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La marcia inarrestabile della controriforma scolastica
di Mauro Boarelli
Due nuove tegole si stanno per abbattere sul disastrato sistema di istruzione pubblica. La prima è un cascame della riforma renziana nota con il nome di “buona scuola” e si chiama Curriculum dello studente. Si tratta di un documento che dovrà essere compilato attraverso una piattaforma digitale prima dell’esame conclusivo delle scuole superiori. La commissione dovrà tenerne conto nella valutazione, poi il documento verrà allegato al diploma.
È articolato in tre parti. Dopo la sezione dedicata al percorso di istruzione (che prevede anche un campo per segnalare l’eventuale inserimento nell’albo nazionale delle “eccellenze”, una delle parole-chiave della neolingua scolastica), si passa a quella dedicata alle lingue e all’informatica, dove ciò che importa non sono le conoscenze, ma le certificazioni rilasciate da enti autorizzati: una ragazza autodidatta che se la cava a meraviglia con i computer o un ragazzo che conosce perfettamente una lingua straniera perché figlio di immigrati o perché vive in una famiglia bilingue, saranno costretti a lasciare quello spazio in bianco.
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Liberarsi del dominio e non delle identità di genere
di Salvatore Bravo
La libertà non è la pratica del nulla, ma la tensione tra le identità, il cui fine è conoscersi per donarsi
L’indifferenziato
L’indifferenziato è la nuova frontiera del capitalismo assoluto, normare ed omogeneizzare sono strumenti con cui l’economicismo trasforma il diritto al riconoscimento delle differenze in “indifferenza programmata”. Il capitalismo assoluto deve governare le differenze, le deve evirare dei loro contenuti per strumentalizzarle. Dietro la cortina di ferro dell’esaltazione delle differenze difese da una pluralità di statuti giuridici si cela la paura del diverso. Ogni diversità autentica è una prospettiva sul mondo, reca in potenza la possibilità di favorire il materializzarsi pubblico delle contraddizioni del sistema. Esse indicano un altro modo di vivere, denunciano con la loro esistenza che il presente non è tutto, ma è il configurarsi di un periodo storico nel quale la vita è offesa dalla crematistica, dalla disintegrazione di ogni identità comune. Il capitalismo assoluto ha ribaltato l’essere in nulla per eternizzarsi, per neutralizzare ogni prassi. Il capitalismo assoluto ha organizzato un nuovo totalitarismo, si usano le parole dell’emancipazione e il piacere congiunto al desiderio di onnipotenza per ipostatizzare il presente.
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Storie di ordinaria disinformazione
di Sandro Arcais
Noi siamo quello di cui ci cibiamo e non ci cibiamo. Così è per il corpo così è per la mente. Come non possiamo vivere senza immettere nel nostro organismo gli elementi nutritivi necessari, così non possiamo vivere senza immettere nella nostra mente quelle informazioni che ci sono necessarie per orientarci nella realtà in cui viviamo e dare senso alle nostre azioni. Infine, come per il cibo, così per l’informazione, siamo sempre più dipendenti da sistemi privati multilivello di produzione per la soddisfazione dei nostri bisogni vitali. E’ per questo che è molto importante controllare, valutare e verificare sia la qualità del cibo e delle informazioni che ingurgitiamo, sia la qualità e credibilità di chi quel cibo e quelle informazioni le produce. Perché, se consumare cibo di scarsa qualità o poco o nulla diversificato (provate a cibarvi sempre e solo di carne o pane o melanzane), a lungo andare ha degli effetti negativi sulla nostra salute fisica, altrettanto negativi saranno per la nostra mente gli effetti di una informazione falsa, sbilanciata in termini quantitativi, confezionata più per convincere che per informare, lacunosa o persino assente.
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A che serve il Ponte se in Sicilia mancano strade, ferrovie e infrastrutture?
di Agata Iacono
E torna il ponte sullo stretto.
"L’opera è utile, anzi necessaria. Oggi pensare di non farla mi sembra un retaggio ideologico inaccettabile...".
Afferma il sottosegretario alle infrastrutture e alla mobilità sostenibili Giancarlo Cancelleri, in un’intervista al quotidiano 'La Sicilia'.
Lo stesso che aveva lanciato l'ideona del tunnel, che oggi definisce candidamente "un grimaldello" per scuotere il dibattito.
Come se un ministro della Repubblica dicesse che ha sostenuto fortemente e ufficialmente un paradosso, solo perché se ne parlasse.
Neppure Salvini osa.
"Retaggio ideologico" opporsi ad una grande opera di cui nessuno sente il bisogno, tranne chi ci mangerà sopra?
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Non importa vincere ma serve un partito
di Francesco Erspamer
La disastrosa sconfitta dei laburisti in una loro roccaforte storica, Hartlepool, una piccola città industriale nel nord dell’Inghilterra, ha finalmente provocato qualche reazione di sinistra in una sinistra ormai troppo politicamente corretta sia per fare politica (la politica non può essere “corretta”) sia per capire i lavoratori e la classe media. Ecco cosa ha scritto un deputato di un’altra città industriale, Birmingham: “Negli ultimi dieci anni i laburisti hanno perso il contatto con gli inglesi ordinari. La borghesia londinese, sostenuta sui social da legioni di woke, ha conquistato il partito. Hanno buone intenzioni ma le loro politiche, ossessionate dall’identità, dalla divisione e dall’utopismo tecnologico, hanno più a che vedere con l’alta società californiana che con la gente che ha votato a Hartlepool”.
L’unica cosa su cui sono in disaccordo sono le buone intenzioni attribuite ai liberal e ai woke.
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“Politicamente corretto” e realismo storico: i casi del Che e della Resistenza
di Giuseppe Gagliano
Una delle caratteristiche della propaganda - soprattutto quella del politicamente corretto - è la capacità di porre in essere un’ampia quanto capillare mistificazione della realtà. Fra le parole bandite perché considerate antidemocratiche e portatrici di intolleranza e fanatismo vi è la parola violenza. Parola questa rigettata per esempio con sdegno sia da coloro che sono persuasi che il Che fosse una sorta di incarnazione di Cristo sia da parte di coloro che sono persuasi che la nostra costituzione nulla abbia a che fare con la violenza . Quest’ultimi sono convinti -e lo dico con voluta ironia-che la nostra costituzione sia nata non dal tributo di sangue versato dai partigiani e e dai soldati anglo -americani ma sia stata la conseguenza di un costruttivo quanto pacifico dialogo filosofico ispirato ai dettami della dialettica platonica (costruito naturalmente grazie al contributo della Gestapo e delle Ss molto attente alle sottigliezze speculative!).
E allora rivolgiamo la nostra attenzione sia a Ernesto Che Guevara che alla resistenza partigiana.
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Nuove pesanti ombre sui vaccini: “sono parte della malattia”
di ilsimplicissimus
Oggi mi limito a riportare, sia pure in estrema sintesi, un inquietante studio condotto dai ricercatori del prestigioso Salk Institute il quale insinua indirettamente molti dubbi sui vaccini a mRna e rimette completamente in gioco la questione da un nuovo punto di vista. L’articolo, intitolato ” https://www.salk.edu/news-release/the-novel-coronavirus-spike-protein-plays-additional-key-role-in-illness/">La proteina spike del nuovo coronavirus gioca un ruolo chiave aggiuntivo nella malattia”, pubblicato il 30 aprile scorso sul sito del Salk mostra che la “proteina spike distintiva” di SARS-CoV-2 “danneggia le cellule, confermando COVID-19 come una malattia principalmente vascolare”. Sebbene il documento si concentri strettamente sulle questioni relative a Covid, e non affronti in maniera diretta gli interrogativi sui vaccini solleva inevitabilmente domande sui nuovi nuovi preparati per un motivo evidente:
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21 Maggio: agire localmente, pensare globalmente
di Militant
Ieri nei giardini di Piazza Vittorio si è tenuta un’importante e partecipata assemblea cittadina per preparare la mobilitazione nazionale contro il Global Health Summit. Per chi si fosse perso qualche passaggio lo scorso 7 aprile, in occasione della Giornata mondiale della Salute, il governo italiano e la Commissione europea avevano infatti rilanciato dai propri canali ufficiali l’appuntamento di Roma inserendolo nell’agenda del G20 a presidenza italiana.
Non si tratta in questo caso, come ha scritto erroneamente qualcuno, del “G20 della salute”, ovvero dell’incontro interministeriale che pure si terrà a Roma, ma ad inizio settembre, quanto piuttosto di un vertice, per l’appunto “globale”, dal significato eminentemente politico e simbolico che vedrà riuniti i capi di stato e di governo dei paesi imperialisti nonché di un’altra ventina di paesi invitati insieme ai vertici delle grandi agenzie internazionali come l’OMS, il WTO e la Banca mondiale. Un vertice che dunque ci impone l’ambizione di coniugare, come si diceva qualche anno fa, un’azione “locale” ad un pensiero “globale”, oseremmo dire internazionalista.
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Deflazione dei salari e inflazione dei cazzari
di comidad
Sino ad una decina di anni fa era frequente che commentatori, o anche comici, mettessero in parodia la locuzione “ma anche” che caratterizzava i discorsi dell’ex segretario del PD Walter Veltroni. In effetti nel “ma anche” non vi sarebbe nulla di sbagliato in sé; anzi è opportuno tenere conto di aspetti vari, di più punti di vista e istanze diverse. Un discorso però non può neanche diventare un affastellarsi di osservazioni, impressioni e suggestioni, magari tenute insieme dal filo dell’approssimazione o dei buoni sentimenti, oppure della mera arroganza intellettuale. Un discorso non si qualifica per quantità e qualità dei suoi ingredienti, bensì per le priorità che stabilisce. In base a quella priorità poi si analizza e si mette in ordine tutto il resto, altrimenti la complessità rischia di diventare un alibi per dire tutto e il contrario di tutto. Proprio perché la realtà è complessa, tanto più è necessario stabilire delle priorità per dare senso al discorso. In caso contrario le priorità saranno le scadenze dettate dal mainstream, dalla propaganda ufficiale.
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Un divertissement (anti)complottista
di Sandro Moiso
Per chiunque non abbia voglia di affrontare la lettura di un volume di quasi 600 pagine su QAnon e gli altri vari complottismi made in Usa recentemente edito in Italia, val la pena di ricordare che nel 1995 uscì un “romanzetto” sospeso tra il licenzioso, l’irriverente, il goliardico, il politico e il fantastico che, con un numero decisamente inferiore di pagine, riusciva a far piazza pulita di qualsiasi ipotesi complottistica relegandola ai territori dello sghignazzo e della burla, i soli che possano essere “seriamente” dediti a tali interpretazioni della realtà.
Il testo in questione è Pandemonium di Diego Gabutti, edito da Longanesi nella collana La Gaja scienza, da tempo dimenticato ma ancora facilmente reperibile nel mercato dei libri usati, e oggi, a detta dello stesso, neppure troppo amato dall’autore.
Eppure, come al solito, eppure…
Un testo che riesce a mettere insieme Aleister Crowley, la P2, i servizi segreti italiani “deviati”, Satana in persona (ma soltanto nei sogni dei personaggi principali), brigatisti pentiti, baroni siciliani cornuti, magia sexualis e ricerca dell’homunculus è ancora degno di un’occhiata, magari anche attenta.
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Le conseguenze economiche della pandemia nell'Ue
di Antonio Lettieri
La pandemia generata dal coronavirus ha drammaticamente aggravato le disuguaglianze che caratterizzano la nostra epoca. I paesi europei sono generalmente i più colpiti tra quelli più sviluppati, ma i rimedi sembrano del tutto inadeguati
La pandemia generata dal coronavirus drammaticamente aggravato le disuguaglianze che caratterizzano la nostra epoca. I paesi europei sono generalmente i più colpiti tra i paesi più sviluppati, ma i rimedi sembrano del tutto inadeguati.
La Commissione Europea sta per giudicare la coerenza dei piani nazionali con i quadri di riferimento fissati a Bruxelles per i prossimi anni, e darà il proprio giudizio nel corso dell'estate. In attesa del giudizio particolarmente atteso dai paesi più in difficoltà, vale la pena fare alcuni confronti tra le conseguenze economiche e sociali della pandemia e i modelli di intervento adottati nei paesi più colpiti.
Il quadro è, in effetti, molto diversificato. Gran parte del mondo sviluppato ha reagito abbastanza rapidamente e con risorse straordinarie.
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Tassi negativi, profitti positivi
di coniarerivolta
Da qualche mese a questa parte, la lettura di un estratto conto o dei documenti che periodicamente riceviamo dalle banche dove teniamo i nostri esigui risparmi può riservare sorprese poco piacevoli, con un aumento generalizzato di balzelli e tariffe vari. Per capire che cosa sta succedendo, è necessario allargare la prospettiva.
Come le persone hanno un conto corrente presso le banche commerciali, così le banche commerciali hanno un conto corrente presso la Banca centrale europea (BCE), dove detengono le loro riserve di liquidità. Dal 2014, il tasso su questi fondi è negativo, cioè una banca che deposita un euro presso la BCE deve pagare un prezzo per poterlo fare. Inoltre, i tassi di rifinanziamento delle banche, cioè il tasso a cui le varie banche possono prendere in prestito liquidità dalla banca centrale, sono stati fissati dalla BCE a zero dal 2016. Lo scopo di questa manovra è quello di abbassare, a cascata, i tassi praticati dalle banche sui prestiti che esse concedono, principalmente alle imprese e al sistema produttivo, e fornire al sistema finanziario la liquidità per rimanere a galla nel pieno della crisi.
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Le storie operaie finiscono male
di Alberto Prunetti
Nei media e nel mondo dell'editoria si preferiscono storie in cui i giovani a 22 anni si divertono e fanno i master all’estero, non le operaie tessili, quelle «non esistono più». Finché non si muore dentro una macchina
Gli operai esistono e muoiono tre ogni giorno, ma di rado le loro storie riescono ad andare oltre un trafiletto su un giornale di provincia e un foglio funebre con scritto «grande lavoratore». Amen.
Eppure provateci a raccontare le storie degli operai e delle operaie. Provate a raccontare le storie degli operai che muoiono e vedete cosa vi dicono. Mandate un manoscritto alle case editrici che parli di vite come quelle di Luana D’Orazio.
Nell’ordine:
a) Non vi risponderanno.
b) Oppure i più onesti vi diranno che l’ufficio marketing non dà buoni segnali sulla storia di un operaio morto.
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Contro l’impegno di Walter Siti
di Carlo Mazza Galanti
Il pamphlet di Walter Siti Contro l’impegno avrebbe più coerentemente potuto intitolarsi “Contro il neo-impegno”, utilizzando il prefisso che Siti stesso adopera nei saggi qui contenuti per declinare in termini meno equivoci la sua meditata, colta ed equilibrata requisitoria contro il conformismo progressista, in letteratura e non. Certo, avrebbe funzionato meno da richiamo provocatorio e meno avrebbe corrisposto all’immagine di romanziere polemista che il nostro – volente o nolente – si è costruito negli anni. Ben vengano, insomma, provocazione e clamore di copertina se serviranno ad attrarre la cattiva coscienza dei buoni. La postura cinica o “cattivista” di Siti è d’altronde sempre stata solo un primo strato della sua identità autoriale (sentimentalissima, per altri versi, molto politica per altri ancora) e se c’è una cosa con cui questo libro non ha nulla a che spartire – e contro cui anzi rivolge semmai la sua, di polemica – è proprio il polemismo massimalista, regressivamente godurioso, che imperversa nell’ecosistema comunicativo contemporaneo. A ben vedere, nella sua critica del “neo-impegno” c’è molto più impegno di quello dichiarato in copertina.
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Nuove forme del controllo sociale
di Raúl Zibechi
Lo sapevamo, l’abbiamo visto mesi fa in Italia con altre conseguenze e diverse intensità, ma se riusciamo ad allargare lo sguardo a scala mondiale certe cose si colgono con maggiori elementi di chiarezza: per esempio la segregazione che comportano alcune misure anti-Covid nei diversi quartieri delle grandi metropoli. Le forme di dominazione stanno mutando, le nuove si sovrappongono alle vecchie, senza sostituirle, spiega Raúl Zibechi da Montevideo, dove – malgrado l’Uruguay non sia certo paragonabile, in fatto di repressione, al Cile o al Nicaragua – il presidente dell’Associazione degli Avvocati penalisti definisce “assolutamente fascista” la legge che istituisce un nuovo reato, il procurato pericolo sanitario. Prevede che qualcuno possa essere punito con reclusione fino a 24 mesi “senza la necessità di dimostrare che la persona ha infettato qualcun altro”, una norma che mostra tutta la discrezionalità con cui si intendono stabilire le condanne. Il controllo su larga scala, con polizia, telecamere di sorveglianza e droni, è completato da forme di sorveglianza capillare che invadono ogni angolo dove c’è socialità, soprattutto nei quartieri più popolari.
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Ancora sui numeri farlocchi del Covid
di Leonardo Mazzei
Negli ultimi giorni l’Istat ha fornito due dati, entrambi sostanzialmente ignorati dai media. Il primo, sul Pil del 1° trimestre 2021, ignorato perché nettamente negativo. Il secondo, sulla mortalità nei mesi di gennaio e febbraio, ignorato perché decisamente positivo. Nel primo caso non si poteva evidenziare troppo la debacle economica del primo trimestre a guida draghiana, nel secondo non si poteva contraddire troppo la narrazione dominante sul Covid.
Sull’economia ci limitiamo a segnalare il tonfo del Pil, con un’ulteriore contrazione dell’1,4% rispetto al primo trimestre 2020. Ora, questa riduzione potrebbe sembrare minimale, se non fosse che proprio il primo trimestre 2020 è stato quello dell’inizio del periodo di confinamento più cupo, con la chiusura di buona parte delle stesse attività industriali. Quel trimestre registrò infatti una diminuzione del 5,6%. Che adesso, dopo un anno, con le industrie aperte, il Pil cali ancora la dice lunga sugli effetti disastrosi della politica governativa.
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Spagna, il covid estingue la sinistra
di ilsimplicissimus
Come ci si sarebbe potuti aspettare, solo a saper vedere le cose oltre la ritualità discorsiva, la sinistra che ha finito per accettare in blocco i confinamenti, i distanziamenti sociali e le devastazioni della didattica a distanza nelle scuole, quella che in preda alle traveggole tenta di accreditare inesistenti contenuti di progresso in queste misure inutili sul piano della scienza e anticostituzionali, ha subito una prima catastrofica sconfitta in Europa: nelle elezioni regionali a Madrid: l’intero fronte a sinistra formato dai socialisti, da Podemos e da una lista tra il civico e il verde, Mas Madrid in grande crescita, ha raccolto molto meno voti dei Popolari e di Vox, nonostante il crollo di Ciudadanos altra formazione di destra che tuttavia non si è completamente travasata nelle altre formazioni. Così si è arrivati alle dimissioni da ogni carica politica di Pablo Iglesias il leader di Podemos, dopo che aveva rinunciato alla carica di vice premier per poter conquistare la regione autonoma della capitale spagnola: “Quando smetti di essere utile, devi ritirarti”.
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Sull’imbarbarimento dei valori etici
di Laura Baldelli
Da “La Sinistra che non c’è”, dialogo tra Claudio Magris e Marco Rizzo, può partire una discussione seria sul rapporto conflitto di classe-diritti civili e sui valori etici nella fase alta della mondializzazione
Domenica 28 marzo sul Corriera della sera Claudio Magris dialoga con Marco Rizzo; infatti più che un’intervista è un dialogo schietto e asciutto tra un uomo di cultura, che ha respirato la mittle Europa di Trieste, ed un politico, un comunista che non ha abiurato e continua a lottare. Nel dialogo si focalizzano alcuni punti nevralgici: perché essere ancora comunisti oggi, le trasformazioni della sedicente “sinistra”, portatrice di valori liberal, sottomessi al mercato, che rifiuta il conflitto di classe, ma si spende per i diritti civili; e poi non ultimo l’imbarbarimento generato dal “culto del mercato”.
La conversazione accende molte riflessioni e mi soffermerò su quest’ultimo aspetto partendo da Marco Rizzo che parla di “valori sottosopra” nel nostro Paese, in cui i lavoratori sono senza coscienza di classe e sono spazzate via anche “le regole della morale borghese”.
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Questione di Princìpi
di lorenzo merlo
Nonostante si sia prossimi a festeggiare il centenario del Principio di Indeterminazione e di Incompletezza, rispettivamente dal tedesco Werner Heisenberg, 1927, e dall’austriaco Kurt Gödel, 1930, la loro potenza rivoluzionaria nella concezione della natura e della realtà non è stata sufficiente ad aggiornare l’assolutismo razionalistico, materialistico ed economico delle culture del mondo
Einstein, con Podolsky e Rosen, affermò che il senso comune – ben codificato nella Meccanica classica – fa a pugni con la conoscenza della materia/realtà affermata dalla Meccanica quantica. Non riusciva a inscrivere nella sua Relatività ristretta quanto affermato dalla cosiddetta interpretazione di Copenaghen, nella quale si sostenevano per la prima volta il principio di complementarità e quello di dualità. Il primo afferma che a livello subatomico non è possibile conoscere contemporaneamente posizione e velocità della particella; il secondo, afferma la natura corpuscolare e ondulatoria delle particelle elettromagnetiche. La nota lettera del 1935, detta EPR come dalle loro iniziali, esordisce così: “La descrizione quantica della realtà può essere considerata completa?
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La repentina scomparsa del salario minimo dal Pnrr mostra il vero ritorno alla normalità del governo Draghi: per i tanto decantati lavoratori e lavoratrici essenziali i salari e i diritti non sembrano considerati altrettanto essenziali
In poco più di 24 ore il salario minimo è scomparso dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). La sua apparizione nella bozza del 24 aprile era per la verità passata in sordina, senza lasciare traccia nel dibattito pubblico. Tuttavia, la sua repentina cancellazione dal documento finale approvato il 27 aprile da un Parlamento ridotto ormai a silenzioso sparring partner dell’esecutivo ha alimentato qualche scorribanda social, specie nella ridotta pattuglia della sinistra parlamentare.
Ai lettori più attenti non sarà sfuggito che l’allusione della bozza del 24 aprile a una legge sul salario minimo non prometteva nulla di buono, riducendo l’applicazione della norma solo ai lavoratori e alle lavoratrici non coperti dalla contrattazione collettiva. Una misura che non avrebbe scalfito la persistenza di fasce di lavoro povero che si nascondono anche nei contratti collettivi nazionali siglati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
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M5S-Rousseau: divorzio nel caos
di Antonio Rei
Giuseppe Conte finge di avere la situazione sotto controllo, ma la gestazione del nuovo Movimento 5 Stelle si sta rivelando molto più difficile del previsto. In realtà, la fase di ricostruzione non è nemmeno cominciata: ci sono ancora le macerie del passato da levare di mezzo. E sono parecchie. Prima di diventare leader di una nuova forza politica progressista, l’ex Premier deve risolvere una serie di guai che si articolano su due piani: uno economico, l’altro politico.
Iniziamo dai soldi, che, come sempre, rappresentano la questione più spinosa. Davide Casaleggio chiede agli eletti circa 450mila euro di quote non versate a Rousseau. Che questi soldi gli spettino davvero è tutto da dimostrare, perché tra la Fondazione e il Movimento non c’è mai stato alcun contratto. I pagamenti di senatori e deputati a Rousseau sono previsti dallo statuto pentastellato, ma dal punto di vista della legge si inquadrano come “elargizioni liberali”. In teoria, quindi, non c’è alcun obbligo di versamento.
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Draghi, Giorgetti e i cinesi
di Vincenzo Comito
Il governo Draghi ha bloccato con Golden power due operazioni cinesi: l’acquisto di Iveco e di una società di semiconduttori, la Lpe. Con una visione più elastica avrebbe potuto gestire meglio i due dossier, ora entrambe le imprese sono a rischio
Il governo contro gli investimenti cinesi in Italia
Serpeggiava un certo interesse di sapere quale sarebbe stata la posizione del nuovo governo in merito ai rapporti economici con la Cina e la risposta non si è fatta attendere a lungo.
Di fronte all’intenzione di due imprese del paese asiatico di acquistare la maggioranza del capitale di due aziende italiane, la Iveco, ben nota produttrice di camion e controllata dagli Agnelli e la milanese Lpe, piccola impresa operante nel settore dei semiconduttori, la risposta del duo Draghi-Giorgetti è stata assolutamente negativa. E’ stato esercitato il cosiddetto golden power, anche se, almeno nel caso della Iveco, il settore in cui opera l’azienda non era compreso in quelli ritenuti strategici.
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Fedez e la "mutazione antropologica"
di Pino Cabras
Contestualizziamo tutto, incluso il caso Fedez. In cointeressenza con la moglie Ferragni, Fedez regge una fiorente attività imprenditoriale nel campo editoriale-pubblicitario legato alle multinazionali statunitensi che hanno perimetrato il web all’interno dei grandi recinti dei social network. È un capitano d’industria diversissimo da chi poteva fregiarsi di questa definizione trent’anni fa in Italia, nel mondo ancora legato all’industria novecentesca. Se non vi distraete pensando che i suoi tatuaggi e le sue costose smandrappature siano l’antitesi dello stile dei vecchi protagonisti del capitalismo, vi accorgerete che Federico Leonardo Lucia incarna il grande borghese di oggi, l’uomo di potere di questo neocapitalismo con le sue regole, le sue battaglie per definire con urgenza un nuovo senso comune, le nuove egemonie, lo stato spirituale di un’intera nazione.
È eccessivo tutto questo per un rapper? Voi vi fermate a una fase troppo precoce degli uomini di potere.
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L’Italia, il Niger e…Fedez
di Fabrizio Marchi
Nessuno sa – semplicemente perché nessuno glielo dice – che fra poche settimane l’Italia avrà una base militare, tutta sua, in Niger. Fino a poco tempo fa eravamo in coabitazione con i militari francesi, ora ne avremo una tutta nostra.
E cosa ci stanno a fare l’esercito italiano e quello francese in Niger?
Formalmente per combattere l’Isis e altre organizzazioni jihadiste e terroriste, in realtà per avere il controllo su un territorio ricco di idrocarburi, uranio e altri metalli preziosi.
Tradotto: l’Italia sta partecipando attivamente alla spoliazione e allo sfruttamento del continente africano, insieme a tutte le altre grandi potenze capitaliste (seppure con un raggio d’azione minore, ovviamente…). Un processo che, per la verità, dura da secoli. L’Africa, infatti, è un continente ricchissimo di materie prime di cui i legittimi abitanti non hanno però mai goduto perché tutte le ricchezze sono sempre finite e continuano a finire nelle tasche prima delle grandi compagnie e ora delle grandi multinazionali occidentali.
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Hanno dato un altro significato al Primo Maggio e non ve ne siete neanche accorti
di Antonio Di Siena
Che la “sinistra” abbia trovato il suo nuovo messia in uno che se ne va in giro in Lamborghini a tirare spiccioli ai barboni poco mi interessa. Salvo il fatto che riesca a darci la cifra della fine che ha fatto.
Quello che, invece, sarebbe interessante discutere è a cosa stia effettivamente servendo tutto il polverone di ieri.
Perché, al netto di ciò che appare in superficie (per inciso una roba allucinante e assolutamente deprecabile), a me sembra chiaro che tutto questo casino sia riuscito a portare a casa alcuni risultati abbastanza evidenti.
Primo: spostare, ancora una volta e per giunta durante il Primo maggio, l’attenzione dell’opinione pubblica giovanile dal gigantesco dramma sociale del lavoro che non c’è a quello dei diritti civili. Un depistaggio ormai marchio di fabbrica della sinistra liberale da molti anni.
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Il Marxismo dei dimenticati
di Leo Essen
«Marx Revival», pubblicato da Donzelli, contiene 22 saggi, scritti da autori diversi. Ce n’è per tutti i gusti: Marx e Femminismo, Marx e Colonialismo, Marx e Globalismo, Marx e Scienza, Marx e Stato, Marx e Geopolitica, etc. La raccolta è chiusa da un testo di Immanuel Wallerstein che da solo vale il prezzo di copertina, e che ripercorre tutti i temi trattati nel libro, ma in una chiave storiografica.
Marx, come diceva Foucault, è ben più che l’autore di un libro; non è un grande autore, come lo sono stati Dante o Shakespeare; non è un fondatore di Scienza, come sono stati Newton o Darwin. Marx è stato un fondatore di discorsività.
Un fondatore di discorsività, dice Foucault, ha questo di particolare, che non è soltanto l’autore delle sue opere, dei suoi libri. Ha prodotto qualcosa di più: la possibilità e la regola di formazione di altri testi. Marx, dice, non è semplicemente l'autore del Manifesto o del Capitale. Marx ha stabilito una possibilità indefinita di discorso.
«Marx Revival» ci parla di Marx a partire da un luogo, da un contesto, da una dimensione storica (teorica e pratica) interamente influenzata dal marxismo, e Wallerstein credo lo abbia mostrato in modo abbastanza chiaro.
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Il volto e la morte*
di Giorgio Agamben
Sembra che nel nuovo ordine planetario che si va delineando due cose, apparentemente senza rapporto fra loro, siano destinate a essere integralmente rimosse: il volto e la morte. Cercheremo di indagare se esse non siano invece in qualche modo connesse e quale sia il senso della loro rimozione.
Che la visione del proprio volto e del volto degli altri sia per l’uomo un’esperienza decisiva era già noto agli antichi: «Ciò che si chiama “volto” – scrive Cicerone – non può esistere in nessun animale se non nell’uomo» e i greci definivano lo schiavo, che non è padrone di se stesso, aproposon, letteralmente «senza volto». Certo tutti gli esseri viventi si mostrano e comunicano gli uni agli altri, ma solo l’uomo fa del volto il luogo del suo riconoscimento e della sua verità, l’uomo è l’animale che riconosce il suo volto allo specchio e si specchia e riconosce nel volto dell’altro. Il volto è, in questo senso, tanto la similitas, la somiglianza che la simultas, l’essere insieme degli uomini. Un uomo senza volto è necessariamente solo.
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Draghi: una questione di austerità
di coniarerivolta
Dopo mesi di agonia e di manovre che hanno portato tecnici ed esperti alla guida del paese, il Governo Draghi ha ultimato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Si tratta del programma di investimenti che l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento messo in campo dall’Europa per rispondere alla crisi da Covid-19. Come abbiamo avuto modo di verificare, il Piano si compone di pochi soldi e tante richieste di riforme: una nuova stagione di attacco al mercato del lavoro, alle pensioni e ai servizi pubblici è alle porte.
Tuttavia, vi è una parte del PNRR, quella in cui ci si interroga circa gli impatti macroeconomici del piano di investimenti che saranno finanziati dal Next Generation EU, che ci permette di mettere a fuoco il legame tra il paradigma teorico entro cui si muove il Governo e la dimensione politica di queste misure.
Proponendo delle proiezioni basate su simulazioni circa l’impatto del Piano sul prodotto interno lordo (PIL) italiano per il periodo 2021-2016, nel PNRR viene mostrata una stima dei moltiplicatori fiscali del piano di investimento, affermando testualmente:
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La terza dose
di ilsimplicissimus
Mi sorprende che abbia fatto tanto scalpore l’annuncio di Pfizer sulla necessità di una terza dose di vaccino, semplicemente perché pensavo che questo fosse nella logica delle cose, che ce lo si dovesse aspettare e che fosse stato di fatto annunciato dalla stessa azienda quando qualche settimana fa quando ammise che la copertura vaccinale non dura più di sei mesi. Del resto anche Moderna e gli altri produttori di vaccini a mRna hanno parlato di terza dose, il governo di Israele ha annunciato la seconda ondata di rivaccinazioni nel prossimo autunno e l’Europa sta per acquistare 1 miliardo e 800 milioni di dosi Pfizer sufficienti per vaccinare quattro volte i cittadini – sudditi della Ue entro il 2023: stupirsi di tutto questo significa non aver compreso la natura narrativa della cosiddetta pandemia sulla quale si vorrebbe costruire uno stato permanente di emergenza sanitaria mentre ci si trova di fronte a un’ondata di tipo influenzale e stagionale, prodotta da un virus che come quelli dell’influenza muta rapidamente e verso il quale occorre ribadire una copertura che molto spesso produce conseguenze più marcate della malattia stessa.
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La società aperta a caccia di nemici
di comidad
L'emergenza Covid ha giustificato l'introduzione di varie misure di controllo sociale da parte delle istituzioni ed anche casi di delazione spontanea, per cui vicini e colleghi si fanno la spia l'uno con l'altro. In Germania, dove il modello di controllo adottato ricalca quello sud-coreano, il paragone che queste misure hanno sortito nell’opinione pubblica è stato immediatamente quello della DDR e della sua famigerata polizia segreta, la Stasi. Capita spesso che anche le critiche e i dissensi finiscano per ripiombare negli schemi del politicamente corretto. Un film tedesco del 2006 a grande diffusione, “Le vite degli altri”, ha determinato l’affermazione nell’opinione pubblica di un paradigma che individua nella DDR, la ex Germania Est, un punto di riferimento negativo, un esempio eclatante di intrusione dispotica nel privato e nell'intimo delle persone. In realtà la bistrattata DDR poteva accampare per la sua paranoia delle ragioni solide; ragioni che sarebbe arduo rintracciare nelle attuali esperienze di controllo sociale.
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