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alessandrorobecchi

I caccia erano una boiata pazzesca. Strano, eh? Chi l’avrebbe mai detto

di Alessandro Robecchi

Ora che la Corte dei Conti ha fatto il punto sui famosi F35 – dicendo che costeranno il doppio, che la famosa occupazione per aggiustarli e fare la manutenzione sarà poca cosa, che ci abbiamo rimesso un sacco di soldi – sarebbe interessante riavvolgere il nastro e andare a vedere (basta un piccolo lavoro d’archivio, su, coraggio) chi diceva le stesse cose cinque o sei anni fa. C’erano i soliti pacifisti (uff, che palle!), la sinistra-sinistra che dice sempre no (non erano ancora di moda i gufi, ma il concetto già esisteva), i “disfattisti”, pochissimi giornali fuori dal coro, tutti archiviati con fastidio come generici e onnipresenti rompicoglioni. Oggi la Corte dei Conti ci dice che abbiamo buttato nel progetto così tanti soldi che tirarci indietro (nonostante non ci siano penali) non conviene.

Traduco in italiano: un impiegato a millecinquecento euro al mese si compra una Ferrari. Qualcuno gli dice, ehi, amico, stai facendo una cazzata, e lui risponde irritato che chi lo sconsiglia non capisce nulla. Ora si trova a dover pagare altre duecento rate altrimenti perde le cento già pagate, e della Ferrari possiede un cerchione.

Nella vicenda dei famosi aerei da guerra futuribili e costosissimi (e pure non del tutto affidabili, a quanto si legge) entra anche un grande classico dell’Italia contemporanea: il miraggio dell’occupazione. L’acquisto degli F35, ci diceva l’impiegato che vuole comprarsi la Ferrari, avrebbe portato tanti posti di lavoro, chi diceva seimila, chi, nel furore della discussione, addirittura diecimila. Oggi si sa che sono millecinquecento, e difficilmente aumenteranno. Sospendendo il giudizio su cosa fare di quei mirabolanti aerei, sarebbe corretto – sano, diciamo – andare a prendere per un orecchio quei propagatori di sfrenato ottimismo (potenza militare! Tanti posti di lavoro! Cuccagna!) e chiedergliene conto. Dopotutto sono passati meno di dieci anni, non due secoli, e quelli stanno ancora lì, politici, lobbysti delle armi, segretari di partito. Anche senza contare la malafede, si tratta come minimo di calcoli sbagliati, di cifre buttate lì a cazzo, mentre chi sapeva fare i calcoli li metteva in guardia, aveva ragione, ed è stato sbertucciato.

La vita pubblica italiana è piena zeppa di cose così. Se volete farvi una risata potete andare a vedere le previsioni di Confindustria prima di Expo, quando ci dicevano che la manifestazione milanese avrebbe creato un boom di occupazione e fatto impennare il Pil (si è visto…). O, andando ancora un po’ indietro nel tempo, si potrebbe parlare con quelli (no global, suore, boy scout…) bastonati a Genova nel 2001 perché, tra le altre cose, chiedevano la Tobin Tax. Passato un decennio, della Tobin Tax si parlava ai tavoli delle grandi potenze mondiali, nei vertici internazionali, nei convegni eleganti. I bastonati avevano ragione, i bastonatori avevano torto. Esattamente come i “disfattisti” degli F35, esattamente come mille altri casi, basta andare a vedere i volumi di traffico della famosa Tav: sembrava un’opera indispensabile, ma era tutto gonfiato, esagerato, sovradimensionato, e ora anche i francesi dicono che si fermano a pensarci un po’. Il motto nazionale dovrebbe essere “Ops, ci siamo sbagliati”, ma i nomi di chi ha spinto, fatto pressioni, deciso affari sbagliati non viene fuori mai. Non solo un paese senza memoria, ma senza responsabilità. Chi è stato? Boh…

I bravi italiani che non si contentano della propaganda continueranno a dire “Attenti, non fatelo, non conviene, ci sono altre priorità”, e continueranno ad essere trattati come deficienti, se serve picchiati. Quelli che decidono, invece, stanno sempre lì. Si sono sbagliati? Beh, pazienza, dai, succede, coraggio, altre duecento rate e avremo la Ferrari. Perché comprare qualche Canadair quando potremo avere i bombardieri?

Comments

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francesco Zucconi
Wednesday, 16 August 2017 01:56
Si l'articolo è la solita solfa di come siamo bravi, buoni e intelligenti.
Non ne possiamo più. Stare dentro
processi complessi e in posizione sottomessa
non lascia a nessuno grandi margini d'azione.
Per dire dei No veri, devi avere almeno:
1) un'efficiente arma atomica
2) una certa autonomia energetica e tecnologica
3) un esercito potente.
Il resto sono chiacchiere da centro sociale
o da cattocomunisti inconcludenti...Basta!Basta!
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Mario
Monday, 14 August 2017 19:23
L'articolo, come tutta l'informazione su questa vicenda, omette un punto fondamentale: l'abbandono dell'industria aeronautica nazionale per fare un costoso shopping all'estero. Anche la sinistra sinistra, che più sinistra non si può, non si è accorta della demolizione della industria italiana; mentre il vecchio sindacato operaista è stato illuso dal lavoro di assemblaggio, di alta carpenteria offerto dagli F35.

È bene ricordare che da sempre, a parte la parentesi dell'americano F104 (bara volante o fabbrica delle vedove) comunque in affiancamento al nostro G91, l'aeronautica militare ha sempre utilizzato prodotti della propria industria. Mentre in questa fase, con disoccupazione e debito più che raddoppiati, e con scenari geopolitici confusi, si decide di acquistare per la difesa, quindi in un settore particolarmente delicato, un prodotto estero. L'Italia conferma così il proprio stato di suddito, per giunta imbecille.
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