di armi di distruzione di massa in Iraq; della cattiveria innata in alcuni popoli, come quello serbo e ultimamente quello russo. Secondo le stesse teorie i cinesi, in quanto musi gialli, sono comunisti fino al midollo e quindi refrattari ad ogni forma di libertà. In nessun caso viene preso in considerazione il fatto che queste civiltà (cinese, russa, indiana, medio orientale, etc.) abbiano sviluppato culture diverse da quella europea che si è autoimposta nel mondo occidentale sterminando le popolazioni indigene. La libertà di pensiero è talmente scarsa da non riuscire a concepire neanche l’esistenza di forme diverse di coercizione dalla propria. Il risultato è che la libertà resta un’illusione perché può diventare reale solo nel momento in cui diviene uguale per tutti. Cosa del tutto impossibile in un sistema post- democratico e neoliberista gerarchizzato in ogni aspetto politico ed economico.

4. Che le tantissime teorie del complotto suscitate dalla pandemia siano state promosse dell’establishment è talmente evidente da aver quasi invertito i ruoli, con governi e parlamenti a supporre complotti e gruppi spontanei di cittadini a divulgare studi scientifici per cercare di uscire dal panico indotto. Sin dall’inizio il gota della ricerca farmacologica si è accanito nel negare gli studi direttamente sui pipistrelli nel laboratorio di Wuhan finanziati da EcoHealth Alliance (sotto la presidenza di Peter Daszak), che costituiscono la più probabile delle cause che hanno originato, artificialmente, il virus. Premi Nobel, precedentemente molto apprezzati, sono stati criminalizzati solo per aver suscitato dubbi in merito.

La furia si è poi scatenata contro le cure, prima contro il plasma immune e poi contro gli antinfiammatori. In entrambi i casi la scienza “vera”, quella divulgata dai cittadini ha ampiamente dimostrato come l’utilizzo degli antinfiammatori avrebbe risparmiato migliaia di vite e avrebbe ridotto ricoveri e terapie intensive del 90%. L’impeto complottista ha indotto poi l’establishment ad avventurarsi in una vaccinazione compulsiva carica di menzogne e priva di qualsiasi efficacia, come ampiamente dimostrato dai dati ufficiali.

La “colpa” è stata data, nel più classico dei processi complottisti, a chi proprio non ne poteva avere: i Novax. Senza lo straccio di una “prova”, scientifica o meno che fosse, e in totale assenza di “movente” i complottisti di regime, coprendosi di ridicolo, hanno continuato a scagliarsi contro i medici Novax una volta reintegrati nel posto di lavoro. L’accanimento dei media mainstream contro il reintegro anticipato dei medici Novax è al limite del “terrapiattismo” più grottesco. L’incapacità del vaccino di immunizzare è stata negata senza vergogna. Grazie a questa menzogna il branco di urlatori mainstream che popola le televisioni ha avuto il coraggio di richiedere ulteriori provvedimenti razziali contro i medici reintegrati come la “lettera scarlatta” appesa al camice o il demansionamento, fenomeno che ha interessato anche il personale docente nelle scuole. Etc. etc. etc.

5. Che il “divide et impera” sia l’eccellenza del grande complotto di regime risulta evidente già dalla precedente disamina. L’aggravante in questo caso, però, è la facilità con cui i dissenzienti finiscono per aderire a questa teoria. Chi diverge dal pensiero unico, invece dovrebbe comprendere immediatamente l’insostenibilità, nell’area del dissenso e del pensiero critico, di qualsivoglia tipologia di “guerra tra poveri”. Infatti, negare i diritti a qualsiasi minoranza, qualunque sia la ragione, significa avvallare anche la possibilità di vedersi negare i propri diritti. Se una fazione politica decide di sospendere i diritti umani, civili e sociali di coloro che vogliono scegliere liberamente il protocollo di cura in nome di un vaccino truffa, è logico e perfettamente costituzionale che il gruppo fintamente opposto decida di sospendere quello di riunione, mascherandolo dietro un decreto contro i rave, quello di scelta della donna sull’aborto, quello di appartenenza di genere, di unione e di adozione della comunità LGBTQ+; quello di soccorso in mare e di asilo per i migranti troppo colorati; etc. etc. etc.

Il rispetto dei diritti delle minoranze non può essere soggetto ad alcuna limitazione, altrimenti ogni regime finirebbe per essere autorizzato a perseguitare la minoranza più sgradita al proprio interesse particolare. Un movimento dissidente che non comprende questo semplice principio non dissente ma, semplicemente, vuol sostituire una forma di potere con un’altra, una coercizione con una diversa. Il complotto architettato dal regime vigente ha proprio questo scopo, rendere simile a se stesso ogni forma di dissenso per sminuirne la forza e la credibilità. Per farlo esaspera la finta dicotomia tra pseudo sinistra e finta destra attribuendo agli schieramenti la tutela delle diverse minoranza: la sinistra di destra si fa carico della comunità LGBTQIA+ e dei migranti (facendoli trucidare in Libia); la destra di sinistra salvaguarda Novax e Filoputin (mandando armi in Ucraina).

La comune origine delle teorie del complotto e del processo “divide et impera” del regime vigente è dimostrata anche dall’utilizzo dello stesso linguaggio, come ben analizzato da Stefano Boni in Complottismo e narrative egemoniche sono cosi diversi?: “Quello che accomuna “teorie del complotto” e narrative egemoniche è la costruzione di regimi di verità fondati su drastici meccanismi di semplificazione. Queste non sono chiaramente dinamiche inedite (la storia ne è piena sia tra i dominanti che i dominati) ma mi pare innegabile un’accentuazione di processi di decisa riduzione della complessità negli ultimi due decenni.” Boni individua quattro “meccanismi di semplificazione”: 1) il “linguaggio post-ideologico” fondato non su una proposta politica concreta ma semplicemente concentrato sulla pancia del fruitore del messaggio. Così, il politico di turno si può scagliare contro il migrante che ruba il lavoro o il Novax, secondo la “pancia” cui si rivolge, mentre il “complottista” urlerà, proclamandosi né di destra né di sinistra, contro l’ennesimo attentato del regime alla propria libertà. 2) L’enorme potere esplicativo del dettaglio. I processi odierni di semplificazione analitica si nutrono di spiegazioni fondate sull’attribuzione di un enorme capacità esplicativa a frammenti di documentazione piuttosto che ad un vaglio complessivo della serie delle “prove” a sostegno della narrazione.

Innanzitutto si elimina la profondità storica fino a neutralizzarla: la narrazione rimane sul presente (significativa ad esempio la capacità di far iniziare il conflitto russo-ucraino nel 2022 o la sostanziale accettazione degli USA come credibili paladini democratici, cancellando decenni di imperialismo e appoggio a dittatori sanguinari). In secondo luogo ci si affida a schegge di informazione: un’immagine, una frase, un video, un singolo evento possono essere usati come chiavi di lettura risolutive per farsi unidea su dinamiche stratificate, sfaccettate, complesse. In questo modo alcune teorie complottiste riducono il capitalismo al piano diabolico di una setta (i miliardari ebrei), di una famiglia (ad esempio i Rothschild), di un fondo di investimento (ad esempio Blackwater) o di un economista (ad esempio Klaus Schwab) piuttosto che esaminare il complesso di forze in atto. ...”. 3) “Assolutismo. Si tratta essenzialmente di non lasciare alcun spazio al dubbio, all’ambivalenza, alla contraddizione, alla eterogenesi dei fini. La narrazione si presenta come un monoblocco solido e inattaccabile fondato su una spiegazione lineare: obiettivo-azione-effetto previsto. L’impianto narrativo, spesso improntato sullo svelamento di un arcano, spiega tutto in modo convincente ed esaustivo. Di conseguenza le narrazioni richiedono un’adesione fideistica, un allineamento integrale piuttosto che una valutazione o interpretazione. ...”. È il caso della lotta tra la scienza dogmatica di regime e l’assioma negazionista che ha caratterizzato la pandemia. 4) L’abbandono della dialettica. Le credenze si costruiscono e rimangono sempre più bolle auto-referenziali, sia quelle mediatiche sia quelle diffuse su blog e social network proponenti teorie riconducibili al complottismo, nel senso che non vengono sottoposte al vaglio di chi la pensa diversamente. Ormai è scarsa la volontà sia da parte di chi irradia ma anche da parte di chi riceve le narrazioni di costruire la credenza sul confronto argomentato tra una diversità di letture.” Si consiglia vivamente la lettura dell’intero articolo.

Infine, l’ennesima dimostrazione dell’origine “artificiale” delle teorie del complotto è data dalla negazione delle stesse in merito a quello che l’unico vero complotto architettato dai regimi: la guerra. Come diceva Pablo Neruda “Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.” Tutte le guerre vengono combattute per promuovere l’interesse particolare di qualcuno sfavorendo quello di un suo “collega”. Vengono però dichiarate sempre come difesa di quei principi comuni che toccano la “pancia” del popolo, come la libertà, la sovranità popolare, la difesa di diritti umani e, in caso di palese demenza di uno degli attori, per “esportare” democrazia. Un complotto si può definire tale quando la vera causa di un fenomeno viene occultata a favore di un'altra totalmente inesistente. È curioso che nel caso delle guerre questo fatto, pur essendo piuttosto evidente, non generi teorie complottistiche. La ragione è semplice, il regime non ha bisogno di destabilizzare il fronte del dissenso perché è sufficiente il complotto stesso a demarcare il confine netto tra il “noi” e il nemico.

 

Abbandonare il complottismo divisivo per poter complottare uniti

Una volta compreso che le teorie del complotto sono armi di distrazione di massa del potere, chi dissente dovrebbe evitare di cadere nelle trappole cospirazioniste, disseminate ovunque dal pensiero unico per screditare ogni forma di critica alla propria Verità assoluta. Occorre rifuggire da ogni supposizione che non sia suffragata da “prove” certe e soprattutto da un “movente” dichiarato. In questo caso la teoria smette di essere tale e diventa denuncia. A prima vista può sembrare un cammino irto di difficoltà e sbarrato da molti limiti, ma la realtà è molto più semplice di quanto venga presentata. Il difficile è lottare con un nemico che ha mezzi molto più potenti e strutturati di quelli a disposizione del dissenso, peraltro anche poco organizzato al momento.

Il primo passo è definire il nemico da combattere e questo è semplicissimo: il sistema economico neoliberista o mercatista che, con la sua capacità di concentrare grandi capitali, ha adottato la post- democrazia come sistema politico preferenziale, senza disdegnare sistemi totalitari là dove la cultura locale lo rende più funzionale, come in Cina, Arabia Saudita, etc. In secondo luogo è fondamentale comprendere il linguaggio del nemico, come comunica con il proprio gregge e come si organizza contro il dissenso. Solo in questo modo si possono individuare i “complotti” prima che vengano innestati. I cinque gruppi di presunte cospirazioni analizzate hanno tutti un fine semplice ed evidente, che nulla ha a che vedere con il mondo occulto e misterioso della congiura.

1. Il fine del complotto economico e politico dell’oligarchia massonica, ebraica, Bilderberghiana e via “resettando” è quello che accomuna tutti i regimi neoliberisti. Questi hanno l’esigenza di convincere i propri sudditi che solo per mezzo della “crescita economica” si può raggiungere il benessere della comunità. Il principio economico di questa follia si chiama “trickle down”, secondo il quale la ricchezza “gocciola” da un livello sociale all’altro distribuendosi a tutti. In realtà, come ormai tutti sanno, negli ultimi cinquant’anni il capitale si è sempre più concentrato nelle mani di pochi, le disuguaglianze sono cresciute a dismisura e la povertà relativa e assoluta aumenta anche nei paesi post-democratici. Grazie alla futilità delle teorie complottistiche il fine è stato raggiunto e gode di ottima salute.

2. Il complotto dei cambiamenti climatici ha la finalità di “toppa”. Il sistema neoliberista, anche nella sua forma più estrema di finanziarizzazione, produce inevitabilmente sempre più entropia. Più gli effetti dell’Antropocene si fanno evidenti, più l’establishment ha la necessità di tamponarli senza ledere l’interesse particolare di chi gestisce il Profitto. L’auto elettrica è l’esempio più eclatante in merito: si promuove il contenimento delle emissioni fino allo sfinimento. Non si fa, però, menzione del fatto che per mantenere gli standard consumistici sostenibili per l’industria automobilistica bisogna adottare modelli produttivi e commerciali che comportano lo stesso tasso di inquinamento dell’autovettura a benzina.

Nonostante la realizzazione dell’Agenda 2030 e del Great Reset sia nelle mani di chi detiene il potere, nessuno dei 17 SDGs ne tantomeno nessuno degli obiettivi del Great Reset per la questione ambientale è stato raggiunto o sia anche solo migliorato. L’inquinamento ha raggiunto livelli pericolosi per la salute, le risorse fossili si stanno esaurendo, la deforestazione è esplosa, si sono estinte più specie animali e vegetali degli scorsi cinque secoli. Di contro il Pil mondiale cresce, in modo direttamente proporzionale alle disuguaglianze, la capitalizzazione delle grandi aziende sta superando quelle di molti stati sovrani, la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi individui.

Pensare di poter uscire dall’Antropocene con l’attuale sistema post-democratico neoliberista è palesemente demenziale. Nonostante ciò la maggior parte del gregge occidentale continua a pensare di essere giunto “alla fine della storia” e che con piccoli aggiustamenti tutto si possa risolvere. L’area del dissenso si divide tra negazionisti e seguaci delle “scie chimiche”, uniti nella lotta alla limitazione della libertà individuale che il regime vuole imporre con la paura dei cambiamenti climatici. È quindi evidente che il fine che il regime si era ripromesso è stato raggiunto. La causa del disastro ambientale continua ad essere favorita, convincendo il gregge che sia l’unica via perseguibile, il tutto sostenuto da associazioni e movimenti ambientalisti “collaborazionisti”. Il dissenso è relegato nel girone infernale dei dementi, perso dietro le teorie complottiste promosse dalle diverse lobby beneficiarie delle conseguenze del mancato contrasto all’Antropocene.

Nessuno si cura di contrastare seriamente il sempre più vasto degrado ambientale e, così, la devastazione del pianeta finalizzata alla “crescita” prosegue all’insegna di demenziali “riconversioni ecologiche”. In realtà la soluzione sarebbe semplice: prendere atto della gravità della situazione e lottare affinché la natura venga riconosciuta come figura giuridica con i relativi diritti. La salvaguardia di questi deve essere affidata alle comunità locali. Tutto ciò è possibile solo in un sistema politico decentrato supportato da un’organizzazione economica realmente distribuita. Sistema, questo, che annienterebbe l’attuale ordine delle cose privilegiando l’interesse comune, rispetto a quello particolare che governa il globo. (Per approfondire: Giuseppe De Marzo – Per amore della terra – Castelvecchi 2018; Murray Bookchin - Per una società ecologica – Elèuthera 1989)

3. Il fine della teoria del complotto relativa alla limitazione della libertà è quello di negare che la stessa sia solo un’illusione. Anche in questo caso il risultato è ottimale, infatti in occidente, la libertà individuale e collettiva è diminuita in maniera inversamente proporzionale alla richiesta di sicurezza. Quest’ultima è cresciuta a dismisura nonostante tutti i reati contro la persona e il patrimonio si siano drasticamente ridotti ad eccezione delle violenze domestiche. Per soddisfare la domanda indotta di sicurezza, l’offerta di tutte le forme di controllo ha seguito l’andamento del mercato raggiungendo livelli orwelliani e, grazie al digitale, la gestione dei sudditi ha conosciuto un’efficienza inconcepibile sino a poco tempo fa.

4. Il fine ultimo del complotto pandemico è, come nel caso dei cambiamenti climatici, quello di mettere una “toppa” a una situazione sfuggita di mano. Non ci sono prove certe che possano stabilire l’origine artificiale o naturale del virus, figuriamoci poi sulla volontà di innescare una pandemia per ridurre la popolazione mondiale, oppure condizionarla o semplicemente impaurirla (cosa tra l’altro svolta in modo più che efficiente dai “complotti” immigrazione, sicurezza, guerre, terrorismo internazionale etc. etc.). Quello che è certo, invece, è che la pandemia è stata gestita malissimo: molti morti potevano essere evitati con le cure preventive domestiche a base di antinfiammatori e utilizzo del plasma iperimmune. Il contenimento dei contagi sarebbe stato migliore proprio grazie a queste cure, invece di essere delegato a un inutile e dannoso green pass che ha permesso a milioni di vaccinati non immunizzati di diffondere il virus ovunque. Vaccinati che in virtù delle difese immunitarie abbassate dal vaccino hanno finito per ammalarsi di più dei Novax ingiustamente discriminati.

Le “prove” di tutto ciò sono palesi e tutte sono nei dati ufficiali dell’OMS, dell’EMA, dell’AIFA e dell’ISS. Sono anche in decine di studi scientifici, nelle reazioni avverse e nei rapporti di Pfizer desegretati, ormai poco è rimasto “occulto” e l’azione della propaganda ha ormai travalicato i limiti del ridicolo. In questo caso è il “movente” a spiegare il fine, anch’esso palese, che ha portato il regime a costruire il “complotto”. Di fronte a un’emergenza pandemica, non ha importanza se nata naturalmente o artificialmente, i regimi neoliberisti post-democratici reagiscono nell’unico modo che conoscono, quello di affidarsi alla “scienza”.

Non quella vera però, che si sarebbe orientata verso la ricerca di una cura, invece di intraprendere la via del vaccino che notoriamente richiede una sperimentazione lunga e ricca di insidie. La scienza in cui si è “creduto”, con un atto di fede che rappresenta quell’ossimoro in grado di annientare il metodo scientifico, è quella dogmatica, dominata dal conflitto di interesse, segretata, protetta dai brevetti. Anti-scienza che, però, permette al sistema economico neoliberista di autoalimentare se stesso, sostenendo la crescita con la sua concentrazione di capitale e potere politico, e allo stesso tempo consente di illudere il gregge di aver operato nell’interesse comune.

5. Anche il fine della vessazione delle minoranze è piuttosto palese. In primo luogo essa rappresenta una potente arma di distrazione di massa usata dai due schieramenti fittizi, in tutti i paesi post- democratici, per spartirsi i consensi. Così la pseudo-sinistra “difende” i migranti pagando criminali nordafricani per sterminarli prima dell’imbarco, non rimuovendo le leggi razziali della destra e non alzando un dito per difendere Mimmo Lucano da una condanna assurda. Prende le parti della comunità LGBTQIA+ senza fare nulla di serio per rimuovere le discriminazioni di genere che includono anche le donne. Al contrario promuove nuove disparità con la vessazione di altre minoranze, opportunamente create per etichettare ogni forma di dissenso, come i Novax e i temibilissimi Filoputin pacifisti.

La finta-destra, dal canto suo, appena preso il potere scatena la solita guerra contro le ONG ree di raccogliere i migranti in mare, chiude i porti, litiga con l’Europa nella commedia della lotta ai flussi migratori, che nulla cambia se non qualche bambino morto in più. Si infiamma poi contro i rave, il nuovo nemico numero uno dell’ordine e della sicurezza mondiale, si adopera per togliere il diritto di aborto alle donne. Nascondendosi dietro il trompe-l'oeil della “cancel culture” e del “politically correct”, entrambi gli schieramenti aderiscono all’Agenda Draghi, promuovendo privatizzazioni, speculazioni finanziare, investimenti fondati sul debito pubblico, etc.. Provvedimenti questi che ricadono puntualmente sulle spalle della cittadinanza meno abbiente, che però in merito alle angherie subite responsabilizza i “migranti che ci rubano il lavoro” e i “Novax che non si fidano della scienza”.

Il secondo fine della vessazione delle minoranze è più nascosto ma non per questo meno efficace, il buon vecchio “divide et impera”. La coercizione dei gruppi minoritari innesca quella “guerra tra poveri” che frammenta e svilisce ogni forma di dissenso si possa creare nelle fasce sociali più deboli. “Classi” queste che, in virtù dell’essere vittime delle conseguenze del sistema economico neoliberista e post-democratico, finirebbero per divenire antagoniste se non fossero opportunamente “divise e dominate”.

In sostanza tutte le teorie del complotto vengono create dall’establishment con lo stesso medesimo fine, lo stesso “movente”: il mantenimento dello status quo per poter alimentare la concentrazione del capitale e del potere politico che ne deriva. Per raggiungere lo scopo i regimi post-democratici hanno bisogno di creare una realtà “altra” che convinca il gregge dei buoni propositi della classe dirigente. Il perseguimento della “crescita” economica, vera promotrice dell’interesse particolare che guida l’accumulazione infinita di capitale e la concentrazione del potere politico, deve diventare agli occhi dei sudditi fedeli il motore dell’interesse comune. Per realizzare questo progetto il Profitto, insieme ai suoi discepoli (la Crescita, la Competitività, il Merito, ma esclusivamente riferito alla capacità di creare profitto, la Concorrenza, etc.) sono stati strutturati come religione che detta le regole comportamentali del gregge.

Alla nuova divinità sono stati asserviti tutti gli strumenti, tutte le risorse e tutti i beni, comuni o privati che siano. Tutto è stato “privatizzato”, cioè recintato ad esclusivo beneficio dell’oligarchia che ha accesso all’area delimitata. Come ha ampiamente dimostrato la recente pandemia, anche la salute personale, la scelta della cura e l’accesso alle strutture sanitarie, pur se nominalmente “pubbliche” sono state privatizzate a beneficio del profitto di Big Pharma. Le scienze, le culture, le conoscenze, le tecnologie sono state “recintate” e sottomesse al dio Profitto e trasformate a loro volta in entità metafisiche dotate di una vita propria che le rende ideali per la creazione di teorie complottistiche. In questo modo si sono completamente persi “di vista gli aspetti qualitativi del sapere scientifico e la forza della scienza di sovvertire e fare evolvere la nostra visione del mondo.” (Carlo Rovelli – Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro – Mondadori 2014).

L’ossimoro della scienza dogmatica, che ha trovato la sua massima espressione nella delirante gestione della pandemia, è il risultato inevitabile della sostanziale privatizzazione della ricerca scientifica. Ricerca questa che vive ormai in gran parte di finanziamenti privati, mentre quelli pubblici sono lottizzati sempre secondo una logica post-democratica neoliberista che assoggetta i progetti al risultato economico. In questo modo viene raggiunto il doppio fine di promuovere la “crescita” economica favorendo la concentrazione di capitale, da un lato e dall’altro incrementare quella del potere politico per mezzo di una inconfutabile Verità scientifica precostituita. Un volta istituito un dogma, questo produce inevitabilmente anche una forma di rifiuto, una eresia che viene adottata da chi non riesce a rinunciare allo spirito critico. Se il dogma è però confermato dalla scienza, pur trovandosi di fronte a un palese paradosso, il dissenso perde credibilità e diventa facile preda delle teorie complottiste, opportunamente stimolate dall’establishment scientifico e politico. In quanto inattendibili agli occhi dell’opinione pubblica, queste teorie producono solo una larga area di sfiducia nella scienza, scetticismo che non è più in grado di distinguere tra la scienza dogmatica del conflitto di interesse e quella vera. Scienza, quest’ultima, perseguita da un manipolo di “eretici” che costituisce l’ultimo baluardo a difesa del metodo scientifico. Così l’ossimoro della scienza dogmatica ha unito sotto lo stesso tetto, come nella più classica delle religioni, lo scientismo categorico, in quanto rappresentazione del bene, e l’antiscientismo come figurazione del male.

Non solo, anche tra chi “sa di non sapere” si può far strada la sfiducia, il dubbio: “... L’antiscientismo è nutrito dallo sconforto per la perdita dell’illusione che la scienza possa offrire l’immagine del mondo definitiva, dalla paura di accettare l’ignoranza. Meglio false certezze che incertezze ... Ma la mancanza di certezze, lungi dall’essere una debolezza, costituisce, e ha sempre costituito, il segreto stesso della forza del pensiero razionale, inteso come pensiero della curiosità, della ribellione e del mutamento. Le risposte della scienza naturale non sono credibili perché sono definitive: sono credibili perché sono le migliori di cui disponiamo oggi, a un dato momento della storia reale del nostro sapere. È proprio perché sappiamo non considerarle definitive che continuano a migliorare. Da questo punto di vista, i tre secoli di scienza newtoniana non si identificano con la «Scienza», al contrario, sono poco più che un momento di relativa sosta lungo il cammino, a ridosso di un grande successo. Rimettendo in discussione Newton, Einstein non ha messo in discussione la possibilità del pensiero di vedere come è fatto il mondo, al contrario, ha ripreso il cammino che è stato di Maxwell, di Newton, di Copernico, di Tolomeo, di Ipparco e di Anassimandro: rimettere in discussione in continuità i fondamenti della nostra visione del mondo, per migliorarla in continuazione; riconoscere i nostri errori e imparare a guardare via via più lontano.” (Carlo Rovelli – Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro – Mondadori 2014). Libro questo altamente consigliato a chi volesse comprendere realmente cos’è, o meglio cosa dovrebbe essere, la scienza: una “visione del mondo” in continua evoluzione, fondata sulla dialettica teorica, analitica e sperimentale, sul confronto di idee e interpretazioni diverse che mai possono costituirsi in Verità assoluta.

In realtà le scienze, le culture, le conoscenze e le tecnologie non sono entità metafisiche e non hanno alcuna possibilità di rappresentare l’eterno dualismo tra Bene e Male, Eros e Thanatos, ragione e sentimento. Sono solo strumenti a disposizione dell’uomo per migliorare le proprie condizioni di vita. Se questi mezzi vengono assoggettati ad un interesse particolare, al dio Profitto, divengono inefficienti perché perdono le proprie caratteristiche intrinseche. Le conoscenze di qualsiasi tipo se “privatizzate” non possono essere condivise e la reclusione inibisce ogni processo di evoluzione decretandone la prematura scomparsa. Gli attuali regimi neoliberisti e post-democratici, per mantenere lo status quo a garanzia della concentrazione dei capitali e del potere politico, devono necessariamente gestire questi strumenti in modo gerarchico, limitandone l’accesso a tutti coloro che non sono funzionali al sistema vigente. Così facendo ogni tecnologia concepita diventa mezzo atto solo all’instaurazione di una tecnocrazia, che pur essendo valida ai fini della “crescita” non è in grado di promuovere alcuna forma di interesse comune.

Il mantenimento dello status quo economico e politico rappresentato dal neoliberismo e dalla post- democrazia, costituisce il “movente” unico di ogni presunto complotto. Qualsiasi passo il potere vigente compia è sempre orientato ad alimentare il circolo vizioso della “crescita” per sviluppare la concentrazione del potere economico e politico. Non ha nessuna importanza chi venga eletto Presidente, di uno Stato o di una Società, perché il sistema è perfettamente rodato e si autoalimenta a prescindere da chi guida il carrozzone pubblico e quello privato. Quindi nessuna misteriosa cospirazione contro l’umanità o parte di essa, nessun complotto occulto, molto più semplicemente un meccanismo automatico di conservazione e autoalimentazione del potere economico e politico. Chiunque osi mettersi sulla strada del “Profitto” e della “crescita” verrà condannato all’oblio nel limbo dei complottisti.

Ora pensare di poter combattere contro un sistema così ben strutturato dal fondo delle trappole complottiste predisposte dal nemico, significa semplicemente arrendersi prima ancora di aver iniziato la lotta. Se la fiducia nel vaccino truffa per il Covid è tracollata anche nel gregge fedele al dogma, non è sicuramente merito di chi ha sostenuto che attraverso di esso si voleva sterminare l’umanità o condizionare le menti dei sudditi. Le piccole vittorie si sono ottenute grazie agli studi scientifici promossi da ricercatori non soggetti al conflitto di interesse, alle inchieste che hanno svelato come il gota del mondo scientifico fosse invece manovrato da Big Pharma e grazie all’azione sotterranea e quotidiana della controinformazione. Grazie a queste azioni scevre da ogni forma di complottismo la vaccinazione infantile si è fermata al 38%, la terza dose al 68,1% e la quarta ad appena l’8,45% (fonte lab24.ilsole24ore.com al 27/11/22), in un paese come l’Italia che ha fatto registrare uno dei tassi di vaccinazione più alti del mondo.

Diverso è il discorso in merito alla guerra in Ucraina. Come in tutte le guerre anche in questa il complotto è più che reale ed è costituito dall’accaparramento delle ingenti risorse ucraine, cambiando la sfera di influenza da russa ad occidentale. Il complotto è iniziato nel primo decennio del nuovo millennio, per compiersi nel 2014 quando il conflitto da diplomatico si trasformato in bellico. La speranza dell’establishment occidentale era, come di consueto, quello di definire il confine netto tra i difensori della “democrazia” e i nemici della stessa. Questa volta però il piano ha riscosso scarso successo e la maggioranza del popolo italiano è rimasto favorevole alla mediazione diplomatica per ottenere la Pace. In ritardo, quindi, è stata fatta partire la strategia complottista che voleva esasperare la cattiveria dei russi mangia bambini, a cominciare dal temibile Fëdor Michajlovič Dostoevskij, mettendola in contrapposizione alla bontà d’animo dei nazisti ucraini che leggono Kant. I paladini della disinformazione mainstream si sono scatenati nella costruzione quotidiana di una realtà altra, nella cui trappola, però, è caduta solo una minoranza di italiani. Nonostante questo le armi continuano a fluire in maniera massiccia verso il teatro di guerra. Ampie fette dell’establishment responsabile di questo, dal M5S al PD, per confondere ancor di più le acque sono addirittura scese in piazza per manifestare a favore di una Pace fondata sull’annientamento militare di una delle due parti in conflitto, ovviamente quella Russa responsabile del Complotto.

Questo evidenzia come la semplice “resistenza” all’inoculo della teoria del complotto nella propria mente, non sempre è sufficiente per ottenere risultati reali nella lotta alle ingiustizie di regime. Per conseguirli occorre comprendere che l’origine di queste ingiustizie è sempre la stessa e che le cause, pur se diverse, sono sempre riconducibili alla comune origine. In sostanza il nemico reale contro cui confrontarsi per ottenere “giustizia” è uno solo, la nuova divinità neoliberista, il Profitto. Ora se si vuole lottare contro un nemico molto più grande e potente bisogna diventare altrettanto grandi e potenti. Per farlo è necessario spuntare le sue armi, codificare ogni inganno, manipolazione o complotto venga predisposto lungo il cammino senza mai perdere di vista il “movente” unico che ne determina la produzione. La battaglia si deve poi spostare sulla riappropriazione, liberandoli dal recinto della privatizzazione, di tutti quegli strumenti atti a migliorare le condizioni di vita dell’umanità: la scienza, rendendola di nuovo pubblica, trasparente e condivisa; la democrazia, ritirando la delega a rappresentati che possono solo servire l’interesse particolare dei grandi capitali; l’ambiente che ci circonda, riconoscendone i diritti come figura giuridica; la rete digitale, per utilizzarla come strumento di condivisione e non di controllo.

Questo nemico unico è quell’oligarchia economica che governa il mondo occidentale attraverso la gestione diretta del Profitto. Se lo si vuole sconfiggere non si può pensare di sostituire i “leader” attuali con altri “migliori”, perché, per rendere efficiente lo stesso sistema della “crescita” economica, dovrebbero adeguarsi diventando “peggiori” come i precedenti. Non si può neanche pensare di cambiare parzialmente il sistema offrendo più welfare, più diritti civili, più libertà, meno guerre, etc. perché i miglioramenti renderebbero inefficiente il sistema. Quindi, l’unica via per ottenere “giustizia” è cambiare radicalmente il sistema economico neoliberista e quello politico post democratico. Questa “rivoluzione” si può realizzare solo con una proposta politica alternativa al neoliberismo, che sia antagonista, seria e credibile. Idea, questa, che certo non può nascere da una “critica” dell’attuale regime fondata sul complottismo, perché non avrebbe alcuna speranza di essere credibile e finirebbe per rafforzare ulteriormente l’oligarchia imperante.

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