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mauro poggi

Elezioni 2018

di Mauro Poggi

Nell’Europa a trazione franco-tedesca si progettano modifiche di sistema che renderanno ancora più blindata e insindacabile la governance eurocomunitaria. Gli elementi del progetto sono rintracciabili nel non-paper di Wolfgang Schaeuble e nel documento dei 14 economisti (franco-tedeschi). L’obiettivo è quello di approntare un dispositivo di controllo sovranazionale ed extra-democratico più automatico e coercitivo di quanto non sia già l’attuale impianto.

La gestione sovranazionale delle politiche economiche nazionali – impermeabile all’impopolarità poiché accuratamente al riparo dal processo elettorale (ovvero dal processo democratico),  disporrà dunque di ulteriori e più sofisticati strumenti di ricatto nei confronti degli eventuali riottosi.

Stante il precedente greco, c’è motivo di credere che non esiterà a servirsene appena se ne presenti l’occasione; del resto la redenzione dei popoli passa attraverso ciò che qualcuno, con felice sintesi, riepilogò nella locuzione “durezza del vivere“.

Nonostante sia questo un tema cruciale per il nostro futuro, la sua assenza nel dibattito elettorale,  o  l’indaguatezza con cui viene affrontato le rare volte che ciò accade (vedi qui un avvilito articolo di Carlo Clericetti), dànno la misura della grave insipienza di cui soffre la grandissima parte del nostro ceto politico, patologicamente chiuso nella propria autoreferenza, e della piaggeria del giornalismo nostrano che si guarda bene dal volerlo stanare.

Autoreferenzialità e piaggeria sono il brodo di coltura del conformismo culturale dove annega la democrazia.

Ma entrambe le categorie, politici e giornalisti, all’indomani del voto deprecheranno con accorati accenti l’astensionismo dilagante, secondo la collaudata tecnica manipolativa di condannare le conseguenze per distogliere l’attenzione dalle cause.

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