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laboratorio

Tra guerra e pace. Il ritorno all'essenziale

di Fabio Nobile

La guerra in Ucraina, fuori dal bombardamento della propaganda, va letta per quella che è. Essa si colloca nello scontro latente da tempo tra il declinante imperialismo statunitense e le potenze emergenti guidate dalla Repubblica popolare cinese con l’Europa nel mezzo come grande potenziale partner.

Il tema della sostituzione dell’egemonia americana trova e troverà il suo culmine attorno al ruolo del dollaro. La sua lenta ma inesorabile sostituzione quale riserva di valuta mondiale è la dead line oltre la quale gli Usa sono disposti a tutto. La loro architettura finanziaria si regge sulla possibilità di pagare i loro debiti commerciali e interni stampando dollari. Senza quel “privilegio” si preannuncia un disastro e i segnali di sofferenza sociale interna rischierebbe di esplodere in pochissimo tempo. Più di un osservatore ha evidenziato il rischio latente negli Usa di una guerra civile.

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bastaconeurocrisi

L’euro e lo zaino di sassi sulle spalle

di Marco Cattaneo

Molti confronti di opinioni in merito alle conseguenze dell’euro sull’economia italiana atterrano (si spiaggiano a mo’ di balena, si potrebbe dire) su un’”argomentazione” ricorrente.

Ricorrente, intendo, sulla bocca di chi difende il sistema, o quantomeno lo giustifica, o cerca di farlo passare per un problema secondario.

L’”argomentazione” è molto semplice. Molte cose sono cambiate dall’introduzione dell’euro in poi. Sono passati trent’anni dalla firma del trattato di Maastricht, venticinque dalla decisione “irreversibile” di entrare nell’euro, ventitré dalla partenza ufficiale, venti dalla conversione di monete e banconote.

Tanto tempo. Allora, come si fa ad affermare che “tutti” i problemi dell’economia italiana sono riconducibili all’euro ?

La prima risposta è che, naturalmente, quest’ultima affermazione non l’ha mai fatta nessuno. Che l’Italia, economicamente parlando, sarebbe il paradiso in terra se avesse tenuto la lira, ovviamente non è vero, e nessuno lo sostiene seriamente.

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theunconditional

Critica della ragione cinica

di Pierluigi Fagan

Visto il diluvio di parole e la mancanza di analisi a grana fine sulla guerra, che qui circoscriviamo a puro fatto militare, mi sono preso la briga di capire meglio e condivido il tentativo.

Metodo: ho preso la due cartine dall’Institute of Study of War, think tank americano finanziato dai principali poli produttivi del complesso militare-industriale americano. Non sono dissimili da quelle di altri enti (tutti anglosassoni) e vanno trattate all’ingrosso. La prima è quella al 14 marzo, la seconda è quella del 25 aprile. Su quella più recente ho incollato il profilo dei territori del sud-est scontornato da quella del 14 marzo. Con il tratteggiato nero ho evidenziato i territori che gli ucraini avrebbero, più o meno, perso in circa l’ultimo mese e mezzo. Ne hanno anche guadagnati, a nord dove i russi si sono ritirati dal dopo dell’incontro-trattativa in Turchia che pure aveva acceso qualche speranza di pace. Molto all’incirca, si potrebbe dire che gli ucraini hanno riavuto territori dai russi per una estensione più o meno pari a quelli che hanno perso a sud-est. In particolare:

A. Una penetrazione verso Mykolayiv e che include Kherson che proprio ieri i russi hanno affermato di aver consolidato definitivamente (secondo loro).

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pianocontromercato

Sulle elezioni francesi e sulla guerra

di Sergio Calzolari

Come sapete, non scrivo di guerra, in questi mesi ho lasciato scrivere manager, economisti, imprenditrici/ori, insegnanti, volontarie. Volevo dar voce a loro, che mi rappresentavano. Oggi ospito nuovamente il direttore generale di una multinazionale asiatica, Sergio Calzolari, molto letti in questo sito e anche su Lantidiplomatico, apprezzato molto dal direttore. E’ una sua prospettiva, che faccio mia. Da mesi non vado su siti di sinistra, vedo solo numeri, telefono a gestori e imprenditori, che mi chiariscono le idee. Ho una pagina telegram, gli iscritti dicono sempre cose interessanti, che mi arricchiscono. Spero che questa disquisizione del manager trovi il loro favore e il favore dei lettori de Lantidiplomatico. Buona lettura.

* * * *

“Buongiorno rivoluzionari.

Ho voluto aspettare l’esito delle elezioni in Francia e la gestione delle manifestazioni per il 25 aprile prima di prendere questa posizione. Così come ho aspettato oltre 1 anno per vedere segni di ravvedimento marxista sulla gestione della pandemia (unico il bravo Rizzo, cui va il merito del coraggio e della coerenza, anche se la sua posizione sta dentro un telaio invecchiato).

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ist onoratodamen

Quella in Ucraina è solo un capitolo della guerra imperialista permanente

di Lorenzo Procopio

Un nuovo drammatico fronte della guerra imperialista permanente si è aperto nel cuore dell’Europa. All’alba del 24 febbraio 2022 le forze armate russe hanno sferrato la loro potenza di fuoco contro l’Ucraina, bombardando le principali città del paese e invadendo da più fronti con centinaia di migliaia di soldati il territorio ucraino. Una guerra che nei piani dei russi doveva probabilmente durare soltanto pochi giorni, vista la disparità delle forze in campo, con il suo prolungarsi rischia pericolosamente di allargarsi trascinando nel vortice del conflitto l’intera Europa. Questo è il futuro che ci prospetta il sistema capitalistico, un futuro fatto di guerre, miseria generalizzata e condizioni di vita e di lavoro sempre più precarie.

La guerra in Ucraina rappresenta un vero salto di qualità rispetto a quelle del recente passato, e la diversità non va solo ricercata nel fatto che si combatte nel cuore del vecchio continente, o nel fatto che vede pericolosamente a contatto le due superpotenze nucleari, quanto per il contesto economico e sociale in cui questa si combatte.

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coniarerivolta

La riforma del fisco di Draghi è l’ennesima presa in giro

di coniarerivolta

La riforma del fisco avviata a dicembre 2021 con le modifiche delle aliquote Irpef e del sistema di detrazioni sui figli a carico vede in questi giorni ulteriori sviluppi tramite una serie di emendamenti sulla legge delega. Di particolare rilievo, tra le varie questioni trattate, è il tema della tassazione delle cosiddette rendite finanziarie e immobiliari, attorno al quale si è scatenato un tipico esempio di dibattito fuorviante in cui si scontrano posizioni che eludono completamente il macroscopico problema di giustizia fiscale che si cela nella struttura più profonda del fisco italiano.

L’obiettivo dell’intervento del governo in un’ottica di medio periodo sarebbe quello di giungere ad una “coerente tassazione duale”, aggiustando le aliquote attuali in vista di un’unica aliquota che colpisca le cosiddette rendite finanziarie e immobiliari allo stesso modo. A ciò si opporrebbero Lega e Forza Italia, terrorizzate dal rischio di un aumento del carico fiscale sui redditi immobiliari.

Vale la pena ripartire dalle origini della questione. Cosa si cela, anzitutto, dietro l’espressione “tassazione duale”? La tassazione duale, spesso denominata dual income tax (DIT), è un sistema alternativo a quello della comprehensive income tax.

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marx xxi

Le mappe inconfessabili di Kiev

di Fabio Mini

Delle operazioni russe – fallimentari, è ovvio – sappiamo luogo e nomi dei generali. Di quelle ucraine nulla. Svelerebbero la massa di armi fornite dagli Usa dal ’94. E una catena di comando a croci uncinate

Dopo due mesi di guerra, le mappe delle operazioni che ci vengono generosamente offerte dall’ucraina o dal Pentagono (sono le stesse) sono ancora semi mute. Parlano delle zone conquistate o perdute dagli ucraini, ma non dicono dove e quali sono le forze impiegate. Gli stessi esperti internazionali si sprecano nell’indicare numero, livello e posizione delle forze russe, ma non dicono dove sono quelle ucraine. È sempre più evidente che le cosiddette “mappe delle operazioni” che appaiono sui nostri televisori vogliono presentare una situazione surreale nella quale esiste soltanto un attore irresponsabile. Le mappe dei tecnici e degli “esperti”, più dettagliate, sono sullo stesso livello e, senza indicare nessuna unità ucraina, tendono a presentare come brutali e criminali le operazioni russe riuscite e “fallite” quelle che non si sono svolte come da loro stessi anticipato, previsto, auspicato e sognato.

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jacobin

Ora più che mai, liberate Assange!

di Lorenzo Tecleme

Le porte della galera, mai aperte per chi ha commesso i crimini di guerra denunciati da Wikileaks, si spalancano per chi quei crimini li rivela

Il suo nome è sconosciuto alle cronache per anni. Attivista e giornalista con un passato da programmatore, nel 2006 Julian Assange fonda Wikileaks, un portale specializzato in fughe di notizie pescate negli archivi di governi e grandi aziende. L’idea alla base del progetto è la trasparenza, concetto caro tanto al pensiero di sinistra quanto a quello più genericamente libertario. «Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la Luna, il Sole e la Verità» è stato lo slogan di Wikileaks.

Il suo operato passa sostanzialmente sotto silenzio fino al 2010, quando gli Afghan War Logs e gli Iraq War Logs conquistano le prime pagine di tutto il mondo. Si tratta di due distinte fughe di notizie, le più grandi della storia degli Stati uniti d’America, contenenti decine di migliaia di documenti prodotti dal Pentagono e destinati a rimanere segreti. I file raccolti da Assange e il suo team raccontano ciò che gli alti comandi statunitensi pensano davvero dei conflitti in Afghanistan e Iraq.

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linterferenza

La società (falsamente) aperta e i suoi nemici

di Fabrizio Marchi

Continua la propaganda a senso unico di tutto il sistema mediatico che ha raggiunto dei livelli grotteschi, direi caricaturali.

Non c’è mai limite al peggio (o al meglio, in base ai rispettivi punti di vista…) ma Ieri sera su “Frontiere” (Rai Tre), condotta dal menestrello a stipendio Franco Di Mare, è stato sicuramente raggiunto uno dei picchi più “elevati” di manipolazione delle coscienze.

Tutta la trasmissione è stata una criminalizzazione tout court della Russia, della sua storia, tutta, senza distinzione, ridotta ad un elenco di orrori, massacri, genocidi, commessi prima dai russi, poi dai sovietici, poi ancora dai russi, senza soluzione di continuità. Il genocidio degli ebrei perpetrato in Ucraina dai nazisti – hanno spiegato – è stato occultato, o meglio derubricato dai sovietici come un crimine di guerra commesso ai danni del popolo sovietico, senza cioè specificare che si trattava di ebrei. Il messaggio subliminale, ma neanche tanto, è l’accusa di antisemitismo nei confronti dei russi-sovietici.

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la citta futura

Recensioni a Storia e coscienza di classe

di Renato Caputo e Holly Golightly

Le accuse più ricorrenti a Storia e coscienza di classe sono di idealismo, di soggettivismo e di deformazione del #marxismo, per avere escluso la natura dalla considerazione #dialettica

L’accoglienza, non certamente favorevole, riservata al libro di György Lukács del 1923 negli ambienti della III Internazionale, confermò in pieno la non difficile previsione espressa da Ernst Bloch nella sua recensione: “invero non sarà facile trovare dei buoni lettori per questo libro. I russi, che agiscono filosoficamente, ma pensano come cani incolti, subodoreranno l’eresia. Immensamente diversi dai revisionisti, sono però egualmente privi di eredità filosofica e molti di loro diranno che Marx non ha certo rimesso in piedi Hegel perché Lukács rovesciasse di nuovo Marx dalla parte della testa. D’altra parte, gli altri cultori di filosofia, dalla loro posizione profondamente disinteressata, puramente contemplativa, non saranno in grado di trovare nessuna via d’accesso a quest’unica legittima rinascita di Hegel” [1].

A prescindere dai toni spesso astiosi, le accuse più ricorrenti sono di idealismo, di soggettivismo e di deformazione del marxismo, per avere Lukács escluso la natura dalla considerazione dialettica.

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italiaeilmondo

Come si svolgerà la fase tre delle ostilità in Ucraina?

di Roberto Buffagni

Boris Johnson al “Financial Times”: “La Russia può vincere, mandiamo tank in Polonia”.

In vista del probabile successo della prossima offensiva russa e della conseguente neutralizzazione delle FFAA ucraine, i britannici, che hanno un ruolo di primissimo piano nella gestione delle ostilità, preparano la fase tre della guerra: finiti gli ucraini, facciamo entrare in campo i polacchi e i baltici.

La fase tre della guerra in Ucraina tra Russia, USA e NATO, si svolgerebbe così.

  1. La prossima offensiva, in cui la Russia impiega la sua superiore potenza di fuoco, neutralizza il grosso delle FFAA ucraine oggi fortificate nel Donbass. L’Ucraina non è più in grado di resistere efficacemente. Termina la fase due delle ostilità.
  2. Inizio della fase tre. Su richiesta di aiuto militare del governo ucraino (eventualmente rifugiato in esilio) al governo polacco e ai governi baltici, entrano in Ucraina truppe regolari polacche e baltiche, e un contingente di mercenari finti e veri. I mercenari veri sono forniti dalle aziende che forniscono contractors. I mercenari finti sono militari di paesi NATO che si dimettono dalle loro FFAA per non coinvolgere giuridicamente come belligeranti i propri paesi, e vanno a combattere senza mostrine.

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rifonda

Il PD atlantista attacca l’Anpi e si arruola coi guerrafondai

di Dino Greco*

Credevamo che di transumanza in transumanza il Pd avesse completato, come nei peggiori film horror, la propria metamorfosi politica. Credevamo che l’approdo nell’alveo della cultura liberista descrivesse compiutamente il nuovo profilo culturale e politico di quel partito. Credevamo che definire il Pd, con una formula sintetica, come la “sinistra del capitale” spiegasse ormai tutto.

Ci sbagliavamo. Perché quando rompi gli argini, quando a trattenerti non c’è più alcun freno inibitorio, neppure di natura morale, allora la tua cultura originaria si dissolve e la tua deriva si trasforma in una precipitosa fuga nell’opposto. È così che l’ultima e fondamentale roccaforte, la Costituzione, è stata divelta dai suoi cardini, già tremolanti per incuria e disinnamoramento. Il progetto di società che vive in essa sbiadisce sino a corrompersi e i principi che lo innervano vengono recisi dalle radici.

Accade così che persino il ripudio della guerra si tra- sformi nel suo rovescio e improvvisati esegeti della Resistenza scambino la partecipazione armata al conflitto in Ucraina a fianco del Battaglione Azov come un atto coerente con la lotta di Liberazione di cui in Italia furono protagonisti i partigiani.

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linterferenza

Democrazia e libertà di parola: la condanna di Socrate e il caso Assange

di Norberto Fragiacomo

Fra i dialoghi socratici l’Eutifrone non è uno dei più celebri, anche se un grande studioso come Giovanni Reale gli ha dedicato un magistrale saggio introduttivo in cui si dimostra che, ben lungi dal non approdare a nulla, la discussione fornisce al lettore attento tutti gli elementi necessari a formulare correttamente il concetto di “santità”, da intendersi come contributo umano alla realizzazione di quel Bene che è grato al dio.

Proprio sui temi del “santo” e dell’”empio” verte il dialogo, vivacissimo e godibile, oltre che sulla natura degli dei (rectius: della divinità): l’occasione è offerta dall’incontro fortuito dinanzi al tribunale ateniese fra Socrate e Eutifrone, un indovino venuto ad accusare il proprio padre dell’omicidio di un lavoratore a giornata (morto in realtà in prigionia dopo aver assassinato uno schiavo). Socrate, a sua volta denunciato per empietà (corromperebbe i giovani secondo il carrierista Meleto, icasticamente ritratto con maliziosa ironia), non rinuncia malgrado la minaccia incombente a confrontarsi con un uomo saldo nelle sue convinzioni che, messo alle strette, dimostra una sconsolante pochezza.

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lantidiplomatico

"Bombe di verità": così gli Usa hanno messo le mani sull'Ucraina

di Fabio Mini

Un paio di settimane fa, in un’apparizione su una televisione statunitense, la celebre giornalista Lara Logan ha lanciato tante e tali “bombe di verità” su uno spaesato pubblico da costringere i conduttori della trasmissione a implorare (sui telefoni interni) l’interruzione pubblicitaria. Le bombe in realtà erano cose che i cosiddetti complottisti dicono da tempo a tutto il mondo, salvo agli americani evidentemente.

A prescindere dalla retorica putiniana, speculare a quella antiputiniana, ciò che meraviglia è la reazione del pubblico: un tripudio di complimenti per le verità taciute, un paio di obiezioni, molti attestati di ammirazione per il coraggio e altrettante preghiere di chi teme per la sua vita.

Anche nella terra della libertà di espressione, se dici qualcosa che infastidisce il potere sei morto. La filippica della Logan è qualcosa di più: è una chiara chiamata in correità della leadership Usa in ciò che sta accadendo in Ucraina. Lì la retorica dei buoni e dei cattivi è saltata, com’era saltata sul Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan, ma per gli americani ormai assuefatti all’idea di essere i buoni, è sempre una “scoperta” salutare ma traumatica.

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antoniomazzeo

Gli aerei USA di Sigonella e i misteri dell’affondamento dell’incrociatore russo nel Mar Nero

di Antonio Mazzeo

L’affondamento dell’incrociatore russo “Moskva” a largo di Odessa dopo essere stato colpito da uno o più missili, mercoledì 13 aprile. Certamente l’evento più traumatico per le forze armate e l’opinione pubblica della Federazione Russa in questi due primi mesi di guerra all’Ucraina.

Sono ancora fittissimi i misteri sulle dinamiche e sulle unità ucraine protagoniste dell’attacco, top secret il numero delle vittime. Un elemento a dir poco imbarazzante è però stato accertato: l’intera operazione militare contro la nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero è stata “monitorata” e registrata a poche miglia di distanza da un pattugliatore marittimo Boeing P-8A “Poseidon” della Marina militare USA, decollato qualche ora prima dalla stazione aeronavale di Sigonella.

Sulla centralità della grande base militare USA e NATO “ospitata” in Sicilia per le operazioni di intelligence nel sanguinoso conflitto Russia-Ucraina si è soffermato un articolo comparso il 20 aprile sull’autorevole quotidiano londinese The Times, prontamente ripreso dal francese Le Figaro e - solo parzialmente - da alcuni organi di stampa italiani. Oggetto dell’inchiesta le evoluzioni aeree in Mar Nero del pattugliatore “Poseidon” prima e durante l’attacco contro l’incrociatore lanciamissili russo. Una missione, quella dell’aereo USA partito da Sigonella, che potrebbe aver contribuito in maniera determinante al “successo” dell’operazione delle forze armate di Kiev.

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contropiano2

La globalizzazione guidata dall’Occidente potrebbe finire, quella nuova ha un volto orientale

di E. Ahmet Tonak* - Vijay Prashad**

Un articolo scritto dagli autori John Micklethwait e Adrian Wooldridge per Bloomberg il 24 marzo ha suonato l’allarme per annunciare la fine della “seconda grande era della globalizzazione“.

La guerra commerciale occidentale e le sanzioni contro la Cina che hanno preceduto la pandemia si sono ora unite alle rigide sanzioni occidentali imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Queste sanzioni sono come una cortina di ferro costruita dagli Stati Uniti e dai loro alleati intorno all’Eurasia. Ma secondo Micklethwait e Wooldridge, questa cortina di ferro non scenderà solo intorno alla Cina e alla Russia, ma avrà conseguenze di vasta portata in tutto il mondo.

L’Australia e molti paesi dell’Asia, tra cui India e Giappone – che sono affidabili alleati degli Stati Uniti su altri temi – non sono disposti a rompere i loro legami economici e politici con Cina e Russia.

I 38 paesi che non hanno votato alla riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 24 marzo per condannare la guerra della Russia in Ucraina includevano Cina e India; entrambi questi paesi “rappresentano la maggioranza della popolazione mondiale“, osservano Micklethwait e Wooldridge nel loro articolo.

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ilparagone

Che fine hanno fatto i documenti sull’efficacia dei vaccini?

E ora per l’Aifa (querelata) si mette molto male

di Redazione

Il 27 dicembre 2020 è stata la data che ha segnato l’inizio della campagna vaccinale anti Covid-19 in Italia ed Europa. Una data che, molto probabilmente, resterà negli annali. Da allora la campagna vaccinale è stata un vero e proprio schiacciasassi. Passando sopra tutto e tutti, ha portato all’inoculazione dei sieri sperimentali circa un miliardo e mezzo di persone nel mondo. Nel nostro Paese l’89,98% della popolazione risulta essere vaccinata con almeno due dosi.

 

Domande lecite

Questo doveroso preambolo porta ad una questione di non poco conto: com’è possibile farmaci che solitamente hanno bisogno di un minimo di 15/20 anni per raggiungere i requisiti di efficacia e sicurezza, siano stati elaborati, contrattualizzati, messi sul mercato, distribuiti ed inoculati in certi casi con la forza nella popolazione? Alcune persone non si sono limitate alle domande, anzi, hanno iniziato ad indagare per contro proprio. Il fine? Stabilire su quali basi si fonda l’imposizione alla vaccinazione anti-Covid da parte dello Stato italiano.

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sinistra

Realtà e Reale

di Salvatore Bravo

La scissione del tempo e dal tempo storico con la sua “guidata” frammentazione è il dominio che si instaura nelle coscienze, il logos è sostituito dal reale lacaniano. Il tempo immediato diviene la legge che governa le menti e fa in modo che l’astratto governi. La caverna di Platone è la mente umana posta al servizio dell’astratto, in essa il reale ha sostituito la realtà. Non si deve conoscere la realtà con i rapporti di produzione in cui si è implicati, rivelerebbero le contraddizioni e la costante sussunzione delle soggettività alla propaganda. Lacan con la distinzione tra reale e realtà è interno al percorso platonico. La caverna è buia come il reale astratto, non vi sono rapporti sociali e di produzione, il reale respinge e rimuove la realtà e la verità. Il reale è il sogno ipnotico del capitale, per autoconservarsi deve surrogare la parola con la propaganda, la realtà materiale con l’astratto. L’ipnosi di massa spinge le menti nel buio dell’astratto, si spegne lo sguardo del logos nello splendore mediatico del sonno della ragione. Il tempo si frammenta e scompare con i suoi dati carichi di senso, i quali attendono il soggetto per riportarli alla loro oggettività. Il reale è il fortilizio del capitalismo, addomestica con l’astratto, l’io non media tra il Super-io e l’Es, ma tutto è immediato, e pertanto la coscienza si disperde nel presente.

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la citta futura

Riflessioni sulla guerra: Russia e Ucraina; Cina e Stati Uniti

di Essepi

L’aggressione della Russia all’Ucraina è anche il riflesso di un’emergente divisione del lavoro internazionale non più favorevole a Washington. La Cina al contrario si rivela sempre più il punto centrale di equilibrio del mondo

 

Guerra in Ucraina e riassetto internazionale

Nella pancia dell’attuale guerra in Ucraina si cela l’aspirazione a un nuovo ordine internazionale. Ma cos’è l’ordine internazionale se non la proiezione politica della divisione internazionale del lavoro? Se così è, all’interno dell’involucro sanguinoso della guerra c’è anche l’adeguamento delle relazioni tra gli Stati allo stato dell’arte dell’economia.

Il debito pubblico statunitense ha raggiunto a fine 2021 la cifra record di 28.900 miliardi di dollari e il rapporto debito/Pil ha superato il 100%. Si può legittimamente sospettare che vi sia una relazione tra la condizione sempre più precaria dei conti pubblici di Washington, le crescenti difficoltà del suo apparato produttivo e le tensioni tra Ucraina e Russia? C’è chi lo ha fatto egregiamente su questo giornale alcune settimane fa e non staremo a ripeterlo.

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sollevazione2

Bancarotta col botto

di Carlo De’ Coppolati*

Mentre la guerra economica, giocata con le armi, massacra l'inerme popolo ucraino, il resto d'Europa, Italia in testa, s'incammina verso una bancarotta senza precedenti... altro che condizionatori

L’Occidente si piegherà a pagare in rubli il gas e il petrolio della Russia?

Ho letto risposte e commenti da rimanere storditi.

Non uno che ci capisca una ceppa e che faccia un discorso logico.

Chi dice che ci guadagneremo. Chi dice che fra poco compreremo tutto il gas che ci serve dall’Algeria e quindi il problema non si pone. Chi dice che è un capriccio di Putin che non serve a niente. Un po’ di tutto (o di niente).

Per aver lavorato molti anni nel settore della trivellazione di pozzi di petrolio e gas e per diversi anni nel settore della compravendita di petrolio e gas (Blue Green Holding SA, in Italia presente come Tamoil) vi do un paio di informazioni.

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Effetto Ucraina. “Senza stop alla guerra l’Italia rischia un massacro sociale”

Lorenzo Torrisi intervista Sergio Cesaratto

La guerra in Ucraina rischia di avere costi sociali importanti in Europa, in particolare nei Paesi più indebitati come l’Italia

Secondo la Bce, l’inflazione, aumentata in maniera significativa nei mesi scorsi, rimarrà elevata e per questo, nel corso della riunione del Consiglio direttivo di giovedì, è stata confermata la riduzione degli acquisti netti di titoli di stato nell’ambito del programma App e la loro conclusione nel terzo trimestre dell’anno.

La fiammata inflattiva sembra dunque far più paura del rallentamento dell’economia. “Qualcosa – ci dice Sergio Cesaratto, professore di politica monetaria europea all’Università di Siena – deve essere mutato nei rapporti di forza all’interno della Bce per cui da dicembre (almeno) è in corso la ‘normalizzazione’ della politica monetaria”.

* * * *

Cosa pensa di quanto deciso dalla Bce giovedì?

Se guardiamo al bicchiere mezzo pieno, i tassi sono ancora fermi e la politica di riacquisto a scadenza dei titoli pubblici già in pancia all’Eurosistema è stato confermata.

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sinistra

Michele Michelino, lo “stalinista” che piaceva agli antistalinisti

di Alessandro Mantovani, Luc Thibault

La morte improvvisa di Michele Michelino ha sollevato sincero cordoglio nei più diversi ambienti della sinistra anticapitalista.

Perché questo sentimento quasi unanime? Ha esso un significato politico che va al di là della figura del militante scomparso?

Certo Michele era uomo dal carisma fuori del comune, un combattente straordinariamente intelligente, generoso e tenace, che sapeva organizzare, che sapeva pensare in grande. Un vero capo proletario, di quelli che un giorno dovranno fare la storia. Ed esprimeva movimenti concreti, reali.

Ma questo non basta a spiegare perché compagni delle più diverse tendenze politiche, compagni che spesso crudamente polemizzano tra di loro, si ritrovino insieme a commemorarlo.

Michele era – come altri hanno già detto – uno che sapeva unire, mettere davanti a tutto non l’interesse di una parrocchietta politica o sindacale, bensì quello della classe nel suo insieme.

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sinistra

Guerra di religione?

di Nicola Licciardello

Cercando di scrivere un articolo sulla guerra e il buio del futuro – vengo sopraffatto dal Presente. Più che immersi siamo schiacciati sull’attualità, non solo sui suoi paradigmi ma anche sui suoi moduli, sui suoi format, ne siamo parlati e formattati. “Chi controlla il presente controlla il passato, e chi controlla il passato controlla il futuro” (Orwell, 1984). Non c’è tempo per riflettere o esaminare (tanto meno criticare) un’idea sulla guerra, una teoria sulle sue cause e logiche conseguenze – è qualcosa che sembra non interessare più, di fatto siamo o preferiamo essere fusi nel-dal flusso informativo, non ricordiamo la news di un minuto fa, perché dopo pochi secondi un’altra la smentisce – non una ma dieci, cento, nei mille canali del turbocapitalismo mediatico (Fusaro) o cosmopolitismo fucsia: ciascuna è un inverificabile aggiornamento dell’altra... e il flusso vanifica la possibilità di distinguere tra verità e propaganda, tra informazione e talk show, tutto è fluido, dipende dall’orizzonte, tutto s’annulla nella “società liquida” (Bauman).

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contropiano2

Qual è – se c’è – l’attuale strategia Usa?

di Redazione - Guido Salerno Aletta

Se si mette da parte la discussione ideologica sui “valori” – dell’Occidente neoliberista, of course – e ci si concentra sugli interessi della varie classi in campo, sulle loro strategie palesi e quelle che risultano dagli atti concreti, le cose diventano improvvisamente più nitide. Non meno tragiche o infami, ma almeno comprensibili.

L’atteggiamento dell’attuale presidenza degli Stati Uniti nei confronti della guerra in Ucraina è razinale solo se si ammette un’intenzione, una strategi, una visione. Altrimenti è da fuori di testa urlare che “Putin non può restare al potere” e contemporaneamente smentire che si voglia realizzare un regime change a Mosca.

Dunque è inutile stare a sentire le dichiarazioni – anche se obbligatorio sapere che ci sono state – e seguire l’antico precetto dei saggi: follow the money.

L’editoriale di Guido Salerno Aletta, questa volta su TeleBorsa, coglie come al solito il punto centrale: qual’è la strategia Usa per mantenere un’egemonia sul mondo? O almeno su una parte consistente?

Dipende da quale frazione del capitale Usa stia conducendo il gioco, ma il cuore del problema è la sofferenza di una gran parte della popolazione che ha perso reddito, peso sociale, lavoro, certezze, status. Chiunque voglia governare – parliamo di frazioni del capitale – deve riuscire a farsi seguire da una maggioranza (alle elezioni) e dunque deve garantire qualcosa di paragonabile a una crescita. O almeno a un recupero dei posti di lavoro perduti.

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la citta futura

Il patto a tre per L’Italia. La ricetta padronale per la ripresa economica e il neokeynesismo di guerra

di Federico Giusti

Confindustria spiega come superare la crisi in corso e le soluzioni annunciano tagli ai salari e la contrazione dei diritti sociali. Saranno lavoratrici e lavoratori a pagare i costi della guerra

L’Italia è forse in grado di rinunciare al gas russo? In un’intervista al quotidiano “Domani”, uno dei più stretti consiglieri di Zelensky spiega che un gasdotto russo attraversa l’Ucraina che ne ricava 1,3 miliardi annui. Suona strano che l’Ucraina non chiuda quel gasdotto e rispetti un accordo del 2019 quando ogni giorno invoca l’Unione Europea (Ue) di interrompere ogni accordo commerciale con la Russia ponendo fine alle importazioni di gas e petrolio. Il problema è assai complesso. Quel gas non è indispensabile solo per i paesi Ue ma anche per la stessa Ucraina, e il realismo politico impone prudenza e non mosse azzardate. Basterebbe solo questo esempio per spiegare l’ipocrisia che si cela dietro ai conflitti bellici. Ma proviamo a non limitarci a note etiche o morali.

Per alcuni studiosi l’Ue deve dotarsi di una nuova politica energetica andando avanti sulla strada della decarbonizzazione del sistema elettrico, localizzando gli investimenti anche con lo stoccaggio di elettricità e guardando anche al nucleare e alle rinnovabili.

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comidad

I falsi dilemmi morali sulla guerra ucraina

di comidad

Molti commentatori hanno trovato irritante la frase di Draghi che poneva in alternativa la pace ed il condizionatore. Al di là della goffaggine dimostrata in quel caso da Draghi, l’espediente da lui adoperato rientra nelle consuete tecniche del lobbying, cioè distrarre dalle vere questioni in ballo ponendo dei fittizi dilemmi morali, che però contengono un’insidia semantica.

Nel 1991 la prima guerra del Golfo fu preparata da un “dibattito”, estenuante quanto inconcludente, sulla possibilità della “guerra giusta”. A distanza di più di trenta anni si deve concludere che, a causa del fumo della disinformazione, persino di quella guerra sappiamo ancora molto poco, perciò figuriamoci cosa sappiamo di quelle attuali. Il 26 febbraio del 1991, a poche ore dalla fine ufficiale della guerra, un missile “Scud” di fabbricazione sovietica (che gli Iracheni avevano ribattezzato Al-Husayn) colpì una caserma americana uccidendo ventisette militari. A poca distanza dalla caserma vi era un albergo sede di molti inviati di guerra, perciò gli effetti devastanti dell’esplosione quella volta non poterono essere nascosti.

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theunconditional

Cos’è successo al progressismo?

di Toby Rogers*

Dove sono finiti i progressisti? Ho trovato interessante questo articolo di Toby Rogers che esamina la posizione di George Lakoff sui vaccini. Lakoff è un po’ un’icona della sinistra occidentale per la sua posizione che mette in contrasto l’autoritarismo rigido della destra, con l’atteggiamento flessibile e affettuoso della sinistra. Secondo Lakoff, uno stato si può vedere un po’ come una famiglia, dove il governo può funzionare come un padre piuttosto rigido che da ordini o una madre affettuosa che si impegna ad aiutare gli altri membri. A Lakoff si deve anche il concetto importantissimo di “framing” – definito come “non pensare a un elefante” – L’idea è che se nel dibattito tiri fuori un certo argomento o una certa immagine, molta gente adatterà quell’immagine al proprio “frame”, indipendentemente da cosa diceva il messaggio. Un esempio classico è stato quello delle “armi di distruzione di massa” dell’Iraq al tempo di Saddam Hussein. Anche se se ne parlava per negarne l’esistenza, molti capivano che esistevano. Coerentemente con le sue idee sulla comunicazione, Lakoff ha assunto una posizione fortemente “chiusurista” durante il dibattito, approvando i lockdown, le mascherine, le restrizioni, eccetera. Come molte altre persone “di sinistra”, Lakoff ha visto nello stato una madre affettuosa che cerca di proteggere i suoi bambini da un pericolo esterno. Non è riuscito a vedere, invece, l’atteggiamento fortemente autoritario dello stato in queste misure – cosa che invece è risultata chiara a molte persone tendenzialmente di destra.

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piccolenote

Il Sud del mondo diffida della propaganda di guerra Usa

di Piccole Note

L’Occidente stenta a coinvolgere nella campagna anti-russa i Paesi asiatici e africani, al netto dei suoi più stretti alleati. Lo tematizza Trita Parsi sul network americano MSNBC in un articolo alquanto interessante, nel quale spiega che, sebbene tali Paesi sappiano distinguere tra aggredito e aggressore, nondimeno non hanno intenzione di saltare sul glorioso carro della Nato.

Tra questi si annovera l’India, legata alla Russia sin dai tempi della Guerra Fredda e governata da un partito che ricorda bene i tempi nefasti del colonialismo britannico, e i Paesi del Golfo guidati da Arabia Saudita ed Emirati Arabi, che si sono allontanati nettamente da Washington in favore di Mosca.

Secondo la cronista di MSNBC ciò sarebbe dovuto alla ritrosia Usa ad abbracciare la loro vis anti-iraniana, spiegazione fallace data la nota prossimità di Mosca a Teheran, così che occorre trovare ragioni altrove e più precisamente nella diffidenza di questi Paesi per la propensione ai regime-change degli Stati Uniti, che potrebbe interessarli molto da vicino in un prossimo futuro.

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linterferenza

L’anticonformismo conformissimo. Ovvero, brevissima fenomenologia dei Maneskin

di Pier Paolo Caserta

Non foss’altro che per l’increscioso coro mediatico che li esalta innalzandoli all’olimpo dell’esemplarità culturale ed etica (sull’aspetto musicale non mi esprimo), bisogna dire dove stanno in realtà i Maneskin.

Altre volte ho sottolineato come l’ostentazione sistematica e “trasgressiva” della diversità non sia affatto progressiva, né liberatrice. L’odierno progressismo, armato delle sue strutture discorsive politicamente corrette, la utilizza volentieri e con molto profitto per traslare il problema dell’uguaglianza e del suo riconoscimento interamente sul piano individuale, frammentando l’identità in una miriade di possibilità tutte completamente disarticolate dall’ossatura sociale che le produce. I Maneskin rappresentano piuttosto bene questa fluidità dei tempi. Ovviamente la “libertà” con la quale si rimane è in fondo una libertà del tutto esteriore, di costume, che io di certo non contesto, ma non una vera libertà di essere, perché è deprivata dell’essere sociale, la cui questione si mira a rendere persino impossibile porre e pensare.

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marx xxi

Ucraina, l’esito possibile

di Roberto Gabriele

C’è un settore assai vasto di persone che si esprimono contro la guerra e sperano e agiscono affinchè finisca al più presto con un compromesso accettabile da ambedue le parti in conflitto. Purtroppo però è bene dire le cose come stanno e capire ciò che ci aspetta, per evitare che le nostre speranze rimangano pii desideri e soprattutto ci facciano deviare dalle nostre responsabilità e dai compiti che ci spettano.

E’ bene partire dal fatto che la guerra in Ucraina non è scoppiata per un malinteso che potrebbe anche essere chiarito al tavolo delle trattative. Il conflitto ha radici profonde, di carattere interno e internazionale.

Sulle questioni interne – legame storico con la Russia, vicenda del Donbass, diritti dei russofoni ecc. – Putin annunciando l’inizio delle operazioni militari è stato molto chiaro. Se il conflitto fosse limitato a questi aspetti si sarebbe potuti arrivare abbastanza rapidamente in modo costruttivo al tavolo delle trattative.