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Catalogna: nazionalista chi?

di Moreno Pasquinelli

Il referendum per l'indipendenza della Catalogna del prossimo 1 ottobre e lo strano caso dello strabismo di Eurostop

Con l'assemblea costituente svoltasi a Roma il 1 luglio EUROSTOP da coordinamento si è trasformato in soggetto politico unificato.

Il 21 giugno scorso Programma 101 spiegava le ragioni che impedivano l'adesione al nuovo soggetto politico —Perché i nostri compagni non confluiranno in Eurostop.

Una delle ragioni fondamentali con cui Programma 101 declinava l'invito a far parte del nuovo soggetto politico unificato era il netto rifiuto di EUROSTOP di rivendicare (e lottare per) la piena sovranità nazionale del nostro Paese. Un rifiuto giustificato in nome del principio supremo dell'internazionalismo proletario. A poco è valso segnalare che in assenza dell'aggettivo, ovvero del soggetto proletario come forza dirigente, il sostantivo diventa un dogma appeso al nulla, finisce anzi per giustificare come progressista l'unico internazionalismo realmente esistente, ovvero il mondialismo delle plutocrazie capitalistiche che in effetti stanno prendendo a picconate gli stati nazionali.

A poco è valso spiegare che sono proprio le frazioni dirigenti delle élite dominanti italiane, in nome del loro internazionalismo cosmopolitico, ad agire come longa manus dell'imperialismo tedesco che in nome di una più forte Unione europea soggioga gli altri stati come suoi protettorati.

A nulla è valso affermare che la lotta per la piena sovranità nazionale è nell'interesse della maggioranza del popolo e che questa lotta può essere portata avanti solo da un blocco sociale nazionale e popolare di cui il proletariato può e deve prendere la testa. Sordità totale, dunque, rispetto al nostro appello per il patriottismo, costituzionale e repubblicano, senza il quale ogni discorso di rottura della Ue e di uscita dall'euro, è privo di qualsiasi respiro strategico e di forza egemonica.

Per tutta risposta, come Programma 101, siamo stati tacciati di essere "nazionalisti".

Ma perché torniamo su questa vicenda?

Perché alcuni gruppi che fan parte di EUROSTOP, anzitutto la Rete dei Comunisti, hanno organizzato, proprio a fine giugno, un giro di incontri dal titolo “Catalunya Ara!” (Catalogna ora!) con alcuni esponenti indipendentisti catalani. Più precisamente di quella parte scellerata di estrema sinistra catalana —in particolare la CUP (Candidatura d’Unità Popolare)—che rivendica la secessione dalla Spagna.

Non solo, si badi, un giro di conferenze per capire quanto sta accadendo in Catalogna, no. Un giro di incontri per inneggiare alla secessione della Catalogna. Giro pubblicizzato in bella vista da Contropiano, sito della Rete dei Comunisti —vedi immagine sotto— che è il gruppo sicuramente più importante di EUROSTOP.

«Come sarebbe?, ci han chiesto dei simpatizzanti, "questi qui ci bollano come nazionalisti quando contro la gabbia dell'Unione europea rivendichiamo la sovranità nazionale italiana, anzi condannano il patriottismo come fosse nazionalismo fascista; e poi... sostengono a spada tratta il nazionalismo secessionista catalano»?

Ottima domanda, in effetti. Che andrebbe girata non solo ai compagni che hanno promosso l'inquietante giro di conferenze, ma a tutti gli attivisti di EUROSTOP.

Noi nel frattempo, per chi eventualmente fosse poco informato, vorremmo segnalare che il 1 ottobre si svolgerà in Catalogna il referendum per l'indipendenza, e che le sue conseguenze potrebbero essere devastanti. Non solo per la Spagna: a catena per diversi paesi europei, tra cui l'Italia.

Sempre per chi fosse poco informato sarà bene sapere che chi ha promosso questo referendum e preme per la secessione dalla Spagna, è la destra secessionista catalana da tempo al governo. Ovvero il partito (notoriamente liberiste ed eurista) di Convergenza e Unione (CiU - Convergència i Unió) ora Partito Democratico Europeo Catalano (PDeCAT; Partit Demòcrata Europeu Català). Un nome un programma, come vedremo. Leader storico l'esponente della grande borghesia catalana Artur Mas —che nel Parlamento spagnolo ha infatti votato sempre a favore di tutte le porcherie antipopolari e austeritarie di Rajoy.

Ci si chiederà: "ma voi non eravate a favore del principio dell'autodeterminazione dei popoli?".

Sì, certo che siamo per l'autodeterminazione, ove autodeterminazione significa che un dato popolo ha facoltà di stabilire in quale forma esercitare il proprio diritto alla sovranità. La secessione è solo una di queste forme. Un popolo, ad esempio, può infatti decidere autodeterminarsi federandosi con altri in un'unica entità multinazionale —caso classico e a noi vicino: la Svizzera. Oppure può decidere nel senso di una autonomia politica, del tipo di quella delle cinque regioni autonome italiane o, meglio ancora, dei Bund tedeschi.

Per dirla con l'analogia di Lenin: "Essere per il diritto al divorzio non significa obbligare le coppie a separarsi".

Fatta questa premessa e tornando alla Catalogna la domanda che dobbiamo farci è la seguente: la secessione dalla Spagna è nell'interesse di chi? La domanda può essere posta in quest'altro modo: come mai la grande borghesia catalana, via il partito liberista ed eurista PDeCAT spinge per la secessione?

Non sarà un caso se il PDeCAT, in nome e per conto della grande borghesia catalana, mentre respinge —con i più triti discorsi leghisti contro i "terroni fancazzisti" del mezzogiorno spagnolo— l'ipotesi di una Spagna come stato federale, inneggia letteralmente all'Unione europea e all'€uro-Germania. E' forse nell'interesse del popolo lavoratore catalano passare dalla padella alla brace? E' forse nell'interesse degli altri popoli di Spagna? Ed è forse funzionale, la secessione catalana, alla battaglia democratica contro l'Unione europea? La risposta è per noi evidente: assolutamente no.

La nostra idea (che è anche quella della sinistra catalana che non capitola al nazionalismo liberista, come anche quella di gran parte di Podemos e Izquierda Unida) è che occorre respingere la secessione della Catalogna, che la soluzione auspicabile è invece quella di battersi per trasformare la Spagna in uno Stato federale e democratico.

Quindi rigiriamo ai compagni di EUROSTOP un paio di domande:

COME MAI, SE SIETE CONTRO OGNI FORMA DI NAZIONALISMO, SOSTENETE PROPRIO QUELLO SECESSIONISTA, LIBERISTA ED EURISTA CATALANO?

NON È FORSE, LA VITTORIA DEL SÌ AL REFERENDUM DEL 1 OTTOBRE, UNA SCIAGURA CHE È NELL'INTERESSE DEL TURBO-CAPITALISMO GLOBALISTA?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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