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Italia-Euro-Germania, un triangolo impossibile

di Piemme

«Sarà facile persuadere la Germania?
certo che no. (...) La Germania intende rafforzare la normativa fiscale e assoggettare i Paesi che non si adeguano a qualcosa che assomiglia, in pratica, a un governo coloniale, esattamente quello che è successo alla Grecia, ma su scala più vasta».
Wolfgang Münchau

Dopo le elezioni tedesche, se diamo per scontata la vittoria della Merkel, il governo tedesco, forte dell'appoggio di Macron, darà un'accelerazione alle manovre di "riforma, rafforzamento e integrazione dell'Unione europea".

Ma cosa deve intendersi per "riforma, rafforzamento e integrazione"?

La Commissione di Junker ha posto di recente sul tavolo le sue proposte. Formalmente rappresentando l'Unione, essa tenta di dare una botta al cerchio e una alla botte, proponendo soluzioni farraginose che sulla carta dovrebbero tuttavia rappresentare un compromesso tra i diversi e in certi casi opposti interessi nazionali.

Che questo non sarà possibile non lo diciamo soltanto noi, ce lo dice l'autorevole economista Wolfgang Münchau con un editoriale sul Financial Times, tradotto e pubblicato sull'ultimo numero di L'ECONOMIA del Corriere della Sera.*

Münchau da infatti per scontato che quelle della Commissione sono proposte, oltre che pasticciate, destinate a restare sulla carta, poiché alle fine la spunterà la Germania, e se la spunta la Germania saranno guai seri per l'Italia. 

Münchau è anzi più netto: la Germania tenterà di innestare "il pilota automatico ordoliberale controllato da Berlino". Se questo accadrà l'Italia sarebbe massacrata,

verrebbe costretta ad uscire dalla zona euro. "Roma deve quindi sviluppare un suo Piano B", invertendo la linea di subalternità alla Germania sin qui seguita, consapevole che la sua uscita sarebbe letale per la moneta unica, e anzitutto per la Germania.

Il nostro, che non è certo un anti-euro, scrive poi senza peli sulla lingua:

«Sarà facile persuadere la Germania?

certo che no. (...) La Germania intende rafforzare la normativa fiscale e assoggettare i Paesi che non si adeguano a qualcosa che assomiglia, in pratica, a un governo coloniale, esattamente quello che è successo alla Grecia, ma su scala più vasta».

Münchau va quindi al punto, indicando in quattro punti quale dovrebbe essere il "piano B" dell'Italia.

(1) Un'unione bancaria con sistema collettivo di garanzia dei depositi e l'istituzione di una Bad Bank estesa a tutta la zona euro;

(2) Decretare la fine del Fiscal Compact;

(3) Attuare un'unione fiscale con forte capacità d'investimento e con capacità di emissione di debito;

(4) l'impegno della Bce a difendere i debiti sovrani dalla minaccia dello spread.

Conclude quindi Münchau che se tutte queste politiche venissero attuate, "non ci sarebbe motivo di preoccuparsi del futuro dell'Italia in seno alla zona euro". In caso contrario lascia intendere che l'Italia sarebbe costretta ad abbandonare l'eurozona.

Quindi il Nostro lancia l'ultimo avvertimento a chiunque si trovi al governo a Roma:

«Non pensate per un solo momento che Macron vorrà difendere gli interessi dell'Italia nel prossimo dibattito sulla riforma dell'eurozona».

Morale della favola: nei prossimi mesi si decide l'assetto futuro dell'Unione europea, che tipo di "riforma, rafforzamento e integrazione" si farà strada. Ma visto che la Germania non abbandonerà la sua pretesa di dominio coloniale, la decisione finale starà alle altre nazioni e fra queste, prima su tutte l'Italia. Avremo la capitolazione? Avremo un Monti-bis? La spunterà il "partito tedesco" ordoliberista?

Siamo alle porte dell'epilogo dello psicodramma nazionale ed europeo. Anche per questo decisive saranno le prossime elezioni. Comunque vada vale la massima cinese: "C'è disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente...


*Ricordiamo che Münchau partecipò al recente convegno di 5 Stelle, ricordando loro: «È sbagliata l’idea del referendum. Se vuoi uscire dall’euro devi fare come in guerra: non devi annunciarlo prima, altrimenti il sistema collassa e con lui le banche».  

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