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dialetticaefilosofia

L'epocalisse finanziaria, di Carmelo Buscema

Recensione critica

di Cristina Toti

Carmelo Buscema, L'epocalisse finanziaria. Rivelazioni (e rivoluzione) nel mondo digitalizzato, Mimesis Ed, 2012, pp. 98, 12 euro

131029L'epocalisse finanziaria. Rivelazioni (e rivoluzione) nel mondo digitalizzato è uno scritto di carattere interdisciplinare in cui la riflessione e la ricerca vertono sull'interpretazione dell'attuale condizione di crisi, che si manifesta in modo dirompente nella quotidianità come crisi economico-finanziaria. Il tema d'interesse viene approcciato attraverso un punto di vista storico, che inscrive questo processo, o meglio, questa faglia, nel contesto generale che richiama il rapporto tra l'uomo e il mondo. La tesi viene sviluppata all'interno di una ricerca tuttora in corso fondata sull'ipotesi che che la crisi in atto rappresenti il punto di convergenza di una serie di eventi e dinamiche riferibili al processo di ristrutturazione del sistema capitalistico globale.

Buscema vede nella crisi un avvenimento che rivela e svela una ristrutturazione antropologica su scala mondiale. Un'apocalisse, appunto. Le questioni fondamentali che possono essere ravvisate nella lettura sono le seguenti: Quale nomos (nel senso schmittiano) guida la nostra epoca? Quali sono i confini spaziotemporali che delimitano ciò che definiamo contemporaneità? E che delimitano “l'apocalisse a cui andiamo incontro”? Dove possiamo rintracciare le radici di questi processi? Come dovremmo porci rispetto alla situazione attuale, che ci spinge a scegliere tra “morte e rivoluzione”? Attraverso quali tecniche, strumenti e politiche possiamo intervenire? Il che significa: come è possibile istituire un nuovo contratto tra l'uomo e il mondo (realtà tanto naturale quanto artificiale)?

Con la prefazione (che ironicamente Buscema denomina pre-saggio) il lettore viene introdotto nel vasto mondo delle apocalissi in atto. Si prefigura una sfera problematica che richiama il cambiamento, la rottura netta con il passato, cioè con ciò che è conosciuto e abituale. “Dialoghi con Leucò”1 di Cesare Pavese viene utilizzato intelligentemente per preparare lo stato emotivo necessario a calarsi nella letture: Era raccomanda all'Uomo di non dispiacere la volontà degli dei dell'Olimpo. In questo momento storico la relazione tra l'uomo e il mondo cambia dal momento in cui agiscono nuove forze che si pongono come intermediarie di questa relazione, delineando i confini di un mondo più vasto in cui questo nuovo corpo sovrano tira le fila del gioco, dando un'inedita misura del bene e del male. È qui che ogni azione, gesto, parola e pensiero perdono il loro significato abituale ed entrano in un orizzonte di senso e significato differente.

Il testo di Carmelo Buscema introduce il lettore alla questione della crisi del nostro tempo con l'obiettivo di coglierne le principali dinamiche storiche e materiali che la attraversano, il fine è quello di gettare luce sulle possibilità insite a ogni apocalisse in quanto rottura. La possibilità è presentata come un movimento cosciente e attento, è una scelta che segue un atto di analisi e discernimento, ritenuto valido se viene operato al di là dello spazio connotato dal nichilismo dilagante che ha segnato, e segna tuttora, la modernità.

L'epocalisse2 della contemporaneità viene identificata dall'autore all'interno di un arco di tempo molto vasto, le cui radici affondano tra gli anni '60 e '80 del XIX secolo. In questo periodo Friedrich Nietzsche sviluppa una riflessione sulla modernità, dividendola in due tronchi uno dei quali è il nostro tempo – il futuro che appare chiaro alla vista del filosofo -pervaso dal nichilismo che funziona come regola essenziale, come ciò che pone le “misure e le proporzioni sensate3 del nostro modo di stare-nel-mondo. In un mondo dominato dal calcolo il nichilismo si è dispiegato sullo sfondo del positivismo tecno-scientifico e della crescita del mercato economico-finanziario. Le nostre società sono la manifestazione dell'artificialità di quanto è posto in essere attraverso la nostra volontà di imporci. Carl Schmitt ci ricorda che il nichilismo odierno detta una serie di disposizioni senza possibilità di opposizione.

L'industrializzazione e l'economia hanno contagiato l'intero sistema sociale con la tecnicizzazione numerica e impersonale, posta a garante dell'ordine attraverso il suo nuovo senso. La sfera della politica, cioè di tutto ciò che riguarda la polis -l'organizzazione sociale dell'Uomo in comunità -è stata via via spodestata attraverso la presa industriale ed economica sul mondo intero.

Questa legge di giudizio è il nomos particolare della nostra epoca, che funziona come regola essenziale nella strutturazione del rapporto che intratteniamo con il mondo. Un esercizio di dominio sul mondo naturale e sociale -che parte dalla subordinazione dei suoi elementi al calcolo.

In questo libro ci viene presentato un mondo in stallo, in cui possiamo vedere la produzione di massa della morte4 che crea un mondo che è luogo dell'indifferenza, dell'artificialità e dell'astrattezza assolute. Ciò che ci viene presentato è un mondo alienato, in cui non esiste condizione intermedia “guerra e pace coincidono”5.

Il gioco delle nuove forze ha creato nuovi parametri e ordinamenti.

Il saggio assume la riflessione di Michel Serres a criterio metodologico al fine di determinare i confini di una trasformazione ultra-storica quale l'apocalisse. “Il rilievo da riconoscere a un evento «è proporzionale alla lunghezza dell'era precendente, che questo evento conclude»”6.

Come è noto Serres individua sei novità millenarie che segnano l'epicentro cronologico e geografico dell'apocalisse contemporanea, che vede il suo avvio negli anni '60 del XX secolo nello spazio geopolitico dei Paesi Occidentali. Queste trasformazioni incidono profondamente sul rapporto tra l'uomo e il mondo7. Serres scrive una novella che ci racconta la realizzazione di un'utopia positiva, di un uomo nuovo, capace di fondare un nuovo contract naturel attraverso cui ricreare le strutture sociali e le istituzioni a cui fanno capo.

Il saggio continua attraverso la riflessione di Debord: “Il pianeta malato” (1971) propone la visione di una società sempre più malata poiché ripropone, ogni volta e in continuum, la sua malattia come scenario del mondo.

Lo spettacolo della tecnica moderna e del dominio sul mondo è rafforzato e sostenuto dall'ideologia economica generalizzata che pone come unico fine la redditività e il profitto, in questo mondo “il regno autocratico dell'economia mercantile (è stato) elevato a stato sovrano”8.

In questo mondo la scienza ci accompagna verso l'autodistruzione programmata attraverso un movimento lento ma consapevole di assorbimento del mondo -naturale e sociale-per via digitale. La “modernità si consuma in questa fuga verso un mondo digitale e finanziario9.

Il governo dello spettacolo detiene i mezzi per falsificare l'insieme delle percezioni e dei ricordi collettivi e individuali della realtà, la disonestà e l'illegalità vigenti nel mondo economico sono divenute pervasive, in un mondo stretto nella morsa tra la finanziarizzazione e la digitalizzazione.

A questo punto viene presentato un uomo che ha compiuto la perfetta transizione verso la materializzazione totale, sottoposta al giudizio e alla valorizzazione della sfera economica, che ha fagocitato l'intero (eco)sistema.

Le istituzioni e i dispositivi di governo si trovano succubi a queste dinamiche e sono immerse nella riproduzione che “falsifica il reale e realizza il falso10. Il mondo digitale opera molto al di sopra e molto al di sotto della linea dei corpi. Questo tratto scardina la possibilità stessa dei corpi sociali di sottrarsi alla manipolazione assoluta da parte del potere, indisponibilità intravista da Foucault come scintilla della dinamica del cambiamento.

Attraverso l'analisi di Buscema possiamo cogliere l'abbraccio tragico tra la biopolitica e la tanatopolitica, il testo ci mostra come il pensiero di Foucault e di Esposito siano per certi tratti indistinguibili perché, a oggi, vediamo la produzione di massa della morte e la legge del giudizio di morte che segna e assoggetta il destino dell'umanità11.

Buscema suggerisce di riaprire “il gioco a tre”12, cioè di riconoscere l'autonomia del mondo nel rapporto con l'umanità. Questa possibilità viene presentata come un esercizio di scrittura costituente insieme al mondo. Per Serres l'urgenza del XX secolo è quella di trovare un nuovo principio morale per la scienza al fine di rinsaldare la rottura tra sapere e etica. “Insieme al mondo” è un'espressione che richiama un nucleo epistemologico rinnovato che possa dare linfa e vitalità alla scelta di porre il principio di responsabilità a garante della tecno-scienza. La responsabilità qui citata richiama l'uguaglianza tra soggetti e oggetti della ricerca scientifica, una fusione che evita l'oggettivazione e la volontà di potenza – in quanto uso-del mondo, al fine di creare uno spazio di convivenza, che definirei eco-sofica. Il termine ecosofia è stato utilizzato per la prima volta dal filosofo Arne Næss all'università di Oslo nel 1960, ed è il fondamento del movimento di Ecologia profonda, che invita ad un rovesciamento della prospettiva antropocentrica: l''uomo non si colloca alla sommità della gerarchia dei viventi, ma si inserisce al contrario nell'ecosfera; l'uomo è una parte nel Tutto13.

Attraverso un linguaggio inusuale, che cerca di trarre non solo dalla filosofia critica ma anche dalla poesia degli elementi in grado di sostenere una narrazione che non deve essere dominata dalla tecnica, Buscema cerca di destrutturare le logiche finanziarie: nella sfera della finanza risuona, per l'autore, la riduzione della realtà alle logiche che governano lo spazio digitale. Tale spazio è connotato da un tipo peculiare di alienazione “.... il mondo surrogato, prodotto per duplicazione digitale del mondo autentico, è sempre più l'immagine di un mondo sottratto a sé stesso -sequestrato, alienato.” 14

Il saggio si snoda lungo un percorso complesso nel quale si inserisce la questione del denaro. Lungo questo asse avviene la trasformazione radicale nominata dall'epocalisse. La ricerca presentata nello scritto scava a fondo il concetto di denaro: seguendo – ci pare – la riflessione marxiana il denaro è presentato come essenza unica e trina allo stesso tempo, moneta nella piccola circolazione, capitale nella grande circolazione, denaro assoluto nell'esercizio finanziario.

Grazie a questa essenza peculiare il denaro sovraintende, controlla, cattura e soffoca i dettagli della materia sociale e naturale, espropria i prodotti del general intellect – sia scientifico che sociale -assorbendolo nel processo produttivo come mezzo di produzione.

Il denaro che utilizziamo -o come lo conosciamo, direbbe Keynes -possiede le caratteristiche di liquidità e astrazione, grazie a cui assume qualità mimetiche rispetto ai corpi sociali. Il denaro è prodotto e allo stesso tempo è produttore, la lente attraverso cui la borghesia rappresenta il mondo secondo la propria lingua e interessi. Viene pertanto opportunamente ricordata la tesi di Peguy: il denaro sostiene la creazione di un mondo in cui il popolo non può più trovare riparo nella povertà.

A oggi il processo di valorizzazione per via nano-tecnica e alfa-numerica sta mettendo in ginocchio l'ecosistema stesso, a partire dalla presa di ciò che è proprio dell'uomo: il suo sforzo e la creatività vengono ridotti alla dimensione monetaria.

“In Go(l)d we tru$t”, scrive Buscema, per ribadire la raccomandazione di Esposito circa la necessità della carne di affermarsi “in quanto tale”, raccomandazione che se calata nella dimensione del denaro ci inviata a sganciare la moneta dalle altre forme di denaro “sdoppiandosi mille-volte nelle sperimentazioni delle monete complementari , delle banche del tempo, dei baratti solidali, per sgranarsi in moneta vivente dei sogni e dei bisogni di ognuno”15 .

Il testo ci suggerisce che per rispondere “adeguatamente” alla scelta a cui siamo obbligati, tra morte o rivoluzione, è importante resistere alla forza nichilistica -distruttiva e totalizzante -che pervade la nostra quotidianità. Possiamo compiere questo passo a partire dal nostro corpo, dalla nostra capacità di porci come soggetti nuovi al fine di sganciarci dalla dipendenza dal corpo sovrano, che a oggi ci assoggetta. Questo ci permetterà di “riconoscere ciò che siamo, la libertà di organizzare le nostre necessità nel mondo”16.

La rivoluzione chiamata in causa riguarda il campo dello spazio sociale, inteso come il contesto in cui si esprime la singolarità di ognuno all'interno delle relazioni sociali ed in relazione ai rapporti di potere inglobati nel nuovo episteme digitale. Questa rivoluzione riguarda l'urgenza di prendere coscienza delle trasformazioni che, sul lungo periodo, hanno contribuito alla creazione delle concatenazioni delle crisi che caratterizzano il nostro tempo, tra cui quella economico-finanziaria che ne è la manifestazione con gli effetti più eclatanti e percepibili direttamente nella quotidianità.

Il saggio rappresenta un valido approfondimento degli studi che riguardano la crisi del nostro tempo. La potenza con cui viene espressa la tesi ci ricorda che viviamo un'epoca intimamente legata alla storia della civiltà umana e non di meno legata al pianeta che ci ospita.

Buscema ci indica una sola via possibile per uscire dall'impasse storica in cui ci troviamo, ci avverte che da questa situazione di bilico non si può uscire soli o in pochi -sarebbe un'utopia pensarlo -“per interrompere questa catastrofe devono intervenire miliardi di eccezioni ordinarie”. In conclusione il testo ci consiglia di porre l'eccezione a unica regola, renderla ciò che diviene ordinario e diffuso in questo nuovo mondo. L'eccezione del singolo, capace di sottrarsi alla legge di morte che a oggi, tutto governa. Questo ci permetterà di sostare nella rottura profonda tra ciò che era ed è stato finora. Di vedere la scintilla del futuro, senza fughe utopiche.


Note
C. Pavese. La nube. In Dialoghi con Leucò. (1947)
La parola Epocalisse viene utilizzata nel testo per riferirsi all'apocalisse che segna il nostro tempo. Il termine è tratto dal titolo di una canzone di Caparezza pubblicata nel 2006. 
C. Schmitt . Terra e mare. Adelphi (2002) pp 58-59 in C. Buscema (2016) p. 21 
R. Esposito 2004:95 in C Buscema (2016) p.27
C. Buscema (2016) p25
M. Serres. Tempo di crisi (2009) Bollati Boringhieri p 14 in C Buscema (2016) p.47
Serres le indica come "rotture che travalicano nel tempo la durata stessa della storia, metendo fine a caratteristiche che hanno connotato l'esistenza umana sulla terra dall'era neolitica" in C Buscema (2016) p 48.
G. Debord (1997) in C. Buscema (2016) p 32
C Buscema (2016) p 80
10 C buscema (2016) p 34
11 C Buscema (2016) p 84 ....
12 M Serres (2009:39) in C Buscema (2016) p 52
13 La letteratura più recente è riferibile al pensiero di Raimon Panikkar.
14 C. Buscema. (2016) p. 67
15 C. Buscema. (2016) p 88
16 C. Buscema. (2016) p 28

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