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manifesto

L’officina viva della politica

di Guido Liguori

Antonio Gramsci. Intorno alla nuova edizione critica dei «Quaderni del carcere», a cura di Giuseppe Cospito, Gianni Francioni e Fabio Frosini, per Enciclopedia Italiana

È da poco uscito il secondo volume della nuova edizione critica dei Quaderni del carcere di Gramsci, a cura di Giuseppe Cospito, Gianni Francioni e Fabio Frosini (Enciclopedia italiana, vol. II, tomo I, pp. LXV+850, euro 60). I volumi in cui è prevista la pubblicazione di questa nuova edizione (nell’ambito dell’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci) sono tre: Quaderni di traduzioni, due tomi già usciti dieci anni fa; Quaderni miscellanei, volume che alla fine risulterà composta di tre tomi; e Quaderni speciali, in due tomi.

Nel libro appena edito – che contiene i primi quattro quaderni teorici – si entra quindi nel cuore del laboratorio carcerario gramsciano. Nei Quaderni miscellanei, infatti, Gramsci scrisse note su molti argomenti diversi, alcune delle quali saranno poi raccolte in «quaderni speciali» (monotematici). Già in questi primi quattro, si trovano temi e passi tra i più noti dell’opera.

L’OPERA IN QUESTIONE è stata preceduta da un lunghissimo periodo di gestazione, di dibattiti e di lavoro. Francioni avanzò le sue prime riflessioni pubbliche sulla allora recente edizione Gerratana al convegno gramsciano di Firenze del 1977. Più tardi presentò distesamente le sue ipotesi nel libro del 1984, L’officina gramsciana.

All’inizio degli anni Novanta, su iniziativa della Fondazione Gramsci, fu varata l’Edizione nazionale, che diede luogo a un ampio dibattito tra gli specialisti, con il coinvolgimento di insigni filologi.

Francioni proseguì rettificando qualche aspetto della sua proposta, approfondendo e raffinando molti punti della sua ricerca e oggi, dopo un quarto di secolo, ci consegna questa nuova edizione che, partendo dalle fondamentali conquiste della «edizione Gerratana», fa compiere alla ricerca un indubbio passo in avanti nella comprensione di come lavorava Gramsci in carcere, della sua modalità di scrittura e di come leggere i Quaderni per cercare di ricostruire quel «ritmo di pensiero in isviluppo» fondamentale per la comprensione di un’impresa intellettuale che è un vero e proprio laboratorio, un work in progress pieno di rimandi interni, di svolgimenti concettuali, di svolte teoriche.

Da qui la difficoltà di un’opera per cui la lettura o la citazione di un’affermazione presa isolatamente dal contesto (redazionale, ma anche storico-politico) in cui è stata pensata rischia di non rendere pienamente il senso e il significato che vi vedeva il suo autore. La numerazione dei quaderni in questa edizione resta quella di Gerratana (sulla base della presunta data di inizio di ogni singolo quaderno), numerazione che i curatori hanno deciso di lasciare inalterata per diminuire i rischi di confusione. Cambia in alcuni casi l’ordine in cui sono disposte le sezioni interne ai singoli quaderni, quando sono presenti. In Gerratana l’ordine riproduceva a volte la disposizione materiale dei testi, a volte la loro cronologia. In questa edizione esso è quello del loro effettivo avvio (o ritenuto tale).

L’«EDIZIONE FRANCIONI», inoltre, separa nettamente in due distinte sezioni quaderni «miscellanei» e «speciali», tipologie di quaderni che, dopo i primi nove, tutti miscellanei, si alternano e si intrecciano. I curatori suggeriscono così l’immagine dei distinti ambiti su cui (interrotte le traduzioni) il marxista sardo portò avanti il suo lavoro, alternando riordino-ricopiatura-modifica da un lato e scrittura di note e quaderni del tutto nuovi dall’altro. I «quaderni miscellanei» costituiscono circa la metà dell’intero lavoro carcerario (1500 pagine su 3000).

Nel suo primo periodo di scrittura carceraria, a Turi, Gramsci portò avanti, ricordano Cospito e Frosini nella bella e utile Introduzione al volume, tre «sequenze», tre flussi o blocchi di note, che attraversano lungo diversi anni quaderni distinti. Secondo tale ipotesi, avanzata da Francioni già nel 1984, la prima sequenza va dal febbraio 1929 al dicembre 1930 e comprende i Quaderni 1, 2, 3 e 5; la seconda va dal maggio 1930 al maggio 1932 e comprende gli Appunti di filosofia 1, 2 e 3 (nei Quaderni 4, 7 e 8); e la terza sequenza va dal novembre 1930 al giugno 1935, nei Quaderni 4, 6, 8, 9, 14, 15 e 17.

GRAMSCI, PER OVVIARE al divieto di avere con sé in cella quanti quaderni voleva, usava suddividere gli stessi in sezioni che costituivano veri e propri taccuini autonomi, pur se materialmente compresi in un unico manoscritto con altri.

Nel volume ora pubblicato questo fatto è particolarmente evidente nel Quaderno 4, che i curatori suddividono denominandone le parti Quaderno 4a, 4b, 4c, 4d, per sottolineare il fatto che ciò che appare materialmente un unico quaderno, ne contiene in realtà quattro. Il primo è occupato dalle note sul Canto decimo dell’Inferno, scritte tra il maggio 1930 e l’agosto 1932; il secondo dagli Appunti di filosofia. Materialismo e idealismo. Prima serie, scritti tra il maggio e il novembre 1930; la terza da una Miscellanea del novembre 1930; e la quarta da una Miscellanea dell’agosto-settembre 1932. Ciò ci fa capire come Gramsci portasse avanti contemporaneamente tipi di riflessione diversi.

IL COMMENTO della nuova edizione prende le mosse dall’«edizione Gerratana» e dalla ingente mole di «fonti» e riferimenti da essa reperita, ma ora allargata, integrata o corretta alla luce delle scoperte susseguitesi dopo il 1975 e del vaglio critico eseguito dai curatori, del riesame delle riviste e dei libri posseduti da Gramsci e di un sistematico confronto con il suo epistolario e la sua biografia, elementi a cui oggi si attribuisce molta più importanza che negli anni settanta. I testi gramsciani sono stati accuratamente confrontati con gli originali e numerose correzioni sono state apportate.

A piè di pagina, i curatori danno conto delle parole o lettere cancellate da Gramsci, spesso sostituite con altre. I testi di prima stesura, quelli copiati nei «quaderni speciali» e tenuamente barrati nei manoscritti per indicare il loro utilizzo, pur lasciandoli leggibili, vengono segnalati con due righe verticali a margine, ma pubblicati nello stesso corpo tipografico degli altri, e non in un corpo minore come aveva fatto Gerratana, restituendo pienamente loro pari dignità nell’ambito del «laboratorio gramsciano».

UNA EDIZIONE CRITICA, più che avanzare una interpretazione, deve essere uno strumento fornito a quanti intendano elaborarne una. La importanza di questa edizione la si potrà misurare appieno solo nei prossimi lustri, anche se aggirerà il problema dell’ingente costo (si può pensare a una sua messa on line a costi ridotti, una volta completata?). Solo in futuro sapremo se e quanto sostituirà in toto quella di Gerratana, come quest’ultima prese lentamente ma inesorabilmente il posto della «edizione tematica» pubblicata da Platone e Togliatti tra il 1948 e il 1951 – cosa su cui non tutti avrebbero scommesso.

A Francioni e ai suoi collaboratori va intanto il plauso di coloro che studiano in Gramsci non un repertorio di categorie storiche, filosofiche, critico-letterarie für ewig, ma gli strumenti forgiati nel vivo di una lotta politica «condotta con altri mezzi».

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