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ticino7laregione

Le risorse infinite della Bce

Maria Teresa Cometto intervista Stephanie Kelton

Intervista all'economista americana Stephanie Kelton, autrice del libro 'Il mito del deficit': 'Draghi è consapevole'

La Banca centrale europea ha una capacità infinita di fornire supporto alle nazioni che ne hanno bisogno. Mario Draghi lo sa e alla guida del nuovo governo può usare tutta la spesa pubblica di cui ha bisogno per aiutare i lavoratori italiani. Dalla sua ha anche la teoria monetaria moderna (Mmt, Modern monetary theory) spiegata dall’economista americana che ne è la più nota divulgatrice, Stephanie Kelton, nel libro Il mito del deficit appena pubblicato in Italia da Fazi editore. Docente di Economia e politica pubblica alla Stony Brook university (New York) e consulente economico di Joe Biden e Bernie Sanders, Kelton ha spiegato a L’Economia come la Mmt fa ripensare in modo completamente diverso la risposta necessaria alle grandi crisi come quella causata dal Covid-19.

* * *

È vero che secondo la Mmt un governo può e deve stampare moneta liberamente per finanziare la spesa pubblica, senza preoccuparsi del volume dei debiti e deficit nè del rischio di default?

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contropiano2

Il sogno di una “catena del valore” senza investimenti

di Pasquale Cicalese

Alle ore 6.30 di stamane Il sussidiario pubblicava il consueto editoriale di Giulio Sapelli. Ma come al solito questo analista svia.

Innanzitutto, la caduta del saggio di profitto è avvenuta non 30 anni fa, ma alla fine degli anni sessanta. La successiva “guerra al salario”, di cui parla Sapelli, con spostamento da salari a profitti e rendite, partì nel 1973 con la Trilaterale.

In Italia solo alcuni settori di Potere Operaio – non Negri -, l’Autonomia Operaia e pochi altri, cui fu riservata la non benevola attenzione dell’autorità giudiziaria, colsero il dato storico, mentre il Pci si votava all’austerità.

La stessa caduta del saggio di profitto – ma questo Sapelli non lo dice – dà la possibilità di avviare controtendenze, e sono 5, elencate da Marx nel Capitale e specificate dettagliatamente da Grossmann.

L’unica scelta concreta tra le 5 controtendenze è stata però il capitale produttivo di interesse, vale a dire la finanziarizzazione, resa possibile dalle banche centrali.

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lafionda

Ricostruire la missione universalistica del Sistema Sanitario Pubblico

Analisi e proposte per un radicale cambio di sistema

di Daniel Fabbricatore

È ormai indubbio che un sistema di sviluppo irrispettoso degli equilibri del pianeta, con l’invasione delle foreste tropicali, la sottrazione degli animali al loro habitat e dunque la distruzione degli ecosistemi con conseguente liberazione dei virus dai loro ospiti naturali, ha aumentato la probabilità per questi microrganismi di adattarsi a nuovo ospite, l’Uomo, per poi avere grazie al mondo globalizzato una corsia preferenziale per dar luogo ad una Pandemia.

Eppure ci si è trovati impreparati innanzi a tale fenomeno per una mancanza di politiche preventive dipesa, ancora una volta, dal modello economico-sociale dominante con le continue privatizzazioni e l’irruzione delle logiche del Mercato nella Medicina, generando un sistema incentrato sul profitto trasformando la salute in una merce. Essendo l’unico scopo delle lobby private del settore quello di massimizzare i profitti, queste sono disinteressate ai servizi territoriali e alla prevenzione che, sottraendo loro dei clienti, diventa un’antagonista, o usando un temine proprio del Mercato, un competitor.

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kriticaeconomica

Il culto del capitale di Walter Benjamin

di Jacopo Sala

Il frammento 74, realizzato nella seconda metà del 1921 e pubblicato per la prima volta nel 1985 nelle Gesammelte Schriften, rappresenta il fondamento dell’idea benjaminiana di capitalismo. In questo testo di poche pagine dalla densità quasi visionaria, il capitalismo si presenta come una vera e propria religione che tende a potenziare la sua logica di perpetuazione attraverso un sinistro meccanismo di indebitamento e colpevolizzazione da cui non è possibile fuggire.

A differenza di numerosi studiosi che hanno tentato di dare cogenza teologica al fenomeno economico, Benjamin propone un’interpretazione totalmente innovativa del sistema capitalistico. Egli sostiene che il capitalismo non è soltanto una conformazione religiosa, ma è esso stesso essenzialmente un fenomeno religioso sviluppatosi in modo parassitario nelle società. Questa complessa strutturazione religiosa ci consente di mettere a fuoco la mutazione di superficie e la continuità di fondo che caratterizzano il capitalismo moderno: esso si trasforma, ma il suo apparato è permanente.

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mateblog

Il vero programma di Draghi

di Stefano G. Azzarà

Draghi, Confindustria e il sistema industriale dei media stanno facendo un capolavoro. Sarà impossibile anche per pennivendoli linguisticamente bendotati del calibro di un cazzullo o un gramellini pompare in via artificiale il consenso di questo governo, che è al di sotto di qualunque peggiore previsione e che già suscita ironie e disillusione. Non sarà però necessario farlo. Sara sufficiente mostrarlo per quel che è. Sara sufficiente distinguere l'azione cristallina di Draghi dallo spettacolo indecoroso dei partiti, lasciati a scannarsi per posti privi di potere reale e a farsi i dispetti a vicenda proprio per meglio far risaltare l'aura di oggettività del tecnocrate competente. Così da detournare e rendere funzionali anche le critiche di ogni provenienza facendole lavorare al contrario. Con il risultato di incanalare le contraddizioni sociali non contro questa formula politica e i suoi presupposti ma contro la politica stessa e ancor più contro la forma partito, che ne vengono delegittimate momento per momento. Per un po' basterà, giusto il tempo di spartirsi la torta e impostare le direttrici del futuro. Poi quando le contraddizioni non si conterranno più, si vedrà come sterilizzarle di nuovo. In tutto ciò, pur con un'autostrada aperta davanti, sinistra non pervenuta.

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E Draghi comincia a scoprire di non essere un drago…

di Dante Barontini

La prima regola che ti insegnano i professori bravi, già al liceo, è “agli esami, parla soltanto di quello che hai studiato davvero; non ti buttare ad indovinare”. Più drastico e serio, il comandamento di Mao Zedong: “chi non ha fatto inchiesta non ha diritto di parola”.

Altrimenti ti esponi a figuracce come quella del neo sottosegretario leghista all’istruzione – all’istruzione! – Rossano Sasso, che spara una citazione da Topolino attribuendola a Dante. Ognuno ha il suo curriculum letterario, certo, ma il silenzio è d’oro, se non sai niente di una certa materia…

Coi parvenu della politica parlamentare è fin troppo facile sparare a palle incatenate, ma se ti chiami Mario Draghi dovresti essere un po’ più accorto. Non è che ti puoi appellare alla mancanza di esperienza…

I media hanno servilmente glissato sulla stupidaggine pericolosa che ha proposto addirittura in sede di Consiglio Europeo (il vertice dei capi di stato e di governo), aprendo alla possibilità di vaccinare le persone soltanto con le prime dosi, invece che due, in modo da coprire una platea più vasta.

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sollevazione2

Covid all'israeliana

di Leonardo Mazzei

A leggere i giornali italiani Israele è un modello. Una campagna vaccinale da record, un’organizzazione efficiente ancorché di stampo militare, un’efficacia del vaccino molto elevata almeno secondo i dati del ministero della Sanità. Un quadretto idilliaco per l’ineffabile Burioni:

«I dati che arrivano da Israele sono oltre ogni aspettativa, tra poco potrebbero essere liberi da questo incubo grazie al vaccino. Non è possibile che l’Europa rimanga indietro. Vacciniamo tutti, whatever it takes».

Come non è difficile da immaginare, le cose stanno però in maniera molto, ma molto diversa da come ci vengono presentate. Il primato nelle vaccinazioni è solo il frutto di una sperimentazione di massa pro-Pfizer, spesso conseguita con la forza, la violenza e il ricatto. Le modalità nazi-sioniste della sua realizzazione, sono la manifestazione più avanzata dell’autoritarismo dispiegato connaturato con il nascente regime del Great Reset.

In quanto ai risultati in materia di lotta al Covid, essi sono ben diversi da quelli vantati tanto dal governo israeliano, quanto dai suoi amici che occupano la scena mediatica in occidente.

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contropiano2

Il governo matrioska

di Dante Barontini

I “due governi in uno” procedono tranquillamente, al coperto della divisione dei compiti che lo caratterizza e delle “distrazioni di massa” abilmente messe in piedi dalla “comunicazione istituzionale”. E intanto si fanno nella massima discrezione sia nomine decisive in Banca d’Italia che per quanto riguarda i servizi segreti.

L’attenzione di tutti viene attirata sul solito, indecente, spettacolo dell’assalto alla diligenza, con 49 sottosegretari 49, scelti col manuale “Cencelli rinforzato”. C’era infatti da soddisfare non soltanto i vari partiti, ma le singole correnti di ognuno. E siccome mai come questa volta sono “tutti insieme”, la contrattazione è stata più scoperta e puzzolente del solito.

Nulla di tutto ciò sembra turbare il silenziosissimo monarca di Palazzo Chigi, che fin dal primo giorno ha assunto come suo obbiettivo esclusivo le “riforme di cui ha bisogno il paese” – quelle “necessarie” a rendere l’Italia un paese totalmente dipendente dalle filiere produttive in primo luogo tedesche e in parte anche francesi (e statunitensi, ci mancherebbe) – mentre “tutto il resto” viene lasciato agli appetiti e alle esigenze di visibilità della più inguardabile classe politica dell’Occidente.

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ist onoratodamen

Mario Draghi, ovvero il salvatore della patria

di Carmelo Germanà

La santificazione di Mario Draghi è uno degli eventi più nauseanti a cui abbiamo assistito in questi anni. Dai politicanti di tutti gli schieramenti, ai giornali, alle televisioni, ecc. tutti a genuflettersi al cospetto del nuovo Messia. Tanto che in Senato, nel suo discorso di insediamento a capo del governo, l’ex banchiere, ora sua eminenza ed ecologista allo stesso tempo, ha sentito il dovere di fare riferimento al collega Sua Santità papa Francesco, citandolo a proposito dei guasti alla natura e delle probabili conseguenze pandemiche causate dall’uomo: «Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l'opera del Signore».

Naturalmente il papa, e tanto meno Draghi, non possono precisare che a distruggere il pianeta è questo sciagurato sistema che si chiama capitalismo. Non sono i proletari i responsabili del disastro, i quali per vivere sono costretti a vendere la propria forza lavoro, ma i borghesi che antepongono alla vita i loro profitti, il denaro a qualunque altra cosa.

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volerelaluna

Le tasse, la progressività e gli “infortuni” del presidente del Consiglio

di Tomaso Montanari

«Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta». L’infelice battuta del discorso con cui il banchiere centrale prova a indossare i panni di capo di un governo verde conferma l’ovvio: tutto si misura sul metro economico-finanziario. Per capire se, alla prova dei fatti, questo governo andrà più a destra o più a sinistra, bisognerà seguire i soldi. In particolare, quella riforma fiscale che, sono ancora parole di Draghi, «segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio». In realtà, indica molto di più: indica il tasso reale di democrazia e di giustizia di una società. E proprio mentre Draghi parlava, arrivava nelle librerie un metro lucidissimo su cui misurare la riforma fiscale che verrà: il libro che il costituzionalista Francesco Pallante ha dedicato all’Elogio delle tasse (Edizioni Gruppo Abele, 14 euro).

Sfidando un cumulo di luoghi comuni, e decostruendo il fumo dei programmi politici attraverso una nuda analisi della realtà, Pallante verifica la distanza che corre tra il progetto costituzionale di un fisco progressivo e il suo incessante smantellamento.

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sinistra

Polvere di democrazia (e vento) nel Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 7 febbraio 2021. In questi giorni lei è dappertutto. Inutile prevedere, anticipare, pulire, sperare di esserne risparmiati o tenere chiuse porte e finestre notte e giorno. La polvere passa e si stende come un velo impercettibile e inesorabile su ogni superficie, abitata o meno, del pianeta Sahel. Si impone come una realtà tangibile allo sguardo, le dita, negli strumenti di communicazione, sui libri allineati nellle biblioteche e i dossier urgenti da classificare negli uffici. Penetra senza scampo negli anfratti incustoditi della casa e nelle istituzioni più autorevoli della Repubblica. La polvere è quanto di più quotidiano e feriale si possa immaginare. Non c’è nulla di quanto accade che possa rivendicare una qualche autonomia dal suo fascino discreto e pervasivo. Provare ad eliminarla è rasentare la temerarietà perché, qualche tempo dopo averla scacciata, tenuta a bada o eliminata, lei, tenace e combattiva, sicura di sé tornerà ad rioccupare lo spazio da cui era stata evacuata. La polvere si infiltra, si autogenera, prospera e, arrogante uanto basta, si rende indispensabile.

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coniarerivolta

Giavazzi brava gente

di coniarerivolta

Sono giorni di nomine per il Governo Draghi che, solo da qualche ora, ha varato la lista dei sottosegretari. Nel frattempo, la luna di miele con la stampa continua, con importanti testate che rasentano il limite dell’onanismo: si passa dai pettegolezzi del macellaio di Draghi, che ce lo presenta come l’umile uomo a cui piace addirittura cucinare il brasato, a chi ci racconta dell’aplomb dell’ex presidente della BCE mentre gioca a golf. Se non di lotta e di governo, dunque, quanto meno un po’ come il popolo e un po’ come le élite. A dispetto del chiacchiericcio però, non si ha che qualche indiscrezione su ciò che concretamente questo Governo si impegnerà a fare. Ne è stato un esempio il vago discorso di presentazione alle Camere, che tuttavia ha destato scalpore per il clamoroso copia e incolla effettuato da un articolo sul fisco dell’economista Francesco Giavazzi. Lungi dall’essere vittima di un grottesco episodio di plagio, tuttavia, il noto esponente bocconiano è stato appena nominato consigliere economico del primo ministro Mario Draghi. Una prestigiosa ricompensa per lui, una preoccupante Cassandra sui tempi che ci aspettano per tutti noi.

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manifesto

Non c’è crisi per l’Italia militare nella Nato

di Manlio Dinucci

Mentre l’Italia è paralizzata dalla «crisi economica che la pandemia ha scatenato» (come la definisce Draghi nel discorso programmatico), c’è un settore che non ne risente ma anzi è in pieno sviluppo: quello militare nella Nato.

Il 17-18 febbraio, nel momento in cui Senato e Camera votavano la fiducia al Governo Draghi, il riconfermato ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) già partecipava al Consiglio Nord Atlantico, il primo con la presenza della nuova amministrazione Biden.

All’ordine del giorno l’ulteriore aumento della spesa militare.

Il 2021, ha sottolineato il segretario generale della Nato Stoltenberg, sarà il settimo anno consecutivo di aumento della spesa militare da parte degli Alleati europei, che l’hanno accresciuta di 190 miliardi di dollari rispetto al 2014.

Usa e Nato chiedono però molto di più. Il ministro Guerini ha confermato l’impegno dell’Italia ad aumentare la spesa militare (in termini reali) da 26 a 36 miliardi di euro annui, aggiungendo agli stanziamenti della Difesa quelli destinati a fini militari dal Ministero dello sviluppo economico: 30 miliardi più 25 richiesti dal Recovery Fund. Il tutto, ovviamente, con denaro pubblico.

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sovranitapopolare

Mario Draghi. Chi l’ha voluto al governo e cosa farà contro l’Italia

di Francesco Amodeo

Le frasi che vanno per la maggiore da alcune settimane in TV, ripetute da tanti come fossero mantra, sono: “Draghi è un personaggio di alto profilo”.Draghi è una persona competente”.

Fin qui non ci piove. Ma la competenza ed il profilo autorevole di una persona sono una risorsa per coloro, di cui porta avanti gli interessi. Per gli altri diventano un’arma puntata addosso contro la quale diventa sempre più difficile difendersi. Allora invece di concentrarci sull’indubbia autorevolezza di Mario Draghi e sulla sua indiscussa competenza, dovremmo chiederci: le userà a favore o contro i popoli? A favore o contro i lavoratori? A favore o contro gli interessi nazionali? Questo a noi deve importare. E non possiamo avere risposta più attendibile se non giudicandolo da come si è già comportato in passato, quando gli interessi dell’Italia, si contrapponevano agli interessi di quelle élite finanziarie, di cui lui è autorevole espressione.

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contropiano2

“Proletari senza rivoluzione”. Una attesa e interessante ristampa

di Michele Franco

Qualche decennio fa nelle abitazioni di ognuno di noi, tra la montagna di opuscoli, riviste e libri spiccavano alcuni volumi che ritrovavi quasi ovunque.

Mi riferisco ai quattro (più uno, uscito alcuni anni dopo) volumi di “Proletari senza rivoluzione” redatti da uno storico/militante (“categoria” molto in voga in quegli anni) Renzo Del Carria.

Nella mia gioventù ho acquistato e conservo gelosamente i volumi editi dalla “Savelli edizioni” ma già nei primissimi anni settanta era precedentemente uscita una edizione curata dalle “Edizioni Oriente” una casa editrice che pubblicava materiali marxisti-leninisti provenienti dalla Cina e varie riviste antimperialiste.

Da qualche settimana – per merito della “PGRECO edizioni” è nuovamente disponibile nelle librerie una ristampa dei cinque volumi (disponibili anche singolarmente) di “Proletari senza rivoluzione”.

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andreazhok

Le sedie di sisifo

di Andrea Zhok

Quando ci si chiede smarriti come si possa essere arrivati a questo punto, è importante capire che c'è sempre una logica ferrea nel processo che va dal male al peggio al pessimo, in un indefinito trascolorare verso l'abisso.

Prendiamo la scuola.

Abbiamo già avuto modo di metterci allerta con il neoministro Bianchi. Però a ricordarci che ci muoviamo sempre nell'ambito di una continuità nell'infimo, ci sono i lasciti del precedente duo Azzolina-Ascani.

Arriva oggi la nuova pagella delle elementari.

Ed eccoci alla miliardesima Grande Rivoluzione Pedagogica, in cui, come accade ciclicamente da quando ho memoria, si decide che il precedente sistema valutativo è obsoleto, meschino e oppressivo, e che bisogna assolutamente rinnovarlo.

Dunque bando a quell'abominio dei voti numerici, perché le anime dei nostri teneri virgulti non possono essere colte nella loro complessa sensibilità dalla fredda realtà dei numeri.

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teleborsa

Clima & Virus, i Nessi Inquietanti

di Guido Salerno Aletta

L’Uomo è il Nemico di sé stesso: dalla Security alla Safety

C'è un nesso inquietante, quasi diabolico, tra i due mantra ricorrenti di questi tempi: al pericolo per il genere umano che deriva dal riscaldamento globale si è aggiunto da circa un anno il pericolo per la vita degli uomini che deriva da una pandemia preannunciata come interminabile.

La colpa è di un virus in continua mutazione, di fronte a cui non c'è una "cura" come avviene per le altre malattie, che va contrastato attraverso la "prevenzione", sia in termini di distanziamento sociale che di vaccini.

Questi due "pericoli" fanno sì che gli Stati impongano misure che stanno condizionando in modo sempre più ferreo i nostri comportamenti quotidiani.

La "Sicurezza degli uomini" e la "Protezione della vita umana" sono concetti profondamente diversi; nella lingua inglese, la prima viene espressa con il termine "Security", mentre la seconda con quello di "Safety". In italiano, invece, usiamo quassi indistintamente il termine "Sicurezza".

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jacobin

Il mito della neutralità dell’economia

di Marco Bertorello*

Draghi ripropone la narrazione sulla presunta obiettività delle leggi economiche. Il suo obiettivo è rendere più competitivo il paese, ma è proprio l'esasperata ricerca della competizione a comprimere diritti e condizioni di vita

Il governo di Mario Draghi è l’ennesimo esperimento partorito dalle classi dirigenti italiane per uscire dalla crisi di un paese che eppure hanno in mano da decenni. Dopo oltre dieci anni di crisi economico-finanziaria l’antipolitica ha perso la propria occasione e le opzioni politiche eterodosse hanno dilapidato un patrimonio. Nazional-populismo e grillismo hanno perso mordente, finendo per autoisolarsi. Svilendo l’ambizione di dotare il popolo di una rappresentanza autentica.

I partiti di impronta populista sono saliti alla ribalta con un percorso troppo breve, troppo intenso, e infine hanno rilevato la loro inadeguatezza in termini di competenze, cultura politica, banalmente preparazione.

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offline

Se non mi vaccino, io sono confine

di Edmond Dantès

Il mio mestiere è attraversare frontiere
John Graham Ballard, Cocaine Nights

Shahram Khosravi, antropologo di origine iraniana, nel suo saggio dal titolo Io sono confine, analizza il concetto di “confine” focalizzandosi sulla sua esperienza personale di profugo in fuga dal regime che, nel suo paese, negli anni Ottanta imponeva il reclutamento forzato in una sanguinosa guerra contro l’Iraq. I confini e le frontiere, secondo Khosravi, producono nuove soggettività segnalando che chi sta dall’altra parte “è diverso, indesiderato, pericoloso, contaminante, persino non umano”.1 I migranti “senza documenti e i clandestini che violano i confini sono contaminati e contaminanti proprio in quanto non classificabili”.2 Il sistema politico che regola le frontiere crea un essere umano a sua volta “politicizzato” per cui coloro che non sono in possesso dei documenti – i richiedenti asilo apolidi e i migranti irregolari – si trasformano in veri e propri scarti dell’umanità, dei corpi privi di qualsiasi dignità sui quali è lecito infierire con le più terribili violenze.

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sinistra

Congo

di Eros Barone

In fatto di minerali il Congo è il paese più ricco dell’Africa nera: il più grande produttore mondiale di cobalto e di diamanti industriali e il settimo paese al mondo per la produzione del rame. Vi sono inoltre grandi giacimenti d’oro, stagno, zinco, tungsteno e uranio. Un particolare interesse rivestono per l’industria del settore informatico, a causa delle loro proprietà elettriche, i diamanti blu, di cui esistono vasti giacimenti nella zona vulcanica dei monti Virunga, situata nell’Africa orientale lungo il confine tra il Ruanda, la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda.

Vi è poi il coltan, denominazione usata in Africa per indicare (particolarmente nella regione geografica del Congo) una columbite-tantalite con un tenore relativamente alto di tantalio. Come è noto da tempo, il coltan è un minerale estratto in quella regione, che costituisce la posta in gioco per cui competono le diverse e avverse forze, di carattere locale e internazionale, interessate, direttamente o indirettamente, ad alimentare la guerra civile nella suddetta regione.

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mariogangarossa

Antifascismo

di Mario Gangarossa

L'antifascismo è stata la più efficace arma di distrazione di massa con la quale la borghesia, sinistra e progressista, ha costruito la sua egemonia politica e culturale sulle classi sfruttate a cui bisognava dare comunque un obiettivo "politico".

Un nemico da combattere, un fantasma capace di agitarne i sonni.

Gli intellettuali della classe al potere che mantiene ben salde le redini dello Stato democratico, e che i libri e i giornali oltre a leggerli li scrivono, sanno bene che il fascismo, nelle forme che abbiamo conosciuto nel secolo scorso, esiste solo nella testa di qualche disadattato nostalgico.

Il fascismo non è un problema politico.

Al massimo è una questione di polizia da affrontare con buoni servizi d'ordine e un po' di sana vigilanza militante, uniche medicine da usare con le frange più aggressive e violente del nemico di classe.

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La crisi delle classi dirigenti genera mostri: il populismo antipopulista

di Sergio Scorza

"È vero che i dati quantitativi sulla criminalità nel corso degli anni sono andati migliorando, ma la percezione che ne hanno i cittadini no. Deve essere la percezione a guidare l’azione, a stimolare un’azione sempre più efficace”.

La “percezione” e “la sicurezza”, ovvero, due clichés dominanti nella narrazione e nella retorica del populismo reazionario assunti come punto di partenza e “guida all’azione” da Mario Draghi nel suo discorso di inaugurazione da Presidente del consiglio.

E’ un populismo più sottile, ma di tipo paradossale: mentre pare proporsi come argine al populismo, cerca il rapporto diretto tra sè – il capo carismatico – e le masse abbagliate da una ponderosa ed unanime campagna mediatica in suo favore. E tuttavia, non si tratta di un inedito.

In passato, anche un fine e sofisticato giurista come Giuliano Amato ha usato espressioni simili e in più di un’occasione. Molto più recentemente, Marco Minniti, ne aveva fatto un cardine della propria esperienza da ministro degli interni.

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radiocora

Appello al governo: Cura, Democrazia, Fiducia

di Diritti Scuola Cultura

È passato un anno dall’inizio della pandemia. La discontinuità politica che il Paese oggi sta vivendo sia l’occasione per un radicale cambio di paradigma, nell’evidenza che gli approcci finora adottati si sono rivelati rovinosamente inadeguati, nel metodo e nel merito. Il necessario rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni è stato gravemente compromesso dalla recente gestione della cosa pubblica ed è urgente ripristinarlo e svilupparlo in modo costruttivo. Queste sono le proposte e richieste che rivolgiamo al nuovo governo.

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Appello al governo

CURA, DEMOCRAZIA, FIDUCIA

È passato un anno dall’inizio della pandemia. La discontinuità politica che il Paese oggi sta vivendo sia l’occasione per un radicale cambio di paradigma, nell’evidenza che gli approcci finora adottati si sono rivelati rovinosamente inadeguati, nel metodo e nel merito. Il necessario rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni è stato gravemente compromesso dalla recente gestione della cosa pubblica ed è urgente ripristinarlo e svilupparlo in modo costruttivo.

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Sulla paura di parlare e sul parlare a vanvera

di Andrea Sartori

Il governo di Boris Johnson affronta il tema delicato della libertà di parola nelle università inglesi, per evitare che anche il Regno Unito incorra in quella che ad alcuni osservatori pare una vera e propria deriva in atto nei campus americani. L’iniziativa annunciata da Johnson è infatti orientata a contrastare la censura, da parte dell’accademia, del pensiero non per forza di cose allineato ai principi – nominalmente inclusivi e tolleranti – della cosiddetta sinistra liberal. In Italia, su di un piano in apparenza diverso e sul versante filoeuropeo, Mario Draghi chiama Paola Ansuini alla direzione della comunicazione di Palazzo Chigi, promettendo di dare un taglio all’uso smodato di annunci via Twitter e Facebook a cui ci avevano abituato, tra gli altri, sia Rocco Casalino sia Matteo Renzi. La linea per Draghi sembra ora essere quella del comunichiamo qualcosa se c’è qualcosa da dire.

Si tratta di due propositi provenienti da due versanti politici opposti rispetto alla questione dell’Europa, ma entrambi sembrano presagire una svolta culturale nell’accidentato rapporto che il linguaggio intrattiene con la politica, perlomeno in anni in cui i social media e la comunicazione che essi facilitano, sembrano aver perso qualunque salutare attrito con la realtà.

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Il primato della teoresi

di Paolo Di Remigio, Fausto Di Biase

Le riforme che distruggono la scuola sono state rese accattivanti dall'impiego di una parola che fa la figura del prezzemolo sul pesce: non deve mai mancare. Competenza è diventata una di quelle parole-ameba studiate dal linguista Uwe Poerksen, che, mutuate dal linguaggio specialistico ed entrate nel linguaggio comune, assumono connotati cangianti. Si comprende dunque che questa parola è diventata bersaglio polemico da parte degli studiosi più seri e attenti, ma che con la sua mutevolezza può aver eluso i loro arpioni.

Ci sembra che qualcosa di simile sia accaduto al recente articolo del prof. Coniglione su roars[1]. Qualche osservazione sulla semantica di competenza può giovare al nostro ragionamento. Averla considerata soltanto un sinonimo di specializzazione scientifica ha indotto infatti il professore a trattare il rapporto tra conoscenza e competenza come se coincidesse con il rapporto tra conoscenza universale e conoscenza particolare. Quest'ultimo, come ogni rapporto tra genere e specie, non è una vera opposizione, perché il particolare contiene l’universale: il mio gatto ha tutti i caratteri propri del felino e, più su ancora, dell’animale.

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Addio, vecchia cara “sovranità popolare”…

di Francesco Piccioni

Passano i giorni, non è cambiato ancora nulla, anche se i media di regime ci raccontano splendide favole sul nuovo governo. Esempi? Repubblica di oggi, con la sua prima pagina entusiastica “Vaccini, Draghi accelera”.

Non dubitiamo che il nuovo premier abbia dato ordine di darsi una mossa per accelerare una campagna vaccinale segnata da defaillance assurde (a Varese sono stati convocati tutti – tutti – gli over 80 alle 8 di mattina, facendoli mettere in fila per ore al freddo e al gelo). Sa bene che sulla copertura di una fascia considerevole della popolazione si gioca anche la ripresa delle attività economiche in stand by (non quelle industriali, che non si sono mai fermate).

Però sappiamo per certo – sempre dalla stampa mainstream – che i vaccini mancano perché le multinazionali (Pfizer, Moderna, AstraZeneca) non stanno rispettando le forniture previste nei contratti (peraltro secretati, come fossero armi). Dunque, “accelerare” sui vaccini, con buona pace del nuovo direttore di Repubblica, è piuttosto difficile.

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manifesto

Con il governo Draghi non inizia ma finisce la tregua sociale

di Tommaso Nencioni

Capitalismo. A fronte delle incertezze della politica, le classi dominanti hanno imposto una soluzione corporativa della crisi, consegnando i pubblici poteri alla finanza e all’industria. Se il disegno si compie, qualche beneficio ne potrà trarre l’occupazione nei settori vincenti della competizione così come qualche compensazione per gli sconfitti

La composizione del governo Draghi, e prima ancora la natura della manovra che aveva portato alla fine del Conte bis, già lasciano trasparire molto di ciò che ci attende. Tralasciamo pure gli aspetti «vintage» e maschilisti della nuova compagine, così come le preoccupazioni legate alla gestione della pandemia da parte di un governo a forte caratterizzazione leghista; guardiamo oltre la cortina di nebbia mediatica avvolta attorno al nuovo uomo della provvidenza.

A colpire sono gli aspetti di restaurazione notabilare, la trazione smaccatamente nordista e pro-impresa dell’esecutivo. Ma al servizio di quale idea di Paese, di quale modalità del suo inserimento nel contesto internazionale, di quali interessi sociali?

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lafionda

La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi

di Valerio Macagnone

“Non sarai tanto ingenuo da credere che viviamo in una democrazia, vero Buddy? È il libero mercato.”

L’esito della rivoluzione neoliberale può essere perfettamente compreso alla luce di questa battuta di Gordon Gekko nel film “Wall street” di Oliver Stone. Un esito che nasce da una storia abilmente narrata con la spinta suggestiva di nuove idee e di parole d’ordine vecchie e nuove, con la capacità strategica di usare a proprio vantaggio le elaborazioni teoriche avversarie, con la capacità di camuffamento verbale e con la forza finanziaria e mediatica di plasmare un immaginario collettivo che, in preda all’amnesia permanente dell’evoluzione storica della democrazie occidentali, non possiede gli strumenti culturali per poter operare i paragoni tra le diverse fasi della storia del pensiero umano e dei poteri costituiti.

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sinistra

Euro, la nuova eucarestia

di Salvatore Bravo

 

Moneta irreversibile

«L’euro è irreversibile»,[1] con tale affermazione Draghi svela l’integralismo antidemocratico dell’Europa della finanza. L’irreversibilità dell’euro materializza i propositi della nuova religione della finanza. Con l’annuncio di Draghi la storia si è conclusa, ciò che verrà dopo è irrilevante, perché l’euro decreta lo spartiacque tra il passato ed il presente eternizzato. Siamo tutti fedeli, ai piedi dell’altare dell’euro, ormai dogma ideologico dell’infallibilità della finanza.

L’euro non è una moneta, ma un progetto totalitario indiscutibile. Tornano in mente le utopie dei totalitarismi riconosciuti del Novecento: dal nazionalsocialismo hitleriano all’Unione Sovietica passando per il Fascismo, ogni totalitarismo si è dichiarato eterno, si è presentato come l’eterno in terra, come la trascendenza realizzata e conclusa nell’immanenza. Il tempo nell’ideologia totalitaria è sempre eguale, è un tempo consumato nella pienezza del presente.

Non vi è nessun vuoto, nessuna possibilità che possa generarsi nuova vita con innovative strutture temporali di senso. Il tempo dell’euro è tempo del silenzio, in cui i poteri forti usano le istituzioni democratiche per svuotarne il senso.

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Discorso moscio, “riforme” durissime

di Dante Barontini

La prima sortita di Mario Draghi nelle vesti di Presidente del Consiglio ha sorpreso molti osservatori e analisti politici, a prescindere dalle appartenenze. Lo stesso era avvenuto con la presentazione della “squadra” dei ministri.

Se due punti fanno una linea, possiamo logicamente attenderci che questa sarà la cifra della sua azione/comunicazione nei prossimi mesi.

La prima sorpresa sta nel fatto che non ha dato grandi “indicazioni programmatiche”, se non per quanto riguarda due riforme “volute dall’Europa” e dall’evoluzione tecnologica (giustizia civile e pubblica amministrazione), e un veloce accenno a quella fiscale (da affidare ad “esperti” e sulla falsariga di quella danese).

Che sia stato un discorso “moscio” e non esaltante, non solo è un giudizio soltanto nostro. Il Circap (Center for the study of Political Change) dell’università di Siena, che da anni conduce un’analisi della “densità programmatica” dei discorsi dei premier, rileva che Draghi “pare aver voluto fissare un orizzonte di priorità ampie (in parte dettate anche dal “vincolo europeo”), destinate a caratterizzare l’agenda dei governi a venire (almeno nei prossimi 6 anni), più che declinare il programma del suo esecutivo, rinviandone semmai il dettaglio alle varie fasi della definizione e implementazione del Recovery Plan italiano.