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ilpungolorosso

Note a margine del convegno “Il capitalismo delle catastrofi” del 10 aprile

di SI Cobas nazionale

L’iniziativa promossa domenica 10 aprile dal SI Cobas, già nel titolo e nel sottotitolo “due anni di pandemia e di uso capitalistico dell’emergenza sanitaria”, ha tracciato una linea di continuità con l’analoga iniziativa dell’aprile 2021.

Sebbene la quantità dei partecipanti sia stata al di sotto dei numeri della precedente assemblea e della iniziativa online del 13 marzo contro la guerra, il convegno di domenica ha registrato un consenso unanime per la qualità, lo spessore e il livello del dibattito.

L’introduzione di Peppe D’Alesio del SI Cobas, ha evidenziato le ragioni dell’iniziativa, partendo dalla necessità di dotare il movimento di classe di un’analisi e di una chiave di lettura “sistemica” di questa crisi sanitaria, in quanto parte integrante di una crisi altrettanto sistemica del capitalismo su scala mondiale, e di mantenere alta l’attenzione sugli effetti e sull’impatto sociale di una pandemia che, malgrado siano calati i riflettori mediatici su di essa, non solo continua a persistere e a mietere migliaia di vittime ogni giorno nel mondo, ma si colloca in un contesto che preannuncia, assieme a nuove guerre e ai disastri ambientali, altre e forse ancora più virulente pandemie.

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piccolenote

Ucraina: nello stallo, le brutalità, vere o presunte, dei contendenti

di Piccole Note

La guerra ucraina, come preannunciato, sta entrando in una nuova fase. Dopo la caduta di Mariupol, ormai presa al di là di una cellula di resistenza presso l’acciaieria Azovstal, l’esercito russo si sta organizzando per prendere il pieno controllo del Donbass (si prospettano battaglie più pesanti).

Ma iniziamo dall’acciaieria di Azovstal, a Mariupol, dove i resistenti hanno rifiutato di arrendersi nonostante i ripetuti appelli: di fatto un suicidio collettivo che porterà la morte di parte dei civili che si trovano lì col battaglione Azov, presumibilmente contro la loro volontà (arduo, infatti, immaginare che siano anch’essi votati al suicidio). Tali civili sono scudi umani, cosa che spiega tanto delle metodologie del battaglione, ma non si può dire…

Insieme all’Azov anche dei “volontari” occidentali, il cui numero e grado è imprecisato. I russi hanno mostrato i video dei due britannici catturati, ma è da presumere che ce ne siano altri e di altre nazionalità.

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lantidiplomatico

L'orchizzazione del popolo russo apre le vie della guerra senza fine

di Alberto Lombardo - La Riscossa

“Nella fantasia popolare, mostro favoloso (protagonista di tante fiabe per l’infanzia) vorace di carne umana e spece di bambini, rappresentato come un gigante dalla testa grossa, la bocca enorme, la barba e i capelli ispidi e arruffati.” (Treccani)

“L’orco del folclore è correlato a quello della mitologia germanica; in generale un essere descritto come più simile a una bestia o a un demone (per esempio gli orchi di Piers Anthony), e talvolta a quella dell’orco della mitologia (gli orchi di J. R. R. Tolkien)” (Wikipedia)

Non sfugge il senso di disumanizzazione che tale appellativo induce verso il suo destinatario. L’orco non è un umano, anche se può assumerne vagamente le sembianze. È un essere pericolosissimo che incarna il massimo della malvagità che si può immaginare: l’antropofagia. In particolare essa è rivolta verso i bambini, che per tutti gli esseri umani comportano un duplice senso di protezione: individuale, perché i più indifesi, e sociale, perché i continuatori della nostra collettività, intesa in senso stretto come comunità e in senso lato come società.

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teleborsa

A tutto gas, senza gas

di Guido Salerno Aletta

Sostituire le forniture russe richiede tempo, investimenti e non azzera i rischi

Nel giro di pochi mesi, il panorama economico e politico mondiale è stato stravolto: ancora al G20 di Roma, in autunno, la priorità assoluta dei governi era quella di perseguire a tappe forzate la decarbonizzazione dell'economia, abbandonando il carbone ed il petrolio a favore delle fonti energetiche rinnovabili che non immettono CO2 nell'atmosfera, condizione indispensabile per contrastare l'aumento della temperatura terrestre, contenendolo entro 1,5°.

In questo contesto, con la parità tra emissioni ed assorbimenti di CO2 prevista intorno al 2050, il gas e l'energia nucleare sarebbero rimasti strumenti indispensabili per assicurare il fabbisogno durante questo trentennio di transizione.

La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia hanno stravolto il quadro di riferimento già a breve termine, considerando che è stato decretato l'embargo delle importazioni di carbone e che si discute se imporre anche quello sul gas.

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quodlibet

Stato di eccezione e guerra civile

di Giorgio Agamben

In un libro pubblicato qualche anno fa, Stasis. La guerra civile come paradigma politico, ho cercato di mostrare che nella Grecia classica la possibilità – sottolineo il termine “possibilità” – della guerra civile funzionava come una soglia di politicizzazione fra l’oikos e la polis, senza la quale la vita politica sarebbe stata inconcepibile. Senza la stasis, il levarsi in piedi dei cittadini nella forma estrema del dissenso, la polis non è più tale. Questo nesso costitutivo fra stasis e politica era così inaggirabile che anche nel pensatore che sembrava aver fondato la sua concezione della politica sull’esclusione della guerra civile, cioè Hobbes, questa resta invece fino all’ultimo virtualmente possibile.

L’ipotesi che vorrei proporre è allora che se siamo giunti alla situazione di assoluta depoliticizzazione in cui ora ci troviamo, ciò è appunto perché la stessa possibilità della stasis è stata negli ultimi decenni progressivamente e integralmente esclusa dalla riflessione politica, anche attraverso la sua surrettizia identificazione col terrorismo.

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marx xxi

Gli USA, la guerra nucleare finanziaria contro la Russia e il nuovo ordine finanziario globale

Giulio Chinappi intervista Gal Luft

221137964 c939203f f6a0 4794 a24c 0c99b1eeb303Gal Luft, consulente senior del Consiglio per la sicurezza energetica degli Stati Uniti, ha rilasciato un’intervista alla testata cinese Guancha, traducibile come (“L’Osservatore”). Nell’intervista, Luft affronta tematiche di grande attualità come le sanzioni contro la Russia, la fine del dominio del dollaro come valuta di riferimento e la nascita di un nuovo ordine finanziario, sottolineando anche i reali interessi degli Stati Uniti in Europa. Di seguito la traduzione dell’intervista.

* * * *

Gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con i principali alleati europei per rimuovere diverse banche russe dal sistema SWIFT, in quelle che sono state definite sanzioni “a livello di bomba nucleare finanziaria“. Il sistema SWIFT è stato creato dagli Stati Uniti, ma l’allargamento delle sanzioni alla Russia dimostra che Europa e Stati Uniti stanno indebolendo il sistema internazionale da loro stessi stabilito. Che impatto avrà questo sull’ordine economico e finanziario mondiale?

Nell’estate del 2019 ho pubblicato un libro intitolato De-dollarization: The Revolt Against the Dollar and the Rise of a New Financial World Order (“Dedollarizzazione: la rivolta contro il dollaro e l’ascesa di un nuovo ordine finanziario”, ndt). Molti degli eventi che stanno accadendo oggi sono stati predetti nel libro, ma devo dire che anche io sono piuttosto stupito dalla velocità del cambiamento. Stiamo letteralmente assistendo a una trasformazione del sistema finanziario globale annunciata dalle potenze occidentali dopo la seconda guerra mondiale alla conferenza di Bretton Woods.

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lafionda

Cina: le prospettive di Pechino oltre la crisi in Ucraina

di Daniele Cardetta

In questi giorni comprensibilmente gli occhi del mondo sono tutti rivolti verso Kiev e l’Ucraina dove si sta assistendo a una guerra che, a detta di molti esperti di geopolitica, potrebbe portare a un cambio degli equilibri strategici globali. Mentre lo spettro di un conflitto nucleare spaventa il mondo, l’attenzione di Washington si spinge ben più a Oriente rispetto all’Ucraina, attraversa l’India e raggiunge Pechino. Non è certo una novità che la Repubblica Popolare Cinese rappresenti il vero “nemico” dell’establishment americano e in tanti hanno visto nel conflitto in Ucraina, e nel possibile conflitto Occidente-Mosca, una sorta di antipasto (o una prima tappa di avvicinamento) di quello che potrebbe succedere da qui a breve a Taiwan.

E’ proprio di queste ore la notizia che Pechino avrebbe deciso di rinforzare il proprio arsenale nucleare così da aumentare la deterrenza nei confronti degli Stati Uniti in caso di un surriscaldarsi della situazione a Taiwan. Secondo il Wall Street Journal[1] sarebbe stata la presunta “cautela” americana a intervenire a Kiev a convincere Xi Jinping ad accelerare sulla strada dell’armamento nucleare.

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sinistra

Male quotidiano

di Salvatore Bravo

Il male non è nei grandi eventi, ma nella normalità del quotidiano. Le grandi manifestazioni della violenza sono la punta dell’iceberg della normalità del male e del suo radicarsi nel quotidiano. Associare il male esclusivamente a malvagie intenzioni è una trappola in cui non bisogna cadere, l’intenzione malvagia è un’eccezione nella pratica del male, essa è piuttosto indifferenza e pensiero acritico. L’indifferenza non è casuale, è coltivata nel sistema mediante l’addestramento competitivo il cui scopo a trasformare ogni occasione in profitto, ciò si radica e si introietta fino a diventare la seconda natura dell’essere umano che tutto guida. Dall’orizzonte emotivo l’alterità è oscurata e con essa scompare il pensiero critico ed il giudizio qualitativo. L’indifferenza verso la comunità diviene giudizio acritico, si può vivere nel male, ma essere superficialmente convinti di essere nel bene. L’inganno dei totalitarismi è sempre eguale, si parte da un postulato da cui tutto dedurre logicamente deduttivamente senza che vi sia nella catena logica dubbio o riflessione sulle asserzioni logiche.

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theunconditional

Ecco perché nessuno vuole parlare della Svezia

di Johan Anderberg – Istituto Brownstone

La storia della Svezia diventa sempre di più il punto oscuro di tutta la vicenda del Covid. Una storia semplice: in Svezia sono state prese poche restrizioni, enormemente meno che in altri paesi europei. Ciononostante, l’epidemia di Covid ha colpito la Svezia molto meno pesantemente dei paesi “chiusuristi.” Certo, uno si può avvitare su vari e ragionamenti per intorbidare le acque (ma la Norvegia…), ma i numeri sono quelli.

Questo articolo di Johan Andeberg è particolarmente interessante perché va a esaminare il meccanismo psicologico e narrativo di come la gente è stata spaventata fino a credere che l’epidemia fosse enormemente più grave di quanto non lo fosse realmente. Basta un dato: nel 2020, gli americani avevano sopravvalutato la mortalità da virus di un fattore di oltre 200 volte. Altri paesi non avevano fatto molto meglio. L’Italia non era stata esaminata, ma vi posso dire a livello informale che avevo fatto un sondaggio simile con i miei studenti – tutti ragazzi bene avanti negli studi universitari – e avevano sopravvalutato la letalità del Covid di almeno un fattore 20.

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italiaeilmondo

Sulla seconda fase delle ostilità in Ucraina

di Roberto Buffagni

Nel video linkato in calce[1], il giornalista e documentarista italiano Giorgio Bianchi, che dal 2014 segue il conflitto in Ucraina, riporta quanto gli ha detto nel Donbass una fonte di alto livello e degna di fede del campo russo.

E’ notevole che il contenuto riportato da Bianchi coincida con quanto scritto da Gilbert Doctorow il 14 aprile[2] nel suo articolo The Russian Way of War – Part Two. Doctorow è uno storico americano, collaboratore dell’American Committee for U.S.-Russia Accord (ACURA)[3] del quale fu cofondatore il professor Stephen Cohen[4] (Princeton University), uno dei maggiori studiosi della Russia sovietica e post-sovietica.  Oggi Doctorow è residente a Bruxelles. Per decenni ha studiato la Russia e lavorato colà per imprese occidentali, come consulente. Ha dunque una vasta rete di relazioni in Russia.

I punti essenziali riportati da Bianchi sono:

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sinistra

Gli assenti del vertice Europa–Africa

di Mauro Armanino

«Tout ce qui est fait pour l'Afrique sans le peuple africain n'est pas pour l'Afrique». (Tutto quanto si decide per l’Africa senza il popolo africano non è per l’Africa).

Niamey, 20 febbraio 2022. Questa la traduzione della frase posta come emblema della dichiarazione dei popoli africani sul recente vertice dell’Unione Europea e Africana. Ancora prima dell’incontro effettuatosi a Bruxelles il 17 e 18 febbraio passato, c’erano stati vari contatti. Il ‘terreno’ opportunamente preparato con la promessa della Commissione Europea di un aiuto di qualcosa come 150 miliardi di euro per l’Africa. L’apertura solenne di questo sesto vertice era sotto il tema ‘ Africa e Europa, due continenti con una visione comune per il 2030’. Per un’ Africa in ‘piena mutazione’, ricordava il presidente in esercizio dell’Unione Africana Macky Sall del Senegal. Con la necessità di ‘reinventare la relazione trai due continenti’, affermava Emmanuel Macron, presidente francese. C’è solo da sperare che detta visione non sia comune, né nel 2030 nè mai. A Bruxelles, infatti, i popoli non c’erano affatto.

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nicomaccentelli

I capponi di Renzo

di Nico Maccentelli

“Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.”

(Alessandro Manzoni, Promessi sposi, cap. 3, l’episodio dei capponi)

E’ da tempi immemorabili che nella sinistreria con velleità rivoluzionariste si marcia divisi per colpire… divisi. E’ dalla notte dei tempi che ci sono parrocchie litgiose tra loro, sempre pronte a beccarsi per misere egemonie. In altre parole, i classici capponi di Renzo, che si beccano l’un l’altro mentre stanno per finire in pentola. E stavolta la questione è proprio questa: la pentola che accomuna non solo i litigiosi pennuti (che evidentemente non hanno la minima cognizione della responsabilità che dovrebbero assumersi), ma l’intera umanità.

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antoniomazzeo

Ucraina. Italia cobelligerante. Giunto a Sigonella sistema AGS per spiare la Russia

di Antonio Mazzeo

Escalation USA e NATO nel conflitto Russia-Ucraina mentre a Sigonella diviene pienamente operativo l’AGS - Alliance Ground Surveillance, il sistema avanzato di sorveglianza terrestre dell’Alleanza Atlantica basato su cinque grandi droni d’intelligence. A renderlo noto il colosso aerospaziale statunitense Northrop Grumman, ideatore e main contractor dell’AGS.

“La Nato AGS Management Agency (NAGSMA) ha ricevuto in consegna il sistema completo per la piena operatività dei velivoli a pilotaggio remoto assegnati alla AGS Force”, ha annunciato il 7 aprile 2022 la vice presidente e direttrice generale dell’azienda, Jane Bishop. “Questo sistema è da oggi nella principale base operativa di Sigonella, in Sicilia, e rappresenta una pietra miliare del programma Nato AGS. Esso è stato predisposto specificatamente per l’Alliance Ground Surveillance e realizzato unicamente secondo le richieste Nato per assicurare ai 30 paesi membri dell’alleanza la consapevolezza delle situazioni critiche d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento ISR”. (1)

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marx xxi

Per contribuire alla lotta contro la guerra sul terreno dell’informazione

di Aginform

Il torrente in piena della propaganda di guerra senza ritegno che si riversa in queste settimane sulle popolazioni dei paesi occidentali rende evidente quello che almeno i meno giovani tra noi avevano appreso già nei decenni scorsi dalle guerre americane e NATO dopo il crollo dell’URSS, dalle vicende delle torri gemelle di New York e dalla ‘guerra contro il terrorismo’. Nell’occidente imperialista domina “la fabbrica del falso” (vedi Giacchè, Imprimatur 2016 ma anche, per es., Webster G. Tarpley, La fabbrica del terrore, in italiano, Arianna, 2007).

La menzogna non è semplicemente il portato dell’ideologia (e della realtà sottostante) delle classi dominanti, le cui idee per ciò stesso sono anche le idee dominanti, ma è ormai, in un crescendo esponenziale, un processo consapevole e organizzato di fabbricazione di una realtà artificiale, la fabbricazione su scala industriale di un prodotto destinato al consumo di massa e imposto al largo pubblico attraverso i media addomesticati che ne sono gli agenti pubblicitari e i venditori.

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pierluigifagan

È il momento di farci una domanda: "che domanda dovremmo farci?"

di Pierluigi Fagan

L’intero apparato di gestione e controllo del pensiero e conseguente dibattito pubblico, ha ricevuto precise indicazioni dagli strateghi della psicologia comportamental-cognitivista. Per tutti costoro c’è una sola domanda da farsi: che fare davanti ad una ingiustificabile aggressione che provoca morte, distruzione e dolore ad un aggredito?

Qualcuno segnala la stranezza di farsi tali domande oggi quando non ce le siamo mai fatte e continuiamo a non farcele per molti altri tristi casi di conflitto planetario. Altri pensano forse che l’aggressione se non giustificabile andrebbe almeno contestualizzata. Qualcun altro pensa forse che anche l’aggredito non è esente da responsabilità pregresse. Altri infine sospettano che tra aggredito ed aggressore c’è un terzo incluso che andrebbe specificato per capire meglio la situazione per poi prender decisioni. C’è anche chi la mette sul pragmatico e cinicamente invita a farci i conti di quanto costa rispondere in un modo o in un altro a quella domanda. Ma è davvero questo la domanda più importante da farsi? O forse la domanda da farsi prima di ogni altra è proprio “ma chi ha deciso che è questa la domanda più importante da farci?”.

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coniarerivolta

Sfruttamento somministrato

di coniarerivolta

Mentre la pandemia è scomparsa dalle cronache, spazzata via dai tremendi venti di guerra, vi è una battaglia che i liberisti e i loro media non abbandonano mai: quella contro i lavoratori e le lavoratrici. Cattura la nostra attenzione un articolo recentemente pubblicato su Il Sole 24 ore, dal titolo Troppi vincoli alla flessibilità e il mercato del lavoro s’inceppa, che affronta il tema della (poca, secondo l’autore) flessibilità del lavoro italiano. Se noi ci permettessimo di scrivere un articolo con un tono così assertivo, verremmo sicuramente tacciati di essere ideologici. Al contrario, certe affermazioni, prive di giustificazioni, non supportate da nessun tipo di argomentazione né avvalorate da dati, trovano sovente spazio nei maggiori quotidiani nazionali.

L’articolo in questione è un susseguirsi di prese di posizione violente e campate in aria, che trasudano di ideologia antioperaia. La tesi principale che l’autore dell’articolo intende sostenere è la seguente: sembrerebbe che le difficoltà economiche legate alla guerra si scaricheranno sull’occupazione perché l’attuale assetto del mercato del lavoro tutelerebbe troppo i lavoratori, ponendo vincoli eccessivi e crescenti alle assunzioni (leggasi, penalizzanti per i padroni).

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nicomaccentelli

Riflessioni sulle sinistre francesi e italiane

di Nico Maccentelli

Inutile girarci intorno: nel ballottaggio francese delle presidenziali, Il quasi 20% di France Insoumise pesa e non poco. È l’ago della bilancia. E infatti Melenchon si è subito premurato di mettere le mani avanti: non un voto alla Le Pen. Ma forse vuol dire votare Macron? Non lo ha detto, per cui…

Mi ricorda il finale di The Last Kingdom, quando il figlio della regina di Mercia parlando di suo zio alla mercé dell’erede al trono del regno d’Inghilterra dice al cuginastro: fa di lui quello che vuoi.

Se fossimo in Italia lo zio sarebbe lo zio, anche se assassino della madre, anche se un po’ (molto) euroimperialista, agente come Macron dei criminali neoliberisti di Davos. E certamente con Potere al Popolo, rifondaroli e compagneria varia, il PD di Letta avrebbe più fortuna, perché alla fine le distinzioni famigliari e i crimini evaporerebbero come neve al sole di fronte alle orde scozzesi, leggi: ai fascisti lepenisti, meloniani ecc.

Questo è il grande problema della sinistra italiana che si propone come alternativa di sistema al neoliberismo se non addirittura al capitalismo.

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linterferenza

Fascismo modernista

di Ferdinando Pastore

All’armi! all’armi! Un coro si agita sulle nostre teste, si diffonde implacabile dagli altoparlanti che un giorno potrebbero far urlare gli allarmi.

L’antropologia liberale ha costruito minuziosamente l’apologia del totalitarismo bellicista. Congegnato alla perfezione l’essere umano caratterizzato dai giudizi morali implacabili. La dicotomia Bene/Male è stata progettata nell’ambito sociale. La competizione genera scarti. Vincenti e perdenti. Su questa stratificazione classista si è determinata l’esclusione politica degli sconfitti. Certo apparentemente, formalmente, non razziale, ma che presupponeva i medesimi imperativi d’intolleranza.

Ha elevato una qualità impalpabile a confine per la cittadinanza. Il merito. Colpevolizzato gli ultimi, individualizzato la vulnerabilità sociale. Chi non godeva delle concessioni meritocratiche si appellava alla recriminazione impolitica, alla cura farmacologica e psichica, alle pratiche di rigenerazione del presente.

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marx xxi

La guerra cambia il mondo

di Francesco Maringiò

In un precedente editoriale di marx21.it abbiamo fatto riferimento al pensiero strategico cinese espresso da Qiao Liang e Wang Xiangsui ed all’uso della guerra come strumento per arrestare gli investimenti di capitali in una data regione e dirottarli verso i mercati americani. Uno dei saggi più famosi del generale Qiao è stato recentemente pubblicato in Italia su iniziativa di Fabio Mini, generale di corpo d’armata e commentatore di questioni strategiche e militari, che proprio ieri ha affidato alle colonne del Fatto Quotidiano un importante contributo dal titolo eloquente: “Biden e la dittatura del dollaro”. Quanto emerge da questo articolo, così come da quelli che dall’inizio del conflitto vengono pubblicati su questo sito, aiuta ad inquadrare in una prospettiva storica la battaglia effettiva tra Ucraina e Russia, che ci parla delle doglie di un mondo nuovo che sta lottando per venire alla luce.

Partiamo da un punto: nel breve periodo gli Usa stanno conseguendo una vittoria significativa da tutta questa situazione. I capitali in fuga dall’Ucraina (e soprattutto dalla Russia) vengono attratti dagli asset rifugio statunitensi ed i paesi Nato si sono impegnati ad acquistare GNL statunitense via nave (nonostante non potranno costruire una sufficiente capacità portuale prima del 2024) ed armi da inviare all’Ucraina prodotti dall’apparato militare ed industriale americano.

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theunconditional

L’arma segreta della Nato

di Umberto Bianchi

È oramai cosa risaputa, che le guerre si vincono anche a colpi di propaganda. Un fenomeno questo, che con la massiccia diffusione delle tecnologie legate all’informazione, ha oggi assurto a vero e proprio paradigma. Ed il caso del conflitto in Ucraina, sta lì a dimostrarcelo. Mai come in questo frangente, i media “embedded”, hanno saputo distorcere ed orientare tutte a favore di una certa narrazione, le vicende legate a questo evento. Che le guerre non siano mai una cosa, né bella né edificante, è fatto risaputo. Ma è anche vero che, la Federazione Russa di Vladimir Putin, si è praticamente trovata costretta, nel vero senso della parola, a procedere “manu militari” nei riguardi dell’Ucraina di Volodimyr Zelenskij.

Il solo fatto di paventare l’ingresso dii questa nazione nella Nato, significava porre le basi concrete, per un decisivo e micidiale accerchiamento della Federazione Russa da parte delle forze del Patto Atlantico, a partire proprio da un territorio, quale quello ucraino per l’appunto, che da sempre ha rappresentato, sin dai tempi dell’invasione napoleonica e del successivo attacco tedesco dell’ultimo conflitto mondiale, un vero e proprio comodo varco d’ingresso per il grande paese.

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nicomaccentelli

Sieg heil ciao, sieg heil ciao, sieg heil ciao ciao ciao… il 25 aprile degli interventisti

di Nico Maccentelli

Non era ancora finita la campagna vaccinista fatta di nemici no vax, complottisti e terrapiattisti, sanzioni, restrizioni, green pass e super green pass, che con una rapidità incredibile i conduttori pandemici dei media di regime hanno tolto il camice e indossato l’elmetto, messo a casa i televirologi e messi in studio esperti e cartine dell’Ucraina. Ormai il sistema informativo è collaudato e funziona come un orologio svizzero: bisogna far fare profitti a big pharma e far fare un salto biopolitico e tecnologico aall’intero sistema sociale? Ecco la campagna mediatica in grado di attaccare ogni forma di opposizione. Dalla Casa Bianca viene l’ordine di costruire l’escalation nella guerra che essa stessa ha provocato in anni di minacce alla Russia? La macchina della propaganda e della censura, delle veline dirette dalle intelligence costruite con false flag sul campo parte in mondo visione e nei social.

La narrazione è così potente e devastante che riescono a farci credere che inviare armi in Ucraina sia pacifismo e aiuti la trattativa, che dei battaglioni nazisti in un paese nazista, nato da un golpe contro un governo democraticamente eletto, che sopprime l’opposizione e fa pulizia etnica contro la popolazione russofona siano dei veri e propri partigiani che difendono il massimo della democrazia.

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riformista

È la guerra perpetua e la sinistra non lo sa

di Michele Prospero

Mentre Ursula von der Leyen si spinge sino a Kiev per rinsaldare lo spirito di vittoria nella santa guerra per la libertà, come per un effetto di ritorno a Budapest, a Belgrado (e ora anche a Parigi) la destra di osservanza putiniana riporta successi significativi. La sinistra pare stretta tra i gagliardetti nazionalisti, che riscaldano il senso dell’impegno dei giornalisti e dei cantanti, e la paura della crisi che stringe più da vicino gli strati popolari e precari. Lo schema è quello dell’appello di Nadia Urbinati e Roberto Esposito che associano stalinismo e nazismo e propongono ai cittadini di sopportare direttamente il costo degli effetti “gravi ma non catastrofici” nell’economia sprigionati dalle più dure sanzioni verso Mosca con l’embargo del gas e del petrolio (“prodotti sporchi di sangue”).

La convenienza materiale viene sfidata dagli ideali cosmopolitici. E quindi, in nome dei puri principi etici, “alcuni diritti alla libertà individuale possono essere sacrificati alla sopravvivenza di molti”. Il problema reale è però che l’estensione della guerra nell’economia ha dei costi nient’affatto trascurabili.

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comidad

La prossima guerra civile americana

di comidad

La Storia si dà appuntamento sempre negli stessi luoghi, per cui in questo caso è appropriata la frase comune: “ci vediamo al solito posto”. Il Mar Nero è uno di quei punti strategici con cui ci si ritrova a fare i conti ciclicamente e infatti da millenni sono innumerevoli le guerre per garantirsene l’accesso e il controllo, dalla mitica guerra di Troia, alla guerra di Crimea del 1853, sino alla Battaglia di Crimea della seconda guerra mondiale.

Secondo un resoconto di “Defense News” (una testata giornalistica con sede in Virginia, che funge da sponda mediatica del Pentagono), già nell’ottobre scorso, il segretario alla Difesa USA, Lloyd Austin, dichiarava di aspettarsi un attacco imminente della Russia nell’area del Mar Nero. Quindi non un attacco all’Ucraina in quanto tale, ma al Mar Nero, il che vuol dire cercare di occupare sia settori della costa ucraina, sia della costa georgiana. Ciò smonta tutta l’attuale narrativa mediatica sui successi dell’esercito ucraino grazie alle armi occidentali, che avrebbero costretto i russi a ritirarsi da Kiev. Era chiaro sin dall’inizio che la capitale era stata presa di mira per fare da diversivo e tenervi impegnato il grosso dell’esercito ucraino.

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contropiano2

Gott mit uns. L’Europa sta covando un problema: l’Ucraina

di Sergio Cararo

Chiude le porte al Presidente della repubblica tedesco, dice al Papa come deve essere fatta la via Crucis, ha congelato i negoziati per una tregua nella guerra. Va a braccetto solo con Stati Uniti e Gran Bretagna… ma vuole entrare a tutti i costi nell’Unione Europea, e quei due allocchi della Von der Leyen e di Borrell gli hanno portato anche l’invito di persona.

Le esternazioni di Zelenski e l’atteggiamento dei suoi emissari in Europa dovrebbero far venire i brividi invece di raccogliere applausi.

I governi europei forse non se ne sono resi conto ma hanno covato l’uovo del serpente ed ora li sta avvolgendo e sferra i primi morsi. Il presidente ucraino e il suo entourage, che arriva fino agli squadristi nelle Marche, si sentono ormai “dio dalla loro parte”: gott mit uns come la Germania nazista.

L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede ha contestato addirittura la decisione del Vaticano di far portare insieme la croce a una famiglia ucraina e una russa alla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta dal Papa.

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jacobin

L’effetto domino della censura

di Elisabetta Raimondi

La guerra in Ucraina è stato il pretesto per oscurare Russia Today America. Era controversa, finanziata dal Cremlino. Ma in questi anni ha dato spazio ad alcune voci dissidenti

«Nel momento in cui non abbiamo più una stampa libera, può succedere qualunque cosa. Ciò che rende possibile a una dittatura o a un sistema totalitario di governare è che la gente sia disinformata; come si fa ad avere un’opinione se non si è informati? Se ci viene sempre mentito, la conseguenza non è credere alle menzogne, ma non credere più a niente. Questo succede perché le menzogne, per loro stessa natura, devono essere modificate, e un governo che mente deve costantemente riscrivere la sua storia. I destinatari non ricevono solo una menzogna una  menzogna alla quale si può credere per tutta la vita ma un gran numero di menzogne, a seconda di come tira il vento della politica. E coloro che non possono credere più a niente non sono in grado di decidere. Sono defraudati non solo della capacità di agire ma anche della capacità di pensare e giudicare. E con persone ridotte così allora si può fare tutto ciò che si vuole».

Hannah Arendt 

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ippocrate

E’ il popolo che deve reagire

di Mauro Rango

Avremmo potuto.

Sì, avremmo potuto.

Lo abbiamo sperimentato nel concreto.

Le terapie funzionavano, le persone guarivano.

Non tutti. Ma quando una persona non ce la faceva si trattava di un fatto rarissimo.

18 persone decedute su 60.000 trattati. Nei 60.000 che si sono rivolti a noi per Covid, molti soffrivano anche di patologie pregresse. Non curavamo persone sane e nemmeno un campione di pazienti rappresentativo della realtà: perché molto spesso si rivolgeva a IppocrateOrg chi aveva una o più patologie a rischio, talvolta anche molto gravi.

Avremmo potuto, noi italiani, salvare 150.000 persone che oggi potrebbero godere ancora della vicinanza dei loro cari.

Invece abbiamo scelto di mettere all’angolo De Donno. Abbiamo scelto, con il consenso di tutti, popolo, politici, medici, magistrati e giornalisti di lasciare che facessero sparire il plasma dalle opzioni terapeutiche.

“Non è efficace. Può aggravare la situazione”. Questo sostenevano i saccenti sedicenti scienziati, poco orientati nel tempo e nello spazio, chiamati in TV da giornalisti lobotomizzati che li appoggiavano. I servizi televisivi italiani non sono più servizi giornalistici ma teatrini dove l’abiezione umana si mostra in tutta la sua banalità.

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piccolenote

Ucraina: in attesa dei profetizzati attacchi chimici dei russi

di Piccole Note

“Cosa facciamo se Putin usa armi chimiche?” Questa l’angosciosa domanda che si pone Bret Stephens sul New York Times, riecheggiando un rumore di fondo che sta accompagnando la nuova fase della guerra ucraina, che si aprirà ufficialmente con la caduta di Mariupol ormai prossima.

Perché, caduta Mariupol, il conflitto potrebbe protrarsi per breve tempo, riaprendo una finestra per i negoziati di pace. Da qui la necessità di rilanciare, perché la guerra non finisca, ma prosegua per poter logorare la Russia. E un attacco chimico sarebbe una manna per i produttori di guerra.

Forse è un caso, ma anche no, che a scrivere il pezzo del NYT, che minaccia sfracelli contro la Russia se userà armi chimiche, sia un cronista molto particolare. Al tempo, Bret Stephens usò la sua penna per sostenere le ragioni della guerra in Iraq, dal momento che le armi di distruzione di massa di Saddam erano provate da informazioni “molto dettagliate” dell’intelligence.

Non solo, si spingeva anche ad accusare l’allora capo dell’Aiea, Hans Blix, secondo il quale drammatizzazione della minaccia di Saddam era solo una scusa per invadere l’Iraq, di propalare “calunnie a buon mercato”. Tale la dinamica della propaganda ufficiale, che anche oggi, sulla guerra ucraina, usa derubricare a bugiardi e ingannatori quanti la mettono in dubbio.

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nicomaccentelli

Quando saltano gli steccati

di Nico Maccentelli

Per sapere come stanno le cose occorre leggere gli opinionisti dei giornali di destra, come questo fondo su Libero. È proprio il colmo.

In pratica la UE non esiste sul piano diplomatico: è completamente supina alla politica dell'”anglosfera”, ossia di chi mena le danze nella NATO. E’ per questo che Macron deve perdere a tutti i costi nel ballottaggio francese.

E poi non è niente vero che l’UE si configuri come una potenza statuale forte: è un polo imperialista, sì, ma del tutto subordinato alle politiche statunitensi. Con gli occhi di oggi si capisce bene la scelta britannica di uscire dall’UE e tornare nell’anglosfera. Chi dirige l’imperialismo sono gli anglosassoni. I tedeschi l’hanno capito e hanno investito 100 mld nel riarmo che, si badi bene, ben poco ha a che vedere con l’esercito europeo. E una Germania in armi non vi inquieta un po’?

La guerra contro la Russia la dirigono gli USA, hanno personale militare che addestra e indirizza le operazioni belliche, che allestisce gli scenari che devono far passare la Russia come esercito occupante criminale e genocida.

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frontiere

Atto di fede

di Frontiere

La scienza insegnerà all’uomo che in effetti in lui non c’è né volontà né capriccio, né li ha mai avuti, e che lui stesso non è nient’altro che il tasto di un pianoforte o lo spinotto di un organo e che, sopra tutto, al mondo esistono ancora le leggi della natura; … Di conseguenza occorre soltanto scoprirle codeste leggi, e l’uomo non dovrà più rispondere delle proprie azioni, potrà vivere con estrema levità.

Tutte le azioni umane allora saranno automaticamente valutate secondo queste leggi, matematicamente…

(F. Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo)

Prendendo spunto dal dibattito sui vaccini e sulla bontà delle restrizioni adottate dai governi durante la cosiddetta pandemia vorrei notare come da parte delle istituzioni politiche e religiose (nonché della totalità dei media) si invitino i cittadini ad avere fiducia nella scienza e allo stesso tempo si marchi come nemico della ragione e del progresso chi dissente dalle politiche governative e dal pensiero dominante.

Un notevole esempio è stato fornito dall’intervento del Presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in una nota trasmissione televisiva1.

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riformista

La sinistra italiana è morta, sulla guerra ha tradito il suo popolo

di Donatella Di Cesare

Non era mai avvenuto, in questi ultimi decenni, che si creasse nel contesto italiano una separazione così eclatante e significativa tra quello che pensa la gente sulla nuova guerra e quel che di questo evento viene quotidianamente riferito dai media pubblici e da quelli più accreditati. Un distacco del genere, un tale scollamento, dovrebbe allarmare, perché non è indizio di una democrazia aperta, che può vivere solo nel confronto tra voci diverse, nella polifonia come metodo. Ma in tutto questo c’è qualcosa di più: non era mai avvenuto che il popolo della sinistra si sentisse così tradito nei propri più alti ideali, ingannato nelle proprie più profonde convinzioni, da coloro che, avendo in questo momento drammatico poteri di governo, hanno avallato, anzi promosso, una politica militaristica.

Prima hanno deciso l’invio di armi, poi hanno votato l’aumento delle spese militari, adesso si accingono a sponsorizzare e realizzare, attraverso le sanzioni, un’economia di guerra. Queste scelte epocali, che hanno già mandato in frantumi il sogno europeo, e spezzato l’aspirazione di un futuro migliore per le nuove generazioni di questo paese, non sono state discusse, com’era indispensabile, fra coloro che si riconoscono nella sinistra democratica.