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sinistra

L'uguaglianza in Platone

di Salvatore Bravo

 

Lombroso alle porte

La Repubblica (Πολιτεία) d Platone è un libro eterno, perché pone problemi che l’umanità dibatte da sempre, e specialmente, poiché con la potenza critica della Filosofia è capace di staccarsi dalle contingenze della storia per osare soluzioni che rappresentano il limite massimo del pensabile in talune questioni. Il problema dell’uguaglianza tra uomini e donne ci offre un Platone che molto ha da insegnare alla protervia dei contemporanei. Si assiste in questi decenni segnati dal consolidamento del pensiero ad un assottigliamento graduale della discussione e della formazione pubblica. La liberazione da ogni limite, in nome del mercato, sta utilizzando la questione femminile per consolidare il capitalismo. Il genere femminile è descritto come migliore in ogni circostanza, mentre il genere maschile è rappresentato come, nel migliore dei casi, limitato, più spesso come un potenziale e pericoloso reazionario da rieducare.

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lantidiplomatico

Salario sociale. La Cina lo attiva, gli Usa ne parlano e solo l'Europa pensa a smantellarlo

di Pasquale Cicalese

Avete capito? La Cina non vuole fare la fine degli Usa e punta sul salario sociale di classe e su minore tassazione fiscale sui redditi medio bassi. Da un articolo del 24 dicembre di LI YANG sul China Daily:

Colmare il divario di reddito crescente cruciale per la prosperità della nazione

La Central Economic Work Conference che si è conclusa venerdì invita a promuovere l'occupazione, migliorare la rete di sicurezza sociale, ottimizzare la distribuzione del reddito, espandere la dimensione del gruppo a reddito medio e promuovere la prosperità comune.

A causa dell'impatto della nuova pandemia di coronavirus, il ritmo di ripresa della domanda è notevolmente più lento di quello dell'offerta. Le vendite totali al dettaglio di beni di consumo finora quest'anno non hanno ancora raggiunto i livelli dello stesso periodo dell'anno scorso.

È naturale che le autorità centrali insistano sull'aumento della domanda interna, che domina molti settori economici chiave.

La produzione e gli investimenti sono da tempo la priorità dello Stato e sono motori di crescita efficaci, ma la riforma del sistema di distribuzione del reddito è ancora in ritardo.

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liberiamolitalia

Note sul "Grande Reset"

di Alessandro De Giuli

Il pregio probabilmente maggiore di questo libro di Ilaria Bifarini (Phasar Edizioni – Firenze) sta nel presentare, con un linguaggio semplice e ben scritto, tutti i temi salienti che si affacciano al dibattito di questi mesi segnati dalla crisi economica e dal covid. Il sottotitolo traccia il percorso: “dalla Pandemia alla nuova normalità” mentre l’incedere dei capitoli, sempre interessante, fornisce dati e informazioni ma soprattutto i punti di vista forti della discussione che si sta sviluppando tra le massime élite del mondo politico, economico, culturale e produttivo a fronte della manifesta crisi del modello neoliberista.

Sullo sfondo della cronaca quotidiana modellata dal virus e delle risposte estemporanee delle cancellerie internazionali, Ilaria Bifarini riannoda il senso dei temi caldi degli ultimi anni: la disoccupazione tecnologica, le innovazioni produttive intraprese dalle grandi corporation leader della ricerca più avanzata, la società sempre più divaricata tra masse di impoveriti e multimiliardari, il trans umanesimo (ovvero l’ibridazione tra uomo e macchina) di origine californiana, la robotizzazione, la scomparsa di interi settori del mondo del lavoro sostituiti da soluzioni fondate sull’intelligenza artificiale, i limiti della globalizzazione e la questione dello Stato, il problema ecologico, il 5G.

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contropiano2

C’è chi cresce e chi si strozza con le proprie mani

di Francesco Piccioni

Capire le differenze tra fenomeni che da lontano appaiono simili è fondamentale per orizzontarsi nel mondo. Non è che ci voglia una mente immensa (“la distinzione è la potenza dell’intelletto”, spiegava il maestro di pensiero dialettico), però almeno un po’ bisogna studiare, stare attenti, non lasciarsi andare al “tutto è uguale” e dunque arrendersi all’indistinto.

In materia macroeconomica, avvelenati da 30 anni di pensiero unico neoliberista, questa resa è abituale. Anche compagni una sacco speranzosi in un futuro migliore si fermano davanti alla complessità del reale, temendo di inciampare mentre avanzano in quella terra incognita.

Che però bisogna attraversare, se si vogliono cambiare davvero le cose e non solo lanciare maledizioni contro le ingiustizie del capitalismo.

Tra gli oggetti misteriosi dell’economia contemporanea c’è certamente la Cina, odiata o benedetta, ma così difficile da analizzare che si preferisce spesso lasciar perdere e utilizzare categorie fornite – non certo in modo disinteressato – dai propagandisti che imperano sui media mainstream.

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sinistra

Umanesimo

di Salvatore Bravo

 

Verità ed inquietudine

Le parole-concetto della filosofia sono verità che si storicizzano per esaltare l’umanità degli esseri umani e favorirne formazione e sviluppo. Non c’è umanità senza verità, quest’ultima non porta la pace, ma il conflitto, poiché guardare la verità, significa lottare con se stessi, far emergere le resistenze alla sua “presenza”. L’Umanesimo è lotta, è parola che smaschera falsi miti e, specialmente, forme di compensazione alla fragilità umana. La verità prima che si svela e rileva all’essere umano in ascolto alla propria natura è che “non è padrone” di nulla. Si appartiene ad una comunità, non la si può ridurre ad un ente da dominare. Ogni soggetto nell’incontro con se stesso si ritrova persona plurale, poiché ogni vita è sintesi di una comunità vissuta. Ascoltare l’essere è, dunque, orientarsi verso la dimensione del radicamento senza che esso possa essere definito o posseduto, perché la verità nello svelarsi “ammicca” senza lasciarsi possedere.

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lantidiplomatico

"Ero convinto a fare il vaccino. Poi ho aperto un giornale"

di Andrea Zhok

Personalmente, cercando di informarmi sulle caratteristiche del vaccino finora autorizzato, mi stavo convincendo dell'opportunità di farlo.

Poi ho aperto un giornale.

In prima pagina troviamo la sottosegretaria Zampa che furoreggia, spiegando come sia giusto imporre l'obbligo vaccinale ai dipendenti pubblici.

Subito sotto Burioni che burioneggia da par suo tuonando sull'irresponsabilità di chi ha dubbi, e chiedendo a gran voce l'intervento della forza pubblica per obbligare i refrattari.

Altre tre righe sotto ed è la volta di Pietro Ichino, l'uomo che rinasce dalle bende in cui è mummificato solo quando sente la magica parola "licenziamento", che ci spiega come sia legalmente sacrosanto licenziare chi rifiuta di vaccinarsi.

La chicca qui è che l'ineffabile Ichino ti spiega anche come tu sia assolutamente LIBERO di non vaccinarti, salvo poi venire licenziato. Il che chiarisce bene il concetto di libertà dei liberisti: "O la borsa o la vita" è per loro un classico esempio di libera scelta.


Eh, niente, a pagina finita tutti i dubbi che avevo rimosso sono tornati, insieme all'irrefrenabile impulso a mettere sacchetti di sabbia alle finestre e sbarrare la porta.

E come reagire altrimenti davanti ad una batteria di aspiranti dittatorelli, privi di qualsivoglia competenza in merito, e che comunque nel merito non pensano proprio di entrare, che smaniano per vedere la gente vaccinata con TSO e il supporto dei carabinieri.

E sono gli stessi, proprio gli stessi, che si riempiono la bocca di democrazia, che fanno i cazziatoni sui diritti umani violati in giro per il mondo, e che magari poi chiederanno il consenso al popolo sovrano nelle urne.

Ciò che traspare qui è l'illimitato grado di arroganza, protervia, e ignoranza mista a spocchia di un'intera classe dirigente. Gente che pensa di essere autorizzata a trattare chiunque non siano loro stessi e la cerchia di illuminati cui si autoiscrivono, come stupido bestiame. Gente che non dovrebbe avere la responsabilità neanche della questua in chiesa o del giornalino di classe, altro che di guidare un paese.

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contropiano2

Un altro schiaffo cinese a Stati Uniti ed Europa

di Leo Essen

Secondo indiscrezioni riportate da Digital King, su Weibo, entro marzo 2021 Huawei lancerà un nuovo computer laptop, il Qingyun L410, il quale sarà dotato – è questa la novità – di un processore proprietario, il Kirin 990.

Inoltre, altra novità davvero interessante, il laptop sarà fornito di un sistema operativo domestico. China Electronics Group, Wuhan Shenzhidu Technology e molte altre società nazionali, insieme, hanno creato un sistema operativo cinese che supporta Huawei HiSilicon, Kunpeng, Loongson, Shenwei, Zhaoxin, Feiteng, Haiguang e altre CPU domestiche.

HiSilicon è un’azienda di semiconduttori fabless, con sede a Shenzhen, e di proprietà di Huawei. Negli anni ha acquistato diverse licenze da ARM per i processori Cortex, sulla base dei quali ha sviluppato il processore proprietario Kirin che adesso viene montato sugli SmartPhone Huawei e che sarà usato anche sul nuovo Laptop.

Il laptop avrà un display da 14 pollici, con una risoluzione di 2K, 8 GB di RAM e 512 GB di memoria SSD, e sarà dotato del sistema operativo UOS 20.

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sinistra

Ecclesia del capitale

di Salvatore Bravo

 

Transumanesimo in San Pietro

Il presepe scelto da Papa Bergoglio per il 2020 2021 non è un semplice presepe, si può supporre sia un “presepe di passaggio” verso una nuova umanità. Le figure sono stilizzate, i personaggi sono riconoscibili per la loro funzione e non certo per i tratti somatici tradizionali con i quali solitamente si rappresenta l’augusta famiglia. Da esso giunge un’aria spettrale, il transumanesimo sembra voler planare tra di noi per fondare un nuovo inizio. La nascita del bambin Gesù è stata una rivoluzione nella storia dell’umanità, con essa il baricentro del mondo si è spostato dalla potenza alla fragilità, dal corpo alla condivisione empatica: rivoluzione mai completata, in molti casi, solo annunziata, poiché la chiesa ha avuto la funzione di contenere la rivoluzione e di deviarla verso la trascendenza. Oso dire che senza cristianesimo tradizionale non vi sarebbe stato il pensiero comunista e rifomista.

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marx xxi

Alessandro Aresu, Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina

di Marco Pondrelli

Dopo la recensione di Francesco Galofaro presentiamo questo libro che da una lettura altrettanto interessante della Cina

Il libro di Alessandro Aresu non è un libro semplice ed il lettore distratto corre il rischio di perdersi. L'Autore prima di affrontare il confronto fra Stati Uniti e Cina costruisce le proprie fondamenta teoriche trovando solidi agganci in importanti pensatori. Da questa riflessione, da cui emerge l'impronta dei maestri di Aresu (Guido Rossi, Natalino Irti e Massimo Cacciari) deriva la definizione di 'capitalismo politico'. Senza approfondire e capire questo passaggio non si capirebbe perché questa categoria possa valere per la Cina, per gli USA ma non per l'Europa.

L'idea di 'capitalismo politico', debitrice all'elaborazione di Max Weber, si definisce alla luce della crescita del ruolo della burocrazia statale ed in riferimento al commercio internazionale. Sarebbe interessante approfondire (ma la cosa richiederebbe uno spazio eccessivo) il rapporto fra Adam Smith e Carl Schmitt a cui l'Autore dedica un intero capitolo.

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lantidiplomatico

La tassazione in Italia: una partita di giro a favore del mercantilismo

di Leo Essen

Nel 2018 i dipendenti del settore privato erano 15 milioni 479 mila. 10 milioni 108 mila lavoravano a tempo pieno, di questi 1 milione 230 mila erano apprendisti, intermittenti, somministrati e stagionali. Percepivano una paga media annua di € 21.753. I part-time erano 5 milioni 370 mila, di questi 706 mila erano apprendisti, intermittenti, somministrati e stagionali.

 

I notax area

I dipendenti privati mediamente percepivano una paga di € 10.658. Un lavoratore con un reddito complessivo lordo annuo di 8.145 risultava incapiente, cadeva nella cosiddetta no tax area, e non pagava IRPEF. Anche un lavoratore con un reddito di € 11.650 acquisiva un credito di imposta (bonus Renzi) che nei fatti lo collocava nella zona della non tassazione. Stessa cosa per un lavoratore con un reddito di € 13.450, con un figlio a carico al 50% (con più di 3 anni) e detrazioni per oneri per complessivi € 90.

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coniarerivolta

Natale in casa Brambilla: ricordati di santificare il profitto

di coniarerivolta

Recentemente il parlamentare europeo leghista Angelo Ciocca ha affermato che “se si ammala un lombardo vale di più che se si ammala una persona di un’altra parte d’Italia” e che dunque il vaccino anti Covid-19 dovrebbe essere distribuito prioritariamente ai lombardi anziché ai cittadini delle altre regioni italiane. Un’affermazione così sciocca e così profondamente intrisa di razzismo non avrebbe neanche diritto a un commento su questo blog, ma ci sono alcuni aspetti che è il caso di approfondire, per sottolineare che le disgustose parole di Ciocca, lungi da rappresentare un “caso isolato”, sono, in realtà, rappresentative di una logica spietata insita nel sistema economico in cui viviamo.

Il ragionamento, se così si può dire, di Ciocca è di una semplicità disarmante. Il nostro sostiene che non bisogna distribuire il vaccino sulla base del livello di rischio, esposizione e fragilità della popolazione, ma sulla base della produttività economica: la regione più produttiva, più ricca, è il motore del Paese e per questo deve uscire prima dall’incubo della pandemia per poter poi trainare il resto dell’economia italiana. In altri termini, bisogna in primo luogo salvaguardare i lavoratori più produttivi ovvero quelli che lavorano nei settori e nelle aree geografiche che garantiscono maggiori profitti.

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la citta futura

Sulla dibattuta natura della società cinese

di Alessandra Ciattini

Il sistema economico-sociale cinese è probabilmente una forma di socialismo “di” o “con” mercato, la cui evoluzione può avere esiti diversi

Scopo di questo articolo non è quello di svelare la natura della società cinese che, come mettono in evidenza Rémy Herrera e Zhiming Long (La Cina è capitalista? “Marx XXI”, 2020), nonostante tante dispute accese tra “esperti”, costituisce a tutt’oggi un “enigma” (p. 32). Più modestamente tenterò di dare conto dei contenuti di questo interessante volumetto, che individua nel sistema economico-sociale cinese elementi socialisti sia pure contraddittori, facendo un rapido parallelo con quanto è sostenuto in un’opera ben più densa, Il socialismo con caratteri cinesi. Perché funziona? di Zhang Boying, curato in italiano da Andrea Catone.

Una prima cosa interessante da mettere in evidenza è che, contrariamente a quanto si sostiene con insistenza in Occidente, lo straordinario sviluppo della Cina, che ne fa il principale oppositore degli Stati Uniti, non è avvenuto quarant’anni fa con l’apertura ai mercati, ma poggia su una civiltà che ha cinquemila anni di storia.

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cumpanis

La nuova linea di credito del MES, una mela avvelenata

di Federico Fioranelli*

Da alcuni mesi, in Italia, i principali organi di informazione e buona parte delle forze politiche che siedono in Parlamento non fanno altro che perorare la causa della nuova linea di credito del Mes, introdotta ad aprile di quest’anno, e sottolineare quanto sia importante ricorrere ad essa ai fini del potenziamento e del rinnovamento del nostro sistema sanitario.

Ritengo quindi necessario e urgente che si faccia chiarezza sul Mes e, in particolare, su questa nuova linea di credito del Mes, considerata dai più fondamentale e irrinunciabile.

Il Mes è il Meccanismo Europeo di Stabilità, vale a dire un fondo istituito nel 2012 grazie ai contributi dei Paesi dell’Unione Europea (l’Italia è il terzo per contribuzione) con l’obiettivo dichiarato di fornire assistenza agli Stati membri in difficoltà finanziaria.

Per accedere all’assistenza finanziaria del Mes, uno Stato, dopo aver presentato la domanda, deve firmare un Memorandum d’intesa, deve cioè impegnarsi a mettere in pratica politiche di aggiustamento macroeconomico che, come insegna soprattutto il caso greco, prendono principalmente la forma di tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni.

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sinistra

Brexit-deal. Un compromesso dilatorio

di Gabriele Pastrello

È stato raggiunto un accordo tra UK e UE. l’UK esce davvero dall’Unione il 1° gennaio 2021. Cosa che non era assolutamente scontata neppure un anno fa’. È difficile capire la sostanza del compromesso raggiunto tra UK e UE. i giornali inglesi filo-Brexit, o magari solo un po’ ‘filo’, dicono che l’accordo è più dal lato dei desideri inglesi che da quello della UE.

D’altra parte sul Guardian c’è un breve resoconto della trattativa nel 2020, che in effetti mostra una decisamente maggiore durezza inglese; nel senso che nella trattativa precedente l’UK con la May aveva ceduto sistematicamente su tutto a incominciare dall’ordine degli argomenti da discutere. E l’aria è cambiata.

Poi ovviamente c’è stata la solita guerra dei nervi fino all’ultimo nanosecondo.

Ma da alcune cose si vede bene che l’UK ha ottenuto un deal senza tariffe né quote per le merci (anche se l’approvazione europea per i parametri di adeguatezza merceologica non è automatica).

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thomasfazifacebook

Circa alcune critiche alla MMT

di Thomas Fazi

In merito all'attenzione che in queste settimane sta ricevendo la teoria monetaria moderna (MMT) nel nostro paese, sull'onda della pubblicazione de "Il mito del deficit" di Stephanie Kelton, sono emerse due posizioni particolarmente curiose.

La prima è quella di matrice cospirazionista, secondo cui, se i media mainstream iniziano a parlare di MMT, questo deve essere inevitabilmente parte di un piano oscuro di cui neanche gli stessi cospirazionisti riescono a comprendere bene i dettagli, ma qualcosa ci deve stare per forza sotto se i poteri forti iniziano a parlare di MMT.

La seconda posizione è quella di matrice sinistrata, secondo cui, pur non essendoci necessariamente dietro chissà quale cospirazione, non bisognerebbe emozionarsi troppo per il cambio di paradigma in corso perché l'intenzione delle élite non è quello di usare il "modello MMT" per avere piena occupazione e welfare, ma piuttosto di usarlo per mantenere in piedi il sistema attuale. Per questo motivo, sbaglierebbe chi spera di cambiare le cose puntando su una teoria economica o su una "ricettina tecnica", perché alla fine l'unica cosa che conta sono i rapporti di forza in seno alla società.

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comidad

Perchè l'Italia ha sempre torto?

di comidad

Il duo Conte-Di Maio ha gravissime corresponsabilità nell’aver trascinato l’Italia nell’avventura senza ritorno dell’emergenza Covid; ma, nel caso dei pescatori di Mazara del Vallo, ha fatto ciò che poteva e doveva fare per salvare delle vite umane. Anche dal punto di vista diplomatico l’iniziativa del duo di incontrare il signore della guerra Haftar, è stata un successo, poiché ha dimostrato che un leader locale in difficoltà, ed a rischio di isolamento, ha immediatamente cercato una sponda nel governo italiano; ciò ad indicare che l’influenza coloniale dell’Italia sulla Libia regge ancora, nonostante nove anni di aggressione da parte di altri attori imperialistici ben più forti.

L’iniziativa è stata però quasi unanimemente narrata come un’umiliazione da parte dei media e persino i commentatori meno conformisti hanno rimproverato il governo di non aver almeno minacciato l’uso della forza nella circostanza, come già aveva fatto la Turchia in circostanze analoghe. Si tratta di argomenti che ricordano una battuta di un famoso film di Massimo Troisi: il figlio dei vicini è sempre più bravo di te. I Tedeschi sono più efficienti di te, i Polacchi sono più bravi di te a spendere i fondi europei, i Turchi sanno come farsi rispettare e tu no; e così via.

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perunsocialismodelXXI

Le superdonne che piacciono al capitalismo

La svolta reazionaria del femminismo mainstream

di Carlo Formenti

Che la svolta "post socialista" delle correnti maggioritarie del femminismo - quelle, per intenderci, che dedicano il proprio impegno esclusivamente al conseguimento della parità di genere in tutti i campi dell'attività economica, sociale e politica e al riconoscimento identitario, avendo abbandonato ogni pretesa di superamento del capitalismo - abbia trasformato un movimento originariamente anti sistemico in un'ideologia reazionaria, in quanto funzionale alla conservazione dello stato di cose esistente, dovrebbe essere ormai scontato per chiunque insista a considerare attuale lo slogan "socialismo o barbarie". Ma, a quanto pare, non è così. Ricevo infatti da Cristiana Fischer una mail in cui riversa il testo di un suo commento alla pagina di un'amica che aveva rilanciato il mio precedente post su questo blog. Non riporto tutto il testo ma solo alcuni passaggi della seconda parte (le frasi evidenziate in corsivo sono sottolineature mie).

Fischer dice che io non ho colto cosa significhi <<sempre di più e più ampiamente>> il femminismo, come dimostrerebbe il fatto che mi interrogo sul perché l'ascesa al potere di figure femminili come Clinton Merkel, Von der Leyen, Kamala Harris dovrebbe rappresentare di per sé un passo verso un mondo migliore.

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contropiano2

“Piano contro mercato”, la centralità del salario

di Andrea Genovese*

Il libro di Pasquale Cicalese Piano contro mercato – Per un salario sociale di classe (Gruppo LAD, 2020) raccoglie, in maniera organica, i contributi pubblicati dall’autore nell’ultimo decennio.

Nei suoi interventi, pubblicati con regolarità da testate quali Marx21, L’Antidiplomatico e Contropiano, Pasquale coniuga rigore metodologico, precisione analitica, ed un privilegiato punto di osservazione: quello di un ricercatore indipendente, estraneo alle logiche, spesso conformiste e soffocanti, dell’accademia.

Uno sguardo fresco il suo, capace di processare una grandi mole di dati e fornirci, in tempi rapidi, originali chiavi di lettura ed anticipare tendenze. Da anni, ormai, la mia quotidiana rassegna stampa giornliera non può non includere la lettura delle analisi di Cicalese.

Piano contro Mercato permette a tutti di confrontarsi con un’utile raccolta, che dimostra come Pasquale sia stato costantemente in grado di cogliere, per tempo (e, purtroppo, spesso inascoltato) i grandi cambiamenti che avvenivano, su scala globale.

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centrotagarelli

Il virus più letale non è il Covid-19, è la guerra

di John Pilger

Il Memoriale delle Forze Armate Britanniche è un luogo evocatore e silenzioso. Situato nel mezzo della bella campagna dello Staffordshire, in un parco dove crescono 30.000 alberi su ampie colline, le sue figure omeriche commemorano la determinazione e il sacrificio. Vi sono elencati i nomi di più di 16.000 soldati, uomini e donne, scolpiti nella pietra. La targa dice che “morirono nel teatro di operazioni o vittime di un attentato terroristico”.

Il giorno in cui l’ho visitato uno scalpellino stava aggiungendo nuovi nomi dei caduti di circa 50 operazioni in tutto il mondo, durante quello che è noto come “tempo di pace”. Malesia, Irlanda, Kenya, Hong Kong, Libia, Iraq, Palestina e molti altri luoghi, comprese le operazioni segrete come quella dell’Indocina.

Da quando fu dichiarata la pace nel 1945, non è passato un solo anno senza che la Gran Bretagna abbia inviato forze militari a combattere nelle guerre dell’impero. Non è passato un solo anno senza che alcuni paesi – la maggioranza dei quali impoveriti o lacerati dai conflitti - abbiano comprato armi britanniche (o le abbiano avute tramite “crediti morbidi”) per promuovere le guerre o gli interessi dell’impero.

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linterferenza

Dizionario di ipocrisie, false prove, occultamenti. La guerra mediatica dell’impero

di Antonello Boassa

I pellerossa erano “illegali”, occupavano una terra non destinata loro. Così il parere di molti intellettuali americani. Secondo il “Destino manifesto”, ideologia diffusa nella prima metà dell’ottocento tra gli invasori “legali”, gli immensi spazi che si aprivano ai loro occhi erano stati assegnati ai conquistatori irrevocabilmente da Dio stesso. E dunque tutto poteva essere “preso”. Terre, fiumi, montagne, animali. Chi si fosse opposto avrebbe agito criminalmente contro la volontà del Signore e quindi doveva essere eliminato, a meno che non avesse obbedito incondizionatamente al nuovo Padrone.

Una tale ideologia coinvolgeva – è bene precisarlo – sia gli individui più spregevoli sia le anime belle che in un modo o nell’altro accettavano un tale stato di cose come inevitabile. Gran parte della letteratura e della cinematografia ha voluto e saputo magnificare la conquista del West mitizzando mediante le star del cinema un’avventura bellica che ben poco ha di cavalleresco e molto ha invece di genocidio premeditato e giustificato. Non solo battaglie tra frecce e fucili ma anche e soprattutto incursioni vigliacche contro comunità di vecchi, bambini, donne, in assenza dei guerrieri. Nella totale impunità stupri, tortura, saccheggio, omicidi.

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voltairenet

Chi distrugge il Libano e perché

di Thierry Meyssan

Se negli ultimi due decenni la distruzione di cinque Stati del Medio Oriente Allargato ha richiesto guerre sanguinose, in Libano la guerra i libanesi se la sono fatta da soli, pur senza rendersene conto. La Resistenza ha assistito impotente al crollo del Paese. È la dimostrazione che si può vincere una guerra senza doverla necessariamente fare

Il Libano, spesso presentato a torto come «il solo Stato democratico arabo», persino come «la Svizzera del Medio Oriente», in pochi mesi è crollato. Eventi in successione – le manifestazioni popolari contro la classe politica (2019), la crisi bancaria (2019), la crisi sanitaria (luglio 2020) e l’esplosione al porto di Beirut (agosto 2020) – hanno provocato la brusca scomparsa delle classi medie e un abbassamento generale del tenore di vita dell’ordine del 200%.

Secondo i libanesi, la causa di quest’orrore sarebbe la gestione catastrofica del Paese da parte d’una classe politica i cui dirigenti sono tutti corrotti, salvo quelli della comunità confessionale cui immancabilmente dichiara di appartenere la persona con cui si sta parlando. Questo pregiudizio assurdo rivela una popolazione intollerante e maschera la realtà.

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micromega

Tornano le “Lettere dal carcere” di Gramsci in una nuova edizione

di Angelo d’Orsi

Quando, nella primavera del 1947, uscì in libreria un volume intitolato “Lettere dal carcere”, pubblicato da Einaudi, in una dimessa, ma elegante edizione in brossura, con copertina grigia, pochi ci fecero caso. Ma quando, qualche mese dopo, nell’estate, quel libro ottenne inopinatamente il Premio Viareggio, scoppiò il “caso”: sia perché si trattava non di un testo classicamente di narrativa, sia perché l’autore era mancato (ben dieci anni prima), e oltre tutto era “un comunista”, anzi colui che all’epoca veniva identificato come fondatore del Partito comunista italiano.

Alludo naturalmente ad Antonio Gramsci, che con quel Premio, che suscitò infinite polemiche da parte degli ambienti cattolici conservatori e in generale della destra, venne all’improvviso scoperto dalla cultura e dalla politica italiane. Fino ad allora il suo nome era noto soltanto a una parte dei militanti comunisti, soprattutto del Partito, e ancora meno fuori di quell’ambito, compresi gli ambienti antifascisti. Si sapeva soltanto che era stato “il fondatore” del Partito (cosa peraltro non vera perché sappiamo da tempo che quel ruolo fu di Amadeo Bordiga) e che era una delle vittime illustri del regime mussoliniano. Insomma di Gramsci era al massimo noto, non a tutti, il nome, inserito nel martirologio antifascista.

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filosofiainmov

Benjamin, Baudelaire e la modernità

Una voce critica nella folla

di Paolo Quintili

Il 26 settembre 1940 moriva il filosofo marxista ebreo e «eretico» Walter Benjamin (1889-1940), a Port Bou, sulla costa atlantica della Spagna, in fuga dalla persecuzione nazista, e in vana attesa d’imbarcarsi per gli Stati Uniti, dove l’attendevano a New York gli amici Max Horkheimer e Theodor W. Adono, nel ricostituito il nucleo dell’Institut für Sozialforschung di Francoforte, soppresso nel 1933 dal regime nazista. Quando Benjamin si tolse la vita con un’overdose di morfina, portava con sé i manoscritti dell’ultima opera, dedicata a Baudelaire e ai Passages di Parigi. A ottant’anni dalla scomparsa, oggi il suo lascito intellettuale non cessa di suscitare interesse per l’ampiezza e la profondità di vedute su temi filosofici fondamentali, ancora oggi. In particolare, il tema della «modernità» (termine forgiato da Baudelaire), la quale, malgrado le sirene del «postmodernismo», è ancora la nostra, nei primi decenni del ventunesimo secolo.

Tra i molteplici temi affrontati da Benjamin, il maggiore è dunque senz’altro la critica della modernità capitalistica, che trova espressione letteraria nell’opera del maggiore poeta della «Parigi capitale del secolo XIX», Charles Baudelaire (1821-1867).

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contropiano2

Se questo è un sindacato…

di Sergio Scorza

Fatti e antefatti dell’inesorabile declino dei principali sindacati italiani.

Le vicende della CISL documentate dall’eccellente inchiesta di Report, andata qualche giorno fa su Rai3, avrebbero fatto arrossire anche uno come Jimmi Hoffa, se fosse ancora vivo.

Ispezioni pilotate, dimissioni forzate, opacità, omertà, violenze psicologiche, mobbing, abusi, distrazione di fondi, arricchimenti illeciti ai danni degli iscritti et.

Tutto in un quadro di omertà e di opacità assoluta in cui il dirigente apicale di turno, pur di difendere il proprio ruolo di padrone assoluto del sindacato e pappone alle spalle dei lavoratori, non va mai per il sottile quando si tratta di bastonare duramente qualche dirigente periferico che abbia osato – anche solo minimamente – criticare il suo sistema di potere personale ed i suoi enormi privilegi.

Ma, riassumiamole per sommi capi, le vicende raccontate da Report:

1. SUPERSTIPENDI E PENSIONI D’ORO. Nel 2015, un ex dirigente della #CISL, Fausto Scandola, aveva denunciato che alcuni dirigenti di quel sindacato avevano accumulato un lordo previdenziale ben superiore a quanto stabilito dal regolamento dell’epoca. In alcuni casi si arrivava anche al doppio, 200mila euro, quando il limite previsto era ca. 87mila.

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marx xxi

L’anticomunismo triste di Ezio Mauro

di Luca Cangemi

Con La dannazione. 1921. La sinistra divisa all'alba del fascismo (Feltrinelli editore, 2020), libro dedicato alla scissione di Livorno e alla nascita del Partito Comunista, Ezio Mauro completa la trilogia anticomunista iniziata con L'anno del ferro e del fuoco (a cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre) e proseguita con Anime prigioniere (a trenta anni dalla caduta del Muro di Berlino).

Sono libri che non si segnalano certo per l’accuratezza e le novità della ricerca storica (per le quali, se non altro, manca il tempo: in questi, pochi, anni oltre alla trilogia Mauro ha scritto diversi altri volumi, su argomenti importanti e innumerevoli articoli impegnativi). Eppure sono libri che vanno analizzati attentamente.

Analizzati, innanzitutto, perché parte di una complessa operazione politico-culturale sviluppata con ampi mezzi, di cui i testi sono il centro (anche se a volte sembrano solo il pretesto).

Da ognuno di questi libri si dirama una fitta serie di altri “prodotti”: audiolibri, video, pagine patinate di settimanali, interviste televisive, eventi di varia natura. Una operazione egemonica diretta a vari segmenti di pubblico e, in primo luogo, a costruire una narrazione anticomunista non gridata, normalizzata, fungibile in diversi contesti.

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kriticaeconomica

Disuguaglianze: perché dobbiamo tornare a parlarne

di Luka Slavica

Era il 17 settembre 2011, gli animi erano infuocati e centinaia di attivisti stavano marciando lungo il Financial District di New York: era l’inizio di quello che sarebbe da lì a poco divenuto il movimento “Occupy Wall Street” (OWS)nato da un appello online partito dal Canada. A marcia terminata, i manifestanti si accamparono pacificamente per circa due mesi a Zuccotti park, ribattezzata Liberty Square dagli occupanti, nei pressi della Borsa di New York. Le proteste contro le disuguaglianze si diffusero quindi in molte altre città degli Stati Uniti; alcune rimasero di dimensioni locali, ma tutte furono spinte dallo stesso fermento generale. Il 15 ottobre 2011 la mobilitazione culminò a livello internazionale: vennero toccate oltre 790 città, in 71 diversi paesi, anche grazie alla forte risonanza mediatica provocata dall’evento, oltre che ad un sentimento generale di simpatia verso i dissidenti da parte dell’opinione pubblica.

Fra le file degli “indignados” statunitensi, lo slogan più comunemente impresso era “We are the 99%”: l’obiettivo fortemente antigerarchico dei partecipanti era quello di denunciare l’asimmetria economica tra il top 1% più ricco (in particolare l’élite finanziaria di Wall Street) e il resto della popolazione

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coniarerivolta

Il lavoro c’è ma i lavoratori si scansano: la favoletta continua

di coniarerivolta

È di qualche giorno fa un titolone di un rotocalco appartenente al gruppo GEDI e alla famiglia Agnelli che annunciava la presenza di, udite udite, ben 90 mila posti di lavoro disponibili che non attendono altro che essere riempiti. La favoletta è ben nota, ma riteniamo utile raccontarla per chiarire qualche concetto e suggerire qualche linea interpretativa. Repetita iuvant: spendiamo allora qualche riga sulla propaganda che le testate, e spesso le ricerche accademiche, continuano a propinarci, per poi passare alle cose serie.

Il ritornello è ben noto, dicevamo: in Italia il lavoro non mancherebbe, tutt’altro! Purtroppo, però, i lavoratori non sono adeguatamente formati o, peggio, preferiscono poltrire godendo di qualche ‘generoso’ sussidio. Le soluzioni individuate sarebbero, tanto per cambiare, politiche dell’offerta finalizzate alla formazione dei giovani alla manovalanza – invece che rincorrer i cavalieri, l’arme e gli amori – e investimenti in politiche attive, vale a dire in tutte quelle azioni volte a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, piuttosto che lo sperpero di risorse nei sussidi di disoccupazione, i quali non incentiverebbero i cittadini a cercare attivamente un lavoro, lasciando scoperte le ghiotte opportunità che gli imprenditori italiani garantirebbero.

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lantidiplomatico

Il socialismo con caratteristiche cinesi nel libro 'Cina Popolare' di Diego Angelo Bertozzi

di Michele Zanche - Yizhong

È un vizio esiziale della nostra liberal-democrazia: l’assoluta leggerezza con la quale vengono emessi giudizi drastici sul resto del mondo, nell’illusione per cui tutte le informazioni che servono per potersi esprimere siano sotto la luce del sole non già dell’opinione pubblica, ma del senso comune. Storie, sacrifici e contraddizioni di paesi geograficamente lontani vengono spazzati via e fagocitati dall’arroganza del semicolto homo occidentalis che, pasciuto dal benessere prodotto dall’ultimo mezzo millennio di imperialismo e colonialismo, si chiede come mai, Anno Domini 2020, non tutti gli stati siano chiamati alle urne ogni cinque anni.

Cina popolare. Origini e percorsi del socialismo con caratteristiche cinesi di Diego Angelo Bertozzi (edito dalla nascente casa editrice dell’Antidiplomatico) è innanzitutto una risposta a tutti coloro che, più o meno consapevolmente, moraleggiano sulla Cina senza conoscerne la storia.

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sinistra

Poveri ma felici, ossia la nuova classifica ONU del Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 20 dicembre 2020. Anche la felicità, nel Sahel, è di sabbia. Tutto qui è precario. Il clima, il lavoro, la politica, le elezioni presidenziali, e soprattutto la sicurezza alimentare. Senza parlare della scuola, la sanità e la speranza di vita. Proprio lei, la felicità, ci consente di risalire nella classifica mondiale e africana dei Paesi più o meno felici. E’il recente rapporto delle Nazioni Unite che l’attesta con certezza. Ebbene sì. I nigerini si sentono più contenti che gli abitanti di altri Paesi dell’Africa occidentale. Il Niger si trova al posto numero 103, facendo un salto di ben undici posizioni rispetto all’edizione del 2019, dove eravamo appena alla poco invidiabile 114 posizione di classifica. Ora sorpassiamo la Nigeria, il Burkina Faso, il Mali e il Togo. Ci passano invece davanti la Costa d’Avorio, il Benin, il Ghana e financo la Guinea delle recenti scandalose elezioni presidenziali. I primi della lista sono i soliti noti. La Finlandia, la Danimarca, la Svizzera, l’Islanda e la Norvegia. Detto rapporto prende in esame gli indicatori tipo il PIB, i servizi sociali, la speranza di vita, le libertà individuali, la generosità e la percezione della corruzione.

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perunsocialismodelXXI

Games of Thrones versus Hunger Games

di Carlo Formenti

La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, si è azzardata a recitare, nel programma Rai Voice Anatomy, un monologo https://www.youtube.com/watch?v=noglabz5fvs della regina dei draghi Daenerys Targaryen, la protagonista del serial televisivo Games of Thrones che ha affascinato milioni di telespettatori di tutto il mondo. Il monologo recita così: <<Sono Daenerys, nata dalla Tempesta. I vostri padroni vi hanno mentito su di me o forse non vi hanno detto niente. Non importa. Non ho niente da dire a loro. Parlo solo a voi...>>. Per chi non abbia visto il serial, o letto la saga di George Martin da cui è tratto, il voi cui si rivolge Daenerys con queste parole si riferisce agli schiavi della città che si appresta a liberare, oppressi da una casta di crudeli padroni cui la regina dei draghi infliggerà una durissima punizione.

Una volta steso un velo di pietoso silenzio sulla pretesa della leader di destra di incarnare un'eroina della lotta contro l'oppressione, tocca riconoscerle di avere rivelato, con quel tentativo di sfruttare un'icona dell'industria culturale, una certa astuzia in materia di comunicazione politica.