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Henri Lefebvre lettore di Antonio Gramsci?

André Tosel (Université de Nice)

Pubblicato su "Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane”, E-ISSN 2531-9582, n° 1/2017, dal titolo "L'egemonia dopo Gramsci: una riconsiderazione" a cura di Fabio Frosini. Link all'articolo: http://ojs.uniurb.it/index.php/materialismostorico/article/view/1017/951

Se non diversamente indicato, questi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.

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Quando con Domenico Losurdo e Fabio Frosini abbiamo deciso di varare la rivista “Materialismo Storico” e abbiamo cominciato a costruirne il Comitato scientifico, tra i primissimi nomi ai quali ci siamo rivolti c’è stato subito quello di André Tosel, con il quale in passato tante volte avevamo collaborato - ricordo tra le altre cose il convegno di Nizza della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx su L 'idée d’époque historique, del settembre 2000 - e al quale ci legava non solo un’immensa stima culturale ma anche un grande affetto.

André accolse con entusiasmo la proposta e ci incoraggiò nella nostra iniziativa inviandoci per l’occasione due testi inediti. Il primo è stato pubblicato sul numero 1-2/2016 della nostra rivista, con il titolo Althusser e la storia. Dalla teoria strutturale dell’intero sociale alla politica della congiuntura aleatoria e ritorno (pp. 161-84). Il secondo è un saggio sul mancato incontro intellettuale di Lefebvre con Gramsci, che pubblichiamo in questa circostanza.

Adesso che André ci ha lasciati. Continueremo nei prossimi numeri a pubblicare i suoi lavori inediti in Italia: ci sembra il modo migliore e culturalmente più fecondo per ricordare un intellettuale e un compagno al quale tanto dobbiamo e che tanto ci mancherà [Stefano G. Azzarà].

* * * *

Per quanto ne sappiamo, la questione dei rapporti tra il pensiero di Henri Lefebvre e quello di Antonio Gramsci non è mai stata studiata. Il punto interrogativo è particolarmente giustificato dal momento che l’autore dei Quaderni del carcere è assai poco citato nell’opera sovrabbondante di Henri Lefebvre.

E sorprendente la differenza con l’attitudine di Louis Althusser, che può essere considerato come uno dei primi interpreti critici di Gramsci e che fa del pensatore italiano un riferimento importante nella decostruzione della vulgata marxista e della stessa opera di Marx che viene proposta nei suoi primi testi, Per Marx e Leggere il Capitale, entrambi pubblicati nel 19651.

La critica dello storicismo e dell’umanismo della filosofia della prassi è un momento essenziale nell’elaborazione di un marxismo fondato su una frattura epistemologica tra il giovane Marx dei Manoscritti del 1844 e il Marx scientifico della maturità, quello del Capitale. Nel corso delle sue revisioni, Althusser sarà sempre quasi ossessionato dalla necessità di un nuovo confronto con Gramsci. L’autocritica focalizzata sul teoreticismo è coeva all’interesse costante per altri aspetti della teoria gramsciana, sia per quanto riguarda l’ideologia e la struttura dello Stato, sia i suoi apparati ideologici e la portata della dottrina dell’egemonia.

Queste ricerche sono presenti nella discussione di Amiens, pubblicata nella raccolta Position2, che contiene anche il celebre testo post-gramsciano, il lungo studio del 1970, Idéologie et appareils idéologiques d’Etat. Queste ricerche sono contemporanee alla messa a fuoco di Machiavelli: un autore di riferimento per Gramsci (la conferenza Solitude de Machiavel, nel 19773) ma che è anche una figura permanente della riflessione althusseriana fino alla sua ultima svolta teorica \reviremeni], quella del materialismo aleatorio (1982)4. Esse costituiscono una parte significativa dell’ultimo grande testo inscritto nel progetto, ancora considerato come una continuazione della scienza di Marx, Marx dans seslimites (scritto nel 1978 ma pubblicato nel tomo 1 degli Ecrits philosophiques et politiques, 1994, dopo la morte del filosofo nel 19905). Gramsci è evocato ancora negli ultimi scritti di Althusser dopo l’omicidio della moglie (1980), specialmente nell’autobiografia scritta per difendersi in un processo mai avvenuto, L’avenir dure longtemps, redatta tra il 1982 e il 1985 e pubblicata nel 19926.

 

1. Una prima ricognizione storica e filologica

Dopo il 1966, pur essendo stato la più importante figura d’intellettuale comunista e di filosofo marxista dal 1935 al 1958 e oltre, Henri Lefebvre (1901-1991) è stato eclissato da Althusser. Ci si potrebbe aspettare in effetti che, più vicino a Gramsci (nato nel 1891) che ad Althusser, Lefebvre si sia riconosciuto nella sua lotta contro le ortodossie marxiste e lo sforzo di elaborare una filosofia della prassi basata sul progetto di un’egemonia delle classi subalterne. Tuttavia non è così, perché la sua lunga vita gli ha permesso di appropriarsi degli elementi portanti del pensiero marxista, a cominciare da Marx ed Engels, senza dimenticare Rosa Luxemburg e Lenin. E dopo un periodo di fedeltà à la française al materialismo dialettico e al materialismo storico, inizialmente accettati nel quadro dell’ortodossia ma in realtà presto messo da parte e abbandonato, l’ha costretto ad avviare una critica del marxismo-leninismo staliniano.

Dal 1928, data della sua adesione al Partito Comunista Francese (PCF), al 1958, data della sua sospensione (dovuta al suo intervento a favore della diffusione del rapporto Krusciov), Lefebvre ha conosciuto e discusso tutte le figure importanti del pensiero, della vita artistica e naturalmente della vita politica francese. Ha letto prima della guerra i filosofi che dominavano l’università francese, Bergson e Blondel, ma non li ha seguiti; ha frequentato negli stessi anni i circoli surrealisti; ha apprezzato René Char ma non Aragon. Membro del giovane Partito Comunista bolscevico nel 1928, ne diventa rapidamente un intellettuale di punta. Anima riviste teoriche d’avanguardia che hanno breve durata ma è considerato troppo bohème e di spirito indipendente per poter fare carriera. E amico di militanti e intellettuali comunisti (o che lo furono). Si costruisce presto una cultura marxista diversa e ricca; è uno dei primi in Francia a esplorare i Manoscritti del 1844 e lavora su Marx e i classici del marxismo di quegli anni, collaborando a riviste d’avanguardia con Georges Politzer, un caro amico (con il quale litigherà per ragioni di disciplina politica), con Victor Leduc, con Norbert Guterman (assieme al quale traduce e presenta Morceaux choisis di Marx nel 19347, quelli di Hegel nel 19398 e i Cahiers sur la dialectique di Lenin nel 19389).


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