Print Friendly, PDF & Email

sinistra 

Il comunismo come relazione sociale

Vivere senza leggi, senza Stato, quasi senza moneta, senza capitalismo e in società olistiche

di Antonio Savino

communiaSi può vivere in una società senza gerarchie, in libertà, senza burocrazia statale sopra di noi, senza divisioni del lavoro artificiali, senza deleghe in bianco, con giustizia e senza leggi, in un’economia del dono, senza la proprietà privata (escluso quelli personali e di usufrutto e con i beni in comune), senza religione, senza "katechon"1e sopratutto, senza ritornare al neolitico e l’anarchia con la legge del più forte?

Si può!

Dal passato un possibile futuro.

I principi cardine.

1. Il telos2delle comunità e delle persone sono le relazioni animate dall’armonia e dalla prosperità.

2. La normale divisione naturale del lavoro.

3. L’uomo non è un atomo economico/psicologico ma è una relazione (questo come presupposto antropologico) che vive in comunità di persone.

4. I sistemi di (non) proprietà e scambio sono fondati sui beni comuni e le regole del dono.

5. I posti di responsabilità sono a rotazione e vanno a chi coniuga buon senso e sapienza.

 

6. Il modo di produrre le cose, i sistemi di organizzazione sociale di produzione e infine i prodotti del lavoro (manufatti) devono esser circolari. Il ciclo dei prodotti viene dalla natura e deve ritornarci con la minima entropia. La divisione del lavoro artificiale deve prevedere la circolarità, niente ristagni di potere intellettuale o manuale che alla lunga si trasformano in dominio.

In altre parole, l’ipotesi è una società olistica strutturata come un insieme di comunità e di relazioni tra comunità, sia in senso orizzontale che verticale.

I singoli, e questo è importante, non sono considerati (illuministicamente o come soggetti del romanticismo) come monadi, atomi uguali, indifferenziati della società, uomini economici, persone metafore del denaro, o cittadini ‘uguali’ detentori di diritti e proprietà; ma come esseri soprattutto sociali, qualitativamente differenti, individui come relazione, come hub, centri di una rete complessa di rapporti qualitativi, più o meno denso3Le singole ‘persone-relazioni’ si identificano e si differenziano per lo spessore e qualità e numero delle relazioni che mettono in atto nella loro vita, e questo fa di ognuno una singolarità importante, ma non pre-potente. Le relazioni non sono solo finalizzate allo scambio economico di beni o servizi ma coinvolgono olisticamente ed eticamente tutto il sistema di relazione, culturale, affettivo, amicale, parentale, politico a livelli differenti ecc.

Sistemi di relazione communia

Quanto si descrive sotto vale sia per le persone (sociali) che per le comunità di persone. Sostanzialmente queste diverse densità e qualità di relazione che ognuno tiene possono essere di tre forme di massima, partendo dal centro, disposte in cerchi concentrici che sono anche cerchi di appartenenza, identificazione e condivisione intersociali.

Il patrimonio di relazioni, i cerchi di relazione di ciascuno possono essere condivisi con altri, ogni scambio prende forma in uno di questi insiemi.

Tre cerchi concentrici immaginari che sintetizzano le forme di scambio tra persone e comunità non sono scolpiti nella pietra ma dinamici che si possono estendere o contrarre lungo l’arco della loro esistenza.

In sintesi abbiamo forme di scambio: a) secondo la necessità e i bisogni, b) per uguaglianza, c) secondo il contributo dato, d) per i conservatori.

a) Qui risiedono i sistemi parentali prossimi (che comprendono anche gli acquisiti o ereditati), dove si scambiano i beni in base alla necessita di ciascuno (es. in una famiglia con i figli, gli anziani, e più in generale con i malati o inabili). I confini sono autodeterminati.

b) In una forma ‘familiare’ più allargata dove i frutti del lavoro sono ripartiti in parti uguali tra i propri membri.

c) Nel cerchio più esterno abbiamo gli scambi più remoti e più casuali dove ci si scambia in base alla qualità e quantità del lavoro svolto, ossia del contributo materiale o intellettuale necessario alla produzione. Equità riconosciuto da entrambe le parti.

d) Si lascia aperta un’ennesima opzione: forse bisogna aggiungerne questa quarta opzione di chi vuole continuare come ora. Non è da escludere che ci sia una fetta consistente di popolazione che anche lamentandosi preferisce lasciare le cose come stanno. Oppure a loro piace messianicamente il socialismo dall’alto. In linea di massima non si può imporre niente e un cerchio a parte per loro forse va considerato.

Sia le persone che le comunità possono condividere relazioni e scambi con altri insiemi-comunità (cerchi), siano essi orizzontali, tra pari o in verticale o tra regimi differenti.

Di massima, ogni comunità tende all’autosufficienza, sopratutto sui beni di consumo principali e sugli altri beni e servizi minuti. Per ovvi motivi, bisogna escludere singole comunità fondate su eccessive specializzazioni produttive, non si esclude specializzazioni condivise con più comunità. Si possono condividere con altre comunità anche scuole, sanità, assistenza, o la fabbricazione di mezzi di produzione importanti.

In questo modo non serve la proprietà privata e uno Stato per difenderla. Non servono leggi, non serve uno Stato per il welfare perché, dentro i primi due cerchi nessuno è senza ombrello e se ‘cade per terra’ c’è chi lo tira su.

Anche le classiche divisioni del lavoro capitaliste (chi dirige e chi esegue) vengono superate, permangono le divisioni ‘naturali’, giovani e vecchi, maschio e femmina, tra chi è nel cerchio ristretto e chi in quello lontano, tra a chi piace più lavorare e chi più studiare (ma l’istruzione è obbligatoria e continua per tutto l’arco della vita). Questo perché nell’arco di una vita ognuno condivide e vive più di una di queste contraddizioni; queste divisioni non eliminabili dovrebbero essere viste come risorsa e non come conflitto.

Molti problemi rimangono aperti, per esempio, dando per scontato che gli accentramenti di potere (di singole o di gruppi con ricchezze o posti al centro di nodi decisionali) per lungo tempo danno origine a degenerazioni relazionali, è indubbio che serve una circolarità sia di cariche che di ricchezze, come si possono realizzare? E niente eredità ius sanguinis?

Questo fa sorgere anche un altro problema, chi deterrà una visione complessiva della società per impedire che le comunità si chiudano su se stesse sviluppando egoismo e conflitti; serve un ‘erasmus’ tra i vari insiemi, e/o una auctoritas superiore (autorità senza poteri coercitivi)?

Quali forme decisionali si terranno nelle singole comunità?

E ancora, quanto dovrà essere grande un insieme-comunità prima che diventi alienante, un corpo estraneo, ingestibile dai singoli componenti della comunità?

Tuttavia, quanto detto finora potrebbe essere un buon inizio, sempre meglio che una società che vive sull’alienazione.

La gestione dei feticci come forma di cemento sociale, la produzione dei frame e metaframes, l’uso della colpa e della vergogna, del denaro ecc. vanno gestiti con consapevolezza, ma come?

Finora questi oggetti sociali hanno avuto una generazione e propagazione inizialmente spontanea e poi sono state riprodotte attraverso strutture specializzate (Stato, scuola, massmedia), avendo però una profonda incidenza socio-culturale sulla vita di tutti i giorni; è giusto che rimangano tali?

I problemi aperti sono tanti, molti risolvibili attraverso forme P2P, altri fanno parte delle dinamiche sociali, altre rimangono sospese, per esempio chi si occupa delle infrastrutture, chi decide sulla divisione del lavoro internazionale, o sulla divisione delle risorse trans nazionali, chi e come si tengono le relazioni con le altre (attuali) forme di economia? Molti problemi si risolveranno solo vivendoli insieme.

L’importante è mettersi in cammino! (per il manifesto del comunardo).

Il dibattito è aperto.


Note: Volendo fare riferimenti concreti che vanno nella giusta direzione. Esempi piccoli che andrebbero allargati nella loro lontananza dal capitalismo:
http://www.vita.it/it/article/2016/05/23/succiso-il-paese-cooperativa-dove-ogni-giorno-si-cambia-  lavoro/139495/
http://www.slowfood.it/stati-generali-delle-comunita-dellappennino/  http://comune-info.net/2016/02/workers-buyout/  http://www.rassegna.it/articoli/la-nuova-vita-delle-fabbriche-recuperate
Per il dono a parte i classici B. Malinowski ,M. Sahlins , M. Mauss, K. Polanyi, P. Bourdieu,J. Godbout, A. Caillé, S. Latouche (solo per citarne alcuni), si aggiunge Confucio da dove si riprendono gli schemi di guanxi e requires (insiemi, cerchi che definiscono rispettivamente il sistema di relazioni, livelli di condivisione, ed equa redistribuzione delle risorse).
Per i beni comunici sono moltissimi autori validi, un sunto migliore lo si trova in Omnia Sunt Communia, Massimo de Angelis, e altri suoi libri.

Note
1 La forza frenante dello Stato leviatano.
2 Telos (dal termine greco τέλος) che significa "fine", "scopo", o "obiettivo".
3 “Ma l'essenza umana non è un'astrazione immanente all'individuo singolo. Nella sua realtà, essa è l'insieme dei rapporti sociali.” (VI Tesi su Feuerbach, Karl Marx).

Add comment

Submit