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coniarerivolta

La ricetta europea: curare l’emergenza con la propaganda

di coniarerivolta

Gli ultimi due mesi hanno offerto poche ragioni di ottimismo. Come se non bastasse la tragedia sanitaria innescata dalla pandemia da Covid-19, una drammatica recessione incombe all’orizzonte e inizia già a mordere. Nel frattempo, milioni di persone in tutta Europa hanno visto interrotta la loro fonte di reddito e non sanno se e quando potranno riprendere a lavorare, senza menzionare chi un lavoro neanche lo aveva e vede allontanarsi sempre di più la prospettiva di trovare un’occupazione dignitosa. Nel mezzo di questo scenario fosco, il 23 aprile si è tenuto un importante incontro del Consiglio Europeo, che riunisce i capi di Stato e di Governo dell’Unione. Almeno a voler dar fede ai giornali del 24 aprile, ecco arrivare i primi segnali di speranza. Leggevamo infatti cifre roboanti, migliaia di miliardi di euro messi finalmente sul piatto dall’Europa, risorse fresche a disposizione dei Paesi membri per evitare la recessione e iniziare da subito la risalita verso la prosperità. Ad una seconda lettura, tuttavia, alcuni dettagli si chiarivano e i segnali di speranza si mostravano per quello che in realtà sono: pura propaganda con cui tenere a bada la disperazione e la rabbia sociale. Andiamo per gradi, e proviamo a rispondere a due domande fondamentali per orientarci in questo ginepraio di demagogia.

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kelebek3

The Planet of Humans

di Miguel Martinez

Ho appena finito di vedere l’ultimo documentario di Michael Moore, The Planet of Humans, disponibile su Youtube per soli trenta giorni e che sta suscitando attacchi furibondi.

E’ un video molto importante, e invito tutti gli anglofoni a scaricarlo finché si può.

Michael Moore segue Jeff Gibbs, storico attivista ambientalista americano, nella sua esplorazione dei progetti di quello che chiamano sviluppo sostenibile.

Che negli Stati Uniti hanno avuto un’enorme espansione, con immensi investimenti, ai tempi di Obama; e proprio mentre l’onda cala negli Stati Uniti, sta arrivando in Europa e in tutto il mondo, ricordiamo la maniera in cui Greta Thunberg è stata accolta a Davos (almeno fino al coronavirus, che ci ha messo in testa altri grilli).

In pochi anni, chi ci ha portati in pochi decenni sull’orlo dell’annientamento – le industrie dei carburanti, dei trasporti, dell’agricoltura industriale, le banche e le finanziarie che riempiono di denaro tali industrie – ha improvvisamente scoperto che si possono ottenere fondi pubblici e agevolazioni senza fine, facendo finta di compensare (“offsetting”) la produzione di CO2, costruendo pale eoliche, auto elettriche, pannelli solari e abbattendo boschi interi per farne “biomassa”, tanto tra mille anni ricrescono.

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linterferenza

Fantozzi non fa più ridere

di Ferdinando Pastore

Il Virus ha costretto parte della popolazione a confrontarsi con il pericolo della morte dopo anni in cui è stata propagandata un’esistenza dedita alla ricerca di un eterno presente. La speranza è che possa sedimentarsi una nuova consapevolezza capace di mettere finalmente in dubbio determinati schemi mentali che ormai una determinata categoria di esseri umani dà per scontati. Uno di questi è l’associazione tra lavoro ed efficienza.

Questo postulato – oggi pressoché incontestabile – è stato presentato alla popolazione verso la fine degli anni ’70 e ha rappresentato una delle molle decisive della stagione del riflusso. In Italia si può dire che è stato il risultato più riuscito da un punto di vista culturale della marcia dei 40.000 colletti bianchi del 1980 che spense e disintegrò gli scioperi operai. Quella marcia rappresentò il chiavistello per separare il mondo del lavoro tra il settore istruito o semi istruito e i ceti popolari che vivevano ancora della loro fatica fisica nelle attività materiali.

Ma un altro stimolo significativo per iniziare a concepire il lavoro non più come un diritto costituzionalmente garantito che componeva la dignità sociale dell’individuo ma come una elargizione da meritare furono i film di Fantozzi.

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contropiano2

Troppa vita, poco valore, sterminio assicurato

di Leo Essen

Ogni mattina, si svegliano, cacano e fanno colazione 8 milioni e 612 mila maiali, distribuiti perlopiù in Lombardia (4 milioni e 300 mila), Piemonte (1milione e 250 mila) ed Emilia Romagna (1 milione e 100 mila).

Il lockdown non ha interessato gli animali, i quali sono già da sempre bloccati e confinati in cellette e spazi limitati, e già da tempo sperimentano le psicosi che toccano adesso anche a noi. Alle galline (500 milioni in Italia), per evitare battibecchi e turpiloqui, il becco, di solito, glielo amputano.

Il confinamento degli umani non è certo una conseguenza diretta del confinamento e del trattamento industriale e dello sfruttamento subito dagli animali, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

Il fatto è che i maiali, e questa paura davvero avvicina tutti gli esseri viventi, porcelli o meno, per effetto del lockdown, rischiano di essere abbattuti, e non per diventare prosciutti e mortadelle al pistacchio, ma perché, anche per loro, come per i lavoratori, l’offerta comincia a superare la domanda – e non c’è legge di Say che tenga!

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archeologiafil

In morte della Repubblica italiana

di Bianca Bonavita

Riceviamo questo articolo che pubblichiamo come contributo alla discussione sul coronavirus

Forse la Repubblica nata dalla Resistenza non è mai nata, è soltanto una bella storia che ci siamo, che ci hanno, raccontato. Una lunga serie di speranze infrante e di promesse tradite. La continuità, sotto nuove forme, più democratiche, del regime fascista era già chiara ad alcuni dalla caduta del governo Parri, dalla mattanza di Portella della Ginestra e dalla fine della coalizione antifascista con i soldi del Piano Marshall consegnati nelle mani di De Gasperi.

Le aspirazioni di giustizia e di libertà di chi aveva combattuto da ribelle, in molti casi perdendo la vita, nei venti mesi della Resistenza, si infransero miseramente contro il muro del nuovo ordine costituito o vennero assorbite dalle sirene del boom economico e del rinnovato fascismo capitalista.

Pier Paolo Pasolini non si stancò di denunciare le continuità del fascismo da un lato e il falso progresso capitalista dall’altro, come i due lati della stessa medaglia, fino al giorno in cui fu fatto uccidere sulla spiaggia di Ostia.

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comidad

Perchè l'Italia sta facendo da stampella al mito traballante della potenza tedesca?

di comidad

Le provocazioni del governo olandese nei confronti dell’Italia, presentata come Paese di allegri spendaccioni, hanno suscitato l’ovvia reazione di ricordarsi del bue che dice cornuto all’asino. Le dimensioni abissali del debito privato olandese avevano già determinato all’epoca di Draghi un carteggio/contenzioso tra il governo olandese e la Banca Centrale Europea.

All’immagine dell’Olanda come Paese stra-indebitato possono aggiungersi altri corollari poco edificanti, come l’Olanda paradiso fiscale o come l’Olanda narco-Stato, dato che questo Paese è il primo esportatore di droghe sintetiche, secondo la denuncia di un sindacato di polizia olandese.

Ma forse questo tipo di contestazioni, pur legittime, non coglie il nocciolo del problema. Lo scorso anno il “Corriere della Sera” dedicò ampio spazio ad un’intervista al ministro dell’Economia olandese. La tesi del ministro olandese consisteva in un raffronto tra l’indebitamento pubblico dell’Italia e la sua ricchezza privata, soprattutto immobiliare. Il ceto medio italiano è infatti il più benestante del mondo ed anche il meno indebitato. Il ministro concludeva che una tassa patrimoniale potrebbe portare in Italia un riequilibrio tra debito pubblico e ricchezza privata.

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osservatorioglobalizzazione

L’emergenza Covid-19 e la questione delle fake news

di Salvatore Santoru

L’attuale emergenza legata al Covid-19 sta avendo, tra le altre, delle notevoli ripercussioni anche nell’ambito dell’informazione e della controinformazione.

Difatti, da diversi giorni e settimane vi è l’appello ad una corretta informazione sul Coronavirus e sulle sue effettive conseguenze. Oltre a ciò, da alcuni giorni è diventato un tema centrale anche la questione della lotta alle ‘notizie false’ e tale delicata questione merita degli opportuni chiarimenti.

Comunque sia, ciò che per ora risulta chiaro è che l’emergenza Coronavirus potrebbe stimolare un cambiamento del ruolo dell’informazione, sia di quella ‘tradizionale’ e sia di quella che fa riferimento ai ‘new media’.

 

La lotta alle fake news, tra opportunità e criticità

Recentemente il governo italiano ha autorizzato una task force dedita alla lotta contro le fake news e tale notizia è stata annunciata da Andrea Martella, l’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri(1).

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vocidallestero

Italia e Spagna piegate: passa il Recovery Fund tedesco

di Wolfgang Munchau

Wolfgang Munchau, direttore di Eurointelligence ed editor del Financial Times, commenta il “recovery fund” su cui il Consiglio Europeo giovedì ha trovato un accordo di massima, sebbene solo nelle intenzioni. Italia e Spagna ne escono sconfitte e passa il piano presentato dai tedeschi, con un fondo assolutamente insufficiente in termini di ampiezza, tardivo nell’applicazione, e da implementare in modalità tale da non farne assolutamente uno strumento di stimolo fiscale, di cui invece ci sarebbe bisogno. Munchau sottolinea il fallimento di Conte nelle trattative, dovuto all’incapacità di fare squadra con altri paesi, ma anche all’inadeguata conoscenza dei meccanismi di funzionamento della UE

Nella nostra valutazione dell’impatto economico delle misure finora concordate, sappiamo già gran parte di quanto è necessario conoscere. Il Consiglio Europeo ha trovato un accordo sulla versione di Angela Merkel, e non sui Coronabond né sulla proposta spagnola. Come riportato da FAZ stamattina, il piano prevede che la UE aumenti il suo bilancio dall’attuale 1,2% al 2% per un periodo di due o tre anni. Questo aumento non avverrà sotto forma di contributi diretti da parte dei paesi membri, ma sotto forma di garanzie. L’articolo stima il volume annuale a una somma di 100 miliardi di euro, ovvero, secondo i nostri calcoli, lo 0,6% del PIL dell’Unione Europea (EU-27). Il totale dei prestiti che potrebbero essere fatti sarebbe nell’ordine di 250-300 miliardi di euro nell’arco di due o tre anni.

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antiper

Due frame in tempo di pandemia

di Antiper

Da settimane, a livello internazionale, esiste un solo topic comunicativo le cui parole chiave sono: virus, epidemia, pandemia, Corona virus, morti, positivi…

Questo topic viene interpretato attraverso due frame comunicativi principali che possiamo riassumere in questo modo:

– Frame terroristico: “è tornata la peste”, “basta uscire sul balcone per beccarsi il contagio”, “il virus si trasmette anche attraverso Whatsapp”…, il cui corollario è “stiamo chiusi in casa se non vogliamo morire e portare la morte”;

– Frame riduzionistico: “è una normale influenza”, “ogni anno, nel mondo, le “normali” influenze causano fino a 600.000 morti”, “muoiono solo vecchi e malati”… il cui corollario è “vi tiene in casa il Grande Fratello biopolitico (o lo Stato comunista o lo Stato Imperialista, a seconda delle varianti di destra o di sinistra) per togliervi la libertà”.

Come tutte le dicotomie rigide che non sanno cogliere la dialettica tra gli opposti anche quella tra lettura apocalittica e lettura niente di che” ci aiutano solo ad allontanarci dalla comprensione delle cose.

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tlaxcala

Che cosa sapeva l’intelligence USA del virus ‘cinese’?

di Pepe Escobar

La Guerra Ibrida 2.0 contro la Cina, un’operazione bipartisan statunitense, è arrivata al parossismo. Le forze armate mediatiche, al lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7, incolpano la Cina per tutto ciò che riguarda il coronavirus, riducendo al ruolo di tattica diversiva qualsiasi critica reale alla penosa impreparazione americana

Come previsto, regna l’isteria. E questo è solo l’inizio.

E’ in arrivo un vero e proprio diluvio di procedimenti legali, come quello, nel Distretto Meridionale della Florida, intentato dal Berman Law Group (legato ai Democratici) e da Lucas-Compton (legato ai Repubblicani). In poche parole, la Cina dovrebbe sborsare quintalate di soldi. Per un importo di almeno 1,2 trilioni di dollari (che sembra essere, con surreale ironia, l’esatto importo dei buoni del tesoro statunitensi detenuti da Pechino), ma che potrebbe arrivare anche ai 20 trilioni di dollari rivendicati da una causa in Texas.

Il capo d’accusa, come ci ha ricordato Scott Ritter, arriva direttamente dai Monty Python. Ed è proprio così:

“Se pesa come un’anatra …
… è fatta di legno! “
“E quindi…”
“Una strega!!!!!”

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soldiepotere

Il Mes è ancora un pericolo

di Carlo Clericetti

Il Consiglio dei capi di Stato e di governo del 23 aprile ha approvato l’accordo raggiunto dal precedente Eurogruppo, quindi anche l’utilizzo contro la crisi del Mes, il cosiddetto Fondo salva Stati, con “condizionalità leggere”, che consisterebbero solo nel limitare l’uso dei prestiti richiesti ai costi “diretti e indiretti” dell’emergenza sanitaria. Tutto sistemato, allora? Possiamo stare tranquilli? Niente affatto.

E che non possiamo stare tranquilli ce lo dicono due persone il cui spirito europeista – e tendenzialmente favorevole all’utilizzo di quello strumento – non può essere messo in dubbio, e cioè l’economista Carlo Cottarelli ed Enzo Moavero Milanesi, giurista ed ex ministro per gli Affari europei nei governi Monti e Letta. I due, in un articolo su Repubblica del 28 aprile, ricapitolano i punti critici che restano ancora da chiarire. Non ne concludono che è meglio starne alla larga, ma Cottarelli, intervistato lo stesso giorno da Piazza Affari, la trasmissione economica di Rai 3, a una domanda diretta ha risposto: “Vediamo il regolamento del prestito e poi decideremo”. Neanche lui, dunque, ritiene che ci siano ancora le condizioni per decidere di aderire.

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manifesto

Giulietto Chiesa, l’ultima testimonianza

di Manlio Dinucci

L'arte della guerra. Le ultime parole di Giulietto Chiesa in un video che, dopo lo streaming, è stato oscurato perché «il suo contenuto è stato identificato dalla Comunità YouTube inappropriato o offensivo per alcuni tipi di pubblico

Giulietto Chiesa è morto poche ore dopo aver concluso, nel 75° Anniversario della Liberazione e della fine della Seconda guerra mondiale, il Convegno internazionale del 25 Aprile «Liberiamoci dal virus della guerra».

Un convegno in diretta streaming, organizzato dal Comitato No Guerra No Nato, di cui era uno dei fondatori, e da Global Research (Canada), il Centro di ricerca sulla globalizzazione diretto dal professor Michel Chossudovsky.

Diversi relatori – dall’Italia ad altri paesi europei, dagli Stati uniti alla Russia, dal Canada all’Australia – hanno esaminato le ragioni di fondo per cui dal 1945 ad oggi la guerra non è mai terminata: al Secondo conflitto mondiale ha fatto seguito la Guerra fredda, quindi una serie ininterrotta di guerre e il ritorno a una situazione analoga a quella della Guerra fredda che accresce nel mondo il rischio di un conflitto nucleare.

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marxismoggi

“La comune umanità”. Una ricostruzione del pensiero di Domenico Losurdo

di Marco Paciotti

Le opere di Domenico Losurdo hanno conosciuto una notevole diffusione lungo i quattro angoli del globo, essendo state tradotte in inglese, tedesco, cinese e portoghese. Eppure, proprio nella patria d’origine, in Italia, il suo pensiero non solo è andato incontro a una certa ostracizzazione da parte della cultura dominante, ma è stato talvolta mal interpretato, anche all’interno di gruppi politici o intellettuali – che pure si presumevano simpatetici con il suo punto di vista – i quali hanno isolato e forzato alcuni aspetti della sua originale rilettura della filosofia della storia hegelo-marxista finendo per eludere il punto di vista della totalità.

La comune umanità, pubblicato da Stefano G. Azzarà (con sostanziose integrazioni ad opera di Emiliano Alessandroni) per la casa editrice La scuola di Pitagora, ripercorre con estrema chiarezza e notevole capacità di sintesi l’opera di Losurdo, proponendone una lettura che pone l’analisi interpretativa del suo pensiero sui binari realmente percorsi da quest’ultimo nel corso della sua instancabile ricerca teorico-filosofico-politica.

Il libro si struttura in tre parti. La prima mette a fuoco la “resa dei conti” di Losurdo con il pensiero liberale.

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voxpopuli

De libertate decernitur. Si decide per la libertà

di Elia Pupil

Il tono è perentorio, tipico di chi non ammette replica alcuna: in questo momento non ci importa chi lo ha detto, a noi importa il momento in cui lo si deve dire. Lo si deve affermare quando l’uomo si riappropria del sacrosanto diritto di parlare in merito la sua libertà concreta, oltre gli artifizi retorici passati e presenti che vorrebbero far di tale momento mera e vacua astrazione. Lo stesso momento che oltre settant’anni fa si presentò insistente a coloro che, uomini di scienza e coscienza, scelsero di essere antieroi, in una società dove l’eroe era il figliol prodigo degli odi di partito. Questo momento, penetrante come un tarlo, viene a definirsi come tedio della coscienza: è qualcosa che scatta nell’anima di chi, non più scoglio inerme oggetto ai corsi e ricorsi della marea, si stanca di quell’indifferente attendismo, malato di morte, rappresentato dal suo motto che tanto consola quanto ottunde: «il tempo è galantuomo».

Oggi, formalmente, si celebra la conseguenza che portò al compiersi simbolico del fine preposto da coloro che decisero per la libertà: come ben si sa, il 25 aprile è una data, purché simbolica, ma proprio la sua natura di data, può facilmente essere dimenticata: l’uomo che dimentica, a tal proposito, confonde spesso la celebrazione col celebrato credendo che la pura funzione possa esentarlo dal capire il suo significato profondo e riverberarlo nell’intera propria esistenza.

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sollevazione2

Ci aspettavamo il "cigno nero", è arrivato uno squalo

di Manolo Monereo

Un articolo dell’amico e compagno Manolo Monereo sulla situazione politica in Spagna ai tempi della pandemia, la debolezza del governo di sinistra, l’avanzata delle destre e i piani dei poteri forti

Si dice che la storia non si ripete, subito dopo però vengono proposti nuovi patti della Moncloa. C’è qualcosa di più che un’incoerenza: una cattiva analisi di cosa sia stata la Transizione, cosa abbiano veramente significato i Patti della Moncloa e le loro conseguenze per la democrazia spagnola. Xavi Domènech lo ha detto molto bene e mi riferisco a lui. Qui e ora, i patti programmatici con le destre economiche e politiche saranno pura propaganda o qualcosa di peggio, preparando il Paese, le classi lavoratrici, a nuovi piani di aggiustamento, tagli ai salari e alla manodopera e, peggio ancora, a neutralizzare il conflitto. sociale.

Ci sono quattro piani che si mescolano e che si deve cercare di riordinare.

Il primo è la gestione del governo [di socialisti e Podemos, NdR]. Oltre ai fallimenti del coordinamento, alle continue improvvisazioni e alle varie carenze (come quasi tutti i governi), c’è un fatto essenziale che è stato dimenticato: il programma, le basi politiche che hanno dato vita a questo governo sono state fatte saltare in aria.

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militant

Le città e il lavoro nella “fase due”

di Militant

Il “mondo di ieri” non ci manca, ma quello di domani potrebbe essere peggio. Questa crisi – come di consueto – accelera processi produttivi già in essere ma “finalmente” socializzati. L’economia delle piattaforme, d’altronde già modello capitalistico di sussunzione e valorizzazione avanzata, troverà in questa crisi quei caratteri tali da innervare ogni relazione sociale, fagocitando anche quel mondo produttivo che fino ad oggi sembrava sottrarsi ad essa. Seguiamo le tracce di questa possibile evoluzione allora.

È un dato di fatto che le piattaforme di e-commerce – Amazon su tutte – sono state investite da un clamoroso aumento della domanda, da parte di milioni di consumatori costretti al “distanziamento sociale”, fenomeno che ha favorito la sostituzione delle relazioni materiali con le relazioni telematiche, fisicamente asettiche ma commercialmente profittevoli. La moltiplicazione geometrica dei servizi online, siano essi di chat e videochiamata, di socializzazione virtuale, di acquisto e consegna a domicilio, sta comportando non solo un ulteriore accrescimento del ruolo monopolistico di Amazon, ma anche un rafforzamento generale delle reti della logistica e delle società di intermediazione commerciale just in time (consegna di prodotti a domicilio, dai pasti ai libri). Quelle che già esistono si rafforzano, altre nasceranno per colmare un eccesso improvviso di domanda.

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codicerosso

L’uscita economica dal Covid sarà traumatica, lo dice ufficialmente il governo

di Redazione

In queste settimane è forte l’impressione che una parte del paese non abbia realizzato bene quello che sta accadendo. Anche chi è rimasto economicamente schiacciato dal lockdown ha un‘idea della “ripresa” come qualcosa di abbastanza simile al periodo immediatamente precedente all’epidemia. Se andiamo a vedere le previsioni ufficiali del governo, contenute nel DEF, le cose stanno invece in maniera differente.

Bisogna anche ricordare cosa è il DEF: il documento di previsione economica-finanziaria che accompagna governo e parlamento verso la legge di stabilità cioè la legge finanziaria di fine anno, il più importante provvedimento che regola il bilancio dello stato.

Certo, l’esecutivo prova a dare una lettura soft del contesto economico italiano precedente alla crisi, usando una espressione popolare nei blog finanziari, il cigno nero, per definire uno scenario di inizio 2020 di una economia sostanzialmente sana colpita da un disastro esterno. Nel DEF infatti troviamo: ”

se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica l’economia italiana avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell’anno in corso”.

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soldiepotere

Consiglio Ue, se potessi mangiare un'idea

di Carlo Clericetti

I risultati del Consiglio europeo, massimo organo decisionale dell’Unione, fanno venire in mente la strofa di una nota canzone di Giorgio Gaber:

Un’idea, un concetto, un’idea
finché resta un’idea è soltanto un’astrazione
Se potessi mangiare un’idea
avrei fatto la mia rivoluzione”

Già, perché quella che è stata presentata come la decisione più rivoluzionaria, ossia il varo del Recovery fund, al momento è solo un’idea – per giunta controversa perché su aspetti fondamentali non c’è accordo – e lo rimarrà per chissà quanto tempo, sempre che venga realizzata. Perché per farlo bisognerà prima approvare il bilancio pluriennale europeo, quello su cui si è litigato fino a febbraio senza trovare un accordo per un suo aumento dello 0,2% del Pil, aumentandolo invece dello 0,8% circa. Per due o tre anni, si è detto, non per sempre, tanto per precisare che è solo per l’emergenza e non per avviarsi sulla strada di costituire un bilancio federale, con buona pace dei fautori del “più Europa”.

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lordinenuovo

Fase 2, nessuna luce in fondo al tunnel

di Redazione

Inizia il 4 maggio, la fase 2 della gestione dell’emergenza, ovvero la parziale riapertura, che comprenderà non solo un generale allentarsi delle norme di distanza sociale ed assembramento, dell’autocertificazione e dei controlli delle forze dell’ordine, ma anche i settori dell’economia rimasti fermi. Tra le attività coinvolte, vi saranno i cantieri edili, ma anche le imprese metallurgiche, del tessile, dell’auto e i mobilifici[1]. E se Vittorio Colao, leader della “Task Force” del governo Conte destinata alla gestione della fase 2, esclude la riapertura dei negozi, il premier annuncia il ripristino delle “attività commerciali più funzionali alle filiere che vanno a ripartire”, lasciando aperti ampi spazi di ambiguità al riguardo.

Nonostante tutti i giornali annuncino l’evento con trombe e tromboni, la situazione attuale è ben lontana dalla famosa luce in fondo al tunnel.

Attualmente si prevede un crollo del pil dell’8%[2] nel 2020, 9,1% per il Fondo Monetario Internazionale[3]. Per fare un paragone, la crisi del 2008 portò a una diminuzione di “solo” il 3,1%. Ben dieci milioni di persone sono a rischio povertà assoluta, con in media meno di 900 euro in banca.

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piazzadelpop

Il Reich millenario dei dementi. Appunti sull'orlo dell'abisso

di piazzadelpopolo

Riprendo a scrivere su questo blog, che ho colpevolmente abbandonato per oltre un anno, ma c’erano motivi validi per farlo, come l’avvio di un’associazione politico-culturale di nome AlterLab  e altri motivi parimenti validi, come la pubblicazione di un album. Riprendo a scrivere in questo mio spazio nel momento più nero da diversi decenni a questa parte: la crisi politica, economica e sanitaria dovuta al virus Sars-CoV2, volgarmente noto come coronavirus. Non ha senso da parte mia dilungarmi nella descrizione di questa faccenda, vista l’abbondante documentazione che si trova online e la massiccia campagna mediatica (ai limiti del terrorismo psicologico) che ci accompagna da mesi. Mi interessano altri temi, legati al periodo bizzarro e inquietante che stiamo vivendo. Innanzitutto, mi piacerebbe che da questa vicenda uscisse una consapevolezza. Siamo costretti a stare a casa, e stiamo capendo più del solito il valore delle libertà personali, quelle che spesso, per rabbia o per paura, saremmo provocatoriamente pronti a buttare nel cestino per un’illusione di sicurezza: dai clandestini, dai delinquenti, dai virus letali… Ma nulla vale più della libertà personale.

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noirestiamo

Da crisi sanitaria a crisi finanziaria: la fine di un mondo

di Noi Restiamo

Da una crisi sanitaria di questa portata non ci si poteva che aspettare una crisi economica della stessa misura. Una percezione che veniva confermata anche da diversi studi recenti, ultimi su tutti quello della Bundesbank, in cui l’istituto parla di recessione profonda per l’economia tedesca. A seguire la Banca centrale di Madrid, che ha previsto un crollo del Pil spagnolo fino ad un massimo del -13,6% nel 2020. Anche per l’Ufficio Parlamentare del Bilancio italiano si prefigura un calo dell’attività economica di intensità eccezionale con una perdita di 15 punti di PIL nel primo semestre, un calo mai registrato nella storia della Repubblica.

In che modo e quando sarebbe partita la crisi, invece, rimaneva un dibattito aperto. Lunedì 20 aprile alle 20:30 (ora italiana) la spia si è accesa e si è registrato il primo chiaro episodio di recessione che segna di fatto l’inizio dello spostamento dalla crisi sanitaria alla crisi economica, attraverso una crisi finanziaria. L’evento in parte non ci deve sorprendere, ma assume un valore simbolico e storico epocale.

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lantidiplomatico

Il Recovery Fund si finanzia con nuove tasse... o tagliando le spese

di Guido Salerno Aletta - teleborsa

La crisi in corso, determinata dall'epidemia di coronavirus e le cui drammatiche conseguenze sul piano sociale, economico e finanziario si intravvedono a mala pena, rappresenta il detonatore di un profondo rivolgimento in corso da anni.

Non sono venute meno, infatti, nel decennio 2008-2019 le cause che determinarono la crisi americana del 2008 e quella europea del 2010, radicate nella insostenibilità dello squilibrio crescente tra le aree di accumulazione di risparmio e quelle di accumulazione del debito.

Gli Stati Uniti sono diventati il principale debitore del mondo, con una posizione finanziaria netta passiva per oltre 11 trilioni di dollari: il modello di globalizzazione che ha perseguito, privandosi del comparto industriale manifatturiero, l'unico che ha rendimenti crescenti ed organizzazioni di massa che occupano lavoratori di istruzione tecnica medio alta, l'ha portata a dipendere dalla esportazione di prodotti agricoli e dell'allevamento, competendo con i Paesi più poveri del globo.

Ma non è svalutando il dollaro che gli Usa possono riacquistare la competitività globale: ne sarebbe definitivamente minata la funzione determinante di centro finanziario del mondo. Il parallelo con la storia della sterlina, fondata sull'impero britannico e sulla capacità di esportazione dell'India, è fin troppo evidente.

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labottegadelbarbieri

Chi ci odia e ci uccide ogni giorno. Se noi...

… non organizziamo il contrattacco SUBITO siamo perduti (e con noi il pianeta)

db fa alcune considerazioni forse controcorrente

 

Odio fra le classi

Leggo nell’articolo 415 del Codice penale: «Chiunque pubblicamente istiga alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico, ovvero all’odio fra le classi sociali, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni».

Se davvero questo articolo si applicasse a chi comanda (e non a chi sta sotto) il 90 per cento – forse più – delle leggi, dell’informazione e della pubblicità dovrebbe essere sotto processo perchè istiga a disprezzare e odiare chi è povero.

 

Menzogne e virus

La prima vecchia-nuova bugia ai tempi del virus è che «siamo tutti nella stessa barca»; e a sinistra c’è chi («il manifesto» in prima pagina) si è così rincoglionito da trovare coraggioso il papa che lo dice.

La seconda grande menzogna è «nulla sarà più come prima». Basta scrutare le decisioni dei potenti – e purtroppo anche di certi sudditi – per capire che tutto resterà identico. Un solo esempio: mentre i governanti italiani cercano disperatamente soldi (spiccioli per la salute, tutto il resto per l’economia cioè l’econo-loro) hanno comunque trovato il modo di finanziare nuove spese militari.

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economiaepolitica

Lentezza europea, velocità della crisi e rischio default

di Riccardo Realfonzo

Il Consiglio Europeo esclude la monetizzazione dei deficit e dice “no” alla proposta italiana sugli eurobond. Resta il recovery fund, di cui però non si sa nulla sul “come”, sul “quanto” e sul “quando”. Intanto l’Italia va verso un debito al 160% del pil, avvicinandosi pericolosamente all’area default

Con il Consiglio Europeo del 23 aprile il quadro prospettico dell’economia italiana si complica, se possibile, ancora di più. Nella discussione sugli strumenti per sostenere le politiche anti-crisi, il Consiglio, infatti, ha ignorato ogni idea di monetizzazione dei deficit (non se n’è nemmeno discusso) e ha respinto la proposta di eurobond avanzata dall’Italia (la Merkel ha sottolineato che è uno strumento contrario ai trattati) per orientarsi a favore del Recovery Fund. Sulla natura di questo fondo non vi è nulla di certo: non si sa il “come”, cioè in che modo saranno raccolti i fondi, con che tipologia di titoli di debito, se solo con il ricorso al mercato o anche con l’intervento della BCE e, soprattutto, in che modo verranno erogati gli importi, se con una modalità che inciderà o meno sul debito pubblico dei singoli Paesi (loans o grants).

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kelebek3

“#iostoconverdelli e #antifascistisempre”

di Miguel Martinez

Il mistero del momento!

Se ho capito bene, al di là di una nuvola di retorica:

1) qualche giorno fa qualcuno, ha scritto su Twitter che Carlo Verdelli, direttore di Repubblica, lo avrebbero fatto fuori oggi.

2) Siccome non c’è nulla di più temibile di un anonimo troll che fa lo scemo su Twitter, Articolo 21, la Federazione Nazionale della Stampa e la stessa redazione di Repubblica hanno deciso di ricorrere all’arma finale e imbattibile: il tweet storm.

Circa tre ore fa, Articolo 21 ha annunciato la vittoria dei tuittobombardieri sul nemico:

“Il “tweet storm” con gli hastag #iostoconverdelli e #antifascistisempre, entrati nella classifica dei trending topic con migliaia di tweet, è stato lanciato questa mattina a partire dalle 10 da Articolo 21 e dalla Federazione nazionale della stampa italiana.

La data del 23 aprile non è casuale poiché proprio questa era stata indicata in una delle minacce via social come quella della “morte” del direttore di Repubblica. A dare il via al tweet storm è stato proprio Nico Piro con il tweet: “Datemi una mano a far sentire forte l’indignazione di chi non vuole vivere in un Paese dove vengono minacciati giornalisti e si mina la libertà di stampa. Fate un tweet con #iostoconverdelli e/o retwittate questo. Le minacce a @CarloVerdelli di @repubblica riguardano tutti noi”.

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manifesto

Distanziamento sociale dalla democrazia

di Manlio Dinucci

«Il distanziamento sociale è qui per rimanere molto più di qualche settimana. Stravolgerà il nostro modo di vivere, in un certo senso per sempre»: lo hanno annunciato i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, una delle più prestigiose università statunitensi (MIT Technology Review, We’re not going back to normal, 17 marzo 2020).

Essi citano il rapporto presentato dai ricercatori dell’Imperial College London, secondo cui il distanziamento sociale dovrebbe divenire una norma costante ed essere allentato o intensificato a seconda del numero di ricoverati per il virus nei reparti di terapia intensiva.

Come bene hanno spiegato i due speciali de il manifesto («Data Virus» e «Post Virus»), il modello elaborato da questi e altri ricercatori non riguarda solo le misure da prendere contro il coronavirus.

Esso diviene un vero e proprio modello sociale, di cui già si preparano le procedure e gli strumenti che i governi dovrebbero imporre per legge. I due giganti statunitensi dell’informatica Apple e Google, finora rivali, si sono associati per inserire nei sistemi operativi di miliardi di cellulari iPhone e Android, in tutto il mondo, un programma di «tracciamento dei contatti» che avverte gli utenti se qualche infettato dal virus si sta avvicinando a loro.

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comidad

Una vittima certa del covid: il petrolio di scisto

di comidad

Grazie al Covid il governo cinese ha sedato la pericolosa rivolta di Hong Kong costringendo i suoi abitanti a rimanere chiusi in casa; ma, con lo stesso Covid, la Cina ha trovato anche un’efficace arma di ritorsione nella guerra economica intentatagli dagli USA. Certo, le cose sono andate poi ben oltre le probabili intenzioni del governo cinese. Pechino non poteva immaginare che il separatismo lombardo avrebbe cavalcato il Covid per farne uno strumento di secessione, offrendo così all’organizzazione Mondiale della Sanità la sponda e l’avallo per proclamare la pandemia.

Raffreddando la propria economia, la Cina intendeva colpire gli USA nel loro nervo più scoperto, il petrolio di scisto. Il petrolio che gli USA ricavano dalle rocce di scisto è costosissimo e necessita di un prezzo del petrolio piuttosto elevato, dai settanta dollari in su. A causa dell’ulteriore recessione mondiale innescata dal Covid, il prezzo del petrolio è crollato dai circa sessanta dollari del gennaio scorso a meno di un terzo di quella cifra. Con l’assassinio del generale iraniano Soleimani, gli USA erano riusciti ad inasprire la tensione in Medio Oriente e quindi, se non a far risalire il prezzo del petrolio oltre i sessanta dollari, almeno a far lievitare i costi assicurativi del trasporto di greggio nel Golfo Persico, a scapito dei loro concorrenti sauditi e iraniani.

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lantidiplomatico

"Un Piano B prima che la finanza predatoria colpisca l'Italia"

L'Antidiplomatico intervista Pino Arlacchi

"Conte e gli altri dovrebbero gettare sul piatto il carico da 90: l’ uscita dall’ Eurozona."

Professore, come commenta l’ accordo del Consiglio Europeo dell’ altro ieri che ratifica le conclusioni dell’ Eurogruppo del 9 Aprile ed apre, secondo giornali e Governo italiano, al cosiddetto Recovery Fund?

Mi sembra difficile definirlo un successo. Conte ha ragione quando dice che il fatto stesso di mettere in agenda un possibile impegno dell’UE a finanziare uno sforzo comune è un passo avanti impensabile rispetto ai tempi dell’ austerità. Ma il parametro giusto, la domanda giusta da porsi, è se si tratta di uno strumento adeguato ad affrontare una crisi di questa portata. E tutto quello che ci ritroviamo è una serie di impegni nel campo del virtuale: un aumento del budget dell’ Unione dall’ 1,2 al 2% del PIL di ciascun Stato membro per 2 o 3 anni, ottenuto non con soldi reali ma sotto forma di garanzie.

Sul tavolo ci sono in tutto 250-300 miliardi di euro, pari all’ 0,6% del PIL dei 27 Stati. Una cifra pressochè ridicola. Parte di questa somma dovrebbe riaffluire ai singoli membri sotto forma di grant (fondo perduto) o di prestiti.

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coniarerivolta

Senza programmazione, #andràtuttoaiprofitti

di coniarerivolta

La crisi economica e sanitaria legata alla pandemia Covid-19 pone l’Italia di fronte alla più grave perdita di prodotto e occupazione che si sia mai registrata negli ultimi decenni, sommandosi agli effetti già disastrosi della doppia caduta del 2008-2009 e del 2011-2012. Le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale prevedono una perdita in termini di PIL di 9,1 punti percentuali su base annua, mentre altre superano la doppia cifra, come nel caso di Goldman Sachs (-12%) e di Unicredit (-15%).

La gestione di questa crisi dipenderà molto dalla reazione che sarà messa in campo dal governo italiano all’interno del quantomai problematico contesto europeo. L’andamento del PIL è infatti fortemente dipendente dalla politica di bilancio: una maggiore spesa pubblica in deficit implica direttamente un aumento del reddito, a cui si somma il reddito generato dalle ulteriori spese permesse dall’iniezione iniziale di potere d’acquisto. E’ il principio del moltiplicatore fiscale: per ogni euro di spesa pubblica, nell’economia si crea più di un euro di reddito complessivo. Questi effetti benefici sull’attività economica sono particolarmente intensi nelle fasi recessive, caratterizzate da moltiplicatori fiscali più elevati. Serve, in poche parole, uno shock fiscale di dimensione adeguata nel più rapido tempo possibile.

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manifesto

Il prezzo del petrolio va sotto zero, anomalia sovversiva

di Alberto Negri

Virus e crisi. Negli Usa conviene non estrarlo, in Arabia saudita si teme la perdita di attrattiva. Mosca si prepara a bruciare le riserve del fondo sovrano russo. Ma gli effetti più devastanti sono per i Paesi che vivono di petrolio: Algeria, Iraq, Libia, Venezuela, Iran

Con il crollo dei consumi mondiali dovuto alla pandemia, per la prima volta nella storia lunedì il prezzo del petrolio è precipitato negli Usa sotto zero.

Un’anomalia selvaggia e sovversiva dovuta all’incrocio tra gli effetti economici globali del virus, le distorsioni del capitalismo finanziario e la politica di potenza.

Il crollo delle quotazioni nell’immediato è stato provocato dallo scontro tra i «barili di carta» – la speculazione finanziaria sull’oro nero – e quelli veri. I contratti future sul petrolio, i «barili di carta» che di solito vengono acquistati e rivenduti sui mercati finanziari, sono precipitati quando ci si è accorti che negli Usa non si sa più dove mettere, fisicamente, il petrolio vero.

Pur di disfarsene gli speculatori se ne sono liberati a qualunque prezzo, anche negativo.

C’è talmente tanto petrolio che Washington sta pensando di pagare i produttori perché smettano di trivellare: un sussidio alla «non produzione». Cose mai viste.