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Di ritorno da Macerata, passando per Piacenza

di Militant

L’enorme corteo di Macerata ha, per ora, impedito lo smarcamento della sinistra liberale dalla questione antifascista. Minniti, Renzi, il Pd e la Cgil hanno dovuto prendere atto di un sentimento popolare tutt’oggi presente, magari non forte come in passato, ma capace di reagire all’a-fascismo istituzionale. In questi giorni Macerata si è trasformata in un simbolo, confine tra l’antifascismo e la barbarie. Chi non ha scelto è direttamente invischiato nello sfaldamento dei rapporti sociali che investe oggi la “democrazia” occidentale. Detto dunque della necessità di essere presenti, di imporre la mobilitazione all’ignavia e al razzismo, di riprenderci con la forza della presenza fisica una cittadina suo malgrado divenuta simbolica, bisogna anche prendere atto che Macerata non può bastare. Non tanto, ovviamente, perché un singolo episodio non ha in alcun modo la forza di cambiare una strategia di lungo periodo. Non può bastare perché Macerata ha ricomposto per un giorno un fronte antifascista che non esiste, né può esistere più, nella realtà. La “sinistra” da Grasso e D’Alema ai “centri sociali” non ha più nulla di comune, perché “sinistra” non è più il contenitore politico-ideologico entro cui marciano le diverse anime presenti sabato a Macerata. Non è “sinistra” Liberi e Uguali, così come non è “sinistra” quel mondo dell’associazionismo e Ong che vede ancora nel Pd il proprio referente politico, la sponda istituzionale “meno peggio” di Forza Italia.

In questo senso le parole di Bifo, immediatamente (e giustamente) criticate per la chiusa “anti-antifascista”, colgono nelle premesse una parte della realtà: il “fascismo”, se proprio così vogliamo chiamarlo, è oggi incarnato nel potere multinazionale, finanziario, capitalista pervasivo, mediatico, e non (tanto) nel neofascismo militante. Ecco, quel fascismo delle multinazionali, dell’Unione europea, ordoliberale, neocoloniale, è oggi politicamente rappresentato da quella “sinistra” istituzionale presente sabato in piazza a Macerata. Pd, Cgil, Liberi e Uguali e compagnia cantando sono il problema, non la sponda con cui combattere il razzismo della Lega Nord o del neofascismo. Non è, questo, un “estremismo” da contrapporre al concreto realismo dei rapporti di forza antifascisti. La politica del fronte antifascista è stata possibile grazie a due elementi precisi, senza i quali nessun tipo di fronte poteva essere pensato: primo, c’era il fascismo al governo; secondo, i partiti frontisti era effettivamente “popolari”. Oggi non c’è alcun fascismo – inteso nel senso novecentesco – alle porte; e, soprattutto, partiti e movimenti della “sinistra moderata” sono tutt’altro che popolari. Sono, al contrario, espressione di élite culturali ed economiche direttamente avverse agli interessi e ai bisogni delle fasce popolari del paese. Insomma, il neofascismo dev’essere combattuto in ogni dove, senza però la presenza di quella “sinistra” liberista, perché il rischio è quello di non essere minimamente compresi proprio da quel “popolo” che costituisce il nostro referente sociale. Non è una critica a Macerata, quanto una critica che guarda al futuro prossimo. L’antifascismo, non a caso, è uno dei temi agitati in questa fetida campagna elettorale da quella “sinistra” a-fascista che ha contribuito all’odierno sdoganamento del neofascismo.

E’ per questo che la lotta contro il neofascismo passa anche per la manifestazione di Piacenza. Non per ridurre l’antifascismo a una pratica militante inserita nella cornice degli opposti estremismi, ma per segnare quello spartiacque oggi più che mai necessario tra lotte di classe e liberismo “democratico”. Niente è decisivo, ma attenzione a lavorare per il re di Prussia. Va evitata ogni ri-legittimazione di soggetti politici definitivamente screditati nel paese reale. Ci proveranno in tutti i modi di qui al 4 marzo. Starà a noi sottrarci dall’abbraccio mortale di afflati antifascisti a scadenza elettorale. Dal 5 marzo quello stesso accrocco politico, oggi “antifascista”, scatenerà la sua rilegittimata presenza politica direttamente contro di noi, non certo contro quattro picchiatori razzisti manovrati come droni al momento opportuno.

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