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L’inchiesta su una ‘rete di disinformazione’ in Italia e la decisione di Facebook di chiudere le pagine

di Bruno Saetta

Il 21 novembre BuzzFeed News pubblica un'inchiesta di Alberto Nardelli e Craig Silvermann su una rete di siti di notizie in Italia che sarebbe riconducibile a un medesimo imprenditore romano. Secondo i giornalisti questa rete pubblica articoli contro i migranti, notizie di stampo nazionalista e in genere fa disinformazione. Sempre secondo l’inchiesta, Web365, l’azienda collegata all’imprenditore, gestisce almeno 175 domini, come anche alcune pagine Facebook molto frequentate, al pari di testate giornalistiche italiane, e con un grande numero di iscritti.

A questa rete si collega anche il giornale online DirettaNews.it, una testata giornalistica regolarmente registrata al registro per la stampa tenuto dal tribunale di Velletri.

Nell’articolo non si parla esplicitamente di fake news, ma sostanzialmente si accusa l’azienda che sta dietro questa estesa rete di siti di fare disinformazione pubblicando articoli allarmistici e storie fuorvianti per ricavare denaro con la pubblicità online, ma anche per condizionare l’informazione.

Nell’articolo si evidenzia che “funzionari italiani” (così, genericamente) avrebbero affermato che siti e pagine Facebook come quelle gestite dall’azienda Web365 potrebbero avere un impatto sulle elezioni del prossimo anno.

Italian officials say that websites and Facebook pages like those run by Web365 that spread misleading information, anti-migrant sentiments, and nationalist messages could have an impact on next year’s election.

Inoltre l’articolo evidenzia anche un collegamento con una “associazione cattolica segreta”, che gestisce un sito web sul quale sarebbero stati pubblicati consigli di salute non scientifici ed altre notizie fuorvianti.

Il sito più seguito tra quelli collegati a Web365 è DirettaNews, accusato appunto di fare disinformazione. L’articolo di BuzzFeed evidenzia come uno degli articoli più seguiti sia un pezzo intitolato “Incredibile, 10 minuti e il tumore scompare”. A questo proposito proprio DirettaNews, nel difendersi, fa notare che articoli dello stesso tenore sono apparsi su quotidiani più conosciuti. Secondo Butac, inoltre, non si tratta di notizia falsa bensì di titolo sensazionalista.

L’inchiesta di BuzzFeed conclude precisando che non ci sono prove che suggeriscano che siano stati commessi degli illeciti, purtuttavia la rete di siti web “ha la capacità di raggiungere milioni di italiani con una potente miscela di messaggi religiosi e nazionalistici”.

There is no evidence to suggest the two firms have committed any wrongdoing. What's clear, however, is how networks of websites and Facebook pages have the ability to reach millions of Italians with a potent mixture of religious and nationalistic messages.

 

DirettaNews sospeso da Facebook

Martedì scorso sia la pagina iNews24 che DirettaNews vengono sospese da Facebook. iNews è un normale sito web di informazione, ma DirettaNews, ricordiamolo, è una testata editoriale regolarmente registrata. DirettaNews, in base a quanto riferisce Il Post, nell'ultimo anno aveva prodotto circa 25,3 milioni di interazioni, tra “Mi piace”, commenti e condivisioni, e la pagina da sola aveva 3 milioni di fan. Tra questi c’erano sorprendentemente anche le pagine di giornali come Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Anche Il Post concorda col fatto che “non ci sono elementi per sostenere che DirettaNews e le altre attività di Web365 abbiano violato qualche legge italiana”.

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Sembra che la pagina Facebook di DirettaNews sia tornata online il giorno dopo, ma appare del tutto spoglia di contenuti come se fosse stata in qualche modo azzerata (Aggiornamento: la pagina non è stata rimessa online ma è stata creata da zero una pagina diversa).

In conclusione ciò che possiamo ricavare è che una testata editoriale regolarmente registrata al tribunale è stata oscurata (come un sequestro preventivo), e azzerata in base a una policy di un privato, Facebook, e probabilmente su input di un altro privato (BuzzFeed). In sostanza l'impressione è che sia possibile utilizzare la “paura” delle fake news perché un concorrente possa far chiudere un suo diretto competitore online, come se niente fosse.

Il sequestro di un giornale online debitamente registrato è ammesso solo nei casi specificamente previsti dalle norme, cioè in ipotesi di: pubblicazioni a contenuto osceno ovvero contrario alla pubblica decenza o al buon costume ovvero divulganti mezzi atti a procurare l’aborto; violazione delle norme sulla registrazione della pubblicazioni periodiche e sull'indicazione dei responsabili; pubblicazioni facenti apologia del fascismo; violazione delle norme a tutela del diritto d’autore (art. 161 L. 633/1941).

Non dimentichiamo che l'iscrizione al registro per la stampa comporta una serie di adempimenti e obblighi burocratici, per cui il giornale deve avere specifiche caratteristiche e in particolare un direttore responsabile, iscritto all'albo dei giornalisti, assoggettato alle specifiche responsabilità previste dalle norme sulla stampa. A fronte di tali obblighi, a cui si assoggetta la testata editoriale, la legge garantisce delle prerogative, tra cui, appunto, il divieto di sequestro (il cui equivalente nel web è l'oscuramento). L'articolo 21 della Costituzione, infatti, riporta chiaramente che "la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c. 1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stressa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
(Art. 21 della Costituzione)

 

Censura privata

Con il caso DirettaNews, invece, apprendiamo che online un privato (Facebook) può sequestrare o comunque censurare un giornale regolarmente registrato senza che questo abbia commesso nessun illecito, e senza alcun motivo apparente.

Ieri abbiamo contattato Facebook chiedendo quali fossero i criteri che hanno portato alla chiusura di quelle pagine e se ci sia stato un mancato rispetto dei termini di servizio (TOS) e quale. Se Facebook ci risponderà, aggiorneremo l'articolo.

Aggiornamento ore 12:07: la risposta di Facebook

"Abbiamo esaminato queste pagine e preso provvedimenti per applicare le nostre policy e proteggere l'integrità della nostra piattaforma. Siamo concentrati sulla costruzione di una comunità sicura e informata in cui le persone possano creare relazioni autentiche con persone e imprese. Abbiamo delle policy specifiche volte a proteggere i nostri utenti da comportamenti fuorvianti e i nostri team lavorano per contrastare le violazioni e rimuovere chi non rispetta le regole e gli spammer dalla piattaforma."

Si dirà che Facebook non è altro che un sito privato, con le sue policy, per cui ha il diritto di oscurare utenti che violano le sue regole. Ma ormai non è più così, Facebook agisce in regime di semi-monopolio, con un'incidenza fortissima sui diritti fondamentali dei cittadini (libertà di informazione). Se voglio andare da Roma a Milano e il privato che gestisce l’autostrada mi vieta l’ingresso, posso sempre viaggiare per strada secondarie e arrivare comunque alla metà, ma ci impiegherò il doppio del tempo, quanto meno. E paradossalmente, nell'ambito del dibattito sulle fake news molti pretendono che Facebook sia considerato come un editore vero e proprio. In questo caso, come editore appunto, avrebbe tutto il diritto di cancellare ciò che non è conforme alla sua linea editoriale.

Altri, invece, chiedono maggiori responsabilità per le piattaforme online, con ciò intendendo che devono rimuovere con maggiore solerzia ed efficacia le fake news. Quando discutiamo di fake news, soprattutto quando chiediamo alla piattaforme online di fare di più, di rimuovere di più, di chiudere più account, non dovremmo mai dimenticare che stiamo regalando letteralmente a dei privati, per lo più americani, che rispondono solo ai loro investitori, un potere enorme, di sopprimere l’informazione e la libertà di espressione.

Qua non si tratta di difendere il singolo (DirettaNews o chi per esso), quanto piuttosto di difendere i diritti dei cittadini, il diritto alla libertà di informazione, che richiede necessariamente una tutela del pluralismo informativo. Se DirettaNews ha commesso qualche illecito dovrebbe essere un tribunale a stabilirlo, se ha violato norme deontologiche dovrebbe essere l'Ordine dei giornalisti ad accertarlo, se non ha violato nessuna norma o regola, non dovrebbe essere oscurato, perché se accade è semplicemente censura.

Pensiamoci bene a quello che stiamo chiedendo a queste piattaforme online.

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