Crisi sistemica globale - Gli stati di fronte alle tre opzioni brutali del 2010: Inflazione, forte pressione fiscale o insolvenza
GEAB N°39 (15 novembre 2009)
Così come anticipato da LEAP/E2020 nel febbraio scorso, in mancanza di una rifusione generale del sistema monetario internazionale, il mondo è prossimo ad entrare nella fase di smembramento geopolitico mondiale della crisi sistemica globale. Per l'anno 2010, sulla base della depressione economica e sociale, e dell’aumento del protezionismo, quest'evoluzione condannerà un grande numero di Stati a scegliere tra tre opzioni brutali, cioè: l' inflazione, il forte aumento della pressione fiscale o insolvenza. Un numero crescente di paesi (USA, Regno Unito, Eurolandia (1), Giappone, Cina (2),…), avendo sparato tutte le cartucce di bilancio e monetarie nella crisi finanziaria del 2008/2009, non può infatti più offrire altra alternativa. Tuttavia, per riflesso ideologico e per tentare di evitare con tutti i mezzi di assumere scelte così dolorose, tenteranno di lanciare nuovi piani d'incentivazione economica (spesso sotto altre denominazioni) allorché è diventato ovvio che gli ardui sforzi pubblici di quest'ultimi mesi miranti a rilanciare la crescita non saranno sostituiti dal settore privato. Infatti, il consumatore così come lo si conosce da più decenni è bello che morto, senza speranza di resuscitarlo (3).
E poiché quasi il 30% dell’economia dei paesi occidentali è oggi costituita da “zombies economici„ - istituzioni finanziarie, imprese o gli stessi stati di cui l'aspetto vitale è dovuto alle inondazioni di liquidità iniettate ogni giorno dalle banche centrali, l'ineluttabilità della “ripresa impossibile„ (4) è dunque confermata. Il ciascun per sé internazionale e sociale (in ogni paese) è così programmato come l'impoverimento generalizzato dell’ex-occidente, Stati Uniti in sommo grado. E in realtà si assiste in diretta ad un affondamento dell’Occidente, con decisori incapaci di affrontare la realtà del mondo del dopo crisi e che si ostinano a riproporre i sistemi del mondo di ieri di cui, tuttavia, tutti possono constatare l' inefficienza.
In questa GEAB N°39, il nostro gruppo ha dunque scelto di sviluppare le sue anticipazioni sull’evoluzione generale dell’anno 2010 che sarà caratterizzata da questa scelta dei principali stati limitata alle tre opzioni brutali che sono l' inflazione, la forte pressione fiscale o l’inslvenza, ed i loro tentativi inutili di evitare queste scelte dolorose. Una delle cause di questo impasse dei piani di rilancio è la morte del consumatore così come lo abbiamo conosciuto da una trentina di anni a questa parte, noi analizziamo tale fenomeno in questo numero del GEAB e le sue conseguenze per le imprese, il marketing e la pubblicità. In materia geopolitica, sviluppiamo anche in questa GEAB N°39 le anticipazioni del LEAP/E2020 che riguardano la Turchia all’orizzonte del 2015, tanto riguardo alla NATO che all’Ue. E naturalmente, presentiamo le nostre raccomandazioni mensili e i risultati dell'ultimo GlobalEuromètre.
Evolution du budget fédéral allemand (1991 – 2010) (les estimations pour 2009 et 2010 n'incluent pas les baisses d'impôts annoncées récemment par Angela Merkel) - Source : Financial Times / Thomson Reuters, 02/11/2009
Le ricette del mondo di ieri senza effetto sulla crisi sistemica globale
La possibilità per gli stati di sfuggire alle tre opzioni brutali si riassume dunque in due speranze molto semplici: che il consumo riprenda o che l'investimento privato riparta. Senza l'una o l' altra di queste dinamiche positive, gli stati non avranno infatti altra scelta nel 2010 che di aumentare fortemente le imposte per fare fronte ai loro enormi disavanzi pubblici, di lasciar correre l'inflazione per diminuire il peso del loro indebitamento o ancora di dichiararsi insolventi. Alcuni tra loro, come gli Stati Uniti, il Regno Unito, l'Irlanda, l' Argentina, la Lettonia, o anche la Spagna, la Turchia, Dubaï o il Giappone, potrebbero dover assumere due o le tre opzioni allo stesso tempo. Ma, sul fronte del consumo come su quello dell’investimento, le tendenze sono molto negative. Il consumatore è colpito da tutti i lati da pressioni ad economizzare, rimborsare i suoi debiti e, più generalmente, rifiutare (volontariamente o no) il modello di consumo occidentale di quest'ultimi trent'anni (5) che ha portato la crescita, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, a dipendere quasi interamente da lui (6). Quanto alle imprese, la loro mancanza di visibilità (per essere positivi) o le loro previsioni negative causano un ribasso dell’ investimento che le restrizioni di credito organizzate dalle banche non fanno che accentuare (7). L' investimento pubblico tocca da parte sua i suoi limiti di bilancio poiché i piani di rilancio non potranno essere prolungati o rinnovati significativamente salvo aumentare ancora di più i disavanzi pubblici e condannarsi, da qui alla fine del 2010, a dovere assumere simultaneamente due delle tre opzioni brutali (8). Infatti, gli stati devono far fronte a pressioni crescenti (opinione pubblica, organi di controllo, operatori privati) (9) per riequilibrare le loro situazioni di bilancio che sono al meglio inquietanti e spesso pericolose. Ciò significa che gli investimenti pubblici per il 2010/2011 sono condannati a ridursi come una pelle di zigrino. Per quanto riguarda la domanda estera, si assiste ad una saturazione completa: tutti vogliono ormai esportare per trovare il consumatore avido o l' impresa investitrice nel vicino, in mancanza di trovarla in casa propria. Il mito dominante è quello che l' Asia, e la Cina in particolare, fornirà questo “nuovo consumatore alla occidentale„. In aggiunta ci saranno molti chiamati e poco eletti non cinesi o non asiatici per approfittare del mercato della regione, immaginare che egli sarà così avido come il consumatore occidentale ormai moribondo significa fare poco caso alla natura sistemica della crisi attuale. L' industria del lusso ed i suoi disinganni attuali in Asia ne forniscono tuttavia una buona illustrazione.
Evolution comparée du PNB britannique au cours des principales récessions depuis la crise des années 1930 (en mois depuis le début officiel de chaque récession) - Source – National Institute of Economic Review, 10/2009
Allora cosa rimane?
L' “économia-zombi„ rappresenta ormai una parte considerevole dell’economia mondiale
Banche centrali che continuano ad approvvigionare i mercati finanziari di liquidità sperando che, a un certo momento, questo immenso sforzo quantitativo causerà un salto qualitativo verso l'economia reale. Sostenendo sempre che la crisi non riflette un problema d'insolvibilità generalizzata delle banche, dei consumatori, degli enti pubblici e di numerose imprese, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, attendono Godot creando le condizioni di una forte inflazione e di un crollo delle loro rispettive valute e delle loro finanze pubbliche. Stati, che assumono senza aggrottare le ciglia tutti i difetti delle banche e seguono tuttavia ancora e sempre i consigli dei banchieri, che si sono dunque indebitati eccessivamente al di là del ragionevole, quindi al di là del tollerabile, e che oggi si preparano a tagliare drasticamente le spese pubbliche (10) pur aumentando fortemente le imposte, allo scopo di provare ad evitare la bancarotta (11). Degli “zombies economici„ (12), privati o pubblici, che compongono ormai una parte considerevole delle economie occidentali e cinesi: Stati in insolvenza oggettiva (come il Regno Unito o gli Stati Uniti) ma che nessuno tecnicamente dichiara come tali, imprese in fallimento ma che continuano ad operare come si trattasse di niente per evitare una disoccupazione ancora più massiccia (13), banche insolventi (14) per le quali si modificano le norme contabili e che si fanno crescere per nascondere meglio i loro attivi ormai senza valore, al fine di ritardare la loro inevitabile implosione (15). Mercati finanziari che nutrono i loro rialzi con le liquidità offerte gentilmente dalle banche centrali (16) interessate a ridare al consumatore/operatore di borsa la sensazione di ricchezza affinché egli ricominci ad essere sé stesso e a consumare in maniera massiccia mentre tutte le categorie di risorse (17), come l'oro ad esempio, sono ugualmente in rialzo (e spesso ancora più forte), segno di un'inflazione già ben vigorosa. Disoccupati che si accumulano per decine di milioni dentro e al di fuori delle statistiche ufficiali, garanzia di un anno 2010 socialmente brutale e dal punto di vista commerciale messo sotto il segno del protezionismo per la salvaguardia dell’occupazione (via barriere tariffarie, ambientali o sanitarie, o via semplici svalutazioni competitive), mentre i governi si chiedono per quanto tempo potranno ancora accollarsi il costo complessivo della compensazione di questa disoccupazione massiccia, senza alcuna ripresa all’orizzonte (18).
Evolution du taux de chômage dans l'Euroland et aux USA (1991 – 2009) - Sources : Eurostat, Bureau of Labour statistics, Morgan Stanley
LEAP/E2020 aveva scritto in febbraio e marzo del 2009 che senza una rifusione completa del sistema monetario internazionale prima dell’estate 2009, il mondo si orienterebbe inevitabilmente verso questa situazione di smembramento geopolitico globale, tipo “grande depressione„ su scala planetaria, centrata sul crollo del pilastro americano del mondo di ieri. Ci siamo (19). Dietro le cifre che, anche adulterate (20), non riescono più a nascondere il deterioramento della situazione economica e sociale mondiale, e la continuazione della discesa agli inferi dell’economia e della società americana, c' è questa realtà che si profila chiaramente ora e che diventerà un'evidenza per tutti da qui all'inizio del secondo trimestre 2010. In questa GEAB N°39, il nostro gruppo prova, come ogni mese, ad anticipare queste principali evoluzioni affinché ciascuno, personalmente o nelle sue funzioni, possa al massimo prepararsi al contesto molto difficile dell’anno 2010: l' anno in cui le ricette del mondo di ieri mostreranno definitivamente la loro inefficienza di fermare la crisi sistemica globale.
----------