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Il più grande avvelenamento di massa della storia umana

di Miguel Martinez

Il lato ormai chiaro e scoperchiato di Oxfam, lo conosciamo tutti: la charity britannica è accusata di aver coperto una notevole attività di bunga bunga nei propri uffici a Haiti e forse altrove.

Di questo non so dire nulla, e anzi ho sempre qualche dubbio quando esplodono scandali insieme così clamorosi e così difficili da dimostrare.

Questo scandalo però ha permesso di scoprire un lato ben più oscuro di Oxfam, come racconta in un interessante articolo Theodore Dalrymple.

Ma prima andiamo sul sito italiano di Oxfam.

Dove troviamo la foto di una certa signora Aramla, nazionalità imprecisata.

campagna sms 2016 gif aramla

Mamma nera, bambino nero, fame nera, un’immagine già vista da qualche parte…

… fosse mai che questi vengan a battere cassa?

E infatti:

Cattura 1

Adesso torniamo all’articolo di Theodore Dalrymple.

“Oxfam afferma che per ogni  £1 ricevuta in donazione, 84 pence (percento) vengono spesi per emergenze, sviluppo e  campagne, 9 pence per sostenere i costi e 7 pence per “generare fondi futuri”.

Un’occhiata al rapporto annuale di Oxfam per il 2011-2012 fa pensare che questo sia un modo piuttosto benevolo di interpretare le proprie attività. Oxfam raccolse £118.5 milioni in donazioni volontarie quell’anno, ma spese £101.8 miloni per gli stipendi del proprio personale – £59.5 milioni solo per il personale nel Regno Unito. […]

La maggior parte dei donatori non immagina che la maggioranza dei fondi di Oxfam viene dai governi, cioè da fondi estratti forzosamente dai contribuenti in vari paesi. Questi fondi ammontavano a £170.1 milioni contro i £118.5 milioni di contributi veramente volontari.”

Dalrymple aggiunge diversi altri dati interessanti, ma il quadro è chiaro: abbiamo una macchina privata ben retribuita, mantenuta in parte con le tasse, in parte con i buoni sentimenti delle persone.

Questo non vuol dire che manchino le buone intenzioni, o persino magari qualche buona azione.

Semplicemente, qualunque organizzazione, pubblica o privata, al di sopra di una certa dimensione diventa fine a se stessa, e sviluppa una burocrazia che si espande incessantemente, con ritorni però decrescenti.

Sono meccanismi che si vedono già nelle piccole cooperative assistenziali messe insieme da due psicologhe precarie e tre assistenti sociali, figuriamoci quando si ha in mano un’impresa multinazionale di quelle dimensioni.

Ma anche le buone intenzioni possono fare danni seri.

In un altro articolo, lo stesso Dalrymple ci ricorda che l’UNICEF si è resa protagonista del più grande avvelenamento di massa di bambini della storia moderna.

Ma prima, visitiamo il sito italiano dell’UNICEF. C’è qualcosa di decisamente familiare:

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Tornando a Dalrymple… racconta come si è trovato recentemente su un aereo, di una linea imprecisata. Appena prima dell’atterraggio, gli steward passano per il corridoio, raccogliendo fondi per l’UNICEF.

E questo gli fa venire in mente un episodio che già conoscevo, ma che facciamo bene ricordare: il più grande avvelenamento di massa di bambini nella storia umana, di cui si rese – certo involontariamente – colpevole proprio l’UNICEF, quando con i soldi di tante brave persone, fece scavare pozzi profondi nel Bangladesh, per permettere di arrivare all’acqua pura di falda.

Mentre analoghe azioni nel resto del subcontinente sono tra le principali cause della devastante siccità in corso, nell’acquoso Bengal, i pozzi permisero di arrivare a un ricco strato di arsenico naturale, che sta attualmente portando alla lenta morta per tumore circa venti milioni di bengalesi.

Adesso, Dalrymple ci informa, l’UNICEF sta raccogliendo fondi per decontaminare un milione di pozzi nel Bangladesh.

E l’immagine pronta per la campagna?

Potrebbe essere questa, se non fosse già stata appropriata da due ragazze americane molto sveglie:

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